Archivio tour

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25 APRILE 2017: DA PARMA ALLA PIETRA DI BISMANTOVA

Km percorsi: 300

Itinerario: Gessate - Fidenza - Parma - Langhirano - Castelnovo ne' Monti - San Polo d'Enza - Piacenza - Gessate


Questo è il tour del 25 aprile che ci siamo regalati, 300 Km macinati tra Lombardia ed Emilia Romagna in scenari pianeggianti nei tratti più a nord, collinari e montuosi man mano che ci addentravamo nel cuore dell'entroterra dell'Emilia, lungo le belle strade tutte curve (ma dall'asfalto non sempre liscio) dell'Appennino.
Pietra di Bismantova
Abbiamo scoperto la bella città di Parma, molto vivace, giovane e ricca di tesori culturali prestigiosi, come gli affreschi di Correggio all'interno del Duomo che ci hanno lasciati a bocca aperta.
Dopo una sosta rilassante al parco Ducale, abbiamo ripreso la "V" che ci ha guidati alla volta del castello di Torrechiara, Da questo luogo è stato un susseguirsi di strade tortuose, abbiamo infatti solcato le SP665 e SP 80, che ci hanno portato fino alla scoperta della scenografica e spettacolare Pietra di Bismantova, paradiso per gli arrampicatori, massiccio roccioso dal profilo a forma di nave che si contraddistingue all'orizzonte fin da lontano; per tornare verso nord abbiamo invece optato per la SP513R che passa da San Polo d'Enza.In definitiva ci riteniamo soddisfatti di questo ricco e coinvolgente tour alla scoperta di nuove bellezze tipiche italiane..tutte ammirate da dietro la nostra visiera!
Castello di Torrechiara
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25 - 26 MARZO 2017: IL PO DIETRO LA VISIERA, II TRATTA

Km percorsi: 154

Itinerario: Stradella - Chignolo Po - Orio Litta - Piacenza - Cremona - Casalmaggiore




Informazioni turistiche: 

Villa Litta Carini (Orio Litta LO): La costruzione del corpo centrale dell'edificio, che presenta una disposizione dei corpi ad U, è fatta risalire alla seconda metà del XVII secolo per opera del conte Antonio Cavazzi della Somaglia. Il Palazzo, commissionato al noto architetto Giovanni Ruggeri, doveva essere la manifestazione della ricchezza e dell?importanza acquisite dalla famiglia Cavazzi in quel periodo. Alla sua morte, nel 1688 il conte lasciò la Villa in eredità al pronipote Paolo Dati che assunse il titolo di conte Antonio della Somaglia. Paolo Dati attuò l'ampliamento del palazzo di Orio, trasformandolo in una reggia maestosa destinata a luogo di villeggiatura e incontro di grandi personaggi della letteratura e cultura italiana settecentesca. Si successero diversi proprietari, alcuni dei quali caddero in miseria, e la villa conobbe il degrado. La famiglia Litta Visconti Arese portò nuovamente il palazzo agli onori della vita mondana. Dai racconti degli abitanti del paese, che aggiunse al nome Orio anche quello dei Litta, si apprende che la villa fu frequentata da re Umberto I, Giacomo Puccini e altri illustri personaggi del tempo. Purtroppo, ancora una volta, i gravi debiti contratti portarono alla vendita del Palazzo che aveva nel frattempo assunto il nome di Villa Litta. Nel 1897 il figlio del conte Giulio Litta, il duca Pompeo Litta Visconti Arese vendette la proprietà a Guido Corti, che già da qualche tempo amministrava questi beni. I problemi economici delle varie famiglie di cui abbiamo parlato, hanno portato ad un graduale spoglio e ad un uso non sempre consono della Villa. Basti pensare che il penultimo proprietario Federico Colombo la adibì all'allevamento d'animali di vario genere e a magazzino per il grano. Nel 1970 Villa Litta fu acquistata dalla famiglia Carini, gli attuali proprietari, che hanno iniziato un lento, graduale recupero del palazzo oggi vincolato dalle Belle Arti come bene storico e artistico nazionale. Negli ambienti visitabili della Villa si possono ancora vedere gli splendidi affreschi attribuiti al Maggi e alla sua scuola, gli arredi d'epoca, l'imponente scalone d'onore. Suggestiva è la visuale che offrono i giardini terrazzati sulla campagna circostante.

Corte Sant' Andrea: piccolo borgo nei pressi del quale si nota la discesa verso il ‘Transitum Padi’, il punto di traghettamento del Po. Il vescovo di Canterbury Sigerico, tornando da Roma, passò il fiume in questo punto, inaugurando un incessante flusso peregrinale su quella che verrà poi chiamata Via Francigena. La vicenda, rievocata in occasione del Giubileo, ha fatto sì che venisse riproposto un traghetto per pedoni fra le due sponde del Po. Inoltre sul punto di attracco è stato innalzato un cippo a ricordo della trentanovesima delle molteplici tappe o ‘submansiones’ citate da Sigerico nel suo Diario.

Piacenza: È la porta dell’Emilia ma è ancora un po’ Lombardia. Il Po ci passa, senza attraversarla. Piazza Cavalli, altrimenti detta Piazza Grande, o Piasa Caväi in dialetto piacentino, è il salotto buono della città. Le sue attrazioni? Il Palazzo Gotico, il Palazzo del Governatore, la Chiesa di San Francesco e le statue equestri dei Farnese, signori di Parma e Piacenza nel Cinquecento. Ogni mercoledì e sabato, il mercato con tante bancarelle colorate. Per lo shopping di qualità, seguite Via XX Settembre, la strada dritta che dalla piazza vi condurrà al Duomo.

Rocca di Caorso: Le notizie sulle sue origini del suo territorio sono contrastanti: secondo alcuni, Orsa, sorella del vescovo piacentino Podone, con la sorella Imelda, nell’819, avrebbe fondato la Chiesa dell’Assunta dotandola di 576 pertiche di terra; pertanto “Caorso” da Cà Ursa, traduzione dialettica di Casa dell’Orsa. Secondo altri le origini andrebbero attribuite alla regina Cunegonda, contessa del Lussemburgo, moglie dell’imperatore Enrico II; diversa ancora è l’opinione dello storico di castelli piacentini Andrea Corna, per il quale Caorso deriverebbe da casa Ursilia. Di certo si sa che la bellissima Rocca, sede oggi del Municipio, fu fondata nel 1200 come baluardo di Piacenza contro la città di Cremona. Il fortilizio non impedì comunque, nove anni dopo, ai cremonesi di distruggere Caorso. La Rocca fu espugnata nel 1258 dai Ghibellini di Oberto Pallavicino e servì come base di incursioni contro i piacentini. Risulta che nel 1363 appartenesse alla ricca famiglia piacentina dei Dolzani. venti anni più tardi, Giovanni Galeazzo Visconti concesse a Ottone Mandelli il feudo delle terre di Caorso comprendendovi anche il castello; nel 1412, Manfredo Scotti di Ajguera riuscì a estorcere ai duchi di Milano un’investitura feudale di queste terre a proprio vantaggio, ma nel 1421 rinunciò al feudo e i Mandelli riacquisirono i propri diritti. Nel 1450, Francesco Sforza confermò il titolo di conte e la proprietà della Rocca ai Mandelli rimasti suoi proprietari fino al 1827, anno in cui la famiglia si estinse con la morte di Bernardino; egli lasciò parte del suo patrimonio, tra cui proprio la Rocca, agli Ospizi Civili di Piacenza. Il 27 febbraio 1907, la Rocca e il terreno circostante, corrispondente all’antica fossa di circonvallazione, furono acquistati dall’amministrazione comunale di Caorso; attualmente ospita il municipio e gli uffici comunali, ma è comunque visitabile.

Castello di Pallavicino Casali: La Rocca fu voluta da Rolando Pallavicino, che la edificò a partire dal 1420, forse utilizzando la struttura di un più antico castello. Questa condiziona il nucleo storico dell'abitato e si presenta a pianta quadrata con torri rotonde agli angoli e due torri agli ingressi, dove si notano gli stalli di un antico ponte levatoio. Al suo interno il locale più importante è certamente la Cappella di Bonifacio Bembo. Le sue cantine, inoltre, ospitano il Museo Etnografico del Po, l'Acquario ed il Museo della Civiltà Contadina e Artigiana.

Cremona: La città del torrone e del Torrazzo, ma anche della musica e della pittura, è un piccolo gioiello mollemente adagiato sulla pianura Padana, dove ancora si può sentire e apprezzare tutto il fascino dell'urbanistica medievale. Ricca di storia e di monumenti straordinari, Cremona offre numerose opportunità per una visita che, a seconda delle preferenze e delle inclinazioni del viaggiatore, può seguire l’arte, l’enogastronomia, la grande musica della tradizione operistica italiana.
Il simbolo indiscusso di Cremona è naturalmente il Torrazzo, ovvero il secondo campanile d’Italia per altezza dietro quello di Mortegliano (che però è di più di sei secoli più recente) e la più alta torre in muratura di tutta Europa. Alto 111 metri, è situato accanto al bellissimo Duomo e secondo la tradizione popolare la sua prima edificazione risale al 754.
Tutta Piazza Duomo merita di essere visitata e apprezzata con la massima calma, perché si tratta di un vero e proprio capolavoro artistico dell’Italia settentrionale. Tra Duomo, Torrazzo, Loggia dei Militi, Palazzo del Comune e Battistero è una delle più belle piazze medievali del Paese. 

Castello di Roccabianca: Il Castello di Roccabianca fu costruito attorno alla metà del '400 per l'amata Bianca Pellegrini dal Magnifico Pier Maria Rossi. 
Recenti restauri hanno messo in evidenza pregevoli decori a fresco, stemmi araldici nel porticato antistante la famosa Camera di Griselda con la ricostruzione moderna del ciclo pittorico ispirato alla centesima novella del Boccaccio. 
Il Castello ospita il Museo della Distilleria.

Reggia di Colorno: La Reggia di Colorno è un'elegante e monumentale struttura architettonica, con oltre 400 sale, corti e cortili. 
La Reggia è circondata da un meraviglioso giardino alla francese. 
Un tempo abitata dai Sanseverino, dai Farnese, dai Borbone e da Maria Luigia d'Austria. 
Visitabili anche l'appartamento nuovo del Duca Ferdinando e l'Osservatorio Astronomico.  

Casalmaggiore: Piazza Garibaldi è la piazza principale di Casalmaggiore e rappresenta il cuore della città, poiché "il Listone" (così viene chiamato il lastricato marmoreo centrale) è il punto d'incontro abituale della popolazione. Qui convergono tutte le vie del centro secondo un assetto urbanistico che ha il suo fulcro proprio in questa piazza, non è un caso che sia questo il luogo in cui si tiene il mercato settimanale ogni sabato e si svolgono le principali manifestazioni all'aperto come la Fiera di Piazza di Spagna e la Fiera di San Carlo. La grande piazza (misura 96 metri x 38 metri) fu creata nel XVII secolo, precisamente a partire dal 1618, in un luogo paludoso che fu il primo vero nucleo del paese. Nel 1788 vi costruirono il Palazzo Comunale che la divise in due parti creando Piazza Turati alle spalle dell'edificio e delimitando l'attuale Piazza Garibaldi nello spazio di fronte al palazzo.

Palazzo Bentivoglio Gualtieri: Fu eretto tra il 1594 e il 1600 da Ippolito, che vi inglobò la "Casa Vecchia" del padre Cornelio. In origine l'edificio era costituito da quattro facciate in cotto lunghe 90 metri, uguali a quelle visibili oggi. Negli angoli della pianta quadrangolare si innalzavano quattro torri; si pensava che il palazzo potesse essere circondato da un fossato, ma la pavimentazione originaria della piazza, formata da mattoni posti di costa a spina di pesce e visibile in uno scavo nel giardino antistante il palazzo, smentisce questa ipotesi. Una stima del 1726 testimonia che il palazzo all'epoca era ancora integro; i mattoni dei tre lati oggi mancanti furono utilizzati per rinforzare e alzare gli argini del Po, durante la piena del 1751. La distruzione dei tre quarti del palazzo ha compromesso la stabilità del delizioso Teatro settecentesco di stile barocco (opera di G. B. Fattori, 1742-1790). È presente nell'ala superstite la struttura in ghisa che ha sostituito nell'Ottocento, dopo un incendio, quella originaria in legno. L'interno è a tre ordini di palchi e ha mantenuto una buona acustica. È ora inagibile. Al piano terra del palazzo si trova la Sala dei Falegnami, utilizzata in passato da artigiani del legno, ora adibita a spazio espositivo e sala conferenze. Al piano superiore troviamo Il Salone dei Giganti, la Sala dell'Eneide, la Sala di Icaro, la Sala di Giove e la Cappella Gentilizia.

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11 MARZO 2017: TOUR DEI CASTELLI DELLA BERGAMASCA

Km percorsi: 187

Itinerario: Marne - Cologno al Serio - Urgnano - Bolgare - Trescore Balneario - Bianzano - Castelli Calepio - Pontoglio - Romano di Lombardia - Pagazzano




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4 e 5 MARZO 2017: CARNEVALE IN PIEMONTE - SU E GIU' PER I COLLI TORINESI.

Km percorsi: 574

Itinerario: Gessate - Torino - Percorso sui colli torinesi - Piobesi Torinese - Casalgrasso - Fossano - Moncalieri - Gessate




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17 e 18 SETTEMBRE 2016: UN EPICO WEEKEND SULLA VIA DEL SALE: VIDEO RACCONTO!

Km percorsi: 200 (esclusivamente sulla via del Sale).


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20/11/2016 LA STRADA DELLE ABBAZIE DELLA BASSA MILANESE.

Km percorsi: 105

Itinerario: Gessate - Monluè - Chiaravalle - Viboldone - Calvenzano - Gessate


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02/10/2016 PASSEGGIANDO TRA I COLLI (insieme ai Brothers Bikers (...quelli che la moto)!).

Km percorsi: 175 (esclusivamente riguardo il percorso tra i colli Euganei e Berici)

Sono contenta perché mi sento proprio una moto felice in quanto grazie ai miei due padroncini Max e Cry riesco a sentirmi realizzata, infatti mediante la loro passione per i viaggi su due ruote mi ritrovo molto spesso a scorrazzare su bellissime strade che ogni volta mi portano a conoscere posti incantevoli, e persone speciali.
Ritrovo con i Brothers Bikers
a Noventa Vicentina!
Sono stata concepita per macinare chilometri su chilometri cercando nello stesso tempo di mettere a proprio agio i miei centauri ed è proprio per questo motivo che cercherò di farlo nel miglior modo possibile finchè avrò le forze. E poi ormai sono proprio affezionata non potrei che chiedere di più, sono due biker inseparabili, lei dolce e premurosa e lui un intraprendente simpaticone innamorato di tutto ciò che si muove su ruote, anche se a volte mi piacerebbe che mi lustrasse un po’ di più, mi piace sporcarmi ma sono un po’ vanitosa quindi è anche bello pavoneggiare le mie belle linee. Ogni volta che vedo aprirsi la basculante del box la maggior parte delle volte vuol dire che un altro viaggio sta per iniziare e che sarò la protagonista di un nuova avventura. E anche questa volta la luce che mi colpisce dopo ore al buio è un input che mi fa capire che le mie ore di riposo sono terminate, e che i miei due amici vestiti come al solito da conquistatori di chissà quale galassia, sono pronti per ridarmi vita. Come ogni volta sono contenta, l’adrenalina incomincia a prendersi gioco di me, sento l’olio incominciare a scaldarsi e i pori delle gomme aprirsi. Ma questa volta è un pochino diverso, ultimamente sto attraversando un momento di crisi, mi sento un po’ apatica e questo si ripercuote sulle mie prestazioni, come questa volta che non riesco ad accendermi al primo colpo.
La "V" insieme alle altre
compagne a due ruote
di questo weekend
Anche nell’ultima uscita in qualche frangente non ho dato il meglio di me stessa. Mi dispiace far preoccupare il mio amico Max, che si accorge sempre di un mio più piccolo disturbo e che anche questa volta mi accarezza dicendomi che forse ho bisogno di un occhiata dall’esperto meccanico. Quello che avrei bisogno in teoria io già lo so: penso che si tratta di una forma di solitudine, in quanto la maggior parte delle volte Max e Cry viaggiano spesso da soli, certo mi fanno compagnia i loro discorsi, le cantate sotto il casco della Cry, ma capita a volte di sentirmi sola. Nasce in me la voglia di confrontarmi con le mie colleghe per scambiarsi due chiacchiere sui posti visti, sui nostri acciacchi e magari perché no, sfogarsi anche delle follie che ci fanno compiere i nostri padroncini. Una volta all’aria aperta e sentire fendere l’aria è una cosa che mi fa allontanare qualsiasi brutto pensiero, sentire l’asfalto correre sotto le mie ruote e il paesaggio scorrermi a fianco è una sensazione indescrivibile, certo se ci fossero meno insetti sarebbe meglio, sono una noia vederli spiaccicati sul mio bel faccino. 

Questa notte l’ho passata, come a volte mi capita nei week end, all’aria aperta. Mi è mancato il box dove di solito vengo parcheggiata, non è più estate, non fa più caldo e questa aria umida e fresca mi fa capire che presto i giri si diraderanno un po’. Anche le nuvole grigie che ci sono questa mattina non fanno pensare a niente di buono, anzi sono solo presagio che oggi ci siano buone probabilità che sarà una giornata bagnata.
Pian Piano arrivano tutti i compagni d'avventura
Tutte queste sensazioni non fanno altro che far tornare alla mente la mia malinconia, anche ieri su quel fronte non ci sono state grandi novità, gran bel giretto sulle sponde del lago di Garda ma sempre soli e soletti. Sarà difficile oggi con questi pensieri affrontare questa giornata grigia, ma Max e Cry sono già pronti e in men che non si dica mi ritrovo a snocciolare una marcia dietro l’altra. Sono le prime ore della mattina, per le strade non c’è molto traffico quindi la nostra media è costante sulla la strada SP 113 che porta a Noventa Vicentina. Sono triste oggi, non riesco ad allontanare i pensieri malinconici, prima ho dato una sfollata che non è da me, ma non ci posso far niente, del resto con questo asfalto umido per la pioggia appena caduta,
Prospettive..
l’aria fresca e i nuvoloni minacciosi di pioggia, non aiutano a concentrarmi sulla guida. I miei fari lampeggiano quando vedo imboccare un parcheggio con alcune moto parcheggiate e quando sento il freno anteriore agire, il cambio cercare la folle e tirare giù il cavalletto, ormai sono confusa, non riesco a credere che sono parcheggiata in mezzo ad altre moto. Vedo i miei amici salutare e stringere un sacco di mani e solo dopo pochi attimi riesco a connettere che mi hanno adagiata in mezzo a due fustacchioni, da una parte un bel millone con il mio stesso stemma e dall’altra bensì un Ktm 1290, tutte e due lucidi e orgogliosi di sfoderare i loro muscoli. Avrei strozzato Max che dal giro precedente mi ha lasciato tutta impolverata, a causa della sua passione degli sterrati,
Il dolce profilo dei colli veneti
“tanto piove” ha risposto alla Cry che faceva notare la cosa. Intanto ora mi trovo accerchiata da moto tutte ben pulite e senza aver preso la minima goccia, avrei voluto sgasare dalla rabbia, era tanto che aspettavo un’occasione così, insieme a tanti altri miei simili, ed ora mi vergognavo come una ladra. Ma sono stati molto gentili i compagni di parcheggio a farmi sentire a mio agio, presentandosi subito e dicendo che fanno parte di un gruppo di motociclisti: i Brothers Biker. Mi spiegano che faremo un giro tra le strade dei colli Euganei e dei colli Berici e che mi scorteranno per tutta la giornata. Io scortata da questi due galantuomini? Per tutta la giornata? Max, Cry, forza muoversi, partiamo!! In effetti una volta in movimento mi accorgo che siamo anche numerosi, riesco a contare una ventina di moto, tutte diverse tra loro, ci sono molte mie simili e docili signorine, ma anche poderosi motoroni che non si fanno pregare a far sentire i loro cavalli. Non posso credere a miei fanali, sono in coda a un serpentone di moto che danzano in una strada contornata da corsi d’acqua e con lo sfondo di rilievi verdeggianti, il cielo si sta addirittura aprendo, le nuvole stanno dando spazio ai raggi del sole, i pensieri malinconici sono un lontano ricordo, ora sto facendo parte di un gruppo che mi sta portando a scoprire posti ancora a me sconosciuti.
Il castello di Este
Sono al settimo cielo, fosse per me impennerei per tutto il tragitto ma mi sa che la Cry non sarebbe d’accordo, sento i fumi degli scarichi delle moto che mi precedono, i maschioni che ci scortano e che aiutano a tenere il gruppo unito, il paesaggio che ci circonda contornato da ulivi e vigneti, da castelli e da graziose chiesette, non mi resta che lasciarmi andare e gustarmi questa giornata all’insegna di questo splendido gruppo. I colli Euganei fanno presto capolino, con le loro particolari e riconoscibili forme coniche. Dopo il Castello di Valbona, abbiamo raggiunto la bellissima città di Este attraverso la SP 29 e la SP 89, strade incantevoli dal punto di vista paesaggistico e adatte ad un giro tranquillo per le sue corsie strette, con curve il più delle volte cieche e un asfalto non adatto a mescole racing. Ma cosa sta dicendo ora la Cry a Max? Ah si gli sta facendo notare la cinta muraria alla loro sinistra che circonda il bel maniero di questa cittadina, che oggi ospita il Museo Archeologico Atestino, ma che nell’epoca medievale ebbe un importante ruolo come fortezza in questi territori. La SP 6 e la SP 21 fanno da tramite per raggiungere Arquà Petrarca che non attraversiamo per una festa patronale, quindi siamo costretti a circumnavigarla e proseguire sulla SP 25d per solcare Galzignano Terme e la SP99 e 89 per lasciare alle spalle Vo’ e prendere la SP 89
Numerosi borghi lungo
il nostro percorso
con il compito di portarci a Teolo per il Pranzo. Nel parcheggio del ristorante mentre i nostri eroi riprendono le energie mangiando le leccornie del posto noi ci siamo divertite a conoscerci meglio, scoprendo così di essere in un gruppo con tante storie da essere raccontate, come le ultime arrivate che ci raccontano quanto è stata dura raggiungerci attraverso l’acquazzone che ha imperversato per tutto il tragitto, o come la piccola Kawasaki che si diverte a raccontare gli aneddoti della sua centaura o addirittura le storie della Strommina che in due anni ha visto Capo Nord e la Russia grazie all’intraprendenza dei suoi simpatici occupanti, sarei rimasta ad ascoltarla per ore se non si fosse parcheggiato di fianco a me un altro motorone di quelli che non riesci a farne a meno di distogliere lo sguardo. Wow un Ducati nuovo e fiammante vicino a me, che emozione. Appena arrivata mi ero dovuta abituare allo sguardo provocante di un bel Bmw bianco, ma adesso era troppo, quanta cavalleria e che linee. Meno male che proprio nel momento più imbarazzante sono tornati i nostri cavalieri pronti a rimetterci in moto per compiere il giro del pomeriggio e raggiungere i colli Berici, un gruppo di rilievi collinari,
Meritato riposo anche per le moto
formazione particolare nella pianura alluvionale su cui sorge Vicenza. Lasciando alle spalle Teolo con la SP89 seguiamo il gruppo uno in coda all’altro cercando sempre di tenere il passo. Viaggiare insieme ad altre moto vuol dire acquisire uno spirito di gruppo incredibile, ci si aiuta uno con l’altro, siamo tante moto ma insieme formiamo un unico serpentone che mette timore ma che allo stesso tempo si fa notare per il rispetto delle regole e per la simpatia. Passiamo Lovertino e Albettone per dirigerci verso Barbarano Vicentino. Le strade sono cambiate da stamattina in quanto scorrono in pianura con corsie larghe e un buon asfalto ma so che i colli che si vedono a
Affascinante percorso
nella natura veneta
poca distanza da noi cambieranno questo scenario.  Dal momento che la strada incomincia a salire come previsto tutto cambia, si costeggia il costone della collina tanto da avere da una parte il verde lussureggiante e dall’altra il panorama della pianura. La strada torna ad essere stretta e tortuosa con alcuni tornanti dove però è bello vedere il gruppo che si contorce davanti a noi. Una volta arrivati a Lapio imbocchiamo una strada che ci porta ad un laghetto, il lago Di Fimon animato da persone che passeggiano sui sentieri delle proprie rive. Il lago di Fimon è un piccolo specchio d'acqua incastonato nell'incantevole paesaggio dei Colli Berici, a pochi chilometri da Vicenza. Nonostante le ridotte dimensioni e la scarsa profondità, il lago racconta una storia che risale addirittura al Neolitico e all'età del Bronzo, come testimoniano i numerosi e importanti ritrovamenti archeologici del diciannovesimo secolo. Ci fermiamo in ampio spiazzo per fare le foto di gruppo, d'altronde lo scenario è quello ideale, anche se non passa troppo tempo per diventare i protagonisti di quel luogo silenzioso. Siamo affiancate una all’altra appoggiate ai nostri cavalletti fiere di sfoggiare le nostre grazie e di essere i mezzi con i
Distese di vigneti ad accompagnare il nostro cammino
quali i nostri centauri hanno conquistato un altro magnifico luogo. Li vediamo davanti a noi ridere e scherzare e scattare foto a raffica, è in questo momento che ci sentiamo realizzate, vedere e sentire la gioia dei nostri amici ci fanno capire che siamo i mezzi artefici di tanta gioia. Li potremmo portare in capo al mondo finchè vediamo queste scene, questa è la nostra vera benzina. Da qui molti compagni decidono di tornare a casa quindi il gruppo che si muove per far ritorno al luogo della partenza è più ridotto ma sempre compatto per passare in affascinanti stradine completamente immerse nel verde per poi piano piano riscendere in pianura e diventare provinciali con lunghi
Tutte schierate in formazione per le foto ricordo!
rettilinei dove far raffreddare le gomme dopo tante curve. Dopo un buon caffè rigenerante al parcheggio dove qualche ora prima ero rimasta incredula nel vedere delle moto ad aspettarci, anche per noi è arrivato il momento di salutare la comitiva. Sono sicura che dagli abbracci e dai sorrisi che vedo scambiarsi tra i vari partecipanti del giro anche per Max e Cry è stata una giornata speciale durante la quale hanno conosciuto nuovi luoghi da raccontare ma soprattutto persone speciali da non dimenticare. Nei lunghi rettilinei monotoni dell’autostrada ripenso
Momenti di ilarità nel gruppo affiatato
a questa splendida giornata che mi ha guarito dalla mia malinconia, ora sento in me addirittura qualche cavallo in più, penso che Max non si deve più preoccupare, tutti i miei acciacchi sono passati e sono pronta per iniziare un’altra avventura con i miei due amici perché ora più che mai gli sono grata di avermi fatto passare un giornata con tanti amici. Incomincio a pensare che mi conoscono più di quanto io creda! 

Le donne e..

.. i maschietti di questa bella giornata!

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17 e 18 SETTEMBRE 2016: UN EPICO WEEKEND SULLA VIA DEL SALE.

Km percorsi: 200 (esclusivamente sulla via del Sale).

La parola al pilotaI ricordi che mi portano alla mia adolescenza ed ai quali sono più legato,
Max prende confidenza con la sua compagna a due ruote di
questo weekend, la Ktm
 sono sicuramente quelli che mi rimandano alle avventure con il mio primo amore a due ruote, il mitico Malaguti Fifty, e anche se era la versione più povera quella con il raffreddamento ad aria, con minore potenza, quella denominata HF io su di lui mi sentivo già un grande biker. Con lui ho imparato la guida con un vero cambio meccanico, a impennare per far colpo sulle ragazzine e per provare quella nuova sensazione chiamata adrenalina, ma anche a cadere, a rialzarmi e a nascondere i vestiti malconci per paura di possibili sequestri preventivi della mamma apprensiva. Ma quello che mi fa sorridere ancora oggi è ricordare le scorribande solitarie nei campi delle campagne limitrofe. 
La preparazione nei box
Ancora oggi non riesco a spiegarmi da dove sia nata quella voglia di confondermi con la natura, ricordo che erano numerose le volte che mi inoltravo nelle stradine solcate da mezzi molto più pesanti e grossi di noi per assaporare la sensazione di libertà, felice di sentire il ronzio della mia marmitta (purtroppo quella originale aveva un suono non molto racing), di affrontare ogni buca come se fosse una rampa per compiere salti di pochi centimetri, di attraversare piccole pozzanghere come se fossero pericolosi guadi, il tutto per raggiungere luoghi sconosciuti a molti. Il mio angolino preferito era una piccola radura che si apriva dopo una rampa di tre, quattro metri in un piccolo bosco dove al suo interno scorreva un piccolo ruscello con acque limpidissime vicino al quale parcheggiavo la mia “belva”. Mi piaceva percepire il senso di tranquillità che riusciva 
Scorci di via del Sale
a donare quel luogo, per me magico, per poi tornare carico pronto ad affrontare le mille paranoie di un adolescente. Crescendo poi, il Fifty l’ho venduto, una semplice mountan-bike ha preso il suo posto per fare evoluzioni nelle stradine di campagna, il mio angolino è cambiato notevolmente e le paranoie di adolescenti si sono trasformate nei comuni problemi dei grandi, ma la voglia di trovare posti magici è rimasta tale e uguale a quei tempi. Grazie poi alla mia passione per le due ruote sono sempre riuscito a saziare la fame dei posti magici, anche se limitandomi a raggiungere quelli dove il nastro di asfalto riusciva a raggiungerli, aumentando così sempre di più la voglia di riprovare quelle sensazioni che solo un piccolo cinquantino mi aveva saputo donare. Colmare il vuoto dei tratti più fuoristradistici ci hanno pensato i racconti di chi ha mezzi idonei per avventurarsi in percorsi più accidentati e le foto- video che spopolano in rete. I miei preferiti sono quelli che raccontano i percorsi della Via del Sale, 
Tratti tipici della via del Sale
un dedalo di vie nell’entroterra piemontese, ligure e francese dove mi sfamavo di immagini spettacolari di luoghi persi nella natura più incontaminata il tutto su strade sterrate di qualsiasi tipo. Più volte ho pensato di tentare l’impresa con la mia moto, ma sono stato sempre frenato dal mio lato razionale che ha sempre inneggiato ad un mezzo più idoneo nell’affrontare i sentieri più tortuosi. Quando Il Mondo dietro la visiera ha scoperto e conosciuto Live Out, un’agenzia che tratta viaggi sia su strada sia in off-road in gran parte del planisfero, un mio sogno si è di colpo avverato, anche la mia parte più razionale ha avuto tutte le risposte grazie allo staff di live Out che da tempo organizza uscite nella Via del Sale e capace quindi di venire incontro a tutte le esigenze di qualsiasi biker da quello meno esperto a quello già smaliziato nella guida in fuoristrada, da quello dotato del proprio mezzo e attrezzatura a colui che come me non ha mai fatto enduro e quindi sprovvisto di qualsiasi cosa. Moto, stivali, casco, insomma tutto la dotazione per trasformarsi di colpo nel piccolo endurista, ma non solo anche tutta l’organizzazione logistica del tour come alberghi, pranzi, cene e tutto quello che serve per far concentrare l’ospite solo al puro divertimento. Per esempio la nostra base per conquistare le vie del sale è stato nel paesello di Mendatica tra i monti della provincia di Imperia, in un dolce albergo tipico ma capace di ospitare nel suo garage tutte le moto dell’agenzia più quelle degli ospiti che arrivavano con la proprio. Appena arrivati abbiamo conosciuto Pietro, l’anima di Live Out, colui che poi ci avrebbe accompagnato in questa due giorni di off-road, dove la sua concretezza ci ha messo subito a nostro agio e il resto dei centauri che erano già arrivati, scoprendo già da subito una bell’aria conviviale. Una volta entrati nel box mi sono apparse davanti agli occhi tutte le moto, pronte per l’assegnazione, ed è proprio da questo momento in poi che ho realizzato realmente quello che stavo per iniziare a fare. Vengo subito pervaso da quella sensazione adrenalinica dove si vorrebbe essere già pronto per accendere la moto e partire.



Max ascolta le istruzioni di Pietro nei box
Sembro entrato in un parco di divertimento, davanti ai miei occhi facevano bello sfoggio di se tre esemplari gialli tipici della Suzuki Valenti e poi altre tre moto di colore arancioni che non facevano altro che farmi l’occhiolino. Facevo fatica a sentire la voce di Pietro che incominciava a snocciolare pregi e difetti delle protagoniste. E anche se sono legato alla casa giapponese per essere un felice possessore di una V-strom, il mio sguardo era focalizzato esclusivamente sulle tre belve tassellate austriache perchè nella mia mente da profano l’avventura oltre l’asfalto l’ho sempre legata alla Ktm. Il mio istinto aveva già scelto, in fondo la fila, quella con il numero 3, la più alta, la più imponente, quella che sul fianchetto si poteva leggere la sua cilindrata: 530. Ho tentennato solo un po’ quando le mie orecchie hanno incominciato a lavorare e a sentire le sue specifiche: una moto da 115kg per una sessantina di cavalli, per una guida potente tanto da essere la meno adatta per i neofiti, i quali si sarebbero sentiti a proprio agio sulle più docili Suzuki, non quanto per la potenza minore, in quanto abbastanza simili, ma per la linearità dell’erogazione molto più gestibile. 
La Ktm scelta da Max
Il solito lato razionale mi spingeva verso un più tranquillo weekend, ma ormai l’adrenalina stava facendo di me un semplice bambino che vuole a tutti i costi il suo giocattolo, così è bastato sedermi sul suo duro sellino per proclamare la mia prescelta: la Ktm 530 mi avrebbe condotto per le vie del sale, le vie da me tanto attese e desiderate. Una volta assegnata la moto è iniziata la consegna del vestiario che una volta indossato mi faceva apparire più che un motociclista un giocatore di football americano che si stava apprestando ad entrare in campo per la sua prima partita. Un veloce pranzo ci ha permesso di rifocillare le forze, ma soprattutto di conoscere tutto il resto della compagnia che si è subito rivelata gioviale e ansiosa di iniziare a cavalcare le proprie moto. Era la seconda volta che entravo nel garage dell’albergo in quella giornata, ma a differenza della prima volta, adesso sapevo cosa cercare, la numero 3, che anche se appoggiata al suo cavalletto si poteva notare la sua maestosità, che ho capito ancora di più quando sono rimontato in sella. Pochi minuti fa non avevo focalizzato davvero la sua altezza, le mie piante dei piedi facevano fatica ad ancorarsi al pavimento, quel compito l’ho lasciato alle punte degli scarponi. Non stavo più nella pelle volevo sentire la sua voce, Pietro mi spiegava l’accensione, il rubinetto della benzina, l’aria, il pulsante rosso……. Si proprio lui cercavo, frizione tirata, pulsante rosso e ….. al primo colpo ha suonato la carica facendomi pervadere di tremori ogni volta che ruotavo minimamente l’acceleratore. Di nuovo frizione, leva del cambio tutta giù e via verso la luce esterna. Prima di unirmi al gruppo ho scaldato la mia nuova compagna d’avventura approfittando di assaggiare le sue doti prima di iniziare ad inoltrarmi nelle strade sterrate e cogliermi impreparato. Bastano poche accelerate per capire quanto era cattiva,
Inizia l'avventura sulla via del Sale!
 le parole del mio Tutor mi tornavano alla mente: “Stai attento partenze in seconda, terza marcia e non strafare”. Ora capivo il perché, la prima oltre che corta era cattivissima tanto da alzare la ruota anteriore a ogni sussulto dell’acceleratore, ma non importava a me piaceva quell’ignoranza e quindi dopo il saluto della Cry che si apprestava a seguirci a bordo di un suv, che mi ha calato ancora di più nel ruolo dell’eroe che stava per iniziare una grande impresa, mi sono accodato al gruppo. Un’altra particolarità di questa agenzia infatti è che permette a mogli e fidanzate di seguire i loro eroi in questi fantastici posti, in modo tale da poter condividere insieme queste fantastiche avventure. Sarebbe stato infatti un vero peccato pensare di non far conoscere alla Cry questo magnifico mondo. Per guidare una moto da enduro nel suo habitat naturale bisogna dimenticare la guida stradale sempre appoggiati sulla sella, per approntare uno stile tutto nuovo. Per assecondare tutti gli scossoni del terreno accidentato e per scorgere ostacoli lontani bisogna stare in piedi sulle pedane e ammortizzare con le braccia i vari scossoni che si susseguono continuamente. 
Pietro dà istruzioni sulle tecniche di guida off-road
Neanche il tempo di inserire tutte le marce del Kappone e capire bene la giusta impostazione sulle pedane che ci ritroviamo in uno sterrato di terra e ghiaia, facile ma con cunette alte 30, 40 cm intervallate ritmicamente una dall’altra che hanno messo subito a dura prova i miei polsi per l’andamento a colpi che stavo adottando. Al primo way-point sembrava che avevo percorso già centinaia di chilometri per come ero sudato e stanco, ma senza demordere mi rimetto in gruppo cercando di capire il carattere della mia amica arancione. Siamo diretti al tunnel del Garezzo una breve galleria dove al termine si riprende il fiato gustandosi uno dei primi panorami mozzafiato che solo la via del Sale sa donare. Per giungere alla prima tappa il percorso si fa più accidentato con tanti sassi anche appuntiti, affioranti dal terreno dove bisogna essere concentrati per scartare quelli più grossi e quelli liberi da ogni vincolo che ti fanno scartare la moto in modo molto brusco e imprevedibile magari 
I piloti a loro agio sulle moto da enduro
facendoti avvicinare pericolosamente al lato del percorso esposto da vertiginose scarpate senza nessun tipo di protezione , ma è proprio qui che ho incominciato a capire il vero carattere della 530, un vero cavallo scorbutico a bassi giri ma docile e inarrestabile con le marce più alte e usato a gas costante. Seguiamo fedelmente la nostra guida che ci porta all’imbocco di un altro tunnel che questa volta prende il nome di galleria Buia perchè per tutto il tratto di circa cinque centro metri è completamente priva di illuminazione e diventa ancor più difficile trovare le insidie che si trovano su un terreno scivolosissimo per la natura argillosa, in più i fari poco potenti caratteristici di questo tipo di moto fanno attraversare questo tratto in completa apnea. Un pausa ci fa riprendere dagli sforzi appena compiuti dando luogo anche a piccole lezioni di tecnica di guida nell’enduro sempre accerchiati da una natura incontaminata e da un silenzio imbarazzante. Da qui ai Balconi di Marta, dove si possono fotografare le vecchie caserme militari risalenti alla guerra di successione, il tracciato si fa più facile e scorrevole in modo tale da assaporare anche le doti di potenza della mia due ruote tassellata.
Sul monte Saccarello, sullo sfondo l'obelisco di fine '800
 Mi piace assaporare la potenza brutale della sua prima marcia che fa girare vorticosamente a vuoto la ruota posteriore, ma è la seconda che mi strappa i maggiori sorrisi perché mi fa scodinzolare il posteriore a destra e a sinistra ogni volta che giro con più sicurezza la manopola del gas. Dopo una pausa caffè al col de La Melosa siamo pronti per affrontare il tratto, secondo me, più difficile della giornata per l’abbondanza di sassi che rendono molto tortuosa la via che porta alla cima del monte Saccarello dove un obelisco eretto in onore di due soldati decaduti alla fine del 1800 fa buona guardia a un panorama a 360° mozzafiato. In vetta tra le nuvole mi ritrovo ancora una volta distrutto ma felice di essere riuscito a superare quel tratto tecnico con la mia nuova amica e di aver raggiunto un posto così meraviglioso. Ma i luoghi da sogno per quella giornata non erano ancora finiti, ci aspettava poco più in là il Cristo Redentore una statua alta 14 metri che sovrasta la cima del monte più alto della Liguria. Ero contento che anche la Cry riuscisse a gustare insieme a me questo luogo che difficilmente si può descrivere a parole, forse solo le decine di foto scattate possono testimoniare lo scenario che regalava il sole che giocava a nascondino con i grossi nuvoloni.
La statua del Cristo Redentore
 Ci rimettiamo in sella per far ritorno all’albergo seguiti dal fuoristrada guidato dalla esperta Ivana che per tutto il giorno ha scorrazzato le donzelle felici di aver vissuto una giornata al fianco dei loro piloti anche in questa occasione. Ripongo la 530 sul cavalletto sapendo che ci saremo rivisti la mattina seguente per il proseguo dell’avventura. La serata passa velocemente tra una buona cena e le risate di tutti noi rendendo l’aria serena e conviviale. La mattina seguente si è ripreso il tour su asfalto scoprendo così quanto sia diverso guidare la KTM su strada. La ruota posteriore ora ha più aderenza rispetto ai fondi sterrati di ieri dove ad ogni accelerazione corrispondeva una tempesta di sassi, mentre in quel momento ad ogni colpo di acceleratore venivo strattonato violentemente. In curva poi, la ruota da 21” non garantiva la stessa sicurezza che offriva sui terreni a lei più congeniali, inoltre se mettiamo il fondo umido per la pioggia caduta nella notte allora tutto diventava più precario. Pietro ci aveva preannunciato che quel giorno i percorsi sarebbero stati caratterizzati da fondi meno impegnativi rispetto a quello precedente ma che la costante delle scarpate vertiginose a ridosso del ciglio del sentiero sarebbero rimaste, quindi sempre massima attenzione. Il primo tratto di off-road si trattava di una stradina in terra rossa ben battuta, semplice che attraversava il bosco delle Navette. 
Max e la Ktm 530
La guida più rilassata dovuta al fondo scorrevole faceva sì che mi accorgessi del mondo circostante, contrariamente a quando ero impegnato e concentrato a seguire la linea che tracciava la mia mente per evitare i tratti più duri nei sentieri rocciosi che ci hanno portato sulle cime dei monti liguri. Ora i larici del bosco ci accompagnavano nel nostro viaggio insieme al profumo intenso del sottobosco umido e le radure di prati verdi con interi greggi di bestiame a pascolare, che ogni tanto prendevano spazio tra i grossi alberi. Era inebriante rilassarsi ad andatura costante perdendosi dentro questo bosco adatto a qualsiasi favola di gnomi e fate. Per proseguire verso il rifugio don Barbera imbocchiamo una strada soggetta a pagamento dove ogni moto doveva versare la somma di 10 euro per vedere più avanti il sentiero che si fa strada in un altro scenario spettacolare dove da una parte le pareti di roccia regalano uno sfondo aspro e dall’altra il vuoto della scarpata che lascia spazio alle cime dei monti liguri che piano piano degradano all’orizzonte fino ad incontrare il mare. Una sosta fotografica è obbligatoria per saziare la vista di questi luoghi divini prima di rimettersi in sella e affrontare un tratto in discesa di ghiaia e 
La Ktm davanti ai resti delle caserme
sul balcone di Marta
parcheggiare la moto davanti ai tavoli del rifugio per un buon caffè caldo visto che la temperatura della jeep delle nostre accompagnatrici segna un costante cinque gradi. Come è accaduto più volte scendere dalla sella della 530 combaciava con un urlo entusiasta come quando si scende dall’attrazione preferita in un parco di divertimento. Questa discesa mi aveva fatto divertire un sacco per i numerosi avvallamenti che ogni volta facevano decollare la “freccia Arancione” e da stretti tornanti che affrontavo a modello Cairoli, con gamba fuori e moto in derapata, altro che montagne russe. Una volta tolto il casco e il sorrisino da ebete mi sono accorto nuovamente che in questi luoghi sono vietati sfondi banali. Eravamo dentro un grosso anfiteatro naturale dove le cime delle montagne circostanti ci accoglievano per dar vita ad uno spettacolo unico e impareggiabile. i prati verdi facevano da sfondo intervallati da monoliti di rocce che affioravano dal terreno dove si potevano scorgere le marmotte intente a prendere il sole. 
I nostri eroi a due ruote al Fort Central
Alzando la testa verso l’alto si notavano le cime rocciose che stuzzicavano il cielo dal colore azzurro intenso spezzato solo dal passaggio veloce dei nuvoloni bianchi e grigi che cambiavano velocemente forma a causa del leggero vento che soffiava e che componeva una melodia rilassante passando tra le vette dei monti. Mi sono ritrovato con gli occhi chiusi per memorizzare le sensazioni che stavo provando in quel momento, conscio di trasformarle nel mio desktop personale. Pietro mi risveglia da questo torpore spronando tutti a prepararsi tutti al tratto più bello, quello che passava sopra Limone, così in batti baleno mi sono ritrovato nuovamente a spingere il bottone dello starter che porta a prender vita alla mia sempre più amata belva arancione, curioso di vedere posti ancora più belli di quello che ci stavamo lasciando alle spalle. Purtroppo però le nubi che mi avevano ammaliato poco fa, solo dopo pochi metri dalla partenza ci hanno inghiottito rendendo così tutto più buio, freddo e angosciante. Solo dopo un bel piatto di polenta concia e sugo di cervo è tornato a far breccia tra i nuvoloni il sole che ha subito illuminato le montagne verdi di Limonetto, con gli antichi forti, come quello di Fort Central adatto per ambientazioni fotografiche di tutto rispetto. 
I piloti sull'emozionante percorso ricco
di testimonianze storiche
Il pomeriggio è proseguito lungo un altro tracciato all’interno di un altro bosco che mi ha fatto divertire un sacco. Su un fondo misto ghiaia-terra abbiamo fatto rotolare le ruote tassellate in un susseguirsi di avvallamenti e curve che facevano saltare e danzare le nostre endurone. Ormai la 530 mi aveva conquistato, avevo capito il carattere burbero ma al contempo poderoso nel districarsi nelle situazioni più articolate facendomi diventare un tuttuno con lei e anche quando davanti a noi le curve sono diventati tornanti era bello aggredirli con la moto un po’ di traverso per poi catapultarsi nel rettilineo come un proiettile. Bella e caratteristica la cittadina di Tenda, dove ci ha ospitati per una piccola pausa per poi proseguire su asfalto a La Brigue per far visita alla chiesetta di Notre Dames de Fontaines. Sapevo che i minuti stavano passando velocemente e che presto avremmo imboccato l’ultimo tratto che ci avrebbe riportati alla nostra base, ma non prima di aver superato un’altra strada in piano, larga, ghiaiosa, dove abbiamo fatto scorrere con disinvoltura le eroine del weekend. 
Il piccolo santuario di
Notre Dame des Fontaines a La Brigue
Non me ne sono neanche accorto quando si è materializzato l’albergo davanti al cupolino, un velo di malinconia mi ha pervaso perché di colpo ho realizzato che era finito tutto: la montagna, i profumi, i panorami, i compagni d’avventura. Tutto si sarebbe trasformato in ricordo di questa esperienza indimenticabile. E’ stata dura separarmi dalla compagnia, avrei continuato a parlare con loro per tutto il tempo, dalla fantastica Ktm che avrei portato volentieri a casa, da Pietro, da Ivana e dagli scenari che mi hanno riempito vista e cuore. Penso che un’esperienza tale sia da annoverare tra gli avvenimenti che si porteranno per sempre nella memoria, dove quando riaffiorano un sorriso prende forma e gli occhi si accendono. Grazie alla mia Cry che ha organizzato tutto in modo tale da creare questo fantastico avvenimento, grazie alla 530 che mi ha continuamente strappato sorrisi da dentro al casco e grazie a Live Out che è riuscita a colmare quel vuoto che mi mancava da temo, da quando con il mio motorino scorrazzavo per i prati per cercare il mio posto tranquillo. Quando chiudo gli occhi, ritorno al rifugio Barbera quando il vento, il sole e la natura mi hanno riportato proprio lì.. nel mio posto segreto!


N. B. Vorrei precisare che il nostro tour non è stato una scorribanda tra la via del Sale. Il tutto si è svolto in completa calma e nel rispetto della natura che ci ha ospitati. Le volte durante le quali ho testato il carattere della moto assegnatami, sono state rare e brevi, perchè noi di Il mondo dietro la visiera teniamo alla natura!

Il grande entusiasmo con cui Max ha
affrontato questa avventura!


La parola alla zavorrina: questo weekend, il mio abituale modo di vedere il mondo insieme a Max è stato stravolto, in quanto per questa volta non ho visto "il mondo dietro la visiera", bensì "dietro il parabrezza".... di una jeep! Ho infatti seguito il mio pilotone mentre si cimentava nell'avventura sulla via del Sale su moto da enduro, insieme allo staff di Live Out, a bordo di una 4x4, guidata dall'esperta Ivana. 
La jeep a bordo della quale la Cry ha vissuto
la via del Sale
Ho così vissuto la mia via del Sale, da zavorrina quale sono, sulle quattro ruote, e vi assicuro che è stata un'esperienza emozionantissima. La jeep, per i piloti impegnati nella loro avventura off-road, costituisce un grande supporto: si comunica di continuo via radio con Pietro, alla guida di quest'avventura, riguardo ostacoli che si incontrano sul percorso, macchine, altre moto, presenza di animali o qualsiasi altra cosa che potrebbe costituire un intralcio data la scarsa larghezza del sentiero e date le numerose curve che spesso non permettono di vedere in lontananza. Oltre a questo, il nostro mezzo trasportava diverse cose che avrebbero altrimenti appesantito i piloti: cassetta per il pronto soccorso, taniche, tutto l'occorrente per eventuali riparazioni da effettuare al volo. A bordo di questo mezzo quindi ho vissuto tutta l'adrenalina del solcare con un mezzo tanto largo e possente questa strada che in certi tratti sembra talmente stretta da permettere il suo passaggio a malapena a stento.
I forti incontrati lungo il percorso
 La vista dal mio finestrino è stata sempre bella ed adrenalinica da togliere il fiato: accanto a me ho avuto in molti tratti le rocce che costituivano le varie montagne, ma in molti altri quel che vedevo al mio fianco era totalmente da brivido: scoscesissime scarpate delle quali non si riusciva ad intravedere una fine, le Alpi liguri che si susseguivano ad ogni curva, fino in certi tratti a far vedere addirittura il bagliore del mar Ligure all'orizzonte. Rocce bianche carsiche, boschi di abeti dall'aspetto fiabesco ed incantato, tratti di vegetazione tipicamente montana costituita da fiori particolarissimi che vedevo per la prima volta in vita mia, radure di felci o alberi carichi di bacche di un color rosso acceso. Oltre alla vegetazione più rigogliosa e varia, abbiamo incontrato sulla nostra strada un grande numero di animali: oltre a quelli al pascolo che era molto frequente incontrare quali capre, mucche e pecore, animali selvatici come asinelli, cavalli in libertà, tantissime marmotte pasciute, ma lo spettacolo più bello ce l'ha regalato un'aquila che ha dispiegato le ali al nostro passaggio prendendo il volo a pochissimi metri da noi, innalzandosi dal ramo dell'albero sul quale si era posata. 
Full immersion nella natura!
E' stato enorme lo stupore di ammirare la maestosità e la grandezza di quelle sottili ma possenti ali librarsi in un battito a pochi passi da me. La via del Sale ci ha regalato tratti di sterrato più dolce, ma anche tratti di strada molto rocciosa e sconnessa, ma a bordo della jeep nulla sembrava impossibile da percorrere. E' stato bello seguire Max insieme agli altri ragazzi e vederli in certi tratti seguire Pietro, l'istruttore di Live Out, che faceva loro da apripista e tutti i centauri dietro, nelle loro tute colorate da fuoristrada, che lo seguivano fedeli in piedi sulle loro moto gialle ed arancioni. Questo weekend la percorrenza della celebre via era affiancata da "corso di enduro", infatti vedevamo Pietro dare ai ragazzi nozioni sul come tenere a bada la moto, sulla frenata, sulla postura da adottare; il mio pilota, Max, ascoltava attento, e poi con piacere notavo quanta confidenza prendeva con questo tipo di moto tanto da vederlo saltare dune o fare altre evoluzioni da pilota endurista navigato; dietro ad ogni saltino ero certa stesse ridendo dentro al casco, divertendosi come un ragazzino, ed infatti mi è stato poi confermato che era proprio così! 
Bellissima vegetazione floreale alpina
Durante questi due giorni di percorrenza mi è capitato più volte di vagare con i pensieri e pensare alla funzione originaria di questa via e meditavo su quanto ai tempi gli uomini facessero davvero un'enorme fatica, percorrendo con carretti i tratti dove il passaggio di questi era possibile, o con muli i tratti più stretti ed impervi, questi sentieri di montagna, inerpicandosi e mettendosi in cammino affrontando le più diverse asperità del terreno oltre che le più avverse condizioni meteo, con l'obiettivo di raggiungere il mare per procurarsi il sale, che in quell'epoca era un bene di fondamentale importanza dato che permetteva la conservazione dei cibi nel lungo periodo, scambiandola a loro volta con altri beni. Spesso questi commercianti erano assaliti da briganti che rubavano loro il prezioso carico, fu così che dopo la caduta dei Longobardi, il Sacro Romano Impero costituì i feudi imperiali con lo scopo di garantire un passaggio sicuro in direzione del mare; questi territori vennero infatti dati in mano a dei feudatari che riscuotevano delle gabelle ma che in cambio controllavano le vallate e garantivano così la sicurezza dei convogli che di lì passavano. Ma questo non è stato l'unico tuffo 
Resti di alcune caserme militari sul balcone di Marta
 indietro nella storia che mi è capitato di fare in questi giorni, infatti durante il nostro percorso abbiamo spesso incontrato dei forti ed era un attimo trovarsi ad immaginarli pieni di soldati o di vedetta per cercare di avvistare nemici: ci troviamo qui infatti in un territorio di confine tra Italia e Francia che in passato ha visto dure guerre e lotte di conquista, così ancora oggi ne troviamo traccia imbattendoci nelle rovine di fortini risalenti alla fine dell'800, inizi '900. Ad ogni tentativo di conquista da una o dall'altra parte ne seguiva infatti la costruzione di posti di guardia, trincee, fortezze, bunker e quant'altro potesse servire per tentare di proteggere il territorio dagli assalti. Oggi le rovine di queste costruzioni regalano interessanti scorci degni di book fotografico, con le Alpi a fare loro da sfondo e con le nuvole a creare sempre giochi di ombre e luce diversi su di essi. Alcuni resti particolarmente estesi li abbiamo potuti scorgere e visitare da vicino sulla cima del balcone di Marta, un costone roccioso dal quale tra l'altro si può ammirare un fantastico panorama a 360° tutto attorno. In quanto a panorami e scenari mozzafiato, una visione simile al paradiso terrestre ci è stato regalata una volta giunti in cima al Monte Saccarello, la montagna più alta della Liguria, dove si erge maestosa la statua del Cristo Redentore.  
Sopra le nuvole.. dinnanzi al Cristo Redentore
 Arrivati qui sopra, era persino difficile scorgere l'imponente statua se non da molto vicino, dato che la cima del monte era avvolta da delle fittissime nuvole, ma poco dopo il nostro avviso il cielo si è aperto, lasciando intravedere uno strato di nuvole sotto di noi e regalandoci la visione del sole sopra di esse e le cime di altre alte montagne baciate dai raggi arancioni. Questa statua, fabbricata a Parigi, fa parte di una serie di sculture, collocate agli inizi del XX secolo sulle cime delle più alte montagne italiane ed in particolar modo qui ci trovavamo a 2164 metri slm. Durante queste due giornate di grande moto per i nostri compagni piloti, di tantissima natura, di ottimo cibo montano, non è mancata nemmeno una visita culturale, infatti una volta giunti nei pressi del comune di Tende, in Francia, 
Gli affreschi miracolosamente intatti nel santuario
di Notre Dame des Fontaines
ci siamo fermati per una visita al piccolo e delizioso Santuario di Notre Dame des Fontaines. Al suo interno è impressionante notare come gli affreschi effettuati nel 1400 dal piemontese Giovanni Canavesio e che rappresentano scene della vita di Maria e di Gesù, oltre al giudizio universale, siano quasi completamente intatte, probabilmente per merito del particolare microclima che regna in questo luogo e che in effetti sembra avere un nonsochè di mistico e magico.
In definitiva è stata davvero un'avventura magnifica, che io ho vissuto alla mia maniera e che mi ha coinvolta tantissimo, ma quel che mi è piaciuto ancor di più, in questi due giorni, è stato vedere gli occhi del mio compagno di mille avventure esprimere gioia, adrenalina, passione e grandissimo entusiasmo per quel che stava facendo, tantissime sfumature che appagano l'animo.
Max & Cry

Un grandissimo ringraziamento a Pietro di LIVE OUT.



Pietro, la Cry, Ivana e Max

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"LA CROAZIA DIETRO LA VISIERA 2016"



LE PIU' BELLE LOCATION INCONTRATE DURANTE IL NOSTRO VIAGGIO IN CROAZIA.

Nelle due settimane di tour "la Croazia dietro la visiera", 
Un angolo pittoresco di Trogir
ci siamo resi conto fin da subito di quanto questa nazione sia ricca di testimonianze storiche. Per la sua particolare posizione geografica infatti, è stata nel corso dei secoli un crocevia ed un punto d'incontro, ma anche di scontro, tra diverse popolazioni e culture. E' stato spesso un territorio conteso, anche perchè ha sempre rappresentato un importante sbocco sul mare Adriatico e perchè territorio di confine di diversi imperi dapprima, ed anche confine religioso poi, qui infatti la popolazione cristiana si suddivideva tra cattolicesimo ed ortodossia, subendo successivamente anche il confronto con l'islamismo.Tutte queste varie vicissitudini sono ben visibili nelle diverse città che abbiamo visitato, da nord a sud della Croazia stessa, 
Split ed i suoi resti romani
ognuna con delle caratteristiche ben definite ed ognuna testimone delle culture che in quei luoghi si sono susseguite nel corso dei secoli. Alcune città testimoniano con grande evidenza il periodo durante il quale qui regnò l'impero romano; visitare la cittadina di Spalato,
ad esempio, è come fare un salto indietro nel tempo all'epoca degli antichi romani. I resti degli edifici di quell'epoca spiccano maestosi ed imponenti in ogni angolo del suo centro storico, spesso sono anche conservati egregiamente, ed è un attimo ritrovarsi a chiudere gli occhi e ritrovarsi indietro ai tempi dove centurioni e patrizi si aggiravano nelle vie dove ai giorni nostri si passeggia in veste di turisti, cercando di catturare qualcosa di quei tempi passati immortalando ogni colonna ed ogni scorcio nelle macchine fotografiche. Un altro grande richiamo all'epoca romana che ha vissuto questa terra nei secoli è rappresentato dall'anfiteatro di Pula che ci ricorda in tutto e per tutto, seppure in versione più piccola, il "nostro" Colosseo. 
L'arena di Pula
Aggirarci ed esplorare queste cittadine è stato per noi avvincente, dobbiamo dire infatti che la Croazia ha grande merito nel prestare attenzione alla cura dei suoi beni culturali, per questo motivo questi sono spesso perfettamente conservati. Altri borghi li abbiamo definiti delle "piccole bomboniere", talmente erano belli, ordinati, puliti; tutto in questi luoghi sembrava essere un invito alla loro visita ed alla loro scoperta. Tra questi annoveriamo Rovinji e Motovun in Istria, Trogir, Sibenik e Zadar in Dalmazia: cittadine piene di turisti, dove in certe viuzze dei loro centri storici era a volte persino difficile
Rovinji, città bomboniera
 camminare dalla grande affluenza di persone e nelle quali i prezzi si allineano spesso a quelli italiani ai quali noi siamo abituati, quindi mangiare e fare acquisti qui a poco prezzo, come spesso si riesce a fare nella gran parte della Croazia "meno turistica", è difficile. Ad ogni modo è presto spiegato perchè moltissimi turisti si affollano per visitare questi posti: sono borghi in stile medievale o veneziano, arroccate su colline oppure poste su piccole penisole collegate alla terraferma dove prosegue il resto della cittadina moderna, e risultano essere di un fascino incredibile, ognuna a modo suo: ognuna di esse racconta attraverso cattedrali, monumenti, statue e fortezze gli avvenimenti che sono accaduti prima del nostro passaggio nei secoli addietro, talvolta il bianco dei loro edifici si staglia abbagliante e splendido contro al blu intenso del mare che le circonda e che rende tutto lo scenario se possibile ancora più magico. 
Vista di Dubrovnik dall'alto
Più a sud troviamo la perfetta Dubrovnik, la "perla dell'Adriatico". Perchè perfetta? Sin da lontano si scorgono i tetti color arancio e non si può far altro che notare che sono tutti intatti e nuovi. Questo perchè sono stati da non molto interamente ricostruiti; Dubrovnik è stata interessata, come il resto della Croazia, dalla cruda guerra di Jugoslavia del 1991. A causa della sua posizione, sul mare con delle alture alle sue spalle, venne bombardata proprio da queste montagne da serbi e montenegrini, bombe che causarono numerosissime vittime e che danneggiarono gran parte del centro storico oltre che del resto della città. Oggi è impressionante vedere come questa città sia stata perfettamente rimessa a nuovo, così da richiamare a sè moltissimi turisti. 
Edifici che mostrano i segni della
guerra a Mostar
Riguardo questa guerra, praticamente "moderna", abbiamo avuto delle interessanti conversazioni con gente del luogo che ci ha spiegato cosa si prova a vivere una tragedia del genere sulla propria pelle e dobbiamo dire che sentire racconti così crudi di qualcosa che è successo ad un passo da casa nostra e non molto tempo fa, ci ha molto scosso. Se ci si addentra poi in Bosnia, come abbiamo fatto noi andando alla volta di Mostar, i segni di quanto successo negli anni '90 risulterà essere ancora più evidente e lampante agli occhi: edifici completamente crivellati da colpi di arma da fuoco, cimiteri che non sembrano finire mai, luoghi che ospitavano statue di qualche leader ormai vuote. I nostri occhi qui erano una continua ricerca di segni di una violenta storia che ha lasciato sulla sua strada un'enorme devastazione. Abbiamo trovato la cittadina di Mostar molto affollata di turisti, al limite del non riuscire a muoversi in certe vie, ed il suo centro storico, dove tutti vanno alla ricerca del famoso e caratteristico ponte, sono ormai un covo di bancarelle e negozi "acchiappa-turista". Questo forse fa perdere un po' di poesia e di caratteristicità al luogo. In Bosnia abbiamo visitato anche Medjugorie, che si trovava lungo il nostro tragitto; qui sin da subito abbiamo pensato di essere in Italia, dato che tutto intorno a noi si sentiva parlare solo italiano! 
Il ponte di Mostar
 Il luogo sicuramente ha per i credenti un grande significato ed una gran misticità, noi abbiamo notato però un po' di disorganizzazione, anche nel segnalare il cammino per chi avesse voluto avventurarsi verso la collina dell'apparizione della Madonna, non una segnaletica per i pellegrini ed un cammino da fare su strade male asfaltate e dissestate e per un tratto anche in mezzo alle macchine, senza un marciapiede a riparare. Diciamo questo per dovere di cronaca, senza nulla voler togliere a chi guarda questo luogo con gli occhi della fede. Un altro luogo in Croazia dove spesso sentirete parlare italiano, con un marcato accento veneto/triestino, è l'Istria, la penisola situata a nord di questa nazione che è stata oggetto di contesa tra regno d'Italia e quello di Croazia. E' il luogo che più si avvicina e ci ricorda alcune parti della nostra Italia e che ci ha completamente affascinati, sia nel suo entroterra che nelle sue coste e non tralasciando l'enogastronomia di questo territorio, dai sapori superlativi. Riguardo luoghi naturali visitati, segnaliamo la particolare bellezza dei laghi di Plitvice, un magnifico posto dove dei rilievi ricoperti di boschi e foreste fanno da cornice a degli incantevoli laghi di color verde smeraldo, collegati tra loro da delle spettacolari cascate. 
Spettacolari cascate ai laghi di Plitvice
Questo luogo è visitabile attraverso delle passerelle in legno che passano direttamente sull'acqua, rendendo la visita, se possibile, ancor più affascinante. Molto belle e particolari sono anche le due isole che abbiamo visitato, quella di Pag e quella di Krk, con paesaggi spesso lunari, rocciosi, col mare blu cobalto a fare loro da sfondo e dei piccoli borghi incantati incastonati in qualche insenatura ed un'infinità di baie dai colori fantastici. Ci siamo appassionati e divertiti a conoscere questi luoghi, alternando i momenti di svago e relax nelle meravigliose spiagge che incontravamo lungo la strada, 
Il castello di Miramare
di Trieste
a visite culturali ed esplorative delle varie zone e non abbiamo avuto mai il tempo di annoiarci vista la diversità delle location che abbiamo avuto modo di conoscere durante questo nostro tour. Una menzione speciale anche alla regione italiana del Friuli Venezia Giulia, che abbiamo attraversato per arrivare fino al confine tra Italia e Slovenia e nella quale abbiamo potuto ammirare location fantastiche come Trieste, Duino col suo castello, Aquileia ed i suoi affascinanti resti romani e la bella Palmanova. Una regione nella quale torneremo in futuro per approfondire la sua conoscenza.

Se volessimo stilare la classifica dei tre luoghi più belli che abbiamo incontrato, anche se con qualche difficoltà a dover scegliere un luogo anzichè un altro, potremmo dirvi che i posti che non potete assolutamente non visitare se andate in Croazia sono i seguenti:

1) LAGHI DI PLITVICE



2) SPLIT



3) PAG




Speriamo di avervi fatto addentrare almeno per qualche istante nella bellezza nella quale abbiamo avuto la fortuna di immergerci noi durante queste due magnifiche settimane croate!

Cry 

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LE STRADE PIU' BELLE DA NOI PERCORSE IN CROAZIA

Il viaggio in Croazia è stato un successo per molti fattori: città bellissime e caratteristiche da visitare, mare cristallino, natura incontaminata, il buon cibo, e potrei continuare a trovarne tanti altri ma sicuramente uno di quelli fondamentali è stato quello legato alle strade. Durante i lunghi
viaggi infatti i nastri di asfalto possono diventare croce o delizia per le ore durante le quali si sta in sella alla propria moto e noi possiamo affermare che quelle croate sono state proprio una bella sorpresa. Noi di “il mondo dietro la visiera” abbiamo fatto danzare la nostra “V” per le strade della Croazia da nord a sud, sia costeggiando la sua costa, sia addentrandoci nel suo entroterra che avventurandoci in alcune delle sue isole. Strade urbane, extraurbane ed anche autostrade e tutte si sono candidate per un probabile Oscar alle più belle strade. Quelle costiere ad esempio, costituite da un asfalto sempre ben liscio, senza rattoppi ma mai drenante e nonostante questo non scivoloso, sempre pulite ed ordinate; in queste strade non ci si annoia mai, le curve si susseguono l’una dopo l’altra, il più delle volte si riescono a mantenere delle medie veloci da quarta quinta marcia ed anche nei tratti dove i rettilinei prendono il sopravvento si è sempre immersi in scenari spettacolari da togliere il fiato: la montagna verde ed aspra da una parte ed il mare blu intenso ricco di numerosissime isole. Sono numerosi infatti i parcheggi creati appositamente per fermarsi, assaporare e fotografare questi immensi quadri naturali, magari prendendo intanto spunto per gustare i prodotti caratteristici del luogo che vendono i chioschetti posizionati in questi spazi.
Altra caratteristica delle strade che costeggiano il mare sono i diversi ponti, spettacolari opere architettoniche che collegano numerose isole al paese, quasi tutti gratuiti, l’unico a pagamento è quello che unisce la terraferma all’isola di Krk. Stesso discorso per le autostrade che abbiamo percorso nella tappa che andava da Fiume a Spalato per evitare il vento fortissimo che soffiava quel giorno lungo la strada costiera, e nella tappa da Ploce a Spalato, in direzione opposta, di ritorno da Dubrovnik per andare a prendere il traghetto durante l’ultima nostra tappa. Le grandi strade croate sono tutte soggette a pedaggio e sono molto simili a quelle italiane sia per i limiti di velocità sia per i metodi di pagamento, l’unica cosa che le differenzia dalle nostre è che le due ruote pagano molto meno rispetto al resto dei veicoli. Sono costituite quasi sempre da tre corsie, sempre con un ottimo asfalto, anche in questo caso pulite, ordinate ed organizzate con ampi parcheggi dotati di bar e servizi, di piazzole per il soccorso e di stazioni di servizio che si susseguono in media ogni 40 Km, il più delle volte molto ampie con ristoranti, bar, servizi igienici con docce e strutture alberghiere.
Per i tratti che abbiamo percorso, la segnaletica è uguale per tutta la linea autostradale a partire dalle colonnine di SOS, ai tabelloni luminosi che informano circa la velocità da adottare e riguardo la temperatura atmosferica. Nelle gallerie le luci, i colori dei muri, le informazioni su distanze, velocità e norme di sicurezza si susseguono per tutti i fori montani, rendendo un po’ monotono il tragitto ma utile perché in ognuna si sa dove e cosa cercare. Insomma in questo paese viene proprio voglia di viaggiare, anche invogliati dal prezzo della benzina che durante il nostro periodo di soggiorno era intorno all’Euro al litro.  Quindi nessun aspetto negativo?
Qualcuno in effetti ce n’è, come il vento che soffia molto spesso, soprattutto sulla costa e che costringe molte volte alla chiusura di alcuni tratti costieri ed il transito su ponti per moto e caravan viene interdetto perché in effetti, come da noi testato, quando soffia la Bora, il vento triestino per intenderci, si fa davvero fatica a tenere in piedi la moto e si deve cercare di contrastare le violente folate che ti fanno spostare lungo le corsie. Un altro fattore non positivo è che in molti tratti extraurbani, soprattutto in prossimità delle curve o proprio lungo le stesse, il primo strato di asfalto viene grattato via lasciando una superficie butterata, come quando qui in Italia si rimuove lo strato usurato per poi intervenire con la nuova asfaltatura. Effettivamente non conosco il vero motivo di questo trattamento ma secondo me forse è creato per rendere meno scivolosi, in caso di pioggia, i tratti più pericolosi come quelli vicino ad una curva. Discorso a parte invece per le strade della Bosnia che abbiamo percorso per raggiungere Mostar e Medjugorie, dove abbiamo riscontrato molte buche e rattoppi, quindi strade più rovinate vicine purtroppo allo standard medio italiano.
Ricapitolando, se qualcuno dovesse inoltrarsi nelle terre della ex Jugoslavia, non fatevi nessuna remora, preoccupatevi solo di fare il pieno e poi di gustarvi queste belle strade incastonate in splendidi scenari.



Ma quali le più belle?

E’ difficile stilare una vera e propria classifica, noi ne abbiamo percorse molte e quasi tutte sono degne di essere solcate. Anzi, secondo me se dovesse esistere un metro di misurazione come succede con le spiagge più belle dove viene fissata la bandiera blu, sarebbero tante le bandiere che sventolerebbero sulle strade croate; forse l’unica considerazione è che bisognerebbe assaporarle al di fuori del mese di agosto, quando purtroppo l’intenso traffico in molte di esse frena l’entusiasmo e la velocità.
Io mi sento di annoverare la 64, una strada interna dell’Istria che collega Pisino a Fianona sulla costa e che termina nel suo bellissimo fiordo, un tracciato pieno di curve immerso il più delle volte nel verde.



La 102 che taglia in due l’isola di Krk, un esempio concreto di strada da percorrere nei periodi meno turistici, soprattutto nel tratto finale nella parte sud dell’isola, quella che collega la bella Baska.


La 27, un’altra strada interna fatta per raggiungere i laghi di Plitvice, che termina nella cittadina di Gracac e che prima di raggiungere questa cittadina non lascia prendere fiato per le sue belle curve ed i brevi rettilinei con lo splendido paesaggio della vallata da un lato e dall’altro gli alti muri rocciosi; unico neo il vento che si fa sentire spesso.




La strada costiera, la 8, che voglio dividere in due parti: quella che noi abbiamo percorso da Ploce a Dubrovnik e quella più settentrionale che tra l’altro mi sento di annoverare tra le più belle per i suoi paesaggi spettacolari con la costiera a picco sul mare e le innumerevoli isole che cospargono il manto blu della distesa di acqua e per il suo tracciato sempre articolato.


Prima di lei mi sento di citare la 106 che taglia anch’essa un’isola, quella di Pag. Solo il passaggio sul suo ponte vale tutto il viaggio ma è quello che viene dopo che sorprende ancor di più. Dapprima si viene immersi in uno scenario lunare formato da entrambi i lati da colline rocciose dove si fa fatica a credere che in un contesto del genere possa prendere il sopravvento la civiltà, ma poi all’improvviso il mare decide di diventare protagonista, sbucando dai lievi scollinamenti ed è entusiasmante e coinvolgente passare da un paesaggio all’altro. 



Ma la strada che è rimasta più impressa dentro me è la 66 sulla costa orientale dell’Istria. E’ un’altra strada costiera che segue la costa rocciosa dall’alto e dove i rettilinei sono banditi, ci sono solo curve su curve con rapidi cambi di direzione, il tutto a pochi metri dalla scarpata e con il flusso turistico molto diradato, quindi con la possibilità di testare le spalle delle gomme.



Mi sono proprio divertito a percorrere le strade della Croazia, ogni Km che percorrevo sentivo che esse entravano dentro al mio essere di motociclista e so già che questo inverno, nei giorni più freddi ed umidi, mi basterà chiudere gli occhi per ripiombare in quei fantastici scenari.

Max

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CLASSIFICA DELLE PIU' BELLE SPIAGGE VISITATE DURANTE IL NOSTRO TOUR!


Premettiamo che è stato molto difficile stilare una classifica di spiagge e mari in riferimento al nostro tour della Croazia, perchè il mare che abbiamo visto era davvero bello in ogni dove, ma abbiamo stilato comunque una classifica in base alla nostra esperienza di viaggio ed alle nostre sensazioni, sicuri che la Croazia abbia una quantità infinità di spiagge e calette e che se si decidesse di volerle visitare tutte non basterebbe una vita, ma che sicuramente si rimarrebbe affascinati dagli scenari e dai paesaggi l'uno più bello dell'altro, su ogni isola e su ogni angolo di costa. 

Questa è la nostra classifica personale, tratta da quanto visitato nel tour "la Croazia dietro la visiera"! 

1°: Brsečine. La caletta vincitrice tra tutte quelle visitate durante il nostro tour, è quella di Brsečine, vicino Trsteno. Ci siamo fermati casualmente qui in quanto abbiamo soggiornato per una notte in questa località, perciò un pomeriggio abbiamo fatto tappa qui per qualche oretta. Ebbene, una volta che ci siamo immersi in queste acque limpide e cristalline con le nostre maschere da snorkeling, diretti alla volta di due grotte che si aprivano sulla sinistra dell'insenatura, abbiamo scoperto un fondale colmo di pesci, ne eravamo tutti attorniati, e questo, insieme alle splendide acque ed alla tranquillità del luogo hanno fatto balzare questa spiaggetta in cima alle nostre preferenze tra quelle che siamo riusciti a vedere. La spiaggia è di ciottoli, consigliato, a chi ne avesse lo spazio, quei materassini morbidi da posizionare in modo tale da prendere il sole ed essere anche comodi, in questo spettacolo della natura!

Brsečine

2°: Podgora. Ci troviamo nella famosa riviera di Makarska, famosa per le fantastiche coste frastagliate e per le sue calette, una più bella dell'altra. Ci siamo ritrovati casualmente in questa piccola spiaggetta alle porte della città, il mare era davvero fantastico, seppur freddo come tutti i mari da noi toccati durante la prima settimana, ma di un azzurro e di una trasparenza disarmante. Facendo snorkeling abbiamo incontrato diversi branchi di pesciolini. In queste zone, visto la loro particolarità di essere spesso molto appartate grazie alla conformazione rocciosa della costiera, ci sono diverse calette apposite per amanti del naturismo. Se nelle spiagge italiane siamo abituati a vedere il famoso omino che passa vendendo il "cocco bello", qui invece arriva la barca direttamente dal mare a vendere tantissime primizie per sfamare i bagnanti. Bellissima, rilassante, da sogno.


Caletta vicino Podgora
3° Proboj. Mentre esploravamo l'isola di Pag in sella alla nostra "V" è stato inevitabile perdersi nei meravigliosi paesaggi lunari che questa regala ad ogni angolo, come rimanere a bocca aperta ammirando il blu cobalto del mare che sembrava essere sempre più spettacolare ogni volta che ci si presentava davanti un nuovo specchio d'acqua celato dietro ad ogni nuova curva. Ebbene, non appena abbiamo adocchiato dall'alto lo spettacolo del blu di questo angolo di Pag, non abbiamo esitato a piegare verso la prima stradina che dal centro dell'isola portava sin giù al mare, finendo inaspettatamente nel paesino di Proboj, villaggio di grandi pescatori e di allevatori delle famose pecore di Pag, in una spiaggetta che non avrà avuto in quel momento più di dieci bagnanti. L'acqua era davvero limpida, cristallina, era possibile ammirare diversi branchi di pesci e la luce più soffusa che volgeva al tramonto ha reso questa caletta, se possibile, ancora più spettacolare, con lo sguardo che non faceva altro che perdersi all'orizzonte in quel che sembrava essere l'infinito.

Proboj
4°: Okrug Gornji. Sull'isola di Ciovo, vicino alla bellissima Trogir, ci siamo fermati nella caletta di Rastici. Posizionarsi con gli asciugamani è stato un po' difficile visto il poco spazio a disposizione, ma ne è valsa tutta la pena data l'enorme bellezza del mare che la bagnava, dagli splendidi riflessi di diverse tonalità di blu. La spiaggetta è in parte cementata ed in parte in sassi. Spesso al piccolissimo molo attraccavano imbarcazioni private per prendere o per far sbarcare i turisti che poi andavano in alcuni club e ristoranti privati. Uno dei mari più belli che abbiamo avuto la fortuna di ammirare durante questa vacanza. Okrug Gornji poi è proprio a due passi, se si vuole andare a fare aperitivo in uno dei numerosi locali sulla spiaggia o se si ha voglia di un po' di vita mondana dopo una giornata in questo rilassante posto, lì c'è solo l'imbarazzo della scelta!

Caletta a Okrug Gornji

5°: Murter. Ci siamo fermati in questa penisola che ci ha regalato una delle più belle spiagge (di roccia) ed uno dei più bei mari della riviera di Sibenico. I colori qui sono pazzeschi, le foto parlano da sole, il mare è talmente trasparente che verrebbe voglia di tuffarcisi dentro e di non uscire mai. 

Murter
6°: Pag. Una volta arrivati nell'isola di Pag abbiamo deciso di dirigerci verso l'omonima capitale, scoprendo che questa era una meravigliosa cittadina, antica e ricca di fortificazioni, con un centro fatto di piccoli dedali nei quali il biancore delle case abbagliava riflettendo con l'intenso del blu del cielo di quel giorno. Ad ogni angolo delle anziane del paese mostravano i loro ricami, scopriamo infatti che proprio qui si producono dei famosi merletti. Ci fermiamo in una delle spiaggette più vicine alla cittadina, formata da sassi, e dalle acque trasparenti tendenti ad un azzurro chiaro - biancastro, probabilmente per la conformazione del suo fondale e del paesaggio lunare che circondava la zona.

Pag
7°: BaskaBaska è una città turistica affascinante con la sua bella baia racchiusa da alte montagne e ha più di trenta spiagge tutte facilmente accessibili e adatte a tutti, soprattutto alle famiglie. Lungo la baia principale lunga 2 km si raccolgono la maggior parte delle strutture turistiche del paese, nonchè la spiaggia principale chiamata Spiaggia Grande o Vela Plaza: si estende per 1800m ed è di ciottolini bianchi, il fondale marino è sabbioso.
La parte vecchia di Baska è caratterizzata da strette viuzze e calli sulle quali si affacciano case e negozi di tutti i giorni, mentre il lungomare ospita la maggior parte dei ristoranti, degli hotel, delle pensioncine e dei campeggi.
Nella giornata durante la quale siamo capitati qui purtroppo il tempo non era dei migliori ed abbiamo goduto solo per poco tempo delle bellissime acque che bagnano quest'isola, ma l'impressione è stata comunque molto positiva!

La spiaggia di Baska sull'isola di Krk

8°: Rabac. E' anche chiamata "la perla del Quarnero" e non appena scesi nell'insenatura che la ospita, capirete con i vostri occhi il perchè. Forse per i nostri gusti è un po' troppo turistica e troppo frequentata, complici anche i numerosi alberghi che si trovano qui proprio in riva al mare, infatti la spiaggia antistanti questi è decisamente affollata. Ad ogni modo, abbiamo trovato rifugio negli scogli un po' più distanti rispetto al grande confluire dei turisti, e ci siamo goduti la bellezza di questo mare, forse un po' troppe anche le barche ormeggiate in ogni dove, tra le quali bisognava fare a slalom per riuscire a fare un bel bagnetto come meritava in pieno relax.

Rabac

9°: Opatija. Spiaggia cementata nel centro della cittadina, con delle insenature che andavano a formare praticamente delle piscine. Con dei comodi gradini (stile piscina per l'appunto) si scende nelle limpide acque che bagnano la località istriana. Oltre alla spiaggia libera qui si trova anche spiaggia privata attrezzata, negozietti, ristoranti e reti da pallavolo, tutto a portata di mano. 

Opatija
10°: Podstrana: spiaggia di ghiaia con un accesso facile al mare. L'acqua era bella e pulita, nulla da dire su questo, ma quello che non ci ha entusiasmato è stato il "contorno" che la circondava. Niente di speciale. Zona ad un passo da Spalato dove si affittano per lo più appartamenti ma che abbiamo trovato un po' spenta e che a pelle non ci ha fatto una bella impressione come le altre spiagge visitate. Senza pretese!

Podstrana
A presto con una delle prossime classifiche, tratte dal nostro viaggio "la Croazia dietro la visiera"!

Cry
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Quest'anno la terra che ci ha visti scorazzare in lungo ed in largo in sella alla nostra "V", è stata prevalentemente quella croata. 
Ma cosa sappiamo della Croazia? Localizziamo questa bellissima nazione per prima cosa! Questa confina a nord con la Slovenia, che abbiamo infatti attraversato una volta sorpassata Trieste, ad est con la Serbia, a sud con la Bosnia ed Erzegovina e col Montenegro, mentre ad ovest è bagnata dal mar Adriatico. 
Principalmente noi abbiamo visitato la sua penisola a nord, l'Istria, la regione del litorale croato, attorno alla città di Fiume, e la splendida Dalmazia, con la sua costa frastagliata, che si estende da Zara fino a Dubrovnik. 
La lingua ufficiale che si parla in questo stato è il croato, ma mentre in Istria spesso troverete persone che parlano un italiano molto simile al veneto o al triestino, da Fiume in giù vi arrangerete comodamente con l'inglese.
La moneta croata è la Kuna che durante il nostro viaggio era quotata con un valore pari a 0,13 cent di euro. Contrariamente a quanto ci avevano detto molti, in pochissimi posti accettano l'euro, quindi vi conviene andare in Croazia già con delle kune al seguito oppure di prelevare ai diversi bancomat direttamente con la loro moneta. 
La benzina ad agosto 2016 costava 1 euro al litro, prezzo costante in tutto lo Stato.
La storia della Croazia trapela dalle numerosissime testimonianze che si incontrano lungo il proprio cammino in queste terre, le città sono spesso dei musei a cielo aperto. La dominazione dell'impero romano spicca immediata all'occhio visitando ad esempio città come Spalato o Pola, solo successivamente a questo dominio infatti si parla di regno croato. Nella storia più recente vediamo, al termine della prima guerra mondiale, la Croazia entrare a far parte del regno di Jugoslavia. Al termine della seconda, questa diventa Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, presieduta dal maresciallo Tito  che instaurò un governo di tipo socialista. A seguito del crollo dei regimi comunisti nell'Europa orientale, le varie federazioni rivendicarono autonomia e negli anni '90 ci fu l'aspra guerra di Jugoslavia al termine del quale la Croazia si proclamò indipendente. Oggi la Croazia è paese membro dell'ONU e del Consiglio d'Europa.

La "V" varca il confine tra Slovenia e Croazia



Ecco le recensioni dei b&b, hotel ed appartamenti che ci hanno ospitato durante il nostro viaggio!

B&B23 a Nogaredo al Torre (Ud). 

Arrivando in questo bel casale di campagna, si viene accolti da Paola, la proprietaria, che con un gran sorriso fa subito sì che ci si senta a casa propria. E' una grande viaggiatrice e questo trapela da tutti i suoi entusiasmanti racconti oltre che dai cimeli che si incontrano qui, nel suo attuale regno. Le camere sono semplici, rustiche, il bagno sul piano in comune tra le varie stanze è ampio e pulito. La colazione che viene servita al mattino è a Km 0, preparata da Paola stessa, interamente con ingredienti del proprio orto. Paola è ben disposta a dare ogni tipo di informazione sulla zona che circonda il b&b, che questa sia turistico, culturale o enogastronomica. Inoltre la posizione in cui si trova questo casale, è strategica sia per la visita di diverse località in Friuli Venezia Giulia, ma anche per arrivare in poco tempo in Slovenia. La nostra moto l'abbiamo potuta posteggiare all'interno del giardino del b&b.


  

AGROTURIZAM TONI a Motovun. Situato sui colli al centro della penisola istriana, vicino al borgo di Motovun, questo agriturismo permette di visitare comodamente tutta l'Istria facendo tappa nella tranquillità delle colline che lo circondano. Abbiamo soggiornato in un ampio appartamento dotato di cucinino e bagno, la colazione alla mattina era ricca e nostrana (uova di gallina dell'agriturismo stesso e salumi tipici istriani oltre che marmellata fatta in casa) ed alla sera Bruno, il grande proprietario, provvedeva a far preparare degli abbondanti ed ottimi piatti che ci rifocillavano dopo le nostre intense giornate.



HOSTEL RIVER a Fiume. L'impatto che si ha all'arrivo davanti a questo ostello è forte, sembra infatti di essere capitati in un paesaggio post - atomico. L'edificio dove si trova è vecchio e quello che gli sta davanti ha tutti i vetri rotti e le tendine consumate. La stanza era composta semplicemente da un letto ed un armadio ed i bagni erano in comune sul piano, a servire le varie stanze e camerate da più letti. In ogni caso, nonostante l'apparenza, il quartiere si è dimostrato tranquillo e abbiamo potuto parcheggiare la moto all'interno di un magazzino di proprietà dell'ostello stesso. Più appropriato per giovani studenti di passaggio da Fiume.



GUEST HOUSE BARBA a Bibinje. Proprietaria simpatica e cordiale, stanza pulita e bagno sul piano dedicato al nostro uso esclusivo. Ampio giardino sul retro della villa dove abbiamo posteggiato la moto durante la notte. Mare raggiungibile a piedi in poco tempo, così come alcuni ristorantini.



HOTEL VICKO a Starigrad. L'hotel Vicko è situato a soli 12 Km dall'uscita Maslenica dell'autostrada A1 ed a 2 Km dall'ingresso del parco nazionale croato di Paklenica. Miro, il cordiale proprietario, accoglie i suoi ospiti con gentilezza e cortesia, mettendoli immediatamente a proprio agio. La moto l'abbiamo potuta posteggiare per la notte in un apposito salone coperto e chiuso a chiave, inoltre qui i bikers sono sempre i benvenuti e godono di uno sconto del 10% sul listino prezzi abituale, che tra l'altro comprende anche l'ombrellone in spiaggia. Il mare di Starigrad è immediatamente di fronte all'albergo stesso e si gode della sua vista anche dal terrazzo del ristorante che fa parte di questa struttura, dove noi abbiamo goduto di questo panorama durante le ricche colazioni a base di prodotti tipici caldi e freddi, provenienti dalla Slavonia, dal Zagorje, dall’Istria, dalla Lika e dalla Dalmazia. Abbiamo gustato anche una cena al ristorante e dobbiamo dire che la cucina è molto buona e curata, gli gnocchi dalmati erano squisiti, così come il risotto ai frutti di mare. Le stanze dell'hotel possono essere vista mare o vista parco, sono eleganti, pulite e con un bel bagno in camera. Miro è disponibile a consigliare sugli itinerari migliori da percorrere con la moto, oltre che sui luoghi da non perdere da visitare se si è da queste parti, cartine alla mano! Assolutamente consigliato!!!!

  








APARTAMENTS MARIN a Podstrana. Casa situata sul lungo mare di Podstrana, bastava attraversare la strada e si era in spiaggia. Stanza molto pulita, bagno in camera molto piccolo. Ristoranti lontani dall'appartamento stesso, quelli nell'immediata vicinanza non ci sentiamo di consigliarli per il rapporto qualità/prezzo non buono. Moto posteggiata all'interno del cortile (ma con cancello aperto durante la notte).

APARTHOTEL MONACO a Ploce. Hotel di nuova costruzione situato in luogo strategico per la visita di Mostar e Medjugorie, oltre che per raggiungere in breve tempo diverse località turistiche dalmate. Stanza ampia, arredata con mobili nuovissimi, tv satellitare, aria condizionata e comodo balcone. L'hotel è fornito di ristorante (dove si mangiano ottimi piatti abbondanti), piscina e sauna (non inclusi nel prezzo dell'hotel). Unico neo: posteggio per la moto davanti all'ingresso dell'hotel, proprio davanti allo stradone, nè al coperto nè in luogo custodito.



VILLA RO-ELA a Trsteno. 
Bella casa situata su di una collina, a pochi Km dal famoso Arboretum di Trsteno ed a soli 21 Km da Dubrovnik. Nelle immediate vicinanze ci sono belle calette da scovare per fare un bagno nello splendido mare di queste zone. I proprietari, Rocco ed Elena, con la loro figlia Katja, sono cordiali e sempre sorridenti. Abbiamo avuto la fortuna di assaporare un'ottima cena tipica dalmata, interamente con prodotti del loro giardino, dove i sapori genuini la facevano da padrona. Una zuppa di pomodoro, le verdure dell'orto ed uno squisito agnello cotto sulla brace "alla maniera della nonna", ci hanno deliziati, così come il vino rosso prodotto dallo stesso Rocco e gli ottimi dolci fatti dalle abili mani di Elena. E' stato inoltre un piacere per noi intrattenerci con i due per lunghe chiacchierate che ci hanno fatto capire meglio molti aspetti della Croazia e della sua storia, che solo le persone del luogo sanno spiegare meglio di qualsiasi libro o guida che sia. Moto comodamente parcheggiata nel giardino antistante la villa.
La cena tipica dalmata che i proprietari di villa Ro-Ela hanno cucinato per noi

A presto con la classifica delle spiagge croate che abbiamo visitato!
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16 e 17 LUGLIO 2016: WEEKEND TRA MARE E MONTI LIGURI IN COMPAGNIA!

Km percorsi: 700

La parola al pilota: La moto è una filosofia di vita, è un modo di vivere ed ognuno la vive al suo modo, c’è chi la usa per sfogare i propri istinti corsaioli in pista, chi per viaggiare per andare alla scoperta dei meravigliosi paesaggi che ci offre il nostro pianeta, chi per spostarsi semplicemente da un punto A, a un punto B esclusivamente per lavoro, chi la usa condividendo le proprie esperienze in gruppo, chi in perfetta solitudine. 
Max e Cry
A me e alla Cry ci piace vedere il mondo dietro la nostra visiera in sella alla nostra fedele compagna a due ruote per andare a esplorare tutto quello che è a portata di ruota. Ci piace solcare le strade che conducono in luoghi affascinanti per catturare la magia che sanno regalare, il cibo tipico di quel territorio e per fare questo lo facciamo sempre da soli, soprattutto perché non è facile stare dietro ai nostri ritmi, ma in questa nuova avventura abbiamo voluto viverla insieme a due nostri amici, conosciuti in una delle nostre scorribande, che forte di abitare in una delle regioni più belle d’Italia, ci han voluto far scoprire cosa vuol dire essere ospiti nella favolosa terra ligure.Per arrivare al luogo dell’incontro situato in un bar di un paesino dell’interno genovese prendiamo la tortuosa autostrada della Serravalle, la A7, e prima che le curve diventano le vere protagoniste, usciamo a Busalla 
Percorrendo le strade
dell'entroterra ligure
per raggiungere il paese di Sottocolle mediante la SS 226 una strada che si fa largo inizialmente tra numerosi paesini caratteristici che si diradano mano a mano che si entra nell’interno della valle scavata dal fiume Scrivia, contrariamente alle curve che aumentano sia di numero sia di difficoltà perché sono quasi tutte cieche e strette, ma grazie a un buon asfalto è bello far valere la ciclistica della propria moto. Una volta imboccata la SS46, facciamo presto ad arrivare alla Collinetta, un bar tipico per gli incontri e le pause dei centauri che sfrecciano su queste strade. I nostri amici ci stanno già aspettando, e dopo i convenevoli e un buon caffè ci raccontano il programma della giornata: per prima cosa raggiungeremo il parco Naturale delle Capanne di Marcarolo nella Liguria di Levante per poi ripiegare verso est per raggiungere Santo Stefano d’Aveto, comune della provincia di Genova, dove fa risalto il suo bel castello. Una volta ammirata la loro moto, una bellissima e nuovissima BMW 1200 GS triple Black, ancora in rodaggio, pensando se la nostra “V” sfigurerà nel confronto, ci mettiamo in moto, ritornando verso Busalla. Dalla città con l’uscita dell’autostrada dedicata, indirizziamo gli anteriori delle nostre amiche a due ruote a Fraconalto. Ci aspetta una strada con un asfalto spettacolare, appena rifatto, dove solo a vederlo la coda dello scorpioncino delle Scorpion Trail incomincia a scodinzolare, purtroppo questo paradiso dura poco ma una volta passato Voltaggio veniamo subito 
Nel parco delle Capanne di Marcarolo
catapultati in mondo da favola. Più proseguiamo verso l’interno più la strada si fa stretta, e tortuosa con un asfalto molto ruvido tanto che la nostra gita si trasforma in una passeggiata, con tantissimi fiori colorati che richiamano una miriade di farfalle. Sembra proprio di essere dentro ad una favola, è fantastico guidare con un filo di gas, accompagnati dal volo di questi fantastici insetti. Seguiamo fedelmente i nostri amici che come noi sembrano avanzare con gran rispetto in questo luogo che a poco a poco, senza accorgerci muta in un paesaggio lunare fatto di montagne con pendii rocciosi e canyon profondi solcati dal torrente Gorzente. Rimaniamo estasiati da questo cambio repentino di paesaggio, due mondi completamenti diversi a pochi metri l’uno dall’altro, il tutto sempre accompagnati dal volo delle farfalle che ci scortano fino alla discesa e al guado del torrente, un altro luogo bellissimo dove è immaginabile proseguire senza almeno una sosta foto. 
Il blu del mare compare all'orizzonte
Ormai è quasi ora di mangiare, cosi scegliamo di proseguire per trovare un luogo adatto per consumare il nostro pranzo a sacco. Divoriamo i classici tramezzini all’ombra di alti pini su di un’altura. Il silenzio di questo luogo è spezzato dal cinguettio degli uccelli e delle cicale che cercano di coprire il suono del nostro vociare ma soprattutto delle nostre risate, che sono l’ingrediente giusto per trasformare un semplice panino in un “piatto gourmet”, una vecchia panchina in una comoda sedie, una semplice sosta in un’occasione da ricordare a lungo.Le due compagne a due ruote, con il comun denominatore del solo colore nero e della tanta voglia di macinare chilometri, fremono per continuare il tour, così le accontentiamo riaccendendo i loro motori.
Nella natura ligure incontaminata
Hanno suoni completamente diversi, quello della tedesca è più cupo e nasconde quasi la voce della nostra “V”, che però una volta in movimento non si fa intimidire perché non fa fatica a seguire le traiettorie precise che disegna la compagna dalle due gobbe. La particolarità dell’interno della Liguria è che i paesi, visti sulla cartina, sembrano molto vicini, ma una volta impostato il navigatore ci si accorge di quanto in realtà le strade tortuose attraverso i monti liguri allunghino i tempi di percorrenza. Così per raggiungere Santo Stefano d’Aveto, che in linea d’aria dista una cinquantina di chilometri, ci vogliono circa 3 ore, per un totale di 120 Km. Il tutto su strade tortuose, con una curva dietro l’altra, con continui cambi di direzione, dove i rettilinei sono brevissime rette di pochi metri giusto per il tempo di riprendere fiato e per di più con spesso un asfalto in buone condizioni e con paesaggi che cambiano di volta in volta come quello che troviamo appena ripartiti sulla strada provinciale Bosi – Capanne e Capanne – Piani di Praglia, dove siamo attorniati da prati verdi minati da pareti di rocce e massi dalle forme più strane, quand’è che fa capolino tra le cime delle alture per la prima volta, con nostra grande meraviglia, il colore blu intenso del mare che regala allo scenario davanti ai nostri occhi uno splendido contrasto. 
Proseguendo sulla SP 35, per ritornare verso Busalla, si rientra nella civiltà attraversando piccoli paesi, fino a ripiegare sulla SS226 per costeggiare nuovamente il fiume Scrivia che in questo tratto non è nient’altro che un piccolo torrente.  Lasciamo il tratto del fiume per dirigerci verso Torriglia sulla Sp 45, una statale che nel primo tratto rilassa per la sua linearità e per le gallerie, ma che poi in un secondo tratto ritorna molto articolata nel momento in cui inizia a seguire le orme di un altro fiume: il Trebbia. Stiamo percorrendo un tratto della strada della Val Trebbia, famosa soprattutto per noi motociclisti, strada che da Bobbio segue le acque dell’omonimo fiume per terminare la sua corsa nel capoluogo ligure. Lasciamo le curve della SP 45 per prendere quelle della SP 48, che per non essere da meno ha come protagoniste anch’essa delle fantastiche curve per far divertire noi centauri che solchiamo il suo asfalto. Tocca poi alla SP 586 che schiaccia l’occhiolino ad un altro fiume: l’Iveto. 
Il blu del mare ci accompagna
lungo la strada
E’ coinvolgente seguire questo altro corso d’acqua al quale piace attirare l’attenzione con le sue cascatelle e con i laghetti che sembrano delle vere e proprie piscine per le loro acque limpide. E finalmente dopo gli ultimi Km percorsi sulla SS 654, il paese di Santo Stefano d’Aveto ci accoglie. E’ una cittadina viva, ma ci viene spiegato che il meglio di sé lo dà in inverno, quando la neve apre la stagione sciistica. Dopo una pausa all’ombra del castello riprendiamo il nostro tour, questa volta verso La Spezia, luogo che ci accoglierà per il nostro riposo notturno. Ancora una volta il tragitto che vediamo sullo schermo del Tom Tom è una linea impazzita che addirittura sconfina in terra emiliana per scollinare sul passo Centocroci. La SS 654, la SP 81, la SP 359, la SP 24 e la SP 523 sono le strade che precedono questo passo contorniato da numerose pale eoliche che grazie al vento leggero che soffia a 1055 m si muovono in un lento movimento che non fa che accrescere una sensazione di pace sopra le alture del monte Gottero. Anche in questo caso il mare gioca un ruolo importante in questo scenario, incastonato tra cielo e terra. E’ un continuo suono di clacson, per far capire ai nostri battistrada di fare una sosta foto per catturare nella memoria dei nostri smartphones questi splendidi paesaggi. 
Da qui, per arrivare a Bolano, dove spero che un dolce letto allieterà il nostro sonno, ci vogliono ancora 60 Km ed il mare che si vede sullo sfondo del cupolino non fa altro che aumentare la voglia di sentire il profumo della salsedine. Seguiamo la SS 523, ormai i Km alle spalle si fanno sentire, la tipologia delle strade non cambia, quindi ora più che mai sono concentrato a seguire le traiettorie migliori, in quanto è facile abbandonarsi alla scia dell’apripista, ma un errore suo potrebbe trasformarsi anche nel mio, così è proprio in gruppo che bisogna lasciare qualche metro a chi ci procede per non incappare in errori comuni.
Il borgo di Vezzano Ligure
La SP 523 passa nella caratteristica Varese Ligure che ci obbliga ad una sosta per fotografare le sue bellezze architettoniche. Dopo tanta strada di curve e controcurve, una volta lasciata alle spalle la SS 566, ci si può rilassare e lasciare scorrere la propria moto sulla SS 1 e sulla SP 10, che lasciano posto poi a stradoni più larghi, più lineari, anche se un po’ trafficati, minati da numerosi autovelox. 
A Bolano salutiamo i nostri amici, ringraziandoli più volte per lo splendido itinerario percorso insieme, le curve che abbiamo fatto oggi non le abbiamo fatte neanche nei due giorni trascorsi sui passi alpini! Supponiamo però che le sorprese non siano finite in quanto il giorno dopo saremo ospiti a bordo della barca ormeggiata a La Spezia per gustare la Liguria anche da un’altra prospettiva. Il sole e gli splendidi colori che notiamo dalla finestra del nostro hotel ci fanno presagire che sarà un’altra giornata spettacolare e ne approfittiamo per continuare a studiare la Liguria addentrandoci nell’entroterra spezzino andando a visitare Vezzano Ligure, un borgo molto caratteristico sopra La Spezia. La SP 16 che si percorre per arrivare al borgo medievale è particolare perché è una terrazza sul golfo di La Spezia, è difficile staccare gli occhi dal profilo di tratto di costa che va da Porto Venere a Lerici. Per avvicinarci a La Spezia continuiamo a percorrere la SP 16 che ci porta direttamente nel centro della provincia Ligure che ci sorprende per i suoi eleganti palazzi. Avvicinandoci al porto, finalmente vediamo da vicino le acque che fino al giorno precedente vedevamo solo da lontano.  
Lasciamo La Spezia alle nostre spalle
Ora potevamo finalmente sentirne il profumo, ma non solo, tra pochi istanti avremmo assaggiato la salsedine poggiarsi sulla nostra pelle grazie agli schizzi di acqua provenienti dalla prua della barca dei nostri amici che avrebbe aperto in due il mare dal colore blu intenso. Solcare le acque marine con una marca è favoloso, come la moto riesce a calarsi nel luogo che stiamo visitando, catturandone profumi e colori che solo il vento è in grado di dare quando ti accarezza il viso, lei fa lo stesso regalando un forte senso di libertà, esattamente come quando con la nostra moto ci si addentra in luoghi accessibili a poche persone. Il pomeriggio passa tranquillo e veloce, ammirando Porto Venere e le isole che circondano La Spezia e dopo un bagno vicino alla statua della Madonna Stella Maris, posta in quel luogo per segnalare una secca ai natanti, facciamo rientro al molo, pronti per assaporare i buonissimi muscoli ripieni, una specialità di questa zona. I saluti ed i ringraziamenti ai nostri amici sono lunghi e ripetuti perché sappiamo che tra pochi minuti saremo sull’asfalto che ci riporterà a casa, consci di aver trascorso un’altra favolosa avventura. In questi due giorni due splendide persone ci hanno ospitato nella loro terra, facendoci gustare il suo patrimonio paesaggistico. Abbiamo avuto la fortuna di vivere sia l’incontaminato entroterra ricco di verde ed i borghi a bordo delle nostre amiche a due ruote e sia il mare spettacolare che coccola fantastici paesi colorati arroccati sulle coste rocciose. La Liguria per noi milanesi è di solito il primo posto più facile per raggiungere il mare, per staccare dalle settimane frenetiche, ma in questi due giorni abbiamo scoperto che è molto di più: conoscere a fondo la sua gente la sua natura incontaminata che accoglie fiumi e torrenti impetuosi, montagne rocciose tipiche delle più famose catene appenniniche, strade che appagano qualsiasi pilota e moto, la sua cucina ed i suoi paesi coloratissimi che solo in questa parte del mondo si possono trovare, fanno si che questa zona del nostro Paese ti entri dentro e che come un pezzo di un puzzle, unito a tutti gli altri, formi quel grande paese chiamato Italia. Siamo stati assolutamente entusiasti di aver condiviso questo nostro episodio insieme ad amici che hanno in comune con noi l’amore per le due ruote, per i bei posti e per la buona e sana complicità di vivere con serenità un fine settimana come tutti gli altri ma con la voglia di trasformarlo in quello perfetto. Uscire in gruppo è rispettare il volere, i tempi, il modo di guidare e le abitudini degli altri, ma le risate condivise su una cima di un passo in mezzo al nulla, tra un panino e l’altro o tra le acque nel bel mezzo del mare, non ha prezzo. Grazie alla Liguria di essere così bella e coinvolgente e grazie ad Antonio ed Eleonora per aver condiviso un pezzettino di loro e della loro terra con noi!



Eleonora ed Antonio, i compagni d'avventura liguri, con Max e Cry





La parola alla zavorrina: questa volta io, Max e la nostra "V", non potevamo immaginare di certo, al momento della nostra partenza, quanto ci avrebbe sorpreso la regione che stavamo per andare a visitare, tanto da lasciarci completamente ammaliati dalla bellezza di ciò che di lì a breve avremmo visto. 
Parco delle Capanne di Marcarolo

Complici una coppia di amici liguri, questo weekend abbiamo deciso di dedicarci alla visita dell'entroterra ligure ed in particolar modo di quello genovese, scendendo poi verso sud ed incrociando anche altre regioni sugli appennini, quali l'Emilia e la Toscana. Il sabato mattina l'abbiamo dedicato a percorrere le belle e fluide strade che attraversano il Parco delle Capanne di Marcarolo e successivamente quelle del Parco Naturale Regionale dell'Antola. La natura in questi due luoghi regna sovrana, quasi per niente disturbata dalla mano dell'uomo e forse proprio per questo il loro fascino è tanto particolare quanto selvaggio. La prima cosa che io e Max abbiamo notato addentrandoci nel Parco delle Capanne di Marcarolo è stata... "quante farfalle"!!!! La quantità di questi colorati insetti dai quali si viene circondati è impressionante e rende il tutto ancora più magico. Qui la vegetazione è di tipo mediterraneo, veniamo infatti presto circondati da pini marittimi e l'odore dei loro aghi è pungente dentro i nostri caschi, così come è marcato nelle nostre orecchie il frinire delle cicale. Tutto diventa ancor più suggestivo quando scorgiamo, al di sotto della strada che percorriamo, un canyon roccioso nel mezzo del quale scorre pigro il torrente Orba, principale affluente di destra del fiume Bormida. 

Il Canyon sotto di noi
Questo, forma in diversi punti delle piscine naturali, diverse persone decidono di vivere un'esperienza particolare facendosi un bagno immersi in uno scenario totalmente selvaggio. Le sensazioni non cambiano quando percorriamo il parco Naturale dell'Antola, che circonda l'omonimo monte; anche questa riserva offre uno scenario naturale senza eguali ed è tutto ancora più incredibile se si pensa che ci troviamo a pochissimi passi da una grande città come quella di Genova, perchè sembra di essere in un mondo parallelo, lontano da qualsiasi idea di traffico, caos, palazzi e tutto ciò che caratterizza ogni grande città. Rimaniamo esterrefatti quando dall'alto dei monti scorgiamo all'orizzonte il blu del mar ligure; è uno spettacolo impagabile vedere l'azzurro del cielo che si fonde col blu cobalto del mare che risalta ancor di più da quassù grazie al verde della vegetazione che ci circonda. Ammiriamo questo spettacolo ogni volta che i versanti delle montagne sui quali ci inerpichiamo a ripetizione si stagliano in direzione del mare ed ogni volta che questo si presenta davanti ai nostri occhi io ed il mio pilota ci facciamo dei gesti a vicenda per suggerirci di ammirare tanta bellezza, entusiasti come due bambini. 

Il mar ligure all'orizzonte
Proseguiamo la nostra marcia dirigendoci verso la località di Santo Stefano d'Aveto, rinomata località sciistica d'inverno, ridente cittadina culturale e punto di partenza per molte escursioni in questa stagione.  Ammiriamo dal suo esterno il castello, una delle più interessanti opere difensive della provincia genovese e della Liguria. La sua posizione fu scelta poiché ritenuta strategica, difatti da tale postazione si potevano controllare le strade che salivano dai valichi appenninici verso la regione dell'Emilia. Dopo una pausa rilassante in questo piacevole luogo, ci rimettiamo in sella, questa volta in direzione Varese Ligure. 

Il castello di Santo Stefano d'Aveto
Qui ci rendiamo conto di quanti borghi - gioiello sia ricca la regione Liguria! Questa cittadina è anche denominata "il borgo rotondo" a causa della disposizione circolare degli edifici posti nel suo centro. Questa idea nasce da un progetto urbanistico "moderno" ideato dai conti Fieschi, feudatari di Varese Ligure dal 1161, che affermarono il proprio controllo su un territorio al centro delle vie di comunicazione tra il Parmense e la Riviera Ligure di Levante. 



I Fieschi 
Il borgo di Varese Ligure

idearono nel XIII secolo la costruzione di un complesso abitativo che fungesse anche da fortificazione; di qui l'impianto ellittico su cui vennero edificate case rigorosamente in muratura senza aperture esterne. All'interno di questo borgo si erige un castello, davanti al quale non manchiamo di scattare il nostro solito book fotografico con protagonista la "V" e ci rimettiamo in cammino verso il meritato riposo, oggi i km macinati sono stati tanti, tutti in strade di montagna, io e Max non siamo stanchi fisicamente ma sentiamo il bisogno di rifocillarci e rigenerarci con qualche gustoso prodotto locale.. così scegliamo di fermarci per la serata alla festa paesana di Follo, dove i muscoli (per chi non fosse ligure: le cozze da queste parti le chiamano così!), l'asado, dell'ottimo vinello ed i cori degli alpini la fanno da padrona. E consegniamo una splendida giornata all'archivio dei nostri ricordi di viaggio.


La mattina successiva ci svegliamo ancora entusiasti di quanto visto e vissuto il giorno precedente ed abbiamo voglia di scoprire ancora qualcosa dell'entroterra ligure, sicuri che questo non deluderà le nostre aspettative. 
Vezzano Ligure

Vediamo da lontano dei borghi posti in cima ai colli che circondano La Spezia e ci facciamo guidare dalla nostra fidata due ruote alla conquista di uno di questi. Facciamo sosta infatti a Vezzano Ligure e ci rendiamo conto per l'ennesima volta di quanto splendidi siano i piccoli borghi della nostra bella Italia. Vezzano è un piccolo paese, silenzioso, antico, dove nel suo centro si può star certi che si incontrerà qualche anziano del paese che saluterà cordiale dando il buongiorno, o tu visitatore sconosciuto che ti sei spinto fin qui, si vedrà qualche gatto sonnecchiare sui gradini d'ingresso di qualche abitazione, indisturbato, ed aggirandosi per le viuzze di questo borgo ci si renderà conto che questo è famoso per la produzione di vino e per la sagra che viene fatta qui ogni anno, infatti si scorgono in giro botti, fiaschi, damigiane ed altri richiami al sublime prodotto di queste terre che lasciano pochi spazi all'immaginazione. 

Vista dall'alto sull'entroterra ligure
Ammirare il panorama sull'entroterra ligure dall'alto di questo colle è una sensazione per noi impagabile, col solo canto degli uccellini a fare da sottofondo, e che ci rimette in pace col mondo intero, donandoci un'immensa serenità. La domenica prosegue per noi in modo insolito, infatti abbandoniamo per un pomeriggio le due ruote della nostra "V" per esplorare il mare che circonda La Spezia ed il golfo dei poeti grazie ai nostri amici che ci invitano a fare con loro un'uscita in barca. Ci addentriamo così nelle limpide acque blu del mar ligure ed una volta usciti dal canale di La Spezia, possiamo subito ammirare alla nostra destra la bellezza mozzafiato di Porto Venere, che regala una vista degna di un dipinto ai nostri occhi. Io rimango totalmente esterrefatta alla vista della chiesa di San Lorenzo, a picco sul mare, una chiesa eretta tra gli anni 1118 e 1130 dopo che Portovenere fu diventata la parte della Repubblica di Genova a seguito di un miracolo attribuito alla Madonna Bianca, così vuole la tradizione popolare.

Porto Venere
 Mi perdo nella visione di questa costruzione e la mia mente vaga e si perde in fantastici sogni qui ambientati. Dopo questa visione, i nostri amici ci portano ad esplorare la zona sita nella parte opposta, facendoci ammirare l'isola Palmaria, famosa per i suoi sentieri, che sono molto interessanti per i turisti. Tutti questi percorsi passano attraverso i boschi, rocce, montagne, pianure e gli edifici antichi. Apprendiamo inoltre che la particolare conformazione del golfo di La Spezia, ben riparato dalla furia delle mareggiate e da possibili attacchi nemici, ha fatto sì che alla Spezia venisse costruito uno dei più grandi arsenali della Marina Militare e, nel corso degli anni, si potesse sviluppare uno dei maggiori porti mercantili del mar Mediterraneo. 

La chiesa di San Lorenzo di Porto Venere
Il pomeriggio scorre per noi in modo piacevole grazie alla bella compagnia ed ai magnifici luoghi che ci circondano, la "V" però ci aspetta scalpitante, forse un po' gelosa del fatto di essere stata abbandonata per qualche ora per dedicarci ad un altro mezzo di trasporto, così dopo aver mangiato l'ultima porzione di saporitissimi muscoli direttamente sul molo spezzino, le facciamo scaldare il motore e ci dedichiamo alla traversata, stavolta in notturna, del passo della Cisa in direzione casa, con ancora davanti agli occhi la bellezza di quanto visto e vissuto in queste due giornate, consapevoli che domani sarà un duro, durissimo, lunedì! 



Magnifico panorama ligure


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2° EPISODIO: LA PASSIONE DIETRO LA VISIERA - IL MOTOCICLISMO.

Percorso: Gessate - San Mauro Mare - Misano - Coriano - San Marino - Misano - Gessate

Km: 870

La parola al pilota: Circa un mese fa ci stavamo spingendo fino dentro il cuore delle Dolomiti per assistere ad una tappa del Giro d’Italia per addentrarci nel mondo del ciclismo.
Il piccolo pilota "Stonerino"
Ci avevano incuriosito le tante polemiche scaturite dopo la messa in onda dello spot pubblicitario della Rai, per ricordare l’inizio del prestigioso evento delle due ruote a pedali, che attestava che il vero sport era proprio quello delle ruote a raggi, bistrattando di conseguenza lo sport fratello, quello fatto di motori e piloti in tuta di pelle. Io e la Cry non abbiamo lasciato le cose al caso e abbiamo voluto vederci chiaro, entrando nei due mondi per vedere se effettivamente esiste uno sport vero, uno sport sovrano. Per comprendere questo abbiamo cercato di capire da dove nasce la passione che porta un bambino ad avvicinarsi a questi due mondi, quella passione che in seguito diventa consapevolezza di non poter più fare a meno dell’adrenalina che si prova a stare in sella, fino a diventare una ragione di vita per inseguire il sogno di diventare uno dei protagonisti del circuito del professionismo. Nel primo episodio abbiamo raccontato la grande energia, la vivacità e l’entusiasmo che il piccolo Matteo ci sta mettendo nelle sue prime pedalate con una vera bici da corsa contrapponendo a questa genuinità, la grande intensità di una delle tappe più dure dell’ultima edizione del Giro d’Italia, quella con ben cinque passi dolomitici da conquistare per poi tagliare il traguardo nella bella Corvara. In questo nuovo episodio conosceremo la passione incosciente dei piccoli centauri iscritti ad una scuola per piloti dove apprendono i primi insegnamenti di come muoversi in pista. Invece per quanto riguarda il sogno del professionismo entreremo nel cuore dei paddock in un week-end di gara nel circuito di Misano, nel campionato Super Stock 1000 accanto all'esordiente talentuoso Andrea Tucci.
Piloti pronti ad entrare in pista alla scuola Top Driver
La Top Driver è una scuola per giovani ma anche per esperti piloti dove si possono imparare sia i primi rudimenti nel correre in un vero piccolo circuito, come un kartdrodomo, sia per affinare le proprie doti, con moto in miniatura ma capaci di regalare le stesse emozioni che possono dare quelle dotate di più cavalli e ruote maggiori. Grazie infatti alla presenza di Armando si impara come stare in sella, a staccare prima di ogni curva, ad impostarla come i veri professionisti con il ginocchio a terra, a gareggiare con altri compagni, ad apprendere il vero spirito di questo sport fatto di tanti sacrifici, ma anche di tanto divertimento e di tante emozioni. Qua arrivano bambini, ragazzi con la voglia di indossare la tuta integrale, guanti e casco per capire cosa si prova a strofinare la saponetta sull’asfalto
La griglia di partenza, Max in pole position
ma anche per assaggiare se si è pronti a sottostare alle regole del circuito. In questo meraviglioso contesto abbiamo avuto il piacere di conoscere Armando, appunto, il titolare della scuola, ex pilota, la moglie Giusy, ma soprattutto i loro due figli, i veri protagonisti di questo luogo, il più grande che ha dodici anni, grande pilota ma con un'innata predisposizione per la meccanica, e Stonerino di nove anni, il vero talento: vederlo attaccare le curve con la tuta con gli stessi colori del celebre pilota spagnolo lo fa proprio sembrare tale e quale a lui. Io e la Cry siamo subito stati immersi da un’aria molto familiare e divertente capace di mettere subito a proprio agio. La stagione ormai conclusa e il gran caldo milanese di questi giorni ha ridimensionato la rosa presente quel giorno. Insieme ai due talenti pronti
Stonerino e le sue pieghe
per la dimostrazione due ragazzi più grandi, abituali clienti della scuola. Per assaggiare le doti delle piccole moto vengo invitato a scendere in pista col loro, quindi in men che non si dica mi ritrovo con addosso la tuta per assaggiare anch’io l’adrenalina del circuito. Effettivamente queste piccole moto non sono dei mostri di potenza, ma con loro, per sfruttare al meglio le loro doti, bisogna adottare lo stesso stile che si usa con quelle più grosse: corpo tutto fuori nelle curve, ginocchio largo e spostamenti rapidi sulle pedane. Vedermi sverniciare da questi teppisti da circuito era una meraviglia, so di non un essere un campione e la ruggine era tanta, ma vedere davanti a me questi ragazzi affrontare ogni curva come se fosse l’ultima con il corpo e la tuta a litigare con l’asfalto era uno spettacolo.
La gara è stata molto coinvolgente!
Grazie a Stonerino poi mi è sembrato di vivere in una gara di moto GP, ogni volta che mi superava a destra a sinistra sul dritto mi pareva di gareggiare proprio con Stoner, sia per la tuta identica alla sua, sia per il suo stile funambolico. Grazie ai consigli del maestro e all’adrenalina che piano piano prendeva il sopravvento sulla ruggine, ho preso confidenza su questi piccoli mezzi, regalandomi qualche piccola soddisfazione. Rimesso i piedi sull’asfalto ho potuto poi constatare poi la vera passione che il piccolo idolo della famiglia ci mette ogni giorno per diventare un vero pilota, non c’è condizione meteo che fermano gli allenamenti giornalieri, accompagnato sempre dalle premure amorevoli di sua mamma,
Le mini moto utilizzate dalla scuola Top Driver 
dalle battaglie con suo fratello e dai consigli del padre che per stare dietro alla passione del figlio ha saputo inventarsi un nuovo lavoro.
Il circuito di Misano dedicato a Marco Simoncelli dal 2012 si trova precisamente nella località di Santabarbara, una frazione appunto di Misano Adriatico,
L'ingresso paddock del circuito Marco Simoncelli di Misano
nella terra dei motori, dove davanti a un buon bicchiere di Sangiovese si mischiano leggende a due e a quattro ruote. È la prima volta che mi ritrovo davanti all’entrata dei paddock della pista dove il totem con il viso del pilota scomparso con il pettorale 58 dà il benvenuto e subito capisco che superata quella soglia d’entrata le emozioni e l’adrenalina sono pronte a rapirmi. Il rombo dei motori invade i padiglioni auricolari e capisco che la festa è già iniziata, quindi non mi rendo conto ma sto quasi correndo per avvicinarmi ai controlli ed è il peso della mia zavorrina che tiro che capisco che devo riprendere il controllo.
Cry, Andrea Tucci e Max
Stiamo aspettando chi ci darà gli onori di casa: Andrea Tucci, un giovane ragazzo di 21 anni che quest’anno affronta per la prima volta il campionato Super Stock 1000, il campionato di motociclismo di moto derivate da quelle di serie. Con lui ci addentriamo nei paddock, l’area esterna occupata dalle squadre partecipanti alle varie categorie che fanno da contorno alla più blasonata Superbike. Sfiliamo in mezzo a tir giganteschi simili a dei Transformers per la loro capacità di trasformarsi in motorhome e in officine meccaniche. All’interno di ognuno di essi notiamo subito le protagoniste, bellissime moto di diverse marche, una diversa dall’altra per colori e scritte, attorniate da meccanici e da addetti ai lavori dediti a darle le mille attenzioni del caso.
Meccanici della Berclaz Racing al lavoro
Per me è come entrare nel paese dei balocchi, so che non sono il mio genere di moto, ma quelle che ho davanti agli occhi sono delle vere opere d’arte per le loro linee, i loro particolari, per il loro splendore e per la loro tecnologia. Seguiamo il nostro pilota come degli automi, questa volta è la Cry che mi tira per rimanere al passo, io continuo a perdermi in ognuno delle “tende” e per il mondo che sfreccia attorno a noi, motorini che passano guidati da piloti, ombrelline come pubblicità in movimento, semplici tifosi, tutto per me è motivo di curiosità per perdermi in un gesto, in uno sguardo, in una parola. Vengo riportato alla concentrazione quando Andrea ci fa notare il suo Harem, dove all’interno noto tre moto quasi identiche ma ancora non integre perché i lavori di preparazione alle prove che avverranno tra qualche ora sono in pieno fermento. Vengo nuovamente rapito da queste belve, sembrano appena uscite dal concessionario per quanto siano pulite e lucenti, ogni singolo bullone è degno di nota, su ognuna di loro ci sono due meccanici che svitano, allentano, riavvitano con movimenti precisi e divini, lontani anni luce da quelli che siamo abituati a vedere compiere dai nostri meccanici di fiducia. Sembrano mostri in riposo che stanno aspettando di essere liberati per fare quello per cui sono stati progettati: correre. Tucci mi presenta la sua moto, non ha ancora il cupolino montato, ma so che tra poco si potrà ammirare nella sua migliore veste con il numero che contraddistingue il suo domatore, il 44.
Guardiamo ansiosi i risultati dei giri di qualifica
Vederli affiancati capisco come questo compito sia impari, lei grossa, potente che solo a guardarla incute timore e lui piccolo, magro con uno sguardo a volte timoroso, anche se già sapevo che quello che avevo davanti era tutt’altro che quel tipo di ragazzo. Ho studiato la sua storia è ho capito quanto invece sia determinato: ha iniziato con la scuola delle mini moto all’età di sette anni e poi da lì è stata una escalation di successi e di promozioni, infatti grazie alla Honda Italia viene arruolato nella compagine giapponese per il suo programma didattico per la formazione di giovane talenti. Prima con una NSF 100, vere e proprio moto in miniatura, poi con una RS 125 GP una moto a ruote alte in veri circuiti. Ma è con la CBR 600 che entra nel mondo delle grandi prestazioni,
Grandi e piccoli tifosi
partecipando ai campionati dedicati e in seguito al più prestigioso stock 600 e Europeo Super stock 600 con una fiammante Kawasaki ZX-6R gestita dal team ufficiale San Carlo, fino a questa stagione che sfida i suoi colleghi nel campionato super stock 1000 con una bellissima Yamaha R1 gestita dalla squadra svizzera Berclaz Racing Team. Ma non è solo la sua scalata a moto prestigiose, sono anche i titoli conquistati (che potete leggere con più dettagli nel suo bel sito ufficiale www.andreatucci.it) che fanno capire quanto quello sguardo sia più riverenziale verso la sua compagna di scorribande che timoroso. Lo percepisco ancora di più quando si dedica a qualche nostra domanda impregnata sulla passione di questo sport. Proprio nel racconto del suo inizio sulle piccole moto, sul divertimento che prova tuttora nello scendere in pista, anche se ormai è un lavoro, che vedo quegli occhi prendere vita, illuminarsi di quella passione contagiosa, che ti fanno capire quanto sia vitale per lui il senso della velocità, dell’adrenalina e della sfida.
Attimi di trepidazione durante le qualifiche
Da questi pochi attimi dedicatici ho capito quanto questo ragazzo mi avesse conquistato per la sua semplicità, per la sua genuinità, per la sua concentrazione e per la sua umiltà a stare con i piedi per terra ma anche per avere quella voglia di “giocare” con noi, ma soprattutto per la sua passione . Sono diventato immediatamente un suo tifoso, un suo amico, come quelli con cui da ragazzo amavo sfidare con i nostri motorini sgangherati. Lo lasciamo andare perché inizia l’avvicinamento alle prove di quel pomeriggio, cosi io e la mia fedele socia, ne approfittiamo per addentrarci nel regno della velocità. Pochi metri più in là veniamo risucchiati dall’area dedicata alle squadre prestigiose che partecipano al mondiale SuperBike. L’area che si respira è ancora più frenetica per il numero maggiore di presenze di tifosi con l’intento di rubare uno scatto fotografico all’ombrellina di turno, o di dar caccia a gadgets e ad autografi dei propri beniamini. Attraversiamo il corso affollato per cercare di entrare nell’interno dell’arena per seguire la gara della classe regina, trainando a forza la Cry che si ritrova in un mondo fino ad allora sconosciuto, ma che piano piano la sta catturando nel suo vortice. Ci ritroviamo in un prato in cima ad una collinetta, piena di tifosi in trepida attesa, sotto un sole cuocente, alla partenza delle più potenti moto del weekend. Siamo proprio davanti alla curva della quercia, una delle più importanti in questo tracciato, infatti i piloti arrivano da un veloce rettilineo ad una velocità folle affrontano questa curva ad U aggrappandosi ai freni, per poi riaccelerare subito dopo come dei proiettili impazziti. Da qui si domina una buona parte del circuito che venne inaugurato nel 1970 e costruito per volere di Enzo Ferrari, dopo varie ristrutturazioni nel corso degli anni, la pista attuale è lunga 4600 metri e viene prestata oltre che alla SBK anche alla Moto GP. Da questa posizione si percepisce la velocità e l’accelerazione di questi mezzi che vengono dominati da centauri protetti con una tutta di pelle che cercano di dominare tutta la potenza di questi mostri imbizzarriti, muovendosi su di essi per curvare, frenare e accelerare.
Numerosi tifosi a Misano 
Sembra anche una cosa molto semplice per i non addetti ai lavori vedendoli in questi movimenti perfetti e controllati, ma vederli da vicino dopo aver terminato la gara si capisce quanto siano faticosi e stressanti questi pochi minuti in sella a questi mostri a due ruote. Ma adesso è arrivato il momento del nostro campione, la SBK lascia la pista libera per le prove della Super Stock 1000. Siamo indecisi se riprendere il posto sul bel prato verde o assistere il duello cronometrato sul grande schermo davanti ai box. Alla fine mi faccio convincere dalla mia razionalità e rimango incollato davanti ai due enormi televisori, uno coi tempi e l'altro con le immagini di quello che sta succedendo a pochi metri da noi. niente male perchè così si riesce a tenere sotto controllo ogni pilota con effetto surround, diciamo realistico. Andrea parte bene, ma poi con il passare del tempo scende di qualche posizione, terminando in quattordicesima posizione. Terminate le prove ho potuto nuovamente distendermi perchè seguire il proprio beniamino in ogni settore, controllando i suoi più vicini avversari, cercando di capire le strategie adottate ed immaginando nel frattempo di fermare il tempo è molto snervante. Torniamo ai paddock per vedere se riusciamo a parlargli e lo vediamo dietro il motorhome ancora molto provato. Ci congratuliamo con lui, è una posizione dignitosa che può permettere ad ambire nella gara di domani ad un gran risultato. Ma proprio il guerriero sito nel centauro mi spiega che poteva fare di più, che il traffico l'ha frenato negli ultimi giri e che il comportamento della moto non è proprio quello che piace a lui. I suoi occhi sono accesi, secondo me avrebbe voglia di ripartire per fare ancora meglio, il bello di Andrea è che lo si vede molto calmo e controllato, ma con una grande determinazione addosso.
Ci salutiamo, dandoci appuntamento per la gara di domani. Siamo stanchi, il sole ci ha schiaffeggiati tutto il giorno, abbiamo camminato e corso per i paddock non so quante volte, abbiamo tifato ed ora sentiamo la necessità di riprenderci davanti ad un bel piatto tipico romagnolo e di rilassarci nel nostro "monolocale" con veranda, visto che per questa uscita abbiamo optato per campeggiare in un tranquillo camping della zona. Ma prima vogliamo assaporare le vie interne della terra romagnola e ne approfittiamo per testare una delle caratteristiche del navigatore TomTom Rider 410 Great Rides Edition. Infatti scegliendo il luogo di destinazione si può impostare il tipo di percorso più tortuoso; questo viene chiamato "percorso emozionante" e mi accorgo davvero che il TomTom abbia un'anima quando vediamo venirci incontro la faccia di Marco Simoncelli sullo striscione appena entrati nella sua Coriano, per dare il benvenuto a tutti coloro che si addentrano nel paese romagnolo. Non poteva che essere così, eravamo stati tutto il giorno nel circuito a lui dedicato, quindi era quasi un obbligo passare anche dalla sua città natale per onorarlo con un saluto. E tutto questo sembrava che il navigatore l'avesse capito.
La mattina del giorno seguente ci svegliamo sotto un cielo cupo ed incominciamo a pensare che siamo inseguiti dalla sindrome della famosissima nuvola fantozziana, visto che anche la sera prima ci aveva dato l'impressione di essere affezionata a noi! Cerchiamo rifugio nell'interno della regione, sperando che andando a visitare la repubblica di San Marino, la nostra amica desista dal seguirci per la paura di imbattersi nel terribile monte Titano. 
In effetti, più ci sporgiamo verso l'interno, più i meravigliosi paesaggi collinari vengono illuminati dalla luce viva del sole quasi estivo. Sono le strade che mi lasciano deludo, sono contorniate da un paesaggio spettacolare ed il percorso, per la sua vivacità, sprona a far divertire la nostra "V" ma è proprio il manto stradale, il più delle volte ridotto male per buche, per crepe con l'affiorare di erba e muschio e per gli avvallamenti dovuti alle radici degli alberi sul ciglio di molte strade, che mi spinge a tirare i remi in barca. La Rocca della Repubblica di San Marino, domina fin da lontano tutto il territorio e più ci si avvicina, più si capisce quanto il nome del monte sul quale sorge il piccolo stato autonomo, sia azzeccato.
Camminare tra le vie di San Marino è molto coinvolgente, per i suoi negozi tipici, per l'architettura dei suoi palazzi, verrebbe voglia di scoprire ogni suo segreto ma anche se il corpo si trova in uno dei luoghi più visitati in Italia, la mente ed il cuore sono già a qualche chilometro più a sud, nel luogo dove tra poco si svolgerà la gara del nostro nuovo amico Tucci. Arriviamo proprio nel momento in cui i piloti della categoria sono presi con le operazioni di vestizione, mentre i meccanici danno gli ultimi ritocchi alle protagoniste su due ruote, dando un'attenzione maniacale ad ogni dettaglio, ogni parte della moto viene scrutato per cercare di eliminare qualsiasi possibile anomalia. Quando vedo uscire dalla sua postazione il giovane Andrea, mi viene un tuffo al cuore, ci viene incontro insieme ad un suo compagno di squadra con la sua tuta in pelle quasi totalmente bianca, con gli sponsor in bella vista, gli stivali, i guanti ed il casco già allacciato. Vedo il pollice che indica il cielo, è pronto, un rapido "in bocca al lupo" ed eccolo che ha già preso la via per la pista.
Lo seguiamo da dietro come automi, sembra che stiano partendo per qualche missione con il compito di salvare il pianeta da una forza oscura. Sono rapito dalla loro calma apparente e più ci avviciniamo alla pista e più sento crescere l'adrenalina, sembra quasi che sia io uno dei piloti a dover correre la gara! Appena salito in sella alla sua R1 a bordo pista, scappiamo verso l'interno di essa per seguire la gara. Questa volta vogliamo vedere la partenza dal punto più vicino possibile. Entriamo nel prato tra il rettilineo del traguardo e quello che porta alla quercia. Da lì possiamo vedere la partenza, la staccata per impostare il curvone, ma anche i box con le varie postazioni dedicate ai meccanici che con dei tabelloni informano i loro piloti a proposito dei numero di giri, dei distacchi e della loro posizione. Dopo il giro di ricognizione i motori prendono il ruolo di protagonisti, facendo sentire la propria voce. E' tutto pronto, la posta è libera, il semaforo acceso ed i piloti sono concentrati nel cercare di modulare nel modo giusto frizione e acceleratore per schizzare il più velocemente possibile alla prima curva. Andrea parte facendosi sfilare da due rivali ma al primo passaggio della quercia è in gruppo con i migliori. Da quella posizione non ho la vista del giorno prima su quasi tutti il circuito, riesco a vedere il passaggio delle moto sul rettilineo di partenza a velocità di missili terra-aria e la staccata sul rettilineo opposto per percorrere la curva a "U", ma dove possono avvenire anche importanti sorpassi. In ogni situazione mi ritrovo a correre da una parte all'altra contando ogni volta in che posizione si trovi Andrea. Sono come una pallina impazzita di un flipper che rimbalza da una parte all'altra, incitando il mio beniamino come se mi potesse sentire, il tutto sotto lo sguardo divertito della Cry, che più furba di me mi informa sui distacchi dopo averli letti sulla tabella dei meccanici. E' una gara frenetica e combattuta, sia per le posizioni al vertice, sia per i vari gruppetti formati per cercare di recuperare il gap di svantaggio.
Se avessi potuto sarei sceso in pista per spingere il nostro centauro, come si fa nel ciclismo nelle salite più ardue, per incitarlo ed incoraggiarlo, ma non ho fatto altro che gesticolare fino allo sventolare della bandiera a scacchi, momento in cui mi libero della tensione urlando alla Cry: "Bravo!!! Undicesimo!!!" Infatti dopo una gara in recupero sulla partenza, Andrea ha saputo riportarsi nel gruppo dei migliori combattendo per la conquista di punti importantissimi per il campionato. Al parco chiuso, l'area dove vengono ricoverate le moto dopo la gara per le verifiche tecniche, ritrovo la sua moto parcheggiata ed adagiata sul cavalletto per il riposo dopo la battaglia. Ed è proprio qui che i piloti tornano ai loro camper, non prima di abbracciare e salutare fidanzate, tifosi e giornalisti. Sono provati, tutti sudati ed assetati, ma hanno gli occhi accesi ancora vivi per le emozioni che hanno appena provato. Siamo contenti di vedere il pilota col pettorale 44 che ci viene incontro. Lo salutiamo energicamente, congratulandoci per la posizione ottenuta. Anche lui è contento anche se un po' dispiaciuto per le posizioni perse all'inizio, perchè così ha dovuto concentrarsi sul recupero, invece di dedicare le energie a stare nel gruppo dei migliori.
Con la bandiera a scacchi sulla Super Stock si conclude anche la nostra avventura, ma solo dopo aver salutato i componenti della squadra Berclaz Racing ed il nostro nuovo amico, ci accingiamo a rimettere la nostra "V" iscritta al campionato delle grandi avventure di Max & Cry, che anche questa volta ci ha portato a scoprire nuovi luoghi, ad inseguire emozioni e per noi è a pieno punteggio nei nostri cuori! 
Sono davanti al mio computer per cercare di digitare sopra uno schermo bianco delle sensazioni fortissime che ho provato cercando di entrare in questo mondo. Ho provato ad entrare nel modo dei motori con molta umiltà, cercando di capire dove inizia la passione e dove prosegue nei diversi luoghi, ricevendo in cambio un turbinio di forti emozioni. In questo episodio ho visto l’amore viscerale di un bambino che ha sposato le regole della velocità e della piega, seguito di conseguenza dalla sua famiglia che con tanti sacrifici tenta di seguire quella passione che ormai si è trasformata nel sogno di affiancare il proprio idolo in un circuito della moto GP. Vivono quasi esclusivamente in un camion diviso tra officina meccanica, cucinino, bagnetto e camera convittuale, immersi nel rumore dei motori, dell’odore della benzina, delle risate dei centauri, il tutto condito con un grande spirito familiare, ma felici sempre, con un sorriso sulle labbra perché consapevoli di inseguire un sogno. …..E poi la determinazione di Andrea Tucci, che prova ancora a giocare e a divertirsi con il vero circus professionistico del motociclismo. Grazie alla sua passione, alla sua bravura e alla sua caparbietà è diventato quello che oggi, un piccolo campione che è capace di stare ancora con i piedi per terra anche se respira l’aria dei campioni, ma con ancora con quella voglia di divertirsi ogni qualvolta che sale in sella alla sua moto.  Subito cerco di contrapporre questo mondo con quello visto la volta precedente, quello fatto di mezzi ben più leggeri, più lenti ma con a capo degli atleti che riescono a sfidare le salite più ardue, con il sole e con la pioggia, con il freddo e con la nebbia ma spinti da quella grande forza di volontà e da quell’amore che fin da piccoli hanno assaporato, come il sorriso di Matteo quando sente il vento sul suo viso e l’asfalto scorrere sotto la sua ruota. Mi dispiace mamma Rai, ma ci siamo impegnati a cercare di trovare lo sport principe, ma abbiamo solo trovato tanto amore e tanta passione, quella vera, quella capace di farti superare ogni ostacolo, quella che ti regala tanti sacrifici, ma che con la tenacia ti sa donare adrenalina, emozioni e piccole e grandi vittorie, tante persone capaci di condividere ogni qual volta un po della loro energia, capace di catturarti e ammaliarti nel suo mondo. Non esiste uno vero e unico sport, esistono solo veri grandi e piccoli campioni che sanno regalare a noi umili mortali tanta voglia di condividere i loro sogni, Grazie a tutti i corridori del ciclismo, che si impegnano con la  forza di superare ogni ostacolo per arrivare ad un traguardo, grazie ad Andrea Tucci che è la prova che con il divertimento, la passione e la tenacia si può arrivare in alto, coronando il sogno di ogni bambino quando insegue il proprio idolo, ma soprattutto grazie a Matteo e a Stonerino che ci fanno vedere il mondo con i loro occhi, un mondo fatto di tanti sacrifici, sforzi fisici, ma pieno pieno di sogni! Grazie.








La parola alla zavorrina: è lunedì mattina e sono seduta al bar davanti al mio cappuccino con brioche .Col corpo sono qui, ma con la mente sono ancora in viaggio insieme a Max, sulla nostra "V", questa volta sfreccio ancora sulle colline romagnole che ci hanno ospitato durante quest'ultimo weekend, un weekend all'insegna dello sport ma anche della visita di questa splendida regione,
Colazione in riva al mare a San Mauro

l'Emilia Romagna, che ci ha visto solcare le sue strade dalle dolci curve dalle quali ci siamo lasciati completamente avvolgere e trasportare. Quante volte alla Romagna si associa immediatamente l'idea delle location di mare dove tutti siamo stati, almeno una volta quando eravamo bambini, per non parlare dei molti abituè, soprattutto tra i milanesi, di questi posti marittimi, vuoi che siano tra i più vicini alla grande metropoli lombarda, vuoi che la grande offerta di servizi per famiglie a prezzi onesti, richiami da queste parti moltissime persone. Ma la Romagna è molto di più di questo: se ci si avventura nel suo entroterra si rimarrà affascinati e meravigliati da quanti tesori nascosti questi colli celino; borghi medievali, panorami fantastici, un numero infinito di sagre di paese di ogni genere e tipo, ottima cucina. E chi sarà ospite, magari per le sue ferie estive, nella bassa romagna, non può mancare di una visita in queste splendide località o, a mio parere, si sarà perso una gran fetta di Romagna! Sin da lontano, una volta giunti nelle valli del Rubicone, vedrete farvi sempre compagnia all'orizzonte il monte Titano, che si erge ripido e si fa subito riconoscere, rispetto alle colline più basse e dolci che lo circondano. 
San Mauro Pascoli

Questo monte, ospita la Repubblica di San Marino e le sue rocche a picco creano uno scenario da cartolina tipico che non mancherà di incuriosirvi ed invogliarvi ad una visita. Io e Max siamo passati diverse volte da queste zone, magari durante viaggi che ci portavano più verso sud, e la voglia di visitare San Marino (a dire il vero per la seconda volta in vita mia, ma la prima non credo faccia testo visto che avevo due anni e gli unici ricordi a testimonianza di ciò sono delle vecchie foto!) mi è sempre rimasta dentro. Questa volta, una decisione presa all'improvviso, ci ha portato a visitarla la domenica mattina, con mia grande gioia ed entusiasmo, ma anche Max era molto curioso di vedere questo posto. San Marino ha una storia molto antica, tramandata e vissuta dalla sua popolazione in modo profondo e sinceramente sentito.Le origini di questa storia sono legate al culto del suo Santo, cui la leggenda fa risalire il merito di aver fondato la stessa Repubblica di San Marino. Ed è appunto la leggenda che ci tramanda la figura di questo tagliapietre che nel 257 d.C., venuto dalla natia isola di Arbe in Dalmazia, salì sul Monte Titano e qui fondò una piccola comunità di cristiani, perseguitati per la loro fede al tempo dell'Imperatore Diocleziano. 


Attorno a lui nel 301 d.C. si formò la prima comunità della Repubblica: la storia di San Marino ha inizio.
San Marino

 In questa antica terra sono presenti nove castelli, ognuno con una storia tutta da scoprire. Subito appena parcheggiata la "V" il primo segnale che ci ha fatto capire di essere in un paese straniero è stato il vigile che dirigeva il traffico davanti al portone d'ingresso della cittadina, abbiamo subito notato infatti i suoi guanti gialli, abbinati alla camicia in tinta e dai pantaloni blu, che sembrava un direttore d'orchestra dalle strane gestualità che eseguiva per far attraversare i pedoni! Una festa medievale ci sin da subito accolti, rendendo l'atmosfera ancor più magica. Nei diversi angoli del borgo infatti erano presenti artigiani medievali, cartomanti, cortei di musicisti che accompagnavano i nostri passi a ritmo di tamburo, commedianti e maghi. Quest'aria di festa ha reso la nostra visita ancor più piacevole e quasi non abbiamo sentito la strada tutta in salita da percorrere per arrivare sino alla Basilica del Santo ed alle rocche, nonostante fossimo tutti bardati, come al nostro solito, e con gli stivali da biker che rendono di solito le scarpinate un po' più faticose del normale! La vista che si apre sulla riviera romagnola ed anche oltre, dall'alto delle rocche di questo ordinato e splendido paese, è qualcosa che vi aprirà il cuore, specialmente se siete fortunati da trovare una giornata di cielo sereno. Questa è stata la parte più turistica del nostro weekend, ma come avete letto sopra dal racconto di Max, il nostro principale motivo di viaggio questa volta era un altro. Da parte mia vorrei dirvi cosa ho provato ad entrare nel circuito di Misano ed a vivere questa esperienza direttamente dal backstage dei paddock. 
La Cry davanti al panorama che si gode dal monte Titano

Arrivare a Misano e sentire il rombo dei motori sfreccianti fa venire già il primo brivido. Ed ancora non si è entrati nel circuito. Arrivare all'ingresso poi, vedere il volto gigante di Marco Simoncelli ad accogliere i tifosi, vedere tutti gli uomini che lavorano dietro questo sport, ognuno con la divisa del suo team, che corrono a destra e sinistra, incrociare i piloti, è il secondo brivido. Il terzo ce l'ho avuto parlando col giovane pilota Andrea, del quale eravamo ospiti.
L'ingresso del circuito di Misano

Giovane si, ma con negli occhi già l'esperienza di chi ha fatto chissà quante pieghe in pista, di chi conosce alla perfezione la moto che gli fa da compagna alle tante gare. E vedere in questi occhi l'umiltà di chi sa che sta arrivando ad alti livelli, che potrebbe crescere ed arrivare ancora più in alto, con l'enorme passione per quello che fa, che sia questo chiamato lavoro, che sia chiamato sport, mi ha trasmesso tutta l'adrenalina necessaria per seguire i suoi preparativi, le sue qualifiche e la gara della domenica, come se a correre fosse stato un fratello. Ho seguito insieme a Max la gara dal centro della pista, è stata un'emozione enorme assistere alla partenza, ai sorpassi e saltare in aria dall'entusiasmo all'ultimo giro quando Andrea è riuscito a scalare ancora posizioni terminando 11mo. Vivere il circuito di Misano a questo modo ha trasmesso in me, zavorrina che di gare non se ne intende poi tanto, l'enorme passione di uomini e donne che lavorano dietro questo grande show e questa passione, si è impadronita di me e sono sicura che d'ora in poi quando guarderò in tv questi piloti che sfrecciano in pista immaginerò dietro le loro visiere l'amore per questo sport che ho visto nello sguardo di Andrea e quell'adrenalina di vederli piegare col ginocchio a terra, di vederli sfrecciare sui rettilinei, salirà in me come mai era successo fino ad ora. Lo sport del motociclismo ha da oggi una nuova tifosa.



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21 e 22/05/2016 ED ECCO IL VERO MOTIVO PER IL QUALE SIAMO ANDATI SULLE DOLOMITI.. 1° EPISODIO LA PASSIONE DIETRO LA VISIERA!

Itinerario: Gessate - Passo Gardena - Corvara - Passo Sella - Falcade - Passo Valles - Passo Rolle - Levico Terme - Gessate

Km percorsi: 800

LA PAROLA AL PILOTA: Qualche settimana fa la Rai per pubblicizzare l’avvio del nuovo Giro d’Italia, ha messo in onda uno spot che ha fatto nascere grandi
Il vincitore del giro d'Italia 2016
Vincenzo Nibali
polemiche sul suo contenuto. Infatti la televisione pubblica, affiancando ad immagini spettacolari delle varie edizioni passate una voce accattivante che enfatizza lo sport su pedali come il vero sport su due ruote, beffeggiando il fratello, quello mosso tramite il motore a scoppio. Il web si è mobilitato creando un dualismo tra i due mondi che a mio parere ha fatto male ai veri protagonisti: gli atleti! Il Mondo dietro la visiera ha voluto vederci chiaro, scendendo in campo e cercando di analizzare i due mondi. Due le puntate per capire quale sia quello vero, la prima sarà centrata direttamente sulle ruote sottili, mentre la seconda si addentrerà nel circuito dove l’odore della benzina ne fa dà padrona. Si partirà dalla passione che nasce fin quando si è piccoli, quella che poi è, e sarà il vero carburante per cercare di arrivare nel fantastico mondo del professionismo. Quella passione che vedo già nel giovanissimo Matteo, 5 anni, che da solo qualche mese è salito in sella ad una vera bicicletta da corsa, quella con rapporti lunghi e manubrio con le corna. 
Matteo
Non gli sono mai interessati gli sport più famosi e prestigiosi, mentre gli altri bambini tiravano i primi timidi calci ad un pallone, lui toglieva le rotelle dalla sua biciclettina; per lui la vera soddisfazione era vedere le tracce delle ruote lasciate sulla ghiaia premendo forte il freno posteriore. E’ piccolino, per salire in sella alla più piccola delle biciclette in circolazione, il coach della società della Rescaldinese, della quale ormai fa parte a pieno titolo, ha dovuto modificare varie parti e anche così vedere Matteo pedalare è davvero un emozione perché sembra di guardare Davide e Golia. Fin dalla prima prova tanto gli occhi del padre, che quelli del coach che quelli del magazziniere sono stati artefici di espressioni estasiate, meravigliate e incredule a guardare quello scricciolo che pur barcollando è riuscito a conquistare l’equilibrio e pedalare senza paura, ma con il sorriso fra i denti. Non ha neanche una divisa, perché della sua taglia ancora non ne producono, quindi è ancora più coinvolgente vederlo pedalare nel circuito di atletica insieme ai suoi compagni, con maglietta con i colori della società e pantaloni della tuta.





La passione 
Max con lo splendido scenario delle Dolomiti a fargli da sfondo

negli occhi di un bambino l’avevo fotografata, quello che adesso volevo è vedere se era diversa nello sguardo di un professionista. Ero curioso se gli anni, le tante corse, il professionismo, le vittorie e le sconfitte, hanno potuto modificare quel fuoco che un tempo l’aveva spinto a proseguire il suo sogno. Quale migliore occasione andare incontro alla carovana del Giro d’Italia che proprio quel fine settimana solcava le strade dei passi dolomitici.  Ci avviciniamo al nostro primo obiettivo, il passo Gardena, imboccando senza perder tempo l’autostrada A4 per poi piegare sulla A22. Avevamo tanta strada da fare e in poco tempo, sapevamo che nelle prime ore del pomeriggio avrebbero chiuso tutte le strade in prossimità del passo, quindi auricolari impostati su condivisione musica, in modo tale che anche la Cry potesse sentire la mia stessa play list e via lungo l’autostrada del Brennero costruita tra le montagne del trentino affiancandola alle acque del fiume Adige. 
Rilassanti paesaggi ci accompagnano durante il nostro tragitto

Mi piacciono le strade extraurbane ma il motore fluido e il riparo aerodinamico della V-Strom fanno apprezzare anche i viaggi lungo le strade a più corsie. Vedere scorrere a ritmo costante i bei scenari montani con la musica preferita nel mio casco mi farebbero proseguire per tanti altri km ma l’uscita Bolzano Nord mi risveglia per venire subito inghiottiti nello scenario della SS12. Anche questa statale come del resto l’autostrada segue un corso d’acqua tortuoso che fa compagnia al nastro d’asfalto, è l’Isarco, che fine alla svolta sulla SS242 gioca a rubare il ruolo di protagonista alle vette rocciose che si incominciano a intravedere. A mano a mano che si sale si incomincia a prendere atto che qualcosa di grandioso sta per inghiottirci. Tra le cime degli alberi di conifere, si presentano le guglie conosciute in tutto il mondo e se è la prima volta che lo sguardo conosce questi magnifici profili non si può far altro che rallentare per ammirare questo naturalistico orgoglio italiano. 
La V a suo agio tra le aquile

E’ un continuo perdersi all’orizzonte, solo la paletta del carabiniere ci fa ritornare con lo sguardo a terra. Siamo costretti a parcheggiare la moto per continuare a piedi e testare così i nostri stivali anche per le camminate più faticose. Ci affiancano numerosi ciclisti di ogni età e di entrambi i sessi che cercano di imitare e raggiungere i loro idoli. Ci fermiamo su un promontorio, in compagnia di molti altri tifosi, dove poter vedere già da lontano l’avvicinarsi dei corridori. Siamo quasi a 2000 mt l’aria è frizzante ma il sole è caldo, neanche il tempo di mangiare un tramezzino che veniamo allertati dai nostri vicini che gli atleti stanno per sopraggiungere. Dietro alle numerose moto della polizia stradale, dell’organizzazione, delle riprese tv e dalle macchine dai molteplici scopi, il gruppetto di testa fa capolino da in fondo alla valle salendo con una facilità disarmante. Arriva davanti a noi, il tifo prende forma, si stringe attorno al gruppo accompagnandoli con i loro incitamenti. I corridori concentrati sfilano velocemente e silenziosamente davanti a noi lasciandoci estasiati per l’intensa forza fisica che stavano compiendo in quell’istante, ma che in realtà era già in atto da molti km a causa delle pendenze del percorso. 
Tifosi di ogni nazionalità attendono il passaggio del giro

Dopo pochi minuti arriva il gruppetto del leader, della maglia rosa, intento a colmare il distacco creato dai primi fuggitivi.  E’ numeroso ma nello stesso tempo anche silenzioso, si sente solo il rumore delle catene che lavorano sulle corone delle costosissime biciclette. Aspettiamo la macchina con la scritta “fine gara” per correre a prendere la moto, voglio raggiungere prima che lo facciano loro, il traguardo posto a Corvara. Sono talmente gasato che in quel momento la V mi sembra una delle protagoniste viste sfrecciare poco fa.
Il passaggio dei campioni

Mi sembra proprio di pedalare, mi faccio largo tra i numerosi tifosi che con qualsiasi mezzo hanno pensato la nostra stessa idea. Percorro la SS243 la salita è dura, cerco di rimanere concentrato, ma con gli sfondi che regalano queste montagne rocciose è davvero difficile, ma proseguo, non mi ferma nessuno, sono letteralmente euforico, voglio arrivare in cima. Mi faccio spazio tra le numerose biciclette, grazie anche all’ottimo asfalto appena rifatto, sembra di essere in circuito, cerco di dare il meglio di me, ma la salita si fa sempre più dura, ma non devo mollare, non posso. Davanti a me incomincio a intravvedere il gonfiabile azzurro che segna l’arrivo del gran premio della montagna e le bandierine che scandiscono i metri al varco mi danno più forza. Eccolo si avvicina…… ce l’ho fatta… alzo la mano verso il cielo e passo sotto al mio traguardo. Una sberla della Cry sul casco, mi riporta alla realtà: “La vuoi finire di fare il Pantani di turno?” 
Il nostro passaggio al traguardo del gran premio di montagna

Addio sogni di gloria. Corvara è vestita a festa ed è pronta a ricevere gli atleti che sfrecceranno in mezzo ad un fiume di gente. Ci fermiamo sulla curva prima del rettilineo finale, seguendo dal maxi schermo l’avvicinarsi del gruppo. Il tifo si scalda, negli ultimi km l’atleta italiano più in vista si è avvicinato alla testa della corsa, facendo sognare i numerosi sostenitori ad una grande vittoria. Non avviene per poco. Davanti ai nostri occhi sfrecciano i veloci e stanchi ciclisti che si impadroniscono dopo aver tagliato il traguardo, della via che porta alla zona che porta al campo base. Quello che ci sorprende è che per raggiungere il meritato riposo, pedalano in mezzo ai tifosi, ai bambini che aspettano i loro beniamini, magari coronando la magnifica giornata con un bel souvenir, come la borraccia dei campioni. 



Riprendiamo la V per conquistare il nostro campo base posto a Piè Falcade a circa un ora da Corvara. Facciamo in tempo a scollinare un altro passo spettacolare: passo Sella sulla SS242.  
La V al campo base dei ciclisti del Giro

La mattina si apre nello stesso segno del giorno precedente: abbiamo in programma di raggiungere il lago di Levico e il lago di Caldonazzo, grazie alle preferenze di alcuni lettori, ma non riusciamo a staccarci dai fantastici scenari e così decidiamo di percorrere la SS346 e poi la SP81 che porta al passo Valles e la SS50 del passo Rolle. Non vorremmo mai staccarci da quei splendi paesaggi, ma siamo curiosi di scoprire i laghi trentini per rilassarci un po’ lunghe le loro rive. Il pomeriggio passa sereno tra le strade che costeggiano le acque verdi dei due bacini e visitando la rinomata Levico Terme.  Non mi rendo nemmeno conto e mi ritrovo nuovamente sull’autostrada per far ritorno verso casa, è passato un altro dei nostri week end da dietro la visiera. Sono proprio sereno perché anche questa volta torniamo arricchiti. 
L'arrivo della tappa di Corvara

Davanti ai nostri occhi abbiamo ancora impressi le fantastiche cartoline che solo il massiccio delle Dolomiti può donare.  I sintomi ci sono tutti, penso che ci siamo ammalati di uno dei vari ceppi che si può prendere dalla moto: il mal di Dolomiti. Ma soprattutto non posso far altro che pensare alla scusa che ci ha portato a spingerci fin lassù, la curiosità di vedereda vicino la passione negli occhi di un professionista. Ho ancora impresso, lungo la salita del passo Gardena, quegli sguardi pieni di fatica, ma anche concentrati e accesi, dove ho letto tanta determinazione e voglia di non mollare. Non ho trovato quel sorriso che ricordavo nella faccia di Matteo, solo pochi minuti dopo tra i pullman, i motorhome e le macchine dei direttori di gara, i loro occhi hanno ripreso una luce più brillante, avrei voluto fermare qualcuno di loro per fare qualche domanda, per vedere se ricordavano la loro prima volta in sella, la loro prima vittoria, ma non c’era tempo la carovana si stava già trasferendo nella località che ospita la partenza del giorno seguente. 


Sono arrivati solo da pochi istanti, chi reduce da qualche caduta per le evidenti escoriazioni su tutto il fianco, 
Il piccolo/grande Matteo

chi fa faticando a scendere dalla sella, chi con facce allegre per il buon risultato, chi incavolato perché poteva fare meglio, ma il tempo di abbracciare i propri cari, di qualche spiegazione al volo, di entrare in abiti civili, che già sono pronti al trasferimento, il tutto in ambiente sereno e allegro. Accanto a me sfreccia una delle tante ammiraglie, all’interno noto uno dei corridori, mi viene naturale e lo saluto come un vecchio amico, lui mi risponde regalandomi un gran sorriso che assomigliava proprio a quello del piccolo Matteo. Eccola la passione. Avrò tante cose da raccontargli al mio ritorno e spero che sarà felice quando vedrà la borraccia di uno degli sponsor come regalo, con l’augurio che un domani lui stesso potrà donarmi la sua borraccia, fiero del mio piccolo grande nipote Matteo. 


LA PAROLA ALLA ZAVORRINA: Se sei una zavorrina ed il tuo pilota ti propone di passare un weekend immersi nelle Dolomiti a cavallo della vostra fedelissima due ruote, le sensazioni che dovrai mettere in conto di vivere saranno intensissime da ogni punto di vista. 
Le strade che ti appresterai a percorrere in sella, saranno composte per la stra grande maggioranza da curve sinuose, a ripetizione, oltre che da tornanti, ti sembrerà di essere perennemente su delle montagne russe, a differenza che il giro sulle giostre dura meno di cinque minuti, invece una volta su queste strade il tuo pilota ci prenderà sempre più gusto a guidare in questi paradisi per le due ruote, e si divertirà talmente tanto che cercherà di allungare sempre più il percorso verso la vostra destinazione. E si, ti divertirai anche tu insieme a lui, non appena vedrai che dopo tutti questi tornanti ci sarà una gratifica.. quando dopo averli percorsi in salita arriverai nei valichi alpini, i cosiddetti "passi", e lo scenario lunare che ti si aprirà davanti agli occhi sarà così spettacolare da lasciarti senza fiato,
sarai contenta di aver fatto tutti quei curvoni; durante questo viaggio, io e Max abbiamo conquistato 4 passi dolomitici: il passo Gardena, il Sella, il Valles ed il Passo Rolle. Magnifici. La vegetazione che si trova in questi luoghi è differente da quella che si trova più in basso, anche a pochi centinaia di metri dall'arrivo in queste conche naturali, e sembra davvero di essere su un altro pianeta: si notano tante rocce sparse per tutta l'area poste su prati ordinatissimi per l'effetto della neve che in molte zone si è sciolta da poco, gli unici fiori che resistono a queste altitudini sono le stelle alpine, che di tanto in tanto fanno capolino, e in queste zone sono di un vivissimo colore viola. Da qui sopra vedrete le cime delle montagne vicinissime a voi, così come le nuvole, e vi sembrerà davvero di toccare il cielo con un dito. Mentre ammirate questo spettacolo offerto dalla natura, noterete tanti motociclisti come voi, fermi sotto al cartello che segnala il nome del passo, intenti a scattarsi la foto di rito insieme alla propria moto, a testimonianza della conquista appena effettuata. Bikers spesso di diverse nazionalità, con moto di ogni genere e tipo, con o senza compagna al seguito: vi sentirete in quel momento più che mai parte della stessa famiglia e complici di un'avventura appena condivisa.


Durante le nostre giornate dolomitiche, le moto che abbiamo incrociato sono state numerosissime, da qui ho capito che le Dolomiti sono davvero uno dei must per chi ama le due ruote, ed è stato bellissimo salutare tutte quelle moto al loro passaggio, e ricevere indietro il tipico saluto motociclistico; anche questo ti piacerà, cara zavorrina, ed è bello che tu stessa saluti la moto che incroci, anche perchè spesso i nostri piloti in questa gita saranno concentrati a guidare in strade ricche di curve, quindi manteniamo noi l'usanza ed il rispetto motociclistico!  
Il magnifico Passo Rolle

Il passo che più mi ha lasciata esterrefatta per la sua bellezza, senza nulla togliere agli altri visitati in questi giorni, è stato il Passo Rolle, che mette in comunicazione la turistica San Martino di Castrozza con Bellamonte, frazione di Predazzo. Qui ci si trova a 1984 m slm e da sfondo al panorama che vi si aprirà davanti agli occhi non appena giunti qua sopra, troverete l'inconfondibile profilo del "Cimon della Pala", la cima più nota delle Pale di San Martino (ossia il monte Cimone). Se sarai fortunata da spingerti fin qua sopra in una giornata dal cielo blu cobalto splendente, come quello che è capitato a noi, sarà splendido vedere la vetta di questa montagna che, chiara grazie alla "dolomia" (roccia calcarea) dalla quale è formata, sembrerà voler squarciare l'infinito del cielo. 

Monumento dedicato a Bartali a Passo Rolle
E mentre ti appresterai insieme al tuo pilota a compiere i tornanti, ma questa volta in discesa, per uscire dal passo dove ti trovi, resterai assolutamente ammaliata dal vedere le montagne delle Dolomiti che ti circondano, le guarderai di sottecchi dalla tua visiera, talvolta intimorita, talvolta affascinata da queste pareti rocciose che ti si stagliano davanti, nuda roccia a picco per centinaia di migliaia di metri, la palestra perfetta per qualsiasi alpinista che si rispetti. E se sarà quasi l'ora del tramonto, chiedi al tuo pilota di rallentare prima di andare a cenare, perchè lo spettacolo al quale starai per assistere è qualcosa di unico: con la luce del tramonto (e dell'alba) infatti queste rocce si dipingono di rosa e lo sai che c'è una leggenda legata a questo magico fenomeno? Tanto tempo fa, sarebbe esistito sul massiccio del Catinaccio un popolo di nani, governati da Laurino, un sovrano saggio e buono. La figlia di questi, la bellissima principessa Ladina, aveva un enorme campo di rose che curava assieme al padre (il nome tedesco del Catinaccio è Rosengarten, "giardino di rose"). Un giorno passò di lì il principe Latemar, sovrano dell'omonimo monte, che, vedendo il giardino di rose e domandandosi come potesse crescere in un luogo così tanto selvaggio e inospitale, decise di avvicinarsi. Vide così la principessa Ladina, intenta come ogni giorno a curare le coloratissime piante, e innamoratosene, la rapì. 

Le belle acque di laghi placidi ci accompagnano nel viaggio
Quando re Laurino venne a sapere che gli era stata portata via la figlia, che amava più di ogni altra cosa al mondo, pianse tutte le sue lacrime e, prima di morire per il dolore, maledisse i fiori che avevano rivelato la posizione del suo regno e avevano causato il rapimento di Ladina. Poi, dopo aver ordinato che tutte le rose non fiorissero mai più né di giorno né di notte, spirò. Ma nella disperazione si era dimenticato dell'aurora e del tramonto, che da allora in estate ammantano i monti di rose colorate, al principio e al termine di ogni giornata. E chissà se alla base delle leggende c'è sempre qualche nota di verità..? 

Il Lago di Levico
Un'altra cosa che ho trovato molto affascinante di questi luoghi sono i laghi ed i torrenti che incontrerai numerosi lungo la tua strada. Sarà bellissimo fermarti e sostare lungo qualche corso d'acqua per trovare refrigerio insieme al tuo pilota, noi ci siamo fermati diverse volte ad ammirare diversi specchi d'acqua ed infine ci siamo diretti verso i laghi di Levico e di Caldonazzo. Questi sono laghi molto caldi e balneabili, infatti molta gente affolla le loro rive nella bella stagione; inoltre sono molto frequentati anche per la possibilità di praticare molti sport d'acqua. Fatti portare, cara zavorrina, lungo le loro sponde per godere di un po' di relax, che dopo tanta strada fatta ci vuole, per fare una passeggiata lungo le loro sponde, e rimarrai stupita di come il lago di Levico in particolare sembri un fiordo norvegese, apprezzerai questo rilassante panorama. A questo punto sarà ora di prepararsi per il rientro a casa, sarai forse un po' stanca, ma non così tanto da non ringraziare il tuo pilota di averti fatto scoprire un paradiso terrestre che assolutamente non poteva mancare nei luoghi che almeno una volta in vita tua avrai visitato, il paradiso delle Dolomiti.


La Cry a Corvara



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UN ROMANTICO WEEKEND LIGURE: MONEGLIA, PORTOFINO, CAMOGLI E LA SUA CELEBRE SAGRA DEL PESCE!

Itinerario: Gessate - Bereguardo - Moneglia - Portofino - Rapallo - Moneglia - Camogli - Genova - Gessate

Km percorsi: 750



La parola al pilota: questa volta, oltre che raccontare la nostra avventura cercando di comunicarvi tutte le nostre emozione vissute da dietro la visiera, voglio far di più: questa volta voglio trasformarmi nel dottor Stranamore. 

Ponte di barche a Bereguardo (Pv)
Proprio così, quel tipo di dottore capace di risolvere i problemi di cuore, quindi se arrivate da un periodo del quale avete bisogno di farvi perdonare qualche cosa, oppure se siete in procinto di calare l'asso nella manica per conquistare definitivamente la vostra amata, allora incominciate a preparare un semplice zainetto per mettere al suo interno il necessario per trascorrere una notte fuori. Non svelatele niente, solo di tenersi libera per due giorni e di preparare il costume, perchè quel che avete intenzione di fare è di far passare due giorni speciali alle vostre amate, sia alla vostra compagna, sia alla vostra cara due ruote, ma mi raccomando, questo alla vostra lei non diteglielo. Siate misteriosi sul luogo di destinazione, non ditele che avete intenzione di farle assaporare i profumi, il calore che solo il mare può donare. Visto che percorrere tutta la strada in statale può rivelarsi molto lungo, potete accorciare i tempi imboccando l'autostrada A7, fino all'uscita di Bereguardo. 
Sosta sul Ticino
 Una volta usciti, prendete la SP 526 per poi piegare sulla SP 185 dove verrete calati in una strada tranquilla per le sue morbide curve e per la fitta vegetazione che la circonda; la vostra lei non crederà ai suoi occhi quando la strada in asfalto si trasformerà in un manto di tavole di legno sorrette da una fila di barche, adagiate dapprima sul letto asciutto del fiume Ticino e poi proprio sulle sue acque. Un consiglio: cercate di passare di qui nelle prime ore del mattino per rendere questo magico posto solo vostro. Al passaggio sul ponte tutto potrà sembrare insicuro per i rumori dei vari scricchiolii, quindi potrebbe già nascere un timido abbraccio per cercare in voi il temerario centauro che compie un'impresa eroica. Per distendere i nervi e per assaporare di più quel silenzio magico, potete accostare la moto, subito dopo il ponte, scattare qualche foto e prendervi i meritati complimenti per essere a conoscenza di un posto del genere. Il viaggio prosegue per la SP 3, tra campi coltivati, risaie e vastissime pianure con curve dolci dove poter far danzare un po' la vostra amica a due ruote, anche se il manto non sempre sarà perfetto. Seguendo la SP 60, la 19, la 206, vi troverete davanti alla grande area della raffineria Eni di Sannazzaro che di romantico avrà ben poco, ma potrete imbastire un discorso su quanto calore viene sprigionato in questo luogo, ma niente a che vedere a confronti a quello che emanate voi per la vostra zavorrina!
La SS 11 non sarà nient'altro che una statale che farà da collante alla provinciale dei Giovi, la SS 35, che si diverte a seguire il corso dello Scrivia. 
La strada delle gallerie
Se sarete fortunati, come è successo a me, di percorrere questa strada, che strizza l'occhio alla A 7, in un giorno sereno e caldo, assaporerete le dolci curve che formano questo tracciato ed in certi momenti sono sicuro di vedere già i vostri sorrisi dietro la visiera, scaturiti grazie a questo mix di ingredienti. Vedrete che apprezzeranno anche le vostre  compagne di viaggio. Purtroppo, proseguendo verso la regione ligure sulla SS 226, le cose cambiano un po' perchè i paesi si susseguono velocemente tanto da abbassare notevolmente la media di velocità. Io l'ho trovata molto frenetica in certi passaggi urbani, tanto da concentrarmi sulla guida degli abitanti e dei pedoni che vogliono avere la meglio in qualsiasi tratto. Le strade proseguono tortuose anche lungo la SS 45, la SS 225 e la SS 32, dove i paesi si intensificano capendo che presto la costa lascerà il posto alla fitta vegetazione e all'aria frizzante di collina. Senza accorgervi, Chiavari vi inghiottirà nei suoi lunghi viali, fino a farvi intravedere il mare solo negli ultimi metri, anche se l'aria di salsedine vi avrà già inebriati molto prima donandovi quella frenesia di vedere quel manto azzurro tanto agognato. Passeggiare lungo le strade costiere come la SS1, regala sempre quella felicità e serenità che solo il mare sa donare, è facile trovarsi a canticchiare qualche melodia dentro il casco e scoprire che non siete i soli a farlo per i movimenti della vostra zavorrina, 
All'ingresso della strada delle gallerie a Riva Trigoso
che vedete dallo specchietto. Prima di arrivare a Moneglia vi imbatterete in un semaforo appena prima di una galleria. Davanti a voi avrete la suggestiva strada delle gallerie, la SS 370. Ogni venti minuti il semaforo verde si accenderà per farvi proseguire lungo una strada a senso unico alternato in sei gallerie abbastanza buie, dove la vostra lei in un primo momento ricercherà la vostra sicurezza, ma dove in un secondo momento verrà completamente ammaliata dai paesaggi spettacolari che si apriranno tra un foro e l'altro. Una pausa pranzo sulla splendida spiaggia di Moneglia è d'obbligo per recuperare fiato e forze, per poi magari avvicinarsi come noi alla località dove soggiorneremo quella notte, infatti abbiamo optato per un appartamento delizioso in località Camposoprano, che pur distante qualche km dal mare, riesce a donare uno splendido panorama romantico grazie alla sua posizione davanti alla baia di Moneglia.
Vista sulla baia di Moneglia
 Scapperà sicuramente un abbraccio quando farete notare la splendida vista sul mare che si apre dalla finestra della camera da letto.
Ma le sorprese sono solo all'inizio. Invitatela a proseguire verso la splendida e famosa Portofino. La SS 1 sarà di nuovo la vostra via maestra, ma fate attenzione al traffico intenso del pomeriggio, più caotico a tratti di quello milanese, e ai scooteristi del luogo che hanno una guida molto prepotente. Una volta arrivati nella "Montecarlo italiana", dopo la visita alla piazzetta (occhio alle gioiellerie e a non farvi trasportare troppo dal vostro intento romantico, potrebbe costarvi molto caro!), imboccate la via pedonale che porta al faro.  Mi raccomando, cercate di sincronizzarvi con il tramonto perchè, una volta aver percorso tutto il tratto tra scalini e salite, contornati da fiori tanto profumati, quanto strani, la vostra lei non potrà far altro che ringraziarvi quando davanti ai suoi occhi si apriranno gli splendidi scenari che riesce a regalare la luce del tramonto sul promontorio. Se poi volete offrire un buon cocktail ammirando la splendida cartolina della costa di levante, sarete sulla buona strada nell'essere l'uomo dell'anno! 
Sulla spiaggia di Moneglia
Non vi resta che completare il programma del giorno con una splendida cena nei caratteristici ristoranti di Rapallo, per poi regalare una fantastica passeggiata sul lungomare accompagnati dal chiarore della luna e dalle luci che si riflettono sulle acque scure della notte.
Si dice che il buongiorno si vede dal mattino, quindi fate che al risveglio del vostro amore la persiana sia aperta per farla tuffare nello splendido panorama e che il tavolo in terrazza sia apparecchiato con la colazione che avrete preso la sera prima, sarete così a metà dell'opera, che si completerà portando la vostra amata due ruote sulla parte alta della SS 1, 
Vista dall'alto di Portofino
una strada da super motard per il suo susseguirsi di curve strette da seconda, terza, tanto da far fatica a prendere fiato da quanto siano numerose e tortuose e, complice il bell'asfalto, farete grata la vostra moto da quanto si sentirà apprezzata e la vostra compagna, per portarla ad assistere a Camogli alla "sagra del pesce". Certo, non sarete i soli, ci sarà un po' di compagnia, ma solo la vista del porticciolo vi renderà agli occhi di qualsiasi donna un gran romanticone, se poi approfitterete della confusioni per consumare un pranzo 


sugli scogli a base di focaccia di Recco (e le sue derivazioni) acquisterete anche una buona fama culinaria. Camogli è una delle città più belle che io abbia mai visto, 
Vista notturna su Rapallo
piena di scorci, panorami, colori e profumi e sono sicuro che potrebbe ammaliare qualsiasi persona. La confusione alla lunga potrebbe stancare ma niente paura, la via del ritorno sempre sulla SS 1 è piena si spiagge ancora deserte dove poter ritardare l'ora di rincasare per poter assaporare insieme alla vostra lei il profumo del mare ed il calore del sole primaverile. Il ritorno sarà sull'autostrada perchè sicuramente avrete continuamente posticipato la partenza, tanto da rendervi conto che sarete a casa solo all'imbrunire, ma niente timore perchè sono sicuro che la distanza che c'era tra voi e la vostra zavorrina all'inizio 
Fotografando scorci di Camogli
sarà annullato da un lungo e caloroso abbraccio che vi accompagnerà per tutto il viaggio. Ormai ai suoi occhi siete un uomo diverso, avrete saputo darle un weekend romantico pieno di sorprese e di attenzioni tanto che al rientro nei ranghi domestici tutto sarà appianato, oppure sarà pronta a cancellare gli ultimi dubbi che l'avevano attanagliata. Bene, approfittatene, ora potete chiederle qualsiasi cosa. Cosa ho chiesto io alla Cry? ... ovviamente è un segreto!!

Camogli




La parola alla zavorrina:  questa volta, l'evento che ha catturato la nostra attenzione e che ci ha fatti partire col nostro solito, grande entusiasmo il sabato mattina in sella ad una V scalpitante, è stato "La sagra del pesce" di Camogli, celebre evento che attira nel borgo migliaia di turisti nel giro di un weekend; noi non siamo voluti essere da meno e quindi eravamo lì con i nostri occhi e con le nostre visiere, pronti a raccontarvi un'altra delle tradizioni che caratterizzano la nostra bella Italia. 

Moneglia 
Ma prima di ciò, ci siamo dedicati alla visita di altre perle della Liguria, Moneglia in primis, location che abbiamo scelto come nostra base per questi due giorni.  
Moneglia è uno splendido gioiellino, raggiungibile dopo aver percorso la lunga strada delle gallerie che la collega a Riva Trigoso, lo spettacolo che si apre dopo aver percorso l'ultimo dei tunnel è piacevole e rilassante per gli occhi: una bella spiaggia con un mare azzurro turchese trasparente accolgono il visitatore alla sua destra, mentre alla sinistra si staglia il bel paesino colorato e arricchito da palme ai bordi dei viali. Il paese si trova all'interno di un'ampia baia delimitata da due promontori, entrambi ricchi di vegetazione mediterranea e pinete: ad ovest si estende il promontorio di punta Moneglia e ad est quello di punta Rospo. Mentre il primo è interamente selvaggio e raggiungibile solo mediante sentieri, il secondo presenta diverse zone residenziali fino all'abitato di Lemeglio. E su questi colli era posta la nostra casa - base dalla quale godevamo di una vista spettacolare su tutta la baia, vista armoniosa ed attraente allo stesso tempo.
Dopo una sosta rilassante in riva al mare, baciati dai raggi del sole che in questo periodo non sono ancora troppo caldi e, per questo motivo, regalano una piacevole sensazione sulla pelle, ci rimettiamo in sella, non stanchi, e ci dirigiamo alla volta di Portofino. 
Il faro di Portofino
Qui visitiamo la celebre piazzetta, meta molto modaiola e chic, affollata di turisti facoltosi ma anche di visitatori curiosi, intenti ad ammirare le bellezze del posto ma anche gli yacht di lusso ormeggiati vicino alla riva, nell'intento di riconoscere qualche vip o più semplicemente lustrandosi gli occhi con tutto quel lusso esibito.
Noi ci regaliamo una bella camminata sul promontorio che capeggia su questa splendida cittadina, con l'obiettivo di raggiungere il faro; passeggiamo arrampicandoci tra diverse ville, tra splendidi punti panoramici, passiamo davanti alla Chiesa di San Giorgio, quest'ultima posta proprio sopra la falesia che scende a picco nelle acque dell'area marina protetta, arriviamo circa a metà percorso a passare davanti al castello Brown, costruito sui resti di un'antica fortezza posta a guardia del porticciolo, veniamo circondati presto da una natura lussureggiante e molto  variegata, costituita da pini che scendono fin quasi a lambire il mare e fiori da noi visti per la prima volta in vita nostra, i profumi ci inebriano l'olfatto, tutti i sensi sono ampiamente soddisfatti dalla bellezza che è ormai tutt'intorno a noi, ed è così che si arriva al faro che è proprio in cima al promontorio e che domina Portofino dall'alto; la vista da là sopra è qualcosa di magico, 
Fiori particolari a Portofino
degno della più bella cartolina di questo paese.
Riprendiamo il percorso di circa una mezz'oretta, questa volta in discesa, ed i nostri stomaci ci suggeriscono di cercare un posto dove accontentarli con un degno pasto, ed è così che ci spostiamo a Rapallo, altra magnifica cittadina incastonata tra le verdi coste del Promontorio di Portofino e le scogliere rocciose che la dividono da Zoagli e situata al centro del golfo del Tigullio. Caratteristica di Rapallo è lo scenografico Lungomare Vittorio Veneto, con la lunga fila di palme ed i dehors dei locali che si affacciano sulla via e che rappresenta il salotto buono di questa cittadina; il centro storico di origine medioevale, offre la possibilità di uno shopping di livello nei numerosi negozi e di visite culturali ad interessanti monumenti: l’Antico Castello sul mare, la Torre civica, la Basilica, il Monastero delle Clarisse e, nei dintorni, i ruderi dell’Abbazia di Valle Christi. La cena che gustiamo è davvero ottima, a base di specialità locali, e con questa chiudiamo la prima giornata passata all'insegna dei km macinati con la nostra amica a due ruote e le splendide bellezze liguri ammirate, ma Moneglia ci aspetta per il meritato riposo. 
Baia di Portofino
La seconda giornata si apre per noi con una sana colazione gustata sul terrazzo dell'abitazione che ci ha ospitato, mai stanchi di ammirare il magnifico paesaggio che ci circondava, ci rendiamo conto che involontariamente facciamo sì che quel pasto duri il più a lungo possibile, probabilmente da quel posto non ce ne saremmo mai voluti andare e così immagazziniamo i tutti i fotogrammi possibili che le nostre cornee sono in grado di catturare, per poi ricordarcele e rimirarcele nelle nostre menti quando saremo di ritorno a Milano.
Oggi ci aspetta la sagra del pesce di Camogli e così ci dirigiamo lì, rendendoci conto, una volta in zona, di quanto questa sagra sia popolare e rinomata: numerosi autobus colmi di turisti da ogni dove, auto, moto parcheggiate ovunque, è un delirio di folla! Quest'anno questa festa giunge alla sua 65ma edizione, mentre la giornata del sabato è dedicata ai festeggiamenti religiosi, con processione in onore di San Fortunato, Patrono dei Pescatori, durante la quale 8 volontari portano a braccia la cassa con la statua di S. Fortunato, del peso di 4 quintali, allo spettacolo pirotecnico, all'illuminazione del 
La vista al nostro risveglio
campanile della chiesa ed ai falò appiccati in due quartieri di Camogli, la domenica è dedicata alla grande frittura di pesce, infatti nella piazza del porticciolo con un'enorme padella del peso di 28 quintali, un diametro di 4 Mt., un manico di 6 Mt. durante tutta la giornata vengono fritti 30.000 piatti di pesce, utilizzando 3 tonnellate di pesce fresco e 3.000 litri di olio. Le code per arrivare ad accaparrarsi una porzione di questa prelibatezza sono a dir poco chilometriche, quindi una volta fatto il punto della situazione, puntiamo a goderci lo spettacolo dal molo e ci dedichiamo ad un'altra squisitezza del posto: la focaccia al formaggio, di una bontà commovente. Mentre ci divertiamo a guardare i gabbiani fanno la posta a rimasugli di pesce e sperano nella bontà di qualche commensale che volesse dividere il proprio pasto con loro, cercando di ottenere in modo più o meno lecito qualche lisca, decidiamo presto di ributtarci in mezzo alla folla festosa, siamo circondati da visitatori da ogni dove, e da moltissimi stranieri. Inoltre, per l'occasione, vengono organizzati spettacoli di intrattenimento e musicali, stand con i prodotti tipici liguri e mercatini d'artigianato,
La chiesa di Santa Maria Assunta a Camogli
le vie del paese sono infatti gremite di bancarelle. Ci allontaniamo per qualche momento dall'allegria e dal frastuono gioioso della festa per visitare la chiesa di Santa Maria Assunta, che ci attira dal fuori per la luce di alcuni splendidi lampadari a candelabro che risplendono al suo interno, costituito questo da tre navate in stile barocco ed è interamente rivestito da pregiati stucchi in oro, marmi policromi, così come il battistero. Io e Max concordiamo che sia una delle più belle chiese da noi viste finora nei nostri viaggi, ricca, variopinta, carica di opere d'arte e di dettagli ma estremamente armoniosa per gli occhi. Da qui saliamo fino al promontorio accanto al castello per rimirare tutta la bellezza di Camogli dall'alto, e guardando le persone in spiaggia veniamo invogliati a cercare un po' di frescura in riva al mare, e così siamo presto in costume in mezzo ad altre moltissime persone che hanno avuto tutte la stessa idea. 
Sagra del pesce di Camogli
Presto ci rimettiamo in moto in direzione Genova.  Mentre ci facciamo strada verso casa, anche il tempo sembra incupirsi, come i nostri umori, infatti il sole ligure, non appena varcato il Piemonte, fa spazio a dei minacciosi nuvoloni. La pioggia ci attende alle porte della nostra grande città, come a darci il "ben tornati" nel tran tran quotidiano, ma dentro di noi anche in questo viaggio abbiamo immagazzinato il sole, la bellezza di quanto visto, l'allegria e l'ospitalità delle persone incontrate, le bontà culinarie della nostra terra e gli splendidi scorci che la nostra bellissima Italia è sempre pronta a regalarci.




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PERCHE' A VOLTE IL PARADISO E' AD UN PASSO DA CASA: UN WEEKEND NEL TORINESE.

Itinerario: Gessate - Ivrea - San Giovanni Canavese - Cuorgnè - Ceresole Reale - Agliè - Gessate



Km percorsi: 466



La parola al pilota: quando si contemplano le previsioni metereologiche nei diversi canali meteo per organizzare al meglio l'uscita del fine settimana e ci si accorge che proprio in quei giorni il ciclone Medusa ha deciso di imperversare su buona parte dell'Italia settentrionale e centrale, sono tre le possibilità: 

Ivrea
o si desiste imprecando per tutto il weekend maledicendo tutti i tipi di meduse che esistono al mondo per aver dato il proprio nome ad una simile perturbazione. o ci si trasforma in mezzi anfibi per sfidare il maltempo, oppure si cerca di scovare un posto baciato dalla fortuna dove il tempo sia più benevolo. Noi abbiamo optato per la terza opzione e sperando che le informazioni lette dai vari siti metereologici fossero veritiere, abbiamo calamitato la nostra attenzione sull'isola felice della provincia di Torino. In effetti per questa volta dobbiamo dire che seguendo questa tattica i nostri completi da pioggia sono rimasti all'asciutto. L'agenzia di viaggi Cry, in base quindi al volere di Apollo e dei fulmini di Giove, ha cercato un evento capace di catturare la nostra solita fame di curiosità. Le poche ed uniche gocce di pioggia che ci hanno accompagnato nei primi chilometri dopo l'accensione della nostra fedele V, ci hanno fatto desistere dal compiere un altro tragitto tutto extraurbano per avvicinarci alla meta il più presto possibile e lasciare le meduse dietro di noi. Ben presto però la voglia di paesaggi più attraenti e alle nubi meno minacciose, 
Duomo di Ivrea
ci hanno invogliato a lasciare la A4 per imboccare un itinerario su strade provinciali che lambiscono Biella. La SP 299, la 154, come le SP65 e 64 sono provinciali caratterizzate da lunghi stradoni, quindi con poche annotazioni da appuntare sul libro dei più bei paesaggi, se non per il loro sfondo delle Prealpi piemontesi che donano ai paesi più abitati una sensazione di selvaggio e di libertà a pochissima distanza da loro. Per saltare un'altra grossa via di comunicazione  (la SP 142) allunghiamo sulla SP 315, la SP 308 per poi piegare verso Biella sulla SS 230. Seguiamo il navigatore che ogni tanto ci fa percorrere strade con una logica tutta sua. Ma la splendida seduta che regala la Vstrom sia a me, che alla Cry, ci dona quella calma serafica per raggiungere qualsiasi posto. La SS 419 imboccata ci fa catapultare in un veloce tracciato dove poter far scorrere la potenza della nostra amata attraverso curvoni veloci contorniati da muri in pietra e da una fitta vegetazione. E' solo il preludio verso la discesa della SP 94 che ci porterà direttamente verso Ivrea lungo una bella strada molto più tortuosa ma con una vista sulla vallata spettacolare.
La discesa termina sulla SP 75 che lambisce il tranquillo lago Sirio appena alle porte della città canavese. Ed è proprio il "grande evento del canavese" che ci ospita con le bancarelle e vari eventi, con il suo intento di trasformare per due giorni la città di Ivrea in ritrovo allegro e spensierato.
Il lago di Ceresole Reale
Probabilmente però, a causa del cattivo tempo del resto del nord Italia, quel giorno ha causato un ridimensionamento nella riuscita di tutto il programma. Degno di nota, il giro che ha offerto un gruppo di motociclisti ai bambini, lungo una piazza dedicata al reparto motoristico. 
Max con uno sfondo da cartolina
Da Ivrea abbiamo raggiunto San Giovanni, il luogo del nostro pernottamento, attraverso la SS26, la SP77, la 56 e la 62, delle strade scorrevoli in mezzo alle colline. Non contenti degli splendidi paesaggi visti fino ad allora, abbiamo snocciolato tutte le marce della V per dare un'occhiata a Cuorgnè, approfittando del suo consumo parco, proseguendo sulla SP62 per poi solcare le SP 222 e 58.
Per la giornata seguente non avevamo grossi programmi, se non quelli di far fare chilometri alla nostra amica a due ruote, perchè mai sazia, così davanti ad un bel tagliere di salumi e di piatti tipici del luogo, trasportati da vecchi ricordi in luoghi meravigliosi visitati da bambina dalla Cry, decidiamo di rinfrescare la memoria andando a Ceresole Reale.
La mattina ci saluta con un bel sole, Apollo finalmente ha ripreso il comando anche se scrutando dalla finestra verso la direzione che dovevamo seguire ancora nuvoloni minacciosi facevano tremare per la buona riuscita della conquista del lago di Ceresole. Anche la V scalpita, l'aria frizzante che spira dalle montagne la rende ancora più inebriante, sono io a tenerla a bada lungo la SS 565 e la SP 460, stradoni rettilinei e veloci ma dove è facile incrociare comitive di mucche che vanno al pascolo.
Incontri lungo la strada
Rimango deluso una volta imboccata la 460 perchè mi aspettavo una strada tipica montana con curve e tornanti, invece solo dopo Fara Inferiore il percorso si incomincia ad inerpicare. Ma niente paura, nessun colpo di noia, man mano che si sale ci si rende conto che stiamo viaggiando in un quadro dove la protagonista assoluta è la natura ed il paesaggio circostante e noi siamo solo un piccolo particolare. E' un continuo rallentare, fermarsi e scattare foto. La giornata è tranquilla, non c'è molto traffico, quindi si è catapultati in un silenzio che solo il borbottio del V sembra rompere. Anche la discesa al ritorno si è svolta con molta tranquillità, con medie bassissime, ma vi giuro che complici i colori lucenti ed accesi che riuscivano a donare al paesaggio un tono paradisiaco, con cascate, fiumi, paesi rurali da favola ed alberi con fiori appena sbocciati. E' stato davvero uno shock tornare a valle, ma per ridarci morale decidiamo di dirigerci verso un altro luogo da favola come può essere la sede dei Savoia nella loro villa di Agliè. Riprendiamo nuovamente la strada che porta verso Cuorgnè per poi prolungare la nostra rotta sulla SP 222 e SP 41. Usciti dalle sfarzose stanze dei sovrani d'Italia, ed esplorato anche l'adiacente borgo, 
Agliè
siamo pronti a tornare verso casa, anche se ci accorgiamo che nel frattempo Apollo ha invitato anche il suo amico Eolo, infatti un forte vento ora soffiava rendendo difficile anche la stabilità della nostra V che per l'occasione deve sfoderare le sue migliori doti di stabilità. Per accorciare il percorso ripieghiamo sull'autostrada cercando di farci scudo con i mezzi più pesanti. La moto è anche questo: ti immerge nei luoghi più favolosi che esistono facendoti sentire parte di essi, questo nel bello e nel cattivo tempo.

Di solito il ritorno è il momento dei ricordi del weekend, ma questa volta la guida impegnativa ha cambiato le mie abitudini. 
Fantastici scenari piemotesi
Solo una volta a casa mi sono ritrovato alla finestra ascrutare le montagne all'orizzonte che fino a pochi momenti prima ci avevano ospitati. Mi è ritornato in mente quel famoso aforisma che dice che da ogni viaggio si torna più arricchiti di quando si è partiti. Mai parole più vere: ho ancora davanti agli occhi lo sguardo estasiato del bambino che in sella ad una moto guidata da un suo probabile eroe, riusciva ad emanare una felicità contagiosa, che solo la risata di un bambino può donare e per quel magnifico paesaggio che per poche ore ci ha resi partecipi della sua magnificenza. Non so chi sia l'artefice di uno scenario del genere, ma sono convinto che grazie a questi luoghi ed alla felicità di quel bimbo, sono le ragioni che ogni volta ci spingono a descrivere le emozioni percepite da dietro la nostra visiera.



La parola alla zavorrina: Ed eccoci in sella alla nostra V, pronti per salpare alla volta del Piemonte per quello che è stato un weekend organizzato "last minute" in quanto le previsioni meteo ci hanno fatto rivoluzionare i progetti che avevamo inizialmente, per dirigerci verso l'unica location del centro - nord Italia dove era previsto bel tempo, o per lo meno, non pioggia a dirotto, al contrario di tutte le altre zone. 

Ivrea
E così ci siamo diretti ad Ivrea, dove avevamo programmato di presenziare al "Grande evento del canavese", dove complice il tempo molto incerto e la pioggia in tutte le province circostanti, non c'era grande afflusso di persone, al contrario invece di domenica, giornata durante la quale la festa ha registrato moltissimi visitatori. In particolare, ci aveva colpito particolarmente un evento all'interno di questa festa, composta da bancarelle di artigiani locali e non, da giochi divertenti organizzati per intrattenere i più piccoli, da enogastronomia locale ed italiana in generale, da artisti di strada e cosplay, organizzato dall'associazione BixB Bikers, ossia un gruppo di centauri, per lo più armati di Harley Davidson, che si sono proposti di far fare dei giri a bambini, il tutto per raccogliere fondi a scopo benefico. 
Ammirando il panorama
Oltre a vivere questa gioiosa festa piena di colori, profumi e del vociare allegro delle persone, io e Max ci siamo immersi nella pacifica Ivrea, intenzionati a volerla conoscere a fondo. Ci siamo immersi infatti nelle sue vie centrali, molto silenziose all'ora di pranzo, spingendoci fin verso il castello, che però non era visitabile (e non si sa se per quest'anno lo tornerà ad essere, visto che è stato giudicato pericolante al suo interno) e fino al Duomo, che abbiamo visitato internamente, rimanendo ammaliati dalle note dell'imponente organo che in quel momento un uomo era intento a suonare, regalandoci brividi a fior di pelle. La nostra visita della città è proseguita alla volta della Dora Baltea, dove abbiamo sostato ammirando le prodezze di un canoista che si allenava sulle piccole rapide create dal fiume, ed interrogandoci e facendoci molte domande sulla via Francigena, via storica che fin dall'antichità aveva funzione di guidare i pellegrini provenienti da tutta Europa sino a Roma e che anche in questa cittadina, come in numerosi altri viaggi che abbiamo fatto, abbiamo incrociato e percorso per un tratto a piedi sul suo lastricato originale; vivere certi tratti di storia ci affascina e ci riempie di curiosità, ma questo della via Francigena è un altro capitolo del quale vi torneremo presto a parlare. 

Prima di fare tappa al b&b che ci attendeva, abbiamo fatto un giro a Cuorgnè, tranquillo paese alle falde della Valchiusella, cominciando a fantasticare su quali possibili strade magnifiche di montagna, delle quali là sopra c'era solo l'imbarazzo della scelta, ci saremmo arrampicati con la V nella giornata successiva. La sera ci siamo regalati un'ottima cena a base di specialità locali e ci siamo spostati verso la variopinta location che ci ha ospitati per la notte, a San Giovanni dei Boschi, dove solo il canto degli uccellini ci ha risvegliati la mattina dopo un bel sonno rigenerante.
Le prealpi piemontesi

La destinazione prescelta per questa mattina, votata all'unanimità, è stata quella del colle del Nivolet, o per lo meno "la direzione" sarebbe stata quella, in quanto la strada per arrivare fin lassù, a 2600 metri, era ancora chiusa, sarebbe riaperta il 15 maggio, inoltre a quell'altezza la temperatura non era delle più facili, oltre ad apprendere che una bella nevicata era in atto. Siamo arrivati quindi fino a Ceresole Reale, non prima di esserci fermati lungo la strada un'infinità di volte per fotografare scorci e paesaggi che, baciati dalla luce del sole splendente di quella domenica mattina, erano veramente ad ogni svolta degni di una cartolina. A Ceresole ci ha accolti un lago dal fantastico colore azzurro intenso; 
Il Lago di Ceresole
le sue acque alimentano la centrale idroelettrica di Rosone ed è formato su di un lato da un'imponente diga. Probabilmente a causa delle scarse nevicate di questa stagione, l'abbiamo trovato secco per la sua metà. Il vento fortissimo non ci ha fatti desistere dal fare una bella passeggiata su una delle sue sponde, con annesso book fotografico di rito, dopodichè siamo ridiscesi più a valle, dove dopo un abbondante piatto di polenta concia e cinghiale, abbiamo deciso di andare a visitare il borgo medievale di Agliè, conosciuto tramite i depliant turistici letti la sera precedente. In questa deliziosa cittadina, si trova il castello ducale, un'elegante ed imponente costruzione conservata perfettamente; costruito originariamente nel 1141, venne distrutto e riedificato più volte. Subì i danni di un assedio nel 1536. Filippo di Agliè, ministro di Maria Cristina, la reggente Madama Reale, ne curò la ricostruzione, finchè fu nuovamente devastato di soldati francesi.
Nel 1764 passò alla Casa Savoia e successivamente passò ai duchi di Genova di cui fu la dimora preferita.
Il Castello di Agliè
 Si dice che tutti i principi della Casa Savoia-Genova tuttora viventi vi siano nati. Attualmente è proprietà dello Stato, sotto le cure della Sovrintendenza ai monumenti per il Piemonte. Visitarlo internamente e passare attraverso le variopinte e ricchissime stanze, ancora in parte arredate, è stato come fare un tuffo indietro nel tempo; a differenza di altri castelli da noi visitati e molto spogli al loro interno, questo è ancora in parte arredato oltre ad essere tenuto egregiamente, quindi ci è voluto un attimo, entrando nello sfarzoso salone da ballo, a percepire nella propria mente l'immagine di dame con ampi vestiti intente a danzare con i propri cavalieri, qui la fantasia ha davvero molto spazio per vagare e l'ambiente tutto intorno a sè aiuta tantissimo. Mi è piaciuta moltissimo anche la stanza adibita a teatro, infatti i regnanti dell'epoca si divertivano a recitare essi stessi, nelle lunghe serate a corte, oltre ad essere intrattenimento per i piccoli nobili dell'epoca. Stanze per diversi passatempi dell'epoca quale il gioco del biliardo, sia maschile che femminile, corridoi dove le dame si apprestavano a passeggiare e a chiacchierare tra di loro dopo cena, le stanze dove dormivano ancora allestite con i letti dell'epoca.. è come essere all'interno di una macchina del tempo, la mente inesorabilmente vaga ed immagina nitidamente come fosse la vita di corte in quel luogo qualche secolo fa. 
Gli interni del castello
Inoltre, forse a molti arrivando in questo magnifico posto, ritorneranno subito in mente le scene della fiction "Elisa di Rivombrosa", che infatti è stata girata qui. Dopo esserci fatti affascinare dal castello, visitiamo l'attigua chiesa parrocchiale, che ai tempi era luogo di preghiera ad uso esclusivo dei regnanti, che vi potevano accedere direttamente dal palazzo, e poco più lontano entriamo in una chiesa un po' particolare, quella di Santa Marta, prezioso esempio di architettura barocca, opera di Costanzo Michela,con campanile costruito ad insolita pianta triangolare. Contenti di aver scelto questa località come ultima visita di questo intenso weekend, per la bellezza di quanto visto, ci rimettiamo in sella alla volta di casa, dove un viaggio molto difficoltoso ci avrebbe atteso, a causa del forte vento, quasi questo soffiasse remandoci contro con l'intento di volerci riportare indietro nei magnifici posti scoperti ed ammirati durante questi due giorni, e noi quasi non avremmo voluto opporre resistenza, se non fosse stato per gli impegni che ci attendevano per il giorno dopo, per ritornare in quell'angolo di paradiso scoperto a pochi chilometri da casa.



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26 E 27 MARZO 2016: TRA LE RIVE DEL BENACO, L'AZZURRO, L'ERIDIO E....

Itinerario: Gessate - Salò - Limone sul Garda - Riva del Garda - Sarche - Canale di Tenno - Lago di Tenno - Lago d'Idro - Iseo - Gessate

Km percorsi: 492

La parola al pilota ed alla zavorrina:


Max: devo dire che il nuovo contest che abbiamo lanciato, “VOTA IL MONDO.. DIETRO LA VISIERA” mi piace molto,  in questo modo i nostri lettori avranno la possibilità di interagire con noi, scegliendo e magari promuovendo le varie possibilità di tour che di volta in volta proporremo, con l’intento di far vivere anche a loro l’organizzazione dei tour, per poi portarli virtualmente insieme a noi nelle nostre avventure. 
Lungo la Gardesana Occidentale

Cry: in questo primo contest è uscito vincitore il tour denominato "TRA LE RIVE DEL BENACO,L'AZZURRO, L'ERIDIO E...", che prevedeva il passaggio da diverse località lombarde e trentine che si affacciano su laghi tanto belli quanto con caratteristiche molto diverse tra loro.

M: ma prima di raggiungere le città lacustri, come nostra abitudine, abbiamo percorso strade extraurbane seguendo le indicazioni del Tripy, un navigatore satellitare, per la precisione un road book elettronico, fornito gentilmente come prima visione da Tripy Italia (del quale seguirà recensione, per poi averlo ufficialmente nel corso della Centopassi, dove in quell’ambito svolgerà a pieno titolo tutti i suoi compiti). Il tracciato preimpostato tramite un programma dedicato ci ha portati, casualmente, a sfrecciare come negli ultimi tour tra le pianure padane della bassa bergamasca. Siamo usciti dalla provincia milanese attraverso la SP 45, entrando nella provincia bergamasca tramite le sue provinciali SP 185 e SS 11, praticamente rettilinee ed interminabili, se non fosse per le rotonde che mi fanno ricordare ogni tanto di avere una leva del freno, una della frizione ed una del cambio! La percorriamo fino a toccare l’affascinante Chiari per poi piegare sulla SP 19, sulla SP 345 e sulla SP 3 che ci porta ad attraversare la città un po’ cupa di Lumezzane. 
Salò

Lasciata la cittadina bresciana alle spalle ci lanciamo per la SP 79, dove inizia il divertimento per la nostra compagna a due ruote che segue fedelmente gli ordini dettati dal mio polso destro e dal mio corpo per divorare l’asfalto non sempre perfetto. Il serpentone di macchine che si apre sin dalle porte di Salò ci catapulta alla realtà che questo è il fine settimana delle festività pasquali, ma l’agilità della nostra V anche nei percorsi congestionati dal traffico ci fa presto parcheggiare davanti alle acque del lago di Garda, detto il Benaco, chissà mai perché?
C: Perché è un termine latino che significa “cornuto”, quindi viene chiamato anche con questo termine per via delle montagne che lo circondano! E sai qual è il monte che sovrasta la cittadina di Salò?
M: No, non lo so, sei tu l’esperta!

C: è il monte S. Bartolomeo che infatti domina la "capitale" dell'Alto Garda bresciano.  Lungo il suo bellissimo Lungolago, all'altezza dell'imbarcadero, si incontrano "Il Palazzo della Magnifica Patria" ed "il Palazzo del Podestà" a testimonianza della nobile storia della città. Il centro storico di Salò è un fitto susseguirsi di strade, vicoli e piazzette con dimore signorili, eleganti negozi, ristoranti e bar, attraverso i quali è un piacere perdersi mentre si passeggia in tranquillità. 
Limone Sul Garda

M: in effetti mi è piaciuta molto Salò ma devo dire che la mia testa era già focalizzata sul tracciato che ci avrebbe portato a scoprire la costa del lago. E come immaginavo la SS45bis, detta la Gardesana, è talmente affascinante che anche se il più delle volte ci siamo ritrovati fermi per il traffico intenso della Pasqua, ne abbiamo approfittato per assaporare il paesaggio che ci circondava e anche quando il fiume di macchine si è disteso, si è cercato un anfratto per parcheggiare la moto, pigiando più volte il pulsante virtuale della macchina fotografica del nostro telefono. 
Panorama sul Lago di Garda

Certo, mi piacerebbe assaggiare questa strada anche  in condizioni più tranquille, per le sue dolci curve ed il suo asfalto perfetto. Non mi sono proprio accorto di quanto è stato veloce arrivare nella bomboniera di Limone Del Garda.

C: infatti è proprio una bomboniera! Qui, il clima sempre mite permette la crescita di una vegetazione
tipicamente mediterranea con agavi, oleandri, palme e cipressi a fianco delle coltivazioni a terrazza di ulivi centenari e dei giardini a serra di limoni, aranci e mandarini. Limone è un paesino con poco più di mille abitanti che fino al 1932 era raggiungibile solo esclusivamente attraverso i monti o dal lago e forse proprio per questo motivo ha conservato il suo aspetto di borgo praticamente intatto dal sapore antico di un tipico villaggio di pescatori.
M: Limoni, cedri ed intanto una bottiglia di buon limoncello è arrivata a casa!
C: io l’avrei aperta anche prima di arrivare a casa, ma per solidarietà nei confronti del pilota, ho desistito!

M: Certamente, anche perché il navigatore era impostato sulla SP 38, la famosa strada della Forra. Quindi immagina come ero adrenalinico! 
Il lago di Garda visto dall'alto della strada della Forra

C: Ah si, la strada dove hanno girato alcune scene avventurose dell’ultimo 007!
M: brava ed io volevo fare proprio come l’agente segreto: sfrecciare lungo la strada scavata dal torrente Brasa che ha donato a chi la percorre scenari spettacolari per il suo percorso che corre a picco sul lago e per gli scenografici passaggi su ponti e gallerie. Quando poi ci siamo trovati in mezzo a quello spettacolo, più che 007 mi sentivo Mister Bean, per quanto ero estasiato a bocca aperta sotto al casco!
C: anche io mi sono davvero emozionata!

M: Eh già, penso inoltre che qualunque cosa o evento abbia creato questo percorso, aveva in mente una moto, infatti sembra creata apposta per le due ruote: carreggiata e curve strette. Altri mezzi qui si muovono impacciati ed in disordine. Una delizia la Forra, come quella che ci aspettava a Riva del Garda! 
Riva Del Garda

C: in effetti l’organizzatrice della terza edizione di Chocomusic, 
Chocomusic a Riva Del Garda

Ilaria, ci ha proprio regalato un bel pomeriggio tra le degustazioni delle specialità dei vari artigiani provenienti da tutta Italia e veri maghi nella creazione di delizie al cioccolato! (nella pagina dei "giovedì della zavorrina" il racconto completo di questa festa). Riva del Garda è definita la perla del Garda Trentino; è famosa per il suo clima, per il paesaggio dal fascino naturalistico assolutamente unico, per le spiagge ampie e assolate ed è un punto d'incontro per gli appassionati di molti sport: vela e windsurf, arrampicata, mountain bike ed escursionismo. Il centro della città, con le sue pregevoli architetture, è tutto un richiamo al passato. M: non mi scorderò mai le goufre con crema di cioccolato e sciroppo d'acero degustate qui e l'aperitivo sorseggiato al tramonto davanti alla torre Apponale di questa bellissima cittadina! 


Aperitivo a Riva Del Garda

C: siamo arrivati all’Hotel Ideal a Sarche, inghiottiti dalle tenebre ma proprio felici, è stata una bellissima esperienza. Eravamo molto stanchi ed abbiamo apprezzato la deliziosa dimora che ci ha ospitati per il nostro riposo. La pace del luogo, la pulizia e l’abbondante colazione ci hanno proprio rigenerati per affrontare carichi la seconda giornata.
M: concordo, era quello che ci voleva per riprendere la nostra marcia. E’ stato bellissimo aprire la giornata allietando i nostri occhi ammirando le acque glaciali del lago di Santa Massenza, sito nel comune di Vezzano, a pochissimi Km dall’albergo, scelto apposta per la sua posizione strategica.
C: questo lago è nato dall’erosione glaciale ed è collegato al Lago di Toblino da un canale sopra il quale passa la strada statale Gardesana e  accoglie le acque del fiume Sarca e del lago di Molveno per far funzionare la centrale idroelettrica di Santa Massenza. Il collegamento di questi due laghi offre ai visitatori un romantico panorama.

M: in quell’occasione, per la prima volta dall’inizio del tour, ho abbandonato il nostro Tripy, ammaliato da una stradina che corre sulla sponda orientale del lago (via dei Predorighi). Anche questa l’abbiamo percorsa a 30 Km/h, con le visiere aperte per assaporare la brezza mattutina, il rumore del motore al minimo, il cinguettio degli uccelli, immersi completamente dai vigneti intorno a noi e da vasche di…? 
Il Lago di Santa Massenza

C: … di anguille, carpe, trote e numerose altre qualità di pesci! Qui per gli appassionati di fauna ittica c’è solo l’imbarazzo della scelta.
 M: io non sono uno di quei appassionati ma di certo sono rimasto colpito dalla strada di via del Ponte, lastricata completamente di sanpietrini!
C: per questo considerata la piccola Nizza!
M: Nizza o non Nizza, far sfilare la V su di una strada del genere, affiancata dalle splendide acque del lago, è stato meraviglioso, tanto da conquistarsi a pieno titolo l’ennesimo book fotografico che l’hanno fatta da protagonista.
C: se non ti avessi svegliato io, saresti stato ancora lì a fotografare la tua “amata”!

M: gelosa? Non fare tanto la spiritosa, anche perché sapevo che il lago di Tenno, il lago azzurro, ci aspettava, quindi giubbotto ben allacciato, interfoni accesi, prima marcia ingranata e via verso le splendide strade a nord del Garda. 
Il castello di Arco di Trento

E’ proprio un piacere viaggiare su questi manti di asfalto perfetti, lisci, con sempre degli magnifici scenari che ci accompagnavano ed anche sulla SS 45 bis per tornare verso sud in direzione Riva le cose non cambiano. Non si vorrebbe mai scendere dalla sella. Anzi, la cosa più difficile è cercare di rimanere concentrati e non farsi distrarre troppo dal paesaggio circostante, perché ad ogni metro c’è qualcosa di magico, di bello che rapisce lo sguardo. Come il maniero che avvicinandosi ad Arco già da lontano si notava.
C: E’ il castello di Arco ed è posto su un promontorio così da dominare sovrano sulla graziosa cittadina. La sua valorizzazione tramite il recupero architettonico ha restituito alla città uno dei manieri più belli e suggestivi dell’arco alpino.

M: peccato non ci si possa avvicinare con la moto! 
La V con le aiuole colorate di Arco

C:  E’ raggiungibile solo a piedi, risalendo il borgo, superata la splendida macchia d'oliveto fino al Prato della Lizza, seguendo oltre le tre pareti alte venti metri sopravvissute alle cannonate napoleoniche.

M: sarà per la prossima volta, ora il Tripy ci indicava la SS 421 per raggiungere il lago azzurro. Altra corsa, altra bella strada che sale inerpicandosi su per i manti che circondano Riva Del Garda. Se non fosse stato per quella foschia, sono sicuro che avremmo girato il sequel della puntata precedente di Mister Bean! 
Canale di Tenno

C: meno male che ci sono io, sempre concentrata, che non si è fatta sfuggire le indicazioni per raggiungere uno dei borghi più belli d’Italia: Canale di Tenno!
M: non me lo sono fatto ripetere due volte e per la seconda volta in poche ore decidevo di fare un’altra deviazione per andare a parcheggiare la moto davanti ad un’antica fontana, come se la mia V-Strong fosse un cavallo che aveva bisogno di una bevuta.

C: questo posto è un gioiello medievale che appare simile ad un villaggio "da presepe": un agglomerato di case antiche, fatte di sassi, si inerpicano lungo strette stradine che lasciano il visitatore a bocca aperta per i deliziosi scorci che, ogni volta girato l'angolo, si aprono davanti ai suoi occhi.  Il borgo, immutato nei secoli, si sviluppa attorno ad un nucleo centrale antichissimo a cui si sono appoggiate negli anni costruzioni più recenti, il tutto per non togliere spazio alle coltivazioni viticole e olivicole dei terrazzamenti che ancor oggi rappresentano la principale fonte di sostentamento della zona.
La V al borgo di Canale

Ispirati dall'armonia e bellezza del luogo, molti artisti e personaggi della cultura hanno trascorso e trascorrono ancor oggi un periodo di vacanza e ristoro psicologico con l'unico obbligo di donare una propria opera alla fine della permanenza. Questo ha permesso di raggiungere un ragguardevole patrimonio visitato ogni anno da migliaia di persone. 
Il Lago di Tenno

M: neanche il tempo di rivestirci e ci troviamo ancora una volta a scendere dalla sella del nostro cavallo, ah pardon, della nostra moto! Le acque del lago di Tenno ci aspettavano. Ma questa volta non ti chiedo il motivo del suo soprannome perché ho capito da solo che il colore delle sue acque è una particolarità molto convincente.
C: le sue acque turchesi sono considerate tra le più pulite del trentino ed è alimentato da acque pluviali e dal disgelo. Questo posto è davvero un'oasi di quiete.
M: peccato che la giornata un po’ grigia non abbia valorizzato i colori del posto, ma vederlo da vicino è stato ancora meglio.
C: fosse stato per te, l’avresti ammirato da sopra l’altura, rinunciando alla scalinata che esiste per raggiungere le rive del lago!
M: non è facile con stivali, pantaloni impermeabili, giacca e casco compiere sforzi fisici alla mia età! Comunque ti ringrazio per avermi convinto a scendere, è stata una bella sosta di tranquillità e pace.

C: grazie, anche se già sapevo che presto ti avrei regalato altre sensazioni simili raggiungendo l’ennesimo lago della giornata, il lago d’Idro. 
Il Lago d'Idro

M: per raggiungerlo abbiamo lanciato la nostra moto sul proseguimento della SS 421 per poi svoltare sulla SS 237, una lunga provinciale che ci ha accompagnato con le sue curve dolci da quarta marcia e con scarso traffico, probabilmente la maggior parte delle persone a quell’ora di stavano gustando il buon pranzo pasquale, contrariamente a noi, che stavamo mangiando Km di buonissimo asfalto!
C: Questo lago ci appare molto più "selvaggio" rispetto a quelli da noi visitati sino ad ora, infatti i centri abitati sono pochi, a causa della conformazione naturale delle coste del lago stesso, e grazie a questo la pace che si respira in questi luoghi risulta essere immensa!
M: E’ proprio il posto che, almeno in quella giornata, ci ha ispirato uno di quei sonnellini memorabili, trasportati dal rumore delle onde che si infrangevano a riva.
C: la panchina del paesino di Anfo ce l’hai ancora nel cuore non ti sei neanche soffermato ad ammirare il complesso militare fortificato, la sua rocca.

M: se non fosse stata chiusa, l’avrei pure visitata! Ma guarda caso.. allora pendo dalle tue labbra per una descrizione del luogo. 
Scorci del Lago D'Idro

C: dicevo.. è un complesso militare fortificato eretto qui nel secolo XV dalla Repubblica di Venezia. Il complesso presidia oltre un chilometro della riva del Lago mentre la parte restante si sviluppa dalle pendici del monte Censo fino quasi alla sua sommità.  La rocca perse la propria funzione di difesa diventando una caserma per l’addestramento dei militari di leva e in seguito luogo di detenzione e polveriera. La Rocca comprende una trincea e una caserma detta Rocca Vecchia. Dal corpo di guardia sopraelevato, si dominava l’intero lago d’Idro e attraverso le feritoie consentiva di far fronte con largo anticipo al nemico. Una serie di trincee e piazzole, rampe e strade coperte, polveriere, stalle e alloggi militari hanno reso la rocca d’Anfo uno dei migliori esempi di architettura militare da difesa. Questo luogo è raggiungibile arrivandoci solo a piedi ed attraverso visite guidate che si possono prenotare con anticipo sul sito internet dedicato. 
Iseo

M: come al solito sei molto esauriente, ma bando alle ciance perché l’ultimo pago ci aspettava. Per raggiungere infatti il lago d’Iseo inforchiamo la dolce SS 237, per poi deviare sulla più tortuosa SP 3 e SP 345 che tagliano la Val Trompia. Soprattutto la prima è un bel tracciato dove provare le qualità telaistiche della propria moto, con le sue curve strette ed i brevi rettilinei, ma che a differenza di qualche Km più a nord, dove si correva sopra a dei biliardi, qui il più delle volte il manto stradale lasciava un po’ a desiderare. Sentivo che mi mancavano già le zone del nord Garda, dove tutto sembrava bello e perfetto. La discesa della SP 48 ci ha portati direttamente a vedere il panorama della alta Iseo, ripiombando di colpo nel traffico turistico dei giorni festivi. Raggiungere il parcheggio dedicato a noi centauri, infatti non è stato così veloce, ma la voglia di un buon e fresco gelato cominciava ad avere la meglio sull’arsura che era cresciuta nell’ultimo tratto tortuoso, il tutto in una location suggestiva.
C: di location suggestive Iseo ne offre molte, anche se quel giorno era affollatissima! Sarà stata complice la bella giornata, sarà stato complice il fatto che fosse il pomeriggio della domenica di Pasqua, ma c'era davvero una fiumana di gente in giro, talmente tanta che ad intravedere il lago lungo la passeggiata si faceva fatica!

Così abbiamo optato per addentarci e passeggiare nelle vie interne della cittadina, meno battute e meno turistiche, alla ricerca di un po' di tranquillità. Iseo è infatti un importante centro turistico sulla sponda sud-orientale del lago d'Iseo, che si trova una ventina di chilometri a nord del capoluogo provinciale Brescia. Il suo territorio presenta le caratteristiche di un ambiente a cavallo fra il lago e la collina, fra l'acqua e la terra, particolarmente evidenti nell'habitat della Riserva naturale Torbiere del Sebino. Rientra inoltre nella zona vitivinicola della Franciacorta. Comunque quelle nuvole scure all’orizzonte non mi dicevano niente di buono... 
Il Lago d'Iseo

M: in effetti è stato proprio opportuno affrettarci per il ritorno perché appena parcheggiata la moto in garage, ha incominciato a piovere. Schivata per un pelo! Nello svuotare il bauletto delle cose che abbiamo utilizzato nei due giorni appena trascorsi, i bigliettini da visita delle varie persone ed associazioni conosciute a Riva Del Garda hanno fatto capolino, riportandoci immediatamente a quei momenti e facendoci ricordare quei fantastici momenti fatti di luoghi affascinanti, di buon cibo e di persone meravigliose che ci hanno trasmesso l’amore per quei luoghi dell’alto Garda. Pensavo ancora a quegli occhi espressivi che comunicavano quell’amore per quelle terre e la voglia di condividere quelle emozioni a chiunque venisse a tiro. Nella luce tenue del box mi è tornata in mente la carrellata di tutti i posti, luoghi, colori, profumi che hanno invaso il nostro mondo dietro la visiera, desiderando anch’io in quel momento di aver qualcuno col quale poter condividere e da poter ammaliare col racconto di quei luoghi appena visti. Probabilmente questo si chiama amore.


Max
Cry


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12 e 13 MARZO 2016: TOUR DELLE TERRE DELL'ALTO MANTOVANO SINO A MANTOVA.



Itinerario: Gessate - San Martino della Battaglia - Ponti sul Mincio - Monzambano - Solferino - Cavriana - Bagnolo San Vito - Mantova - Gessate



Km percorsi: 400



La parola al pilota: Finalmente ci ritroviamo in sella per il primo week-end della stagione, dopo il torpore invernale, abbasso gli occhi verso il navigatore ed anche se siamo appena partiti dò una rapida occhiata per controllare che tutti i dati che ho impostato siano partiti nel modo giusto. 

San Martino della Battaglia

Ho davanti a me lo schermo che mi indica la statale scelta per evitare la noiosa, anche se pur veloce, autostrada; in questa prima uscita mi voglio gustare la mia Vstrong facendola muovere tra i paesaggi della pianura Padana. 

Percepisco subito la brezza mattutina che entra dalla visiera lasciata volutamente aperta per “assaggiare” la temperatura esterna, un energico tocco alla Cry per testare le sue condizioni e dopo il suo pollice che guarda il cielo, dò ufficialmente inizio alle conquiste delle terre mantovane.


Infatti nostra intenzione è quella di raggiungere nel primo giorno i paesi incastonati tra le splendide colline a nord del capoluogo, anche grazie alla 
Montichiari

collaborazione nata sin dal Bit con l’ufficio turistico delle Terre dell’alto Mantovano, e nel secondo giorno di entrare nel fantastico mondo della città che un tempo la famiglia dei Gonzaga ha reso celebre. 

Mi accorgo ben presto che appena lasciati dietro di noi i centri abitati ed imboccate le sp 37, sp 19 e la sp 80 davanti a noi si aprono spazi smisurati dove le campagne che si perdono all’orizzonte vengono tagliate da nastri di asfalto che seguono un andamento rettilineo quasi perpetuo, se non fosse per le rotonde che ogni tanto spezzano la monotonia geometrica. In altre occasioni, questa situazione mi avrebbe quasi annoiato e avrei cercato di svegliarmi ripassando la teoria dei punti di corda nelle rotatorie citate, ma oggi tutto assume un sapore diverso, mi piace perdermi nelle vaste distese di campi ancora brulli, cercando di trovare in questo paesaggio piatto le uniche forme che si differenziano, come campanili, torri e gru, mentre vengo avvolto dai miei migliori pezzi musicali.

Panorama sull'alto mantovano

Inoltre, noto quanto ormai la primavera sia vicina guardando i numerosi alberi già fioriti che ci accompagnano lungo il nostro percorso e questo non fa che elettrizzarmi per la consapevolezza che il freddo ed il gelo sono alle spalle e che i colori e gli odori delle stagioni più calde stanno per riprendere il loro posto. 

Attraversiamo la pianura lombarda grazie alle sp 63, 235 e l’interminabile sp 668 che porta dritti dritti alle porte di Lonato. 

Seguiamo a vista la torre di San Martino della Battaglia sulla statale 11, lascio perdere le indicazioni del navigatore per affidarmi alle indicazioni stradali di interesse storico che ci portano lungo una salita fin proprio sotto al monumento dedicato a Vittorio Emanuele II e a tutti gli uomini battutisi per l’unità d’Italia nelle guerre di indipendenza. 

E’ ora di pranzo ed è il primo fine settimana di apertura; parcheggiamo la moto in un silenzio surreale che ci fa capire subito che ci trovavamo in un luogo molto importante. 

Le vecchie reminiscenze scolastiche vengono a galla mentre visitiamo la torre e l’ossario, ma contrariamente a date, nomi e fatti vengo invaso da sensazioni mai provate prima: percepisco, calpestando quella terra, di essere nel posto dove si combattè una delle battaglie più dure della storia.

L'interno della torre di San Martino

In quel silenzio riesco quasi a percepire i colpi di cannone, di artiglieria, di urla, trasformando questo avvenimento non più come lo si immagina attraverso una pagina di un libro, ma bensì riuscendo a focalizzare che fu un fatto reale, successo veramente, e proprio in quel punto. 

Lasciamo la collina di San Martino per raggiungere il borgo di Ponti sul Mincio attraverso le strade sp 13, 106, 20 e 19 dove riesco ad allontanare i pensieri tristi di qualche momento prima, inghiottito finalmente dalle magnifiche strade e dai splendidi paesaggi delle colline mantovane. 

Viti e campi che lasciano spazio a queste vie di asfalto liscio e ben curato dove la Vstrong si diverte a percorrere danzando tra curve dolci e brevi rettilinei, sfoggiando la sua solita tenuta e agilità regalando una guida appagante, divertente e sicura. Dal castello del paese, costruito vicino alle rive del Mincio, riprendiamo la danza tra i fantastici scenari naturali per raggiungere un altro borgo medioevale: Monzambano sulla sp 19. 



E’ inebriante passare nelle stradine attorniate dalle mura in pietra che portano direttamente all’attraversamento della porta carraia, dove una volta sorgeva il vecchio ponte levatoio. Al suo interno, il tempo sembra essersi fermato a qualche centinaio di anni fa, se non fosse per la presenza di alcune automobili parcheggiate dei proprietari delle abitazioni che hanno preso posto all’interno delle mura.
Ponti sul Mincio

Grazie alla gentile ospitalità dei volontari che custodiscono questi spazi, apriamo la stagione salendo le scale  della torre campanaria per osservare il panorama attraverso le finestre. Non sarei mai andato via da quell’angolo di paradiso fatto di silenzio, storia, vegetazione e magnifiche persone, ma ci aspetta un’altra rocca, quella di Solferino. Per raggiungere “la spia d’Italia” anche in questo caso si sale lungo il colle, dopo aver percorso le coinvolgenti sp 74, 18 e 12 ed attraversando il paese abitato, in una via asfaltata ma stretta. 

Adagio la mia compagna a due ruote sul cavalletto, proprio davanti al sentiero che porta al memoriale della Croce Rossa e anche questa volta il solo rumore che sentiamo è quello degli uccelli e del fruscio della vegetazione circostante. 
Convinti di vedere solo l’esterno della torre, rimaniamo stupiti nel constatare che invece, grazie al bel tempo, l’apertura sia stata anticipata, quindi per la seconda volta in poche ore ci ritroviamo a conquistare la terrazza lungo le rampe 
Monzambano
che seguono la circonferenza della struttura, dove prende anche luogo il museo di cimeli, raffigurazioni, armi della guerra scoppiata in quei luoghi. Solo in cima, capisco il perché del soprannome affidatole e della sua posizione strategica: si può godere di una vista a 360°, che si perde da un lato nelle acque del lago di Garda, da un parte la vasta pianura padana e da un altro gli avvallamenti dell’Appennino. Ancora una volta vengo rapito dal carisma di quei luoghi, soprattutto quando intravedo la sua sorella, la torre di san Martino, pur distando circa 10km e mi rendo conto dell’enormità degli eventi successi 150 anni fa.
In queste terre  sono morte qualcosa come 34000 soldati con l’unico scopo di unificare l’Italia.

La Rocca di Solferino


A far forza a queste importanti sensazioni il sibilo della bandiera italiana che sventola sopra le nostre teste.

La fase di vestizione per ripartire verso Cavriana è lenta e silenziosa, siamo immersi ancora nella sacralità del luogo e solo il danzare tra le curve contornate di ulivi e vigneti mi riporta a una felice serenità, anche se incomincio a sentire il peso della fatica dovuta a tutte le rampe e scale dei monumenti visitati oggi, ma sono conscio che quella davanti a noi è l’ultima della tappe prefissate e che riuscirò a riacquistare le forze davanti a un buon piatto tipico della zona.
Il castello e Villa Mirra non sono molto distanti da Solferino, anche se le distanze certe volte diventano soggettive, se qualcuno sbaglia apposta le strade, quindi posteggiamo la moto quando il sole sta per abbandonare la scena, ma i colori che dona sulle rovine del castello attorniato dagli alberi in fioritura vale la scusa di un book fotografico e di abbandonarci per qualche istante al torpore della temperatura primaverile.
La base scelta per il nostro pernottamento si trova a circa a tre quarti d’ora da Cavriana un piccolo paesino immerso nelle campagne a sud di Mantova, Bagnolo San Vito, che raggiungiamo grazie alla sp 236 per poi piegare sulla sp 23 e passare Mantova sulla sp 413. 
La rocca di Cavriana
Il giorno dopo riprendiamo la nostra gita con il fine di scoprire Mantova ed i suoi tesori, quindi cavalchiamo la nostra fedele compagna d’avventura, questa volta percorrendo una via parallela all sp 413, la via Virgiliana, una stradina desolata e sterminata in mezzo a fattorie e campi pronti alle varie semine che ci riporta sulla strada ben più trafficata per poi lasciarla e diriggerci verso Palazzo Te sulla sr62.
La splendida tenuta di svago della famiglia che ha regnato per 400 anni a Mantova ci fa entrare a piedi uniti nello splendido mondo dei Gonzaga.
Da lì, proseguiamo verso il centro della città per ammirare Palazzo Ducale e piazza delle Erbe intercettando nuovamente la sr 62 che ci porta direttamente davanti al castello di San Giorgio, ma prima di posteggiare la moto ai piedi della prima dimore dei signori mantovani, non resisto alla tentazione di attraversare il ponte per “volare” sopra il Mincio. Ripercorrendolo in senso inverso per tornare verso la città veniamo rapiti dalla cartolina paesaggistica che si apre davanti a noi.
La strada che si apre attraverso il fiume e che fa da benvenuto allo splendido profilo dei monumenti della città della cultura.
Landscape mantovano
La giornata prosegue ammirando le ricchezze artistiche che nei secoli i Gonzaga hanno saputo creare, rimanendo ogni volta a bocca aperta davanti a quadri, dipinti, arazzi, sculture, palazzi e chiese che hanno reso grande questa pagina di storia, come la chiesa di Sant’Andrea, dove si fa fatica ad uscire ammaliati da tanto sfarzo e da un’atmosfera sacra. Purtroppo il tempo a nostra disposizione non è stato molto da riuscire ad ammirare tutti gli importanti tesori che ci hanno lasciato questi potenti signori, ma ci siamo promessi che le nostre lacune verranno al più presto colmate, il viaggio di ritorno ci aspetta, ormai anche questo week end volge al termine, non prima di scegliere la strada del ritorno, che anche se dettata dalla nostra stanchezza, eliminerà quella più veloce e soggetta a pedaggi per far posto a quella più lunga ma ben più suggestiva.
Scelgo di allungare verso Cremona per la sp 10 e la 415 per poi proseguire verso casa, verso Milano.
In effetti, come all’andata, la strada che pensavo di rendere meno noiosa di un’autostrada si trasforma in autentica Indian Pacific con rettilei interminabili e paesaggi simili tra di loro.
Ma non per questo capace di farmi allontanare dai giorni appena passati nei splendidi territori mantovani, che hanno saputo donarmi una grande forza interna.
Si dice che ogni viaggio lasci qualcosa dentro di sè ed io in questo viaggio sono conscio di aver scoperto e trovato quello spirito di grandezza di pattriottismo che soprattutto negli ultimi tempi si è soliti perdere. 
Ossario a San Martino della Battaglia
Ancora adesso, racchiusa dentro la mia visiera, ho impressa davanti a me la nostra bandiera tricolore che in cima alle torri di Solferino e San Martino, che hanno visto mille atrocità, sventolare orgogliose, capaci di ricordarci quanto è stato difficile arrivare a quello che siamo tutt’ora.
Sono posti che secondo me ognuno di noi dovrebbe visitare per riappropriarci di quella forza che un tempo ha donato a migliaia di persone l'idea di unificazione, di patria, cercando di riacquistare così quella fiducia di un grande paese e per far sì che migliaia di persone non siano morte invano.
Un ringraziamento particolare a tutte le persone che hanno collaborato alla formazione di questo splendido fine settimana, ma un grazie doveroso ad Alessandra, dell' ufficio turistico delle "Terre dell’alto mantovano", che ci ha accompagnati "spiritualmente" e che ci ha fatto scoprire queste terre ricche di storia, di paesaggi ma anche di persone meravigliose.

Vista dall'alto della "Spia d'Italia"





La parola alla zavorrina: è bastato un incontro alla BIT 2016 di Milano, per far nascere in me la curiosità di voler visitare i territori a nord di Mantova, complice una simpatica ragazza, Alessandra, dell'ufficio turistico Terre dell'alto mantovano che ci ha accompagnati con informazioni su questi territori ancor prima che il viaggio iniziasse, dandoci indicazioni e dritte sui luoghi interessanti da visitare; 

I morbidi paesaggi dell'alto
mantovano
il mio pilota ha da subito condiviso ed appoggiato il mio interesse nell'organizzare un weekend tra borghi, colline e tesori culturali mantovani e presto il gioco è stato fatto! In effetti non eravamo ancora stati in questa zona che si trova a sud del lago di Garda; paesaggisticamente parlando, la pianura che arriva fino all'inizio della provincia mantovana fa spazio presto a delle morbide colline, coltivate per lo più a vite, che rendono armonioso lo spettacolo che si presenta davanti agli occhi una volta giunti in quei territori. La prima tappa che ci siamo prefissati è stata la visita alla torre di San Martino della Battaglia. Questi territori sono stati scenari fondamentali per la storia italiana: proprio qui si combattè, nel corso della seconda parte del 1800, la seconda guerra d'indipendenza dall'Austria da una parte e dall'esercito francese e piemontese dall'altra. Qui, un imponente torre, si erge maestosa sulla collina più alta di San Martino e dalla sua cima, ossia da 64 metri d'altezza, si può ammirare a 360 gradi la magnifica pianura che circonda questo territorio. 
Il faro in cima alla torre di San Martino
Sulla sua cima vi è posto un faro, che di notte irradia i colori della bandiera italiana. Questa magnifica torre fu eretta per onorare la memoria del re Vittorio Emanuele II e di tutti i caduti che qui hanno combattuto per l'indipendenza e l'unità d'Italia, nel corso del 1800. E' molto d'impatto la visita all'ossario che custodisce al suo interno 1274 teschi, che sembrano scrutare il visitatore che rimane senza parole di fronte al triste spettacolo che gli si presenta entrando nella cappella, mentre nella cripta sono disposte ordinatamente le ossa di altri caduti, deposte qui ordinatamente senza alcuna distinzione di nazionalità, ma che vogliono essere di monito a coloro che arrivano fin qui per ricordare quante vite sono andate perdute durante questa sanguinosa guerra.
La cappella di San Martino
La prima tappa è per noi un momento ricco di nozioni storiche e culturali; decidiamo dopo esserci rifocillati di proseguire l'esplorazione, alla volta delle terre dell'alto mantovano, che ormai siamo impazienti di conoscere e vedere! Il primo comune che ci attende sul nostro percorso è quello di Ponti sul Mincio, un delizioso paesino di origine medievale che ci accoglie col suo immancabile castello, che però all'ora del nostro arrivo è chiuso, quindi ammiriamo alcuni scorci dall'esterno prima di rimetterci in moto. Ci dirigiamo successivamente verso Monzambano, un altro dei borghi dell'alto mantovano, inerpicandoci con la V su una stradina seguendo le indicazioni "castello". Lasciata la moto in una pittoresca corte, con tanto di chiesetta, ci apprestiamo a salire a piedi dei gradini che portano ad un giardino, antistante il castello medievale, dove troviamo delle persone intente a fare lavori di giardinaggio. Rimaniamo un po' perplessi, pensiamo di aver sbagliato qualcosa: o il periodo, o la strada che porta all'ingresso del castello stesso. Ma gli ospitali uomini con i quali facciamo conoscenza, Mario in primis, 
Le campane all'interno della torre di
Monzambano
ci spiegano di essere cittadini di Monzambano che fanno parte dell'associazione che si occupa della manutenzione del maniero stesso, oltre che dell'organizzazione di eventi che da qui a poco avranno inizio, anche per la stagione 2016. Mario percepisce il nostro desiderio di esplorare quel posto dove siamo arrivati, forse siamo stati davvero i primi turisti di inizio stagione, quindi ci propone di salire, nonostante il castello fosse chiuso, nella torre dello stesso e di arrivare fino all'ultimo piano in modo tale da poter aprire le persiane della torre e di ammirare così il panorama
Monzambano: all'interno del castello
 circostante da quella visuale d'onore. Accettiamo al volo e ci avventuriamo su per i gradini che ci portano, tra mobili e foto antiche, in cima al torrione, dove ci attendono due imponenti campane. Il signor Mario aveva proprio ragione, infatti le cartoline che ammiriamo affacciandoci in direzione dei quattro punti cardinali sono davvero pittoresche e ci rendono felici di essere arrivati fin quassù! Beviamo un buon bicchiere di vinello rosso locale, insieme ai nostri nuovi amici, e li salutiamo con la promessa di rivederci quando la stagione ufficiale avrà preso il via! Rimaniamo piacevolmente colpiti dall'accoglienza e dall'ospitalità di queste persone, che ci tengono a mostrare in quali luoghi, tanto semplici, tanto belli, vivano. 
La "spia d'Italia"
di Solferino
Risaliamo in sella alla V, che ci attende scalpitante e che ci porta di lì a poco sino ad un altro importantissimo sito storico italiano: Solferino. Fin da lontano è possibile scorgere la sagoma della sua rocca, definita "La spia d'Italia", infatti questa era utilizzata come osservatorio militare strategico per il suo grande colpo d'occhio su tutta la pianura padana; essa è risalente all'anno 1022 ed è alta 23 metri. Indubbiamente, la battaglia che subito viene in mente quando viene nominata questa località, è quella che venne combattuta tra questo territorio e quello di San Martino, durante la seconda guerra d'Indipendenza.
Il numero di morti che rimase sul campo fu davvero impressionante e proprio questo scenario di devastazione straziante sul piano umanistico, ispirò allo svizzero Jean Henri Dunant, che si trovava qui in quei tragici momenti, la creazione della Croce Rossa, un movimento che si occupasse cioè di dare aiuto ai feriti di guerra, a prescindere da quale fosse stata la loro nazionalità. Visitiamo qui infatti il memoriale che
Il castello di Cavriana
al tramonto
celebra la nascita di questa importantissima associazione.
Riusciamo a visitare la Spia d'Italia grazie anche questa volta alla bontà dei volontari che oggi, complice il bel tempo, hanno deciso di aprirla al pubblico, altrimenti la stagione d'apertura sarebbe cominciata solo dal weekend successivo! Cogliamo al volo il momento fortunato e ci inerpichiamo alla volta della cima della torre, che ci regala l'ennesima vista impagabile della giornata, scorgiamo la torre di San Martino che ormai conosciamo bene e tutti i borghi ed i territori circostanti a perdita d'occhio.
Anche in questo sito veniamo immersi completamente nella storia del luogo, documentata da cimeli appesi alla parete della torre e narrata da alcune clip video, e col nostro bagaglio di input che oggi si sta arricchendo sempre più, proseguiamo verso il prossimo paese che ci attende: Cavriana, un borgo antichissimo, addirittura dalle origini preistoriche, che sono testimoniate dai numerosi reperti trovati qui, in particolar modo di una civiltà palafitticola. Ci arrampichiamo fino a raggiungere la torre che sovrasta questo comune, che ha mantenuto la particolarità di "borgo fortificato" e ci godiamo il tramonto dall'alto, nel romantico paesaggio regalatoci dai resti del castello, circondati da alberi in fiore e su questo scenario chiudiamo, per questa volta, la nostra esplorazione dell'alto mantovano, che ci ha incantati, dirigendoci verso la location che ci ospiterà per la notte, il B&B Casa Silingardi, a sud di Mantova, a Bagnolo San Vito. A Bagnolo ci attende la padrona di casa, la signora Silingardi, che ci accoglie nella bella e spaziosa villa che ci farà da casa nelle ore successive, dandoci nozioni storiche, artistiche e culturali su Mantova, che sarebbe stata la nostra meta di viaggio del giorno successivo. Ascoltiamo affascinati le informazioni e le curiosità che la signora, mantovana d'origine, ci narra, dopodiché ci ritiriamo al piano superiore della villetta per il meritato riposo che ci attende prima della prossima giornata intensa che vivremo. 
Palazzo Te - Mantova
Dopo un'ottima colazione partiamo quindi la domenica mattina alla volta di Mantova, il regno dei Gonzaga, la famiglia che governò Mantova nel corso di quattro secoli circa; duante questi anni, portarono alla loro corte alcuni tra i migliori artisti dell'epoca, e le testimonianze artistiche ed architettoniche sono tutt'ora a testimonianza di quanto fu grande questa famiglia per Mantova. Ci dirigiamo verso Palazzo Te, che dalle informazioni finora reperite sembra essere uno dei posti più meritevoli di visita in questa città. Questa infatti risulta essere una splendida dimora, commissionata da Federico II Gonzaga a Giulio Romano, nei primi anni del 1500, che doveva essere atta ad accogliere il principe durante i suoi momenti di tempo libero e di svago. E questo senso di spensieratezza trapela durante la visita nelle maestose stanze che accolgono il visitatore, il tema dell'amore, dell'ozio, dello svago dagli impegni di corte sono un filo conduttore sempre ben presente nella visita. Maestosa e totalmente affascinante, in particolar modo, è la camera dei giganti. Una volta qui dentro ci sentiamo noi stessi catapultati all'interno della scena che vi è dipinta, e l'intento di Romano è proprio questo, voluto e creato tramite un'invenzione pittorica che crea un ambiente che è un tutt'uno con chi sta all'interno della sala. La scena qui dipinta è tratta dalle "Metamorfosi di Ovidio" ed è pazzesco ammirare i dettagli di questi giganti che vengono puniti dagli dei
La Camera dei Giganti
dell'Olimpo per la loro presunzione nel voler conquistare il Monte Olimpo. Io e Max rimaniamo a bocca aperta ad osservare lo splendore di questo ambiente, raramente ci è capitato di vedere un'opera così bella e coinvolgente. Il palazzo effettivamente è molto bello, molto particolare è l'appartamento segreto, in fondo al giardino, che Federico II si fece costruire su modello di quello della madre, che vedremo più tardi a palazzo Ducale, che ai tempi era arricchito da giochi d'acqua che accoglievano i visitatori; fanno parte di questo appartamento dei deliziosi giardini ed una grotta, che lascia preludere a quale tipo di privacy il principe cercasse in quei luoghi, con l'intendo di voler affascinare le sue accompagnatrici che giungevano con lui fin qui in questa alcova molto particolare ed intima.
La visita di questa dimora ci lascia entusiasti e proseguiamo così la nostra passeggiata nel centro storico della città che è stata nominata "capitale della cultura 2016". 
Piazza Erbe - Mantova
Il centro di Mantova è ricco di testimonianze architettoniche di periodi differenti, all'ora di pranzo però la maggior parte di attrazioni è chiusa, quindi decidiamo di fare anche noi sosta per riprendere energie, ci gustiamo perciò un delizioso piatto di passatelli alla zucca e salsiccia al Ristorante da Gigi, in una viuzza al di fuori della calca del centro.
Ci rimettiamo presto in cammino alla volta del palazzo Ducale, del quale decidiamo di visitare, dato i tempi ristretti, la corte vecchia. Per chi avesse più tempo a disposizione rispetto a noi, si può optare per un biglietto che permetta di visitare anche il Castello di San Giorgio, che è quello che ospita la famosa "camera degli sposi", 
Castello di San Giorgio
Mantova
capolavoro di Andrea Mantegna. Nella parte del palazzo che visitiamo, degni di nota sono la sala del Pisanello, con l'affresco che illustra il Lancelot, le sale degli Arazzi, realizzati su disegni di Raffaello Sanzio per la Cappella Sistina, la celebre pala del fiammingo Rubens "La famiglia Gonzaga in adorazione della trinità" e la grotta e lo studiolo di Isabella d'Este.
Usciamo dal palazzo Ducale con l'intento di andare a visitare la basilica di Sant'Andrea, che ci aveva attratti dal suo esterno, ed una volta entrativi rimaniamo stupiti dalla bellezza di ciò che vediamo: la chiesa è formata da un'unica navata principale, con soffitto dipinto a finti cassettoni. I dipinti che la adornano sono ricchi, luminosi, qui ritroviamo la mano di eccellenze della storia dell'arte: Mantegna, Correggio, Romano Canova, per citarne solo alcuni. Inoltre, in questa cattedrale, è conservata la reliquia del preziosissimo sangue di Gesù. Vi troviamo poi la cappella funeraria di Andrea Mantegna. 



Piacevolmente affascinati da questo capolavoro, visitiamo poi una chiesa più piccola, la rotonda di San Lorenzo, dalla sezione tonda per l'appunto. 

Passeggiare in piazza Erbe è un piacere, anche qui come in altre città d'Italia che abbiamo avuto il piacere di visitare, nonostante i molti turisti, l'atmosfera che si respira è rilassata ed armoniosa ed in questo clima ci regaliamo un ottimo gelato, il più buono mangiato negli ultimi tempi!  Visitiamo per ultimo il Duomo della città, prima di cavalcare per l'ultima volta in questa giornata la nostra fedele compagna di viaggi, la V-Strom, che ci attende fiera davanti al castello di San Giorgio, come a volerci dire che sarà lei il nostro poderoso cavallo nero che ci riporterà fiera e solenne a casa dopo questi due giorni di meraviglie lombarde visitate, di bellezze artistiche ed architettoniche viste, di ottimi cibi gustati, di stupende persone conosciute, pronta a ripartire per le prossime avventure! 




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7 E 8 NOVEMBRE 2015: VIAGGIO NELLA STORIA DELLO SPORT!



Itinerario: Gessate - Bologna - Faenza - Tavullia - Cattolica - Gessate



Km percorsi: 815



La parola al pilota: Di solito programmiamo insieme le nostre uscite, ma questa volta quando la Cry mi ha avanzato la proposta di raggiungere Tavullia per vivere da vicino l’ultima gara del mondiale della classe regina, mi ha lasciato senza parole. Probabilmente le polemiche che ho seguito con grande accanimento, nei giorni precedenti, l’hanno incuriosita ad entrare a piedi uniti in questo mondo a lei fino ad allora sconosciuto. 
La sede Ducati a Bologna

Effettivamente ci ho pensato qualche minuto, o per lo meno, così ho voluto farle credere, ho vagliato se ci fossero potute essere delle controindicazioni, ma tutte quelle che mi entravano in testa erano in contrasto con quella grande e unica idea di andare a tifare un personaggio che stimo, nella sua città natale, dove già quest’estate ho potuto provare quale aria densa di passione che si respira in quelle terre. Neanche il tempo di controbattere positivamente alla sua proposta che aveva già in mano il probabile programma del fine settimana. Diabolica quanto efficace. Bologna, puntatina a Faenza e per finire gran finale in piazza Dante Alighieri a Tavullia.

Grande impatto davanti alla fabbrica Ducati di Bologna

Come ripromesso questa volta nelle cuffie dell’interfono passavano note più consone al programma: Bon Jovi, Queen, Bruce Springsteen e company, musica più accattivante capace di rendermi più carico in preparazione dell’evento della domenica pomeriggio, ma anche per rendere più movimentata la noiosissima autostrada del Sole, che ci porta dritti dritti alle porte di Bologna, più precisamente a Borgo Panigale.
Torri della Garisenda e Asinelli

Il luogo dove prendono forma le moto italiane più famose nel mondo: le Ducati. Già il primo grande cartellone pubblicitario che ricopre un muro degli edifici del complesso industriale (Bologna, dove corre la passione), fa capire quale valore abbia questa marca motociclistica con la città emiliana. Non ci resta che circumnavigare il fabbricato, ammirando un altro grande telone, che copre questa volta un’intera ala della fabbrica, dove si possono ammirare tutti i grandi successi della marca campione del mondo proprio nella moto GP nel 2007 con Casey Stoner. Veniamo subito invogliati a visitare il museo, ma con grande rammarico scopriamo che è aperto solo fino alle 12:00 del sabato e su prenotazione, come del resto nei giorni della settimana. Il tempo di fotografare il mio orgoglio con quello italiano e siamo già in cerca di un parcheggio per la nostra V-strong, cercando di non incappare nelle telecamere di sorveglianza del centro cittadino. Ancora una volta rimango estasiato dalle meraviglie architettoniche che esistono in Italia. Non ero mai stato a Bologna, forse sottovalutandola, ma girando per le vie vengo catturato dalle sue piazze,dalle sue torri, e dalle sue chiese tutte con una storia e tutte cariche di un fascino di altri tempi. Pensavamo di dedicare meno tempo alla visita del capoluogo emiliano, invece ci rimettiamo in sella a fatica, consapevoli di lasciarci alle spalle una delle città più belle visitate fino ad ora. 
Vista dalla torre Asinelli

Ci aspettava una bella cena a Faenza, dove avremo anche soggiornato. Il grande languorino che ci ha raggiunto sia per la grande camminata, sia per tutti i prodotti tipici visti nelle vie del centro della città di Bologna e sia per la frescura della sera ci fanno riprendere l’autostrada A1 per raggiungere più velocemente il luogo che abbiamo prenotato per assaporare i piatti tipici. Seduto al tavolo ci aggiorniamo sui risultati delle prove della moto GP che si erano tenute nel pomeriggio, constatando con grande preoccupazione i tempi sul giro della compagine spagnola e della scivolata senza conseguenze di Valentino, tutti fatti che facevano presagire un duello sempre più impari. 

Anche se già alle prime luci del giorno i miei pensieri erano a qualche chilometro più a sud, suggerisco alla mia zavorrina di fare un passaggio nel centro di Faenza per qualche foto, ma con il vero intento di incominciare ad analizzare le strade emiliane per cercare di saltare la sempre più veloce ma noiosa autostrada. Ed infatti dopo una breve e fugace sosta nella piazza centrale di Faenza per qualche foto tanto per arricchire il nostro foto libro del tour, trascino sulla sella la mia collega per conquistare la ss09, la famosa, quanto storica via Emilia .
La V-Strom a Faenza

Il mio intento, a questo punto era arrivare nel cuore del tifo giallo e blu percorrendo le strade interne, catturato dal fantastico contorno dei colli emiliani. Purtroppo ho dovuto cambiare spesso itinerario, viaggiando molte volte a “naso” per il malfunzionamento del navigatore che continuava a craccare. Proprio in casi come questi che la vecchia cartina stradale avrebbe sostituito in modo egregio la sua evoluzione multimediale. Ma anche se non riusciamo a seguire con estrema precisione il tracciato che avevo scelto sul navigatore, comunque ci gustiamo le strade che costeggiano il colle di San Marino, arrivando anche a Coriano, il paese natale di Marco Simoncelli, attraversandolo in un silenzio surreale, donando a questa cittadina già tranquilla un’aria sacra. Al di fuori dei centri abitati le strade serpeggiano lungo un tracciato ondulato, la sensazione di saltare nel vuoto ci accompagna molte volte per le pendenze che spezzano la strada al di là dell’orizzonte. E poi curve e contro curve, ma sempre in sezioni di carreggiate molto strette, attorniate da paesaggi meravigliosi, ma molte volte con manti stradali che lasciano a desiderare. 
Fantastico panorama su San Marino e sui colli romagnoli


Arriviamo nel paese del pilota impegnato nel moto mondiale, con qualche minuto di ritardo, rispetto la tabella di marcia, già affollato da una marea di tifosi venuti qui per sostenere il proprio beniamino. Le macchine sono parcheggiate già qualche chilometro fuori dal paese, facendoci capire subito di esserci catapultati in un mondo a parte, colorato tutto di giallo e blu, con grandi e piccole bandiere sventolanti e ovunque il numero 46 che fa da cornice ad un paese in fermento. Si fa fatica a raggiungere il luogo dove sono alloggiati i due maxi schermi ed essere riusciti a guadagnare qualche metro all’interno della piazza, sa già da impresa. Manca più di un’ora e mezza alla partenza e ci ritroviamo schiacciati come sardine tra la folla urlante e festante. E’ un’impresa alzare persino le braccia per fare qualche foto. E proprio in quell’orgia che mi chiedo cosa ha spinto noi e tutte queste persone per venire a tifare un personaggio come Valentino Rossi e proprio guardando il grande monitor nel momento che esce il protagonista dal suo motor home, che mi ritorna in mente un bambino. Un bambino che si nascondeva dietro i tendaggi di casa per non essere disturbato e trovato perché perso dentro ad una rivista di moto. Quel bambino che poi crescendo ha tormentato i propri genitori per avere la sua prima moto, che si materializzò nei famosi cinquantini a tubo. Era il modello “povero” ma per lui era magico perché alle vote si trasformava con carene e marmitte per affrontare ogni curva in un punto di corda di una pista, e a volte con ruote tassellate e super sospensioni per affrontare i sentieri dei campi come crossodromi.  Erano i periodi che ti bastava le vecchie 5000 Lire per un pieno e la compagnia di una ragazza dietro alla sella bastava per essere il ragazzo più felice nell’universo. Erano I tempi che cercavi di imparare a impennare, ma la cosa che rimediavi puntualmente erano pantaloni stracciati e ginocchia sbucciate, quando cercavi di smontare qualche parte meccanica ma ti accorgevi che erano più i danni che altro.  
Il tifo sfrenato prima della partenza della finale moto GP

Quel ragazzo che assieme ai suoi compagni si divertiva a gareggiare nella periferia del paese non tanto per proclamare il più forte, ma quello che faceva peggio per un sacco di risate. Erano i tempi che invidiavi i ragazzi più grandi che sfrecciavano con le loro moto più grosse di cilindrata con i colori degli sponsor delle moto che correvano nei circuiti di tutto il mondo, guardandole con gli occhi pieni di sogni. 

Il ragazzo cresce, così come la sua passione per la velocità, tanto da provare il sapore dell’adrenalina che sale nell’entrare nel più banale dei kartodromi. Ha capito di non avere la stoffa del campione ma è contento lo stesso di assaporare il sapore che ha la velocità, dell’odore della benzina e dei lubrificanti, della felicità di vedere una mano di un bambino che ti saluta fuori dal tracciato perché in quel momento sta incarnando un suo sogno. …E poi nel frattempo viene a sapere che c’è un ragazzino con i capelli lunghi biondi, tutti scompigliati, matto, che si sta facendo largo nelle categorie minori del mondiale. E’ magro, parla con un accento bolognese, sembra il semplice amico che ognuno di noi può avere nella sua compagnia. Soltanto è che ti accorgi che è un gran manico, che riesce a far cose impossibili, con le due ruote e che trasforma tutto in un enorme spettacolo. Non riesci a far altro che accompagnarlo in ogni suo sorpasso, in ogni sua frenata, in ogni sua vittoria e ogni sua scivolata, come quel bambino che salutava al di fuori della pista quell’omino strano con il casco pensando che avrebbe voluto essere accanto a lui a gareggiare. 
La partenza!!!

Il frastuono del tifo mi riporta alla realtà, sono ancora fisso a fissare il grande schermo, capendo che fino ad allora ero stato in un altro mondo, il mio mondo. Vedo Valentino accoccolato di fianco la sua moto, in uno dei suoi gesti rituali, si alza, salta in sella e pronto per iniziare la sua battaglia. Mi ritrovo ancora ragazzino, quando aspettavo con impazienza la partenza. Sono pronto a tifare, ad accompagnarlo nella sua gara fino al traguardo per gioire insieme alla folla del suo trionfo.
Purtroppo è finita come tutti sappiamo, ma consapevoli che comunque il nostro pilota abbia compiuto un’altra impresa. Camminando verso la mia moto, insieme a tutti i tifosi delusi, ripenso ancora a quel bambino che mi salutava, capendo solo allora che avevo fatto tutta quella strada per salutare al di fuori del circuito quel strano ragazzo con il casco colorato ma capace di incarnare i nostri più bei sogni.  

Sulla spiaggia deserta a Cattolica



La parola alla zavorrina: ormai io e Max siamo abituati a macinare chilometri su chilometri durante i nostri weekend, ma ancora non sapevamo che durante questi due giorni avremmo battuto il record di distanza percorsa in due sole giornate! 
Piazza del Nettuno a Bologna

La proposta pazza è stata, complice il bel tempo che persiste nonostante sia novembre, quello di andare a Tavullia a vedere la finale della Moto Gp in piazza insieme ad altri migliaia di tifosi, pensavo ovviamente che a Max sarebbe piaciuto essere stato presente in caso di vittoria di Vale, e dove festeggiare nel caso se non meglio che nel suo paese natale?? Ricevuta la mia proposta, ci ha pensato giusto quel poco da non urlarmi "SIII" immediatamente, ma i suoi occhi parlavano chiaro, sapevo di aver innescato la miccia! 
Basilica di San Petronio a Bologna

E così eccoci, sabato mattina, tutti bardati e pronti alla partenza! Le nostre tappe intermedie sarebbero state Bologna e poi Faenza, prima di raggiungere la cittadina marchigiana la domenica.

Arriviamo così il sabato nella città capoluogo emiliana, curiosi di scoprirla in quanto nessuno dei due ci era mai stato prima. Da subito rimaniamo affascinati dal centro storico dove ci addentriamo, con i suoi numerosi portici e con gli edifici di epoca medievale che spiccano per i colori dei loro mattoncini rossi (anche da qui l'appellativo di Bologna "la rossa", oltre che "la dotta" per la sua famosa ed antica università e "la grassa" per la sua ottima cucina!).
L'aria che si respira è quella rilassata e a misura d'uomo, che abbiamo già notato in altre città del centro Italia, ci è sembrata subito lampante la differenza con la caotica e frenetica Milano, ed uno dei primi pensieri è stato "sarebbe bello vivere in una città così!!".

Facciamo subito una sosta panini, in quella che scopriremo successivamente essere la piazza principale di Bologna, piazza Maggiore, occupata da lavoratori intenti a preparare delle strutture per i comizi politici che ci sarebbero stati il giorno dopo, e questo ci ha impedito di fare una foto come avremmo voluto alla piazza sgombera in tutto il suo splendore. La Basilica di San Petronio si erge maestosa ed imponente in questo luogo ed il colpo d'occhio è davvero impressionante (è la sesta chiesa più ampia d'Europa!); prima tra tutti risalta la facciata incompiuta, divisa in due fasce orizzontali: quella inferiore, in marmo, e quella superiore, con materiale laterizio a vista, che avrebbe dovuto consentire l'ancoraggio del rivestimento decorativo, mai eseguito. In questa basilica si trovano molte opere di artisti molto importanti, quali Michelangelo, Jacopo della Quercia e molti altri. 
Vista di Bologna dalla torre Asinelli


Proseguiamo la nostra visita bolognese addentrandoci tra le vie del centro storico, finchè non ci troviamo di fronte le due torri simbolo della città: la torre Asinelli e la torre della Garisenda. Scopriamo così che alla fine del XII secolo a Bologna c'erano oltre 100 torri!! Rimaniamo sorpresi dalla notizia, ve la immaginate una città con più torri che edifici bassi? In effetti, costruire una torre a quei tempi, era per ogni famiglia benestante, motivo di sfoggio del proprio prestigio e della propria ricchezza, ed oltre queste gentilizie c'erano anche quelle erette per motivi militari. La torre della Garisenda colpisce subito l'occhio perchè è storta,  i motivi di ciò sono gli stessi della celebre torre di Pisa, la torre pendente italiana per eccellenza, infatti anche qui si parla di cedimento del terreno alla sua base. Max mi propone quindi di salire in cima a torre Asinelli per fare delle foto che "vuoi mettere con che panorama verranno???!", non convintissima acconsento, ma la sua motivazione mi sembra più che buona. Per ognuno dei 498 gradini scalati, sono convinta che gli siano fischiate le orecchie per come pensavo "intensamente" a lui ed alla sua proposta, ma gli dò ragione sul fatto che dalla cima abbiamo potuto ammirare una cartolina impagabile di Bologna, da ben 97 metri di altezza!! 
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Scendendo la riguardiamo da lontano e ci sembra pazzesco essere arrivati tanto in alto facendo tutti quei gradini in salita e discesa con gli stivali da moto (rigidissimi) ai piedi!!! Ma ne è valsa ampiamente la pena.
Vagando per le strade ci colpiscono molto le persone che, inventandosi teatrini di diverso tipo, colgono con qualsiasi modo l'occasione di dire la propria e fare dei mini comizi, tutti a sfondo politico. Non sappiamo se questo sia stato accentuato dall'evento in programma per il giorno successivo, oppure se l'atmosfera che si respira sia sempre questa, comunque i bolognesi non si celano dietro ad un dito e mostrano, a chi è disposto a starli ad ascoltare, la loro appartenenza ideologica e politica.
Molto bella, accanto a piazza Maggiore, è la fontana del Nettuno, recintata per motivi di sicurezza sempre a causa di ciò che sarebbe avvenuto la domenica in questa zona, ma nonostante ciò riusciamo ad ammirare, a debita distanza, la statua enorme ed imponente di Nettuno che ci guarda dall'alto col suo tridente in mano.

Cala la sera e ci apprestiamo a tornare verso la V che ci aspetta impaziente, la nostra tappa serale sarà Faenza, la città della ceramica, prima di ripartire il giorno seguente alla volta del paese di Valentino Rossi. 
Tipici cappelletti al ragù!


Ci regaliamo un'ottima cena rifocillante a base di specialità locali: i tipici cappelletti ripieni al ragù, dei tortellacci di patate con burro e speck oltre a mezza pizza per uno.. la camminata è stata lunga e la fame tanta!!!!! A stomaco pieno cediamo così alle braccia di Morfeo, così il giorno dopo siamo belli pimpanti per compiere la seconda parte del viaggio che abbiamo in programma. Max opta per non riprendere l'autostrada, ma decide di far divertire la V-Strom su per i colli emiliani, tutto questo non prima di aver dato un veloce sguardo al centro di Faenza, con la sua vasta e spaziosa piazza del Popolo sulla quale si affaccia il palazzo del Podestà ed il palazzo degli orefici, oggi sede del municipio; sembra essere una cittadina molto affascinante e rimandiamo una visita più approfondita a viaggi futuri! I paesaggi che incontriamo percorrendo in tutta la sua lunghezza la Romagna nel suo entroterra, sono davvero da lasciare a bocca aperta, in particolare l'altura che ospita San Marino, il monte Titano, con la sua rocca in cima, è eccezionale da vedere da lontano, e la cartolina che crea insieme alle dolci colline che lo circondano è di quelle che fan subito pensare: in che fantastico paese viviamo!! 
La piazza principale di Faenza con i suoi portici

Percorriamo quindi un gran numero di strade provinciali che tra l'altro ci fanno toccare anche Coriano, il paese del Sic, e dopo una pausa-piada a Cattolica è un attimo varcare il confine con le Marche ed arrivare a Tavullia, qui si inizia a vedere un numero consistente di moto, che invece in questi due giorni in giro hanno lasciato molto a desiderare, nonostante le giornate sembrassero da maggio inoltrato (l'hanno già tutti posteggiata nei box per l'inverno o cosa??!) ed ecco che le bandierine gialle e blu col numero 46 ci danno il benvenuto e ci fanno capire che siamo davvero in molti, giunti da ogni parte d'Italia, arrivati fin qui per stringerci vicino al campione di Moto Gp che in questi giorni ne ha dovute affrontare delle belle, nelle diverse vicissitudini trascorse con gli altri piloti spagnoli (saprete tutti a cosa mi riferisco!).
Beh, devo dire che il supporto a Vale è stato molto caloroso, così come i cori da stadio, oltre che a qualche tifoso più folkloristico che si era portato persino la motosega per replicare il rumore delle moto e fare un po' di sano casino. Personalmente, direi che non c'è male, per essere stata la prima volta che vedevo una gara di Moto Gp, averlo fatto proprio nella piazza principale di Tavullia, schiacciata a mò di sardina, tra persone di ogni dove (si lo ammetto...era la prima gara che vedevo in vita mia! Infatti mi son fatta fare riassunto da Max di tutto il campionato in 5 minuti, oltre che ad essermi fatta spiegare tanti aspetti tecnici e pratici che lui con gran pazienza ha cercato di farmi capire,


La V a Faenza
ci mancava solo mi dovesse fare di tanto in tanto anche un disegnino, a prova di stupido!!), ma una volta carpiti tutti i vari aspetti di questo sport che appassiona milioni di persone, tanto da farne riunire migliaia, in una domenica di autunno inoltrato, facendole magari dormire in roulotte o tenda, piuttosto che preferendo passare le ore in viaggio verso questo posto, per vedere un'oretta di gara, mi ha fatto capire quanto sia appassionante per moltissimi, ed è bello vedere gente che parla dialetti così differenti tra loro, tutti uniti per lo stesso tifo, e sostanzialmente in questo caso per uno sport "giusto" e "pulito", cosa che ultimamente si è persa visto i magheggi di qualche campione o presunto tale, che fa perdere stima per quello che sino ad oggi era stato uno sport caratterizzato da molto fair play e da pochissime polemiche.
Valentino ha fatto una gara pazzesca, la migliore che potesse fare, scalando tutte le posizioni dall'ultima di partenza fino ad arrivare al quarto posto, ogni sorpasso era accolto dalla folla con urla di gioia e incitazioni, ma questo non è bastato a fargli vincere il titolo. Ad ogni modo penso che per ognuno di noi lì presente e non solo, il vero campione alla fine sia stato lui.
Riprendiamo la marcia sulla V-Strom, un po' sconsolati, una vittoria sarebbe stato il degno coronamento di questo weekend pazzesco, e con la malinconia mista da "fine weekend" in avvicinamento, decidiamo di fare ancora una sosta a Cattolica, questa volta sulla sua spiaggia, che senza ombrelloni sembrava un deserto infinito, per godere di un po' di relax prima dei 360 Km che ci restavano da percorrere prima di rientrare alla base.
Tifo a Tavullia
Lungo l'autostrada, un languido tramonto ci ha accompagnato nella tratta iniziale del viaggio, e guardandolo mi sono persa tra mille pensieri. Guardavo le scie lasciate da qualche aeroplano, che sopra al sole arancione ormai come un tuorlo d'uovo, avevano preso mille sfumature tra il rosa ed il viola, e spiccavano insieme a qualche nuvola nel cielo azzurro che si faceva man mano sempre più scuro. Questo cielo mi ha regalato ancora una volta pensieri di libertà, la libertà che i nostri weekend in moto ci stanno regalando ogni volta, dandoci sensazioni sempre diverse, riusciamo a vedere paesaggi ogni volta differenti intorno a noi, così come differenti sono i profumi che respiriamo da sotto al casco e la gente che incontriamo sulla nostra strada di volta in volta, quello che rimane invariato è il senso di poter decidere di andare in ogni dove la V-Strom decida di portarci, senza sentirci legati a schemi fissi, a programmi da rispettare a tutti i costi, o stando ad orari e tempi rigidi e prestabiliti. Un pilota, una zavorrina, ed una moto con il pieno di benzina, solo questi sono gli ingredienti fondamentali da unire agli altri voluti in parte o totalmente dal caso, che fan sì che ogni volta un weekend si trasformi in un viaggio ed in un'esperienza unica e memorabile dentro noi.

Alla prossima!!!
Ammirando i colli romagnoli
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24 - 25/10/15 MOTOGIRO IN VALLE  D'AOSTA TRA CASTELLI E FONDUTA!!



Itinerario: Gessate - Bard - Issogne - Verrès, Saint Vincent, Antey Saint Andrè - Chamois - Fenis - Aosta - Gessate



Km Percorsi: 490



La parola al pilota: "Buon viaggio, che sia un'andata o un ritorno, che sia una vita o solo un giorno.."

E' una traccia contenuta nella nostra playlist dell'estate, che attraverso le cuffie dell'interfono  alloggiate dietro il rivestimento del casco, riecheggia al suo interno, creando una sonorità niente male. Senza volerlo mi ritrovo a canticchiarla, pensando allo stesso tempo che è giunto il momento di aggiornarla, anche perchè l'aria che mi arriva dalle feritoie aperte del casco non è di certo calda come quella che respiravo qualche tempo fa. Ed è proprio questa brezza che mi risveglia dai ricordi, per farmi tornare alla realtà. 
Intorno a noi scorre con moto regolare il paesaggio pianeggiante della pianura torinese, siamo sull'A4 con l'intento di raggiungere la piccola regione autonoma della Val D'Aosta per una nuova avventura.
Castello di Ivrea
Mancano pochi chilometri alla nostra destinazione, ormai il cruise control del mio polso si è regolarizzato su velocità codice, quindi anche la lancetta del contagiri è quasi immobile sui 6000 giri al minuto, stabilizzando i consumi istantanei sui 5 litri ogni 100 Km, me lo indica il computer di bordo.
Istintivamente guardo le due tacche accese del riquadro del serbatoio per capire che probabilmente dovrò fermarmi tra qualche Km per un rabbocco. Anche la temperatura dell'acqua è a regime, i tre indicatori lo dimostrano, e pensando ad essa il mio sguardo rimbalza sulla lettura dei gradi, che anche se si attestano intorno ai 10°, grazie agli indumenti invernali indossati non sento alcun tipo di fastidio. 
Tutto procede regolarmente, anche troppo, tanto che decido di lasciare l'autostrada per procedere su strade più lente e per incominciare ad assaporare il cambiamento topografico del paesaggio, così faccio un rapido "inchino" alla città di Ivrea. Il traffico regolare, il sole che fa breccia tra la foschia mattutina, la musica dolce che in questo momento mi pervade e la visione dei primi edifici storici che incontriamo lungo il tragitto mi portano ad uno stato di serenità. Serenità che viene tutto ad un tratto interrotta da un bagliore che ci investe! E' un bagliore accecante, faccio fatica a tenere gli occhi aperti! Riesco ad aprirli solo dopo qualche attimo,ma con grande meraviglia noto che tutto intorno a noi è cambiato. Il vecchio castello di Ivrea attorniato da edifici moderni, ora si erige solitario, intorno ad esso interminabili distese di terre coltivate.Anche la strada asfaltata, i marciapiedi, i semafori, i lampioni, spariti. Davanti a noi solo una strada meno ingombrante e lastricata di ciottoli scuri.
Davanti al Forte di Bard
Rimango attonito, ma quando abbasso lo sguardo rischio quasi lo svenimento.. intorno alle mie gambe non vedo più una comoda sella in gommapiuma, ma una sella in vero cuoio tutta ricamata e non più la mia cara V-Strong, ma un magnifico purosangue nero con una bellissima criniera tutta intrecciata. 
Anche i miei abiti hanno lasciato posto ad un'armatura più consona al nuovo paesaggio. Non più una giacca pesante, casco, pantaloni e stivali, ma un'armatura tutta lavorata, simile a quelle degli antichi e coraggiosi cavalieri. Anche la Cry, avvinghiata dietro di me (forse l'unica cosa uguale a pochi minuti fa), si ritrova vestita con abiti più femminili e signorili. Faccio fatica a riprendermi ma noto davanti alla sella un oggetto cilindrico, anch'esso in cuoio. Al suo interno un manoscritto con uno stemma raffigurante una biscia azzurra coronata d'oro, simbolo del Ducato di Milano, della famiglia dei Visconti. 

Questo manoscritto era un documento dove veniva proposta una possibile alleanza commerciale con le più potenti famiglie del ducato dei Savoia. 


La prima tappa è quindi per noi il forte di Bard, sulla strada che collega direttamente il Piemonte con le terre francesi.


Senza che io dica nè faccia nulla, il mio favoloso cavallo si incomincia a muovere, dapprima con passo lento e poi, vedendo distendersi la strada davanti a lui, si lascia portare con un passo più veloce. E' una strada che costeggia il corso del fiume Dora Baltea, contornato da rilievi che vanno via via ad incresparsi, ma dove comunque la gente del luogo è riuscita sapientemente ad impadronirsi dei loro pendii per la coltivazione della vite.

E' anche trafficata perchè è la via principale, quindi in molti casi si deve rallentare per la presenza di mezzi più pesanti atti al trasporto di qualsiasi materia prima e da pellegrini con l'intento di raggiungere Roma lungo la via francigena. L'incedere del mio sontuoso cavallo si ferma solo sotto le porte di Bard. Qua infatti per proseguire si deve pagare una cospicua somma per poter oltrepassare il borgo sorvegliato dal suo imponente forte governato dalla famiglia Savoia.

Vedendo il mio vessillo, mi lasciano passare indicandomi una strada tortuosa per salire al forte per poter consegnare l'importante manoscritto.
Castello di Verrès
Il mio poderoso cavallo fa fatica da quanto è ripida la via, penso che in effetti sia per questo che il forte sia famoso per la sua invulnerabilità. Le sue imponenti mura, come lo stesso edificio, accrescono questa sensazione, si rimane senza parole quando si arriva davanti al ponte levatoio per la sua imponenza. Vengo subito accolto dal portavoce del padrone di casa al quale porgo il manoscritto. Dopo esserci rifocillati, riprendiamo il nostro cavallo nelle scuderie per scendere nuovamente a valle, ammaliati dallo splendido panorama che si apre davanti a noi.  
Il mondo valdostano dietro la visiera
Usciti dal piccolo centro ci rimettiamo a galoppo verso quella che sarà tra qualche secolo la SS 26, per raggiungere la nostra seconda tappa: Verrès, dove si trova l'omonimo castello, governato a quei tempi da Caterina, figlia di Francesco.
Anche questo castello si erge sopra un'altura, dominando dall'alto il centro abitato, acquistando così un'importante posizione strategica per i pagamenti dei pedaggi delle sottostanti strade che collegavano con la Francia. 


Dovetti affrettare la mia consegna del manoscritto, perchè nell'aria si respiravano venti di guerra, in quanto la padrona dell'imponente edificio si stava preparando ad affrontare l'esercito dei Savoia che volevano accaparrarsi definitivamente il castello lasciatole dal padre. La roccaforte che vedevo davanti a me, sicuramente era meno affascinante di quella vista a Bard, ma comunque anch'essa dava un'imponente impressione di solidità grazie soprattutto alla sua forma cubica.
Castello di Fenis
Il fermento delle truppe, oltre all'avvicinarsi del tramonto, fanno si che io abbandoni velocemente il territorio di Verrès, lascio così la via principale per non imbattermi nelle feroci truppe dei Savoia che stavano per arrivare, per entrare in una più impervia via interna nella valle del Cervino. Qui probabilmente avremmo trovato un posto per cenare e per riposare: in effetti dopo un buonissimo pasto e dopo una bella dormita nel borgo di Antey Saint Andrè, riprendiamo la nostra cavalcata per avvicinarci alla terza tappa: il castello di Fenis. Innamorati ormai dei paesaggi montani di questa terra, decidiamo di far trottare il nostro poderoso cavallo in una bellissima e contorta strada di montagna: passiamo da Torgnon, Champagnod, Cheresoulaz, Saint Denis, e molti altri piccolissimi borghi arroccati sui monti. In effetti è una favola dar libero sfogo alla potenza del nostro purosangue nero. Le strade sono quasi sempre perfette, sempre ben battute e con pochissimo traffico. Ogni tanto devo tirare le briglie per fermarci e ammirare gli splendidi scenari che si aprono davanti a noi. Non siamo abituati, noi gente di città, a vedere questi colori, questi orizzonti e questi silenzi. E' un attimo scendere di nuovo a valle e riprendere la strada principale, dove in pochi minuti ci ritroviamo a far riposare il nostro amico a quattro zampe. Ha ancora il fiatone perchè la discesa è stata bella ma impegnativa, tornanti, doppi tornanti, brevi tratti di strada rettilinea che hanno messo alla prova l'agilità del nostro cavallo. Un gran bel cavallo! 
Al castello di Fenis
Davanti al castello di Fenis, rimango ancora una volta affascinato dalla bellezza di queste fortezze, penso che sarebbe bello abitarci per un cavaliere come me. E' un castello con doppie mura di difesa, con torri e merletti, un'autentica arma di difesa, anche se per la sua posizione geografica posta alla stessa altitudine del paese, convengo che di fortezza, a differenza delle altre roccaforti visitate, non ha poi molto. In effetti me lo conferma Bonifacio I che mi accoglie dicendomi che per loro quella era una residenza di puro prestigio per ostentare la potenza della loro famiglia. Pranziamo insieme nell'ampio salone dei ricevimenti, accanto ad un caldo fuoco del camino della camera. Mi stavo quasi dimenticando della mia ragione di visita per la bontà dei piatti e per il magnifico ambiente. Lascio la residenza fortificata con ancora in bocca i sapori dei buonissimi cibi gustati.
L'ultima tappa è la città di Aosta, ci ritroviamo ancora a galoppare verso l'antica città che fin dai tempi dei romani era una roccaforte per i popoli che volevano entrare in Italia. Sono ancora stordito dal fascino del castello di Fenis, e sto pensando che spero non sarà stata questa l'ultima volta che vi avrò fatto visita nella mia vita, quando improvvisamente un bagliore, un altro, di nuovo accecante, di nuovo stordito.
Aosta
Per riprendermi cerco la calda criniera che fino ad ora mi ha accompagnato in questo viaggio, ma questa volta i miei polpastrelli percepiscono un oggetto più freddo, più duro, metallico, sembrerebbe un serbatoio. In effetti è proprio il serbatoio della mia cara vecchia V-Strong! Quella piccola strada bianca che si apriva davanti a noi ora era una strada asfaltata a quattro corsie, attorniata da centri commerciali. Seguo i cartelli stradali che indicano il centro città e in men che non si dica ci troviamo a parcheggiare davanti all'Arco di Augusto. Stiamo passeggiando nella bella e affascinante cittadina, assorbendo di nuovo tutto il fascino di questi luoghi densi di storia. 
Certamente questa non è la vera storia dei due giorni trascorsi nelle terre della Val D'Aosta. E' una terra che ti affascina per la sua grande bellezza e per la sua intensa storia che traspare da ogni suo centimetro quadrato. Ed è proprio visitando questi luoghi, questi castelli, che mi sono immaginato, essendo un centauro moderno, di essere un cavaliere di altri tempi. Chissà, forse noi centauri in altre vite eravamo proprio uomini avventurosi che galoppavano i fedeli cavalli di allora. Adesso i cavalli sotto le nostre selle sono un po' di più, non vanno più ad acqua e biada, bensì sono mossi dalla benzina, ma secondo me rimaniamo dei centauri ora come allora, ma sempre con un grande spirito avventuroso dentro noi!!

Cry & Max al Forte di Bard
La parola alla zavorrina: ed eccoci all'ultimo weekend di ottobre, le previsioni meteo promettono bel tempo ma le temperature ormai si sono abbassate, ma qualcosa mi dice che finchè non vedremo neve e ghiaccio per terra continueremo ancora a girare perchè il richiamo della V che ci attira a lei come calamite, chiedendoci di non lasciarla nel box per il weekend, non ancora per lo meno, e quindi organizziamo un bellissimo giro in Valle d'Aosta!
Il forte di Bard
La Valle d'Aosta è una splendida regione di confine, la più piccola d'Italia, e data la sua posizione strategica, era praticamente l'ingresso in Italia dall'ovest Europa, è stata fin dalla notte dei tempi sede di scontri e battaglie, così oggi abbiamo numerosi castelli che testimoniano l'immensa storia della quale è intrisa questa terra, d'altronde in un territorio privo di controllo diretto era facile appropriarsi delle terre fuori dai centri abitati auto proclamandosi signori di questa o di quella terra: sorsero così numerosi castelli e torri che, da punti elevati, dominavano vaste aree.
Decidiamo di visitarne alcuni ed il primo, imponente, meraviglioso, nel quale ci fermiamo è il forte di Bard, che non appena si scorge lungo la strada, sul suo promontorio, è davvero un colpo d'occhio eccezionale. Non per niente, persino la Marvel l'ha scelto l'anno scorso tra le location per il film "The avengers", in effetti è proprio scenografica come ambientazione se persino ad Hollywood se ne sono resi conto!!
Quella che sorge oggi però, purtroppo, è una costruzione che risale "solo" a duecento anni fa, ed è per questo che si è conservata in maniera intatta! Il precedente forte, quello originale che risaliva addirittura all'anno 1000 circa, fu completamente raso al suolo dal sig. Napoleone Bonaparte, nel 1800, quando 40.000 uomini scesero dalle Alpi e fecero fuoco e fiamme per impadronirsi di questo luogo super strategico. In ogni caso qualche anno dopo fu ricostruito in soli 8 anni dall'Ing. Olivero e soprattutto dai suoi uomini (e qui sorge praticamente naturale fare un piccolo paragone con i tempi che abbiamo al giorno d'oggi.....!!).
Visitiamo le prigioni del forte, dove apprendiamo anche tutte le vicissitudini che questo luogo ha vissuto durante secoli di storia, dopodichè ci apprestiamo a fare un book fotografico con la V-Strom, i nostri caschi e noi da protagonisti!
Scenografico Forte di Bard
Proseguiamo il viaggio verso altre location più a nord, e ci fermiamo, decidendo di visitarlo, al Castello di Verrès. Facciamo un errore non visitando il castello di Issogne, che dall'esterno non ci aveva colpiti per niente sembrandoci nulla di che, nei giorni a venire scopriremo dai racconti di guide turistiche e di visitatori che ci sono stati, che è meritevole di una visita perchè al suo interno ricco di affreschi e di stanze egregiamente conservate!
Ci dedichiamo alla visita del castello di Verrès, la cui storia ci affascina molto, come la leggenda che narra che il giorno della festa della SS. Trinità dell'anno 1449, per propiziarsi la popolazione locale, la nobile Caterina scese a Verrès sulla pubblica piazza con il consorte Pierre d'Introd e intrecciò le danze con i giovani del paese, tra la folla esultante e questo episodio è rievocato ogni anno nel Carnevale storico di Verrès.
Castello di Verrès
Ma propiziarsi la gente del luogo per cosa vi chiederete? Perchè lei e la sorella, rimaste uniche discendenti della famiglia Challant, proprietari allora del maniero, pur di non perdere il titolo nobiliare con tutto ciò che ne conseguiva, decisero di scendere loro stesse in guerra, nonostante fossero donne, e quindi dovettero arrabattare lì per lì un loro esercito.. con ovvio esito negativo, visto che le truppe con le quali si trovarono a combattere erano di gran lunga più numerose e preparate, ma tant'è, ci hanno provato!
Dopo questa visita proseguiamo nuovamente in direzione nord e facciamo una nuova sosta, questa volta a Saint Vincent, niente castelli da visitare in questa tappa ma una cittadina molto carina e soprattutto ci imbattiamo in una pasticceria storica, la Vancheri, dove facciamo pausa merenda e caffè, e nella quale scopriamo producono i famosi torcelli, biscotti burrosissimi e zuccherati tipici di qui, così i nostri languorini sono almeno temporaneamente placati!
I deliziosi torcelli di Saint Vincent
Dopo una bella passeggiata nelle vie della ricca cittadina, frequentata per lo più da persone arrivate fin qui per tentare la sorte al casinò, ci rimettiamo in sella, destinazione valle del Cervino, per avvicinarci al luogo che ci ospiterà questa notte, e per concederci una meritata cena a base di prelibatezze locali, alla Tana Del Cervino, ristorante "Tex-Valdostano" che avevamo addocchiato il giorno prima su internet per le ottime recensioni lasciategli dai clienti. Ed infatti non siamo stati delusi, a partire dal personale, proprietari e cameriera, molto simpatici e disponibili. E soprattutto per le ottime pietanze mangiate, io ci ho dato dentro con una fonduta servita in crosta di pasta della pizza, Max con degli gnocchetti anche questi con formaggio fuso e conditi con della saporitissima mocetta croccante, e poi non contenti ci siamo presi un piatto in comunella, per sentirci l'uno l'alibi dell'altro, finendo con un trionfo di polenta concia con dello spezzatino.
Consigliamo a tutti, se da queste parti, di fare un salto in questo ristorante perchè i vostri stomaci non saranno assolutamente delusi!!!!
Con i proprietari della Tana del Cervino
La mattina successiva, abbandoniamo la baita che ci ha ospitato e soprattutto la sua caldissima stufa a pellet, per dirigerci a Chamois, piccolo paese di nemmeno 100 abitanti, raggiungibile solo tramite funivia, in aeroplano o a piedi. La vista che si gode da lassù è pazzesca, sull'arco alpino, ma la maggior parte di bar e negozietti sono chiusi in quanto siamo in bassa stagione da queste parti, il periodo clou è ovviamente l'inverno con l'arrivo delle nevi, infatti ci sono qui alcuni impianti di risalita, mentre d'estate questo è un ottimo punto di partenza per fare delle lunghe e più o meno impegnative camminate, in completa immersione nella natura.
Goduriosa fonduta in crosta di pizza
Torniamo dopo una breve sosta verso la V, che ci attende parcheggiata alla base della funivia, e questa volta il viaggio sembra una sorta di giostra del luna park, è impressionante scendere ad una certa velocità e vedere sotto i nostri piedi la montagna brulla, e da là sopra abbiamo anche la fortuna di vedere un camoscio inerpicato in una zona rocciosa.
Ci rimettiamo in sella e Max si addentra lungo strade montuose tortuose che ci regalano viste mozzafiato sul paesaggio valdostano, e che ci guidano, cartolina dopo cartolina, fino a Fenis, sede dell'omonimo castello, questa volta a differenza di quelli di Verrès e Issogne, pensiamo fin dal primo colpo d'occhio che questo potrebbe essere descritto come il tipico "castello delle fiabe", molto bello esteriormente, tutto ornato con merletti e con diversi torrioni.
Castello di Fenis
Anche la visita di questo maniero risulta essere molto interessante, vi racconterò una chicca che mi ha colpita tra tutte quelle raccontate dalla guida: se si presta bene attenzione, sulle  torri del castello stesso, si notano in alcuni angoli delle facce umane. Questo perchè il castello sorse in un'epoca dove la gente era fortemente superstiziosa, e si diceva che mostrare lo scalpo fatto a qualche malcapitato, tenesse lontani da spiriti maligni. Per fortuna qui non utilizzarono scalpi veri ma delle rappresentazioni sulla pietra però con lo stesso intento di avere degli amuleti a protezione degli abitanti del castello!
Dopo una gustosa polenta rifocillante, concia per Max, con le salsicce al sugo per me, proseguiamo il nostro percorso verso Aosta, il capoluogo di questo gioiellino di regione!
L'arco di Augusto di Aosta
Il suo centro storico è ben delineato, sono visibili fin da subito testimonianze di epoca romana, ad esempio con l'imponente arco di Augusto che accoglie il turista con imponenza. Io e Max passeggiamo tra le vie del centro, ammiriamo i negozietti di oggetti di artigianato tipico, quelli di cibo (quando mai vi chiederete??) e ci addentriamo nella cattedrale che da fuori appare magnifica: sul suo portone un altorilievo che raffigura l'ultima cena spicca con i suoi colori vivaci, ed è la facciata di un duomo più bella e ricca che io creda di aver mai visto in vita mia, all'interno invece è molto più semplice e lineare.
Dopo un bel giro alla scoperta dei tesori della città, ci apprestiamo a tornare dalla V, questo weekend è tornata l'ora solare quindi farà anche  buio prima e ci aspetta un bel viaggetto di ritorno!
Una piccola riflessione in quanto zavorrina, questo weekend mi sono resa conto per la prima volta, che moto a volte può significare anche sacrificio, può capitare di non essere al 100% della propria forma fisica, e la cosa si fa sentire.
Portale della cattedrale di Aosta
Sacrificio però ampiamente ripagato dalla passione per quel che stai facendo, dai bellissimi posti visti, dal senso di libertà che si prova viaggiando insieme della persona che ami, stringendoti forte alla sua vita,  mentre assapori i profumi della natura che ti entrano da sotto al casco e mentre i panorami scorrono tutto attorno a te lasciandoti spesso a bocca aperta dalla loro bellezza; ripensando a tutto ciò, pensi che ne valga la pena, senza alcun dubbio, di rinunciare ai confort che una quattro ruote a volte ti potrebbe dare, perchè tutte le altre emozioni che sto vivendo grazie ai viaggi su una moto, mai in vita mia le avevo provate prima!
Alla prossima!!

Fantastica cartolina valdostana




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10 - 11 OTTOBRE 2015: COLORI E SAPORI D'AUTUNNO TRA LAGO MAGGIORE, SVIZZERA E LA VIA DEL BAROLO NELLE LANGHE PIEMONTESI!




Itinerario: (giorno 1) Gessate - Lago Maggiore sponda occidentale - Locarno - Luino - Varese - Como - (giorno 2) Gessate - Alessandria - Acqui Terme - Le vie del Barolo - Gessate



Km percorsi: 860



La parola al pilota: ottobre è arrivato, le calde giornate estive sono ormai un ricordo. Le ore di luce incominciano a calare, così come la temperatura media ed i giorni di bel tempo. Decidiamo quindi di non farci scappare due giorni autunnali gradevoli, a detta dei nostri fedeli siti metereologici, per programmare un'altra cavalcata in sella alla nostra V-Strong. Per la domenica, accettiamo l'invito di partecipare al giro delle Langhe organizzato dal gruppo V-Strommer Italia, dopo quello passato nelle colline parmensi. Per il sabato invece, decidiamo di rimanere in zona, per circumnavigare il Lago Maggiore. 
Vista da Diano D'Alba


Ci avviciniamo alla regione lacustre, tramite l'autostrada A8, facendo attenzione al traffico che purtroppo affligge già dalla mattina presto la grande arteria, soprattutto per i vari visitatori dell'Expo che cercano di raggiungere le varie zone di parcheggio dislocate sulla tratta autostradale. Anche la provinciale SS 33, in prossimità di Sesto Calende, come nella maggior parte di tutti i fine settimana è trafficata. Le colonne di macchine che si formano possono diventare lunghissimi serpentoni, che la nostra V si divora facilmente. E' una delle sue qualità sapersi destreggiare nel traffico grazie al suo peso (198 Kg) non eccessivo, alla frizione morbida, alla maneggevolezza dovuta alla distribuzione dei pesi e del suo passo. Tutte caratteristiche che fanno l'invidia dei volti tristi chiusi negli abitacoli delle auto. 
La V davanti all'Isola Bella

Il passaggio sul ponte di ferro a Sesto Calende è sempre emozionante e affascinante, si ammira da una parte il fiume Ticino che si fa spazio tra zone verdi e ville dagli ampi giardini e dall'altra parte il lago Maggiore che si stringe fino a diventare un fiume; ed è proprio questo punto geografico che oltrepassiamo per dare inizio alla circumnavigazione del lago, anche se bisogna percorrere ancora qualche chilometro, fino alla caratteristica Arona, per intravedere le acque. Da qui è un susseguirsi di paesi incantevoli, incastonati in un verde da macchia mediterranea. E' un percorso che ho fatto più volte, ma non mi stanco mai di vedere i fantastici panorami che circondano il nostro mezzo, che cambia da stagione a stagione e dal suo percorso con ampie carreggiate, curvoni veloci dove si può sgranare una marcia dietro l'altra, anche se il più delle volte ti ritrovi a passeggiare rapito dagli innumerevoli scorci che si aprono dietro la nostra visiera.
Continuiamo la nostra gita verso la Svizzera, senza fermarci questa volta nei parcheggi delle piazzette di Arona e Stresa che sono di solito le tappe d'obbligo per far fiatare i cavalli e dove far sfoggio delle nostre amate.

Dopo Verbania, a circa metà lago, dove volendo si può anche traghettare per raggiungere la sponda orientale, le strade si stringono un po' ma rimangono gustose sia per l'asfalto sempre in ordine sia per le curve scorrevoli. Anche il traffico è più rado, quindi è ancora più facile rilassarsi alla guida fluida e armonica della Suzukina. Tutto cambia quando ci si avvicina alla frontiera svizzera, dove bisogna cambiare modalità, da quella relax a quella concentrata, infatti una volta passata la dogana, sotto gli occhi attenti della gendarmeria, nelle strade straniere bisogna rimanere belli attenti a leggere tutti i cartelli ed i limiti di velocità. Sembra ancora di essere in Italia, sembra tutto uguale, tranne alcuni particolari, come il giallo del semaforo che scatta prima della luce verde, o la segnaletica orizzontale che è, secondo me, un po' più confusionaria della nostra (quindi un occhio attento agli incroci), ma soprattutto agli agenti, famosi per la loro inflessibilità. 
Eccoci sull'Alpe di Neggia a 1395 m


Dopo una sosta a Locarno, riprendiamo la strada 13 per ripiegare sulle spnda est del Lago Maggiore, per raggiungere Luino, ma per gustarci un fantastico panorama ci tuffiamo all'interno per percorrere la strada d'Interman, che porta sulla cima dell'Alpe di Neggia a quota 1395 m s.l.m. Prima di arrivare nel punto più alto, dove si può ammirare lo splendido scenario che regala ancora una volta in paesaggio, da un lato il quadro di Locarno e dall'altro il quadro del tratto di Lago Maggiore incastonato tra i suoi monti, bisogna percorrere una strada stretta, ripida, tortuosa e in più, probabilmente per le piogge cadute durante la notte e per le foglie presenti sul manto stradale, molto scivolosa. 
La V immersa nella splendida
cartolina svizzera

L'andatura è molto bassa, quasi da passeggio, ma quanto basta per far gustare i meravigliosi colori creati dai raggi del sole che tra la vegetazione filtrano facendo sembrare la nostra salita un qualcosa di mistico. 
Tornati in Italia, attraversando una dogana abbandonata, ci buttiamo nella discesa della SP 5, dove alziamo la media per l'asfalto asciutto e in un attimo riveniamo inghiottiti dalla strada costiera che ci porta direttamente a Luino.
La sosta per la gara di chi raccoglie più castagne durante la discesa è il motivo che ci fa abbandonare il proseguimento del perimetro del lago, quindi anche per impegni serali che ci attendono, da Luino prendiamo la strada che porta a Ponte Tresa, che costeggia il fiume Schweiz, verso la SS 233, dove attraverso l'affascinante strada del lago di Ghirla, tra pareti rocciose, il lago e le birrerie, arriviamo a Varese per avvicinarci di conseguenza al luogo dove ci aspetta un'allegra cena con amici.

Poche ore di sonno e ci ritroviamo ancora in sella, il check del quadro analogico della V-Strom corrisponde all'accensione della moto e dei nostri volti che tra pochi attimi si ritroveranno ancora accerchiati da numerosi biker per andare alla conquista delle terre delle Langhe del Barolo. 
Il ponte di chiatte sul Ticino

La prima tappa per riunirsi con i primi membri della carovana è al casello dell'imbocco della A7. Da lì decidiamo di raggiungere la seconda tappa ad Alessandria attraverso strade statali. Per la prima volta in questa stagione facciamo i conti con la nebbia e con la sua umidità.

Sfrecciamo lungo le SP 33, la SP 130, la SP 11 che porta a Bereguardo e poi lungo la SP 185 ci ritroviamo ad attraversare il fiume Ticino sul ponte delle barche. Rimango senza parole, sembra di essere in un fumetto di Dylan Dog: la V-Strong che si fa largo nella nebbia, il fumo che sale dalle acque del fiume e poi queste barche che fanno da base ad un manto di fodere di legno. Sono un po' malandate ed a volte bisogna schivare dei fori attraverso i quali si vede l'acqua scorrere sotto di noi, ma è uno di quei posti che prima o poi merita di essere visto. Dopo una pausa caffè per riscaldarci un po lungo la SP 183, proseguiamo per la SS 494 che ci porta dritti dritti al luogo d'incontro con gli altri compagni d'avventura ad Alessandria. Questa volta conto 14 moto, ferme nel piazzale ed una volta saliti in sella formiamo un lungo serpentone che si sgrana sulle strade piemontesi per raggiungere la via del Barolo. 
Sosta lungo la via del Barolo

Danziamo lungo strade bellissime, sia dal punto di vista paesaggistico, sia dal punto di vista tecnico. Sono strade non molto larghe, con un asfalto il più delle volte buono con un susseguirsi di innumerevoli curve, una dietro l'altra, e di rettilinei; se si possono chiamare così sono tratti dove dopo l'ennesimo punto di corda alzi lo sguardo, cambi marcia e si è già pronti per scalare ed impostare la curva. E' come danzare, cambi di direzione, svolte continue, il tutto incastronato in un paesaggio fiabesco. A volte vorrei gridare: "Alt! Fermi tutti!" per contemplare e fotografare queste colline interamente coltivati a vite, contorniate da borghi medievali stupendi, ma sarebbe impossibile sostare in ogni punto di interesse, perchè la carovana prosegue e se non si vuole essere lasciati indietro bisogna seguire la ruota della moto che ci procede.

Viaggiare in comitiva, vuol dire sottostare a regole. Quando si è da soli è diverso: conosci il tuo ritmo, il tuo limite, in gruppo invece bisogna guardare sia chi ti precede, sia gli specchietti per vedere se dietro ci sono tutti. Bisogna stare attenti ai diversi cambi di andatura, stando attenti sempre ai compagni che ti precedono, cercando sempre di tenere una certa distanza di sicurezza e concentrandosi sulla propria traiettoria, senza seguire a fotocopia quella del tuo compagno più vicino, per non incorrere in errori comuni.
Passiamo diversi paesi come Acqui Terme, Nizza Monferrato, San Marzano,Castiglione Tinello, Mango, Benevello e Diano D'Alba, dove ci fermiamo per una sosta culinaria.

I fantastici salumi della zona, i formaggi ed il panorama fantastico del quale si gode dalla piazza di Diano, fanno riposare le nostre moto e solo dopo svariati scatti di foto di gruppo siamo di nuovo pronti per proseguire il nostro tour.  
Il gruppo di bikers al gran completo!

Questa volta imbocchiamo la vera e propria strada del Barolo, che ci fa vedere paesi con a capo bellissimi castelli come Grinzane Cavour, Serralunga, Monforte, Barolo, Castiglione Falletto e infine La Morra, dove ci fermiamo per un altro book fotografico e per visitare la cittadina.

Qui è la volta dei saluti; per il ritorno a casa questa volta decidiamo di percorrere autostrade.

Penso che siamo stati proprio fortunati, abbiamo visto luoghi meravigliosi, sono rimasto stupito da tanta magia. I colori, i profumi probabilmente accentuati dal periodo autunnale, hanno reso indimenticabile questa gita. Come del resto tutti i miei amici di avventura che, anche questa volta pur essendo più numerosi, con nuove conoscenze, è stata sempre una compagnia piacevole ed allegra. Mi piace stare insieme a persone con la mia stessa passione, parlare delle nostre avventure, sentire tante storie e conoscere la loro vita che per una giornata si mescola con le nostre. Diventi partecipe di un gruppo e delle emozioni che scaturiscono da ognuno di noi. Come quella di vedere una giovane centaura che a cavallo della sua compagna, seguiva fedele con grande sicurezza la moto più grossa davanti a lei. Solo a pranzo ci spiega che il pilota era suo padre. Quell'uomo che fin da piccola le ha trasmesso la passione delle due ruote, tanto da far maturare in lei la voglia di guidare un mezzo tutto suo. 
Anche i bikers ogni tanto sostano per ammirare il panorama!

 Ebbene, vedere lui e lei danzare tra questi paesaggi con le proprie moto, ridere, scherzare con il resto del gruppo, mi ha emozionato. Spero che anche i nostri figli riusciranno ad assorbire quei valori (anche se non per forza provenienti dalle due ruote) che faranno apprezzare loro e rispettare luoghi e persone e nel contempo spero che sarò un uomo capace di trasmettere loro tutto questo!





La splendida vista della quale si può godere dal borgo di La Morra


La parola alla zavorrina: fortunatamente questo ottobre sembra regalarci ancora dei weekend di tempo quasi primaverile, così questa volta ne approfittiamo per fare due giornate full time in sella, due giornate molto diverse tra loro, infatti il sabato saremo in solitaria impegnati con la circumnavigazione del Lago Maggiore, mentre per la domenica ci siamo organizzati per un giro con altri amici bikers nelle Langhe Piemontesi.. insomma, giusto lo stretto necessario per non annoiarci!! 
I magnifici colori autunnali
che hanno accompagnato le
nostre giornate


La nostra giornata sul Lago Maggiore scorre piacevole, dapprima il nostro percorso tocca paesi che abbiamo già visto in precedenti giri, come quelli sul versante sud ovest, ma sempre bellissimi da rivedere, come Arona, Meina, Lesa fino ad arrivare a Stresa, le tre isole sono splendide a vedersi in mezzo al lago con questo fantastico sole che oggi ci circonda, e non manchiamo di ammirarle, appostandoci in qualche rientranza lungo la strada, il tempo di scattare qualche foto e via. Procedendo verso nord, una volta superata Verbania, ci ritroviamo in posti dove finora non ero mai stata, questa zona del lago mi appare molto meno turistica, forse noi italiani ci fermiamo prevalentemente nella zona sud o in quella del versante est, infatti qui si cominciano ad incontrare diverse macchine svizzere. Arrivati a Cannobbio, ci imbattiamo in tre isolotti rocciosi, su due dei quali si trovano rovine di antiche fortificazioni, di origini incerte, ma che nel corso dei secoli diventarono residenza dapprima dei fratelli Mazzardi, che volevano da queste parti crearsi una sorta di "stato privato" con utilizzo anche di metodi violenti e che di lecito avevano ben poco, ma questi furono presto sconfitti dall'esercito mandato qui dal duca di Milano Filippo Maria Visconti.
I castelli di Cannobbio

Successivamente in questi castelli vi dimorarono i Borromeo, ma successivamente divennero rifugio di contrabbandieri, poi furono usati dai pescatori come punto di approdo e poi persino da una banda di falsari! Ora, queste rovine sono diventate la casa di diverse specie di diversi uccelli acquatici, che nidificano tranquilli riparati negli anfratti inaccessibili e che rimangono lì quindi indisturbati, questi edifici quindi godono finalmente di un po' di tranquillità!!

Dopo aver ammirato questi ruderi e fatto una meritata sosta, proseguiamo alla volta della Svizzera, dove ci fermiamo un po' in riva al Lago a Muralto, ci facciamo baciare dal sole, sensazione piacevolissima sulla nostra pelle dopo il fresco mattutino, e successivamente ripartiamo alla volta di Locarno, che decidiamo di visitare un po'. Abbiamo un po' di difficoltà a parcheggiare la moto, non perchè non avessimo trovato il posto dove metterla, ma perchè raggiungere il posteggio-moto, attraverso i complicatissimi incroci svizzeri è un'impresa eroica!!!!   
Piazza Grande a Locarno

Ad ogni modo, ce la facciamo senza incorrere in qualche sanzione dalla polizia, sempre presente, e ci concediamo una bella passeggiata nella cittadina del Canton Ticino, ai più conosciuta per il famoso festival internazionale del film. 

La città di per sè non ci ha entusiasmati più di tanto, ma degna di nota è la Piazza Grande, grande di nome e di fatto, un bellissimo colpo d'occhio regalato da antichi edifici dai lati dei quali si dipartono numerosi vicoli che da questa piazza portano alla parte più vecchia della cittadina; questa zona era in fermento in quanto i ragazzi stavano preparando un concerto in programma per la serata, tutto attorno numerosi stand dove trovare birra a volontà, scopriamo che questa zona di Locarno è infatti spesso sede di numerosi eventi che coinvolgono i giovani! 
Il lago Maggiore visto dall'Alpe di Neggia


Ripartiamo di lì a poco, di strada da macinare ce ne abbiamo davanti ancora molta, e tornando in direzione Como (la sera abbiamo appuntamento con degli amici che ci aspettano per cena) Max vuole portarmi su un passo che dice di non aver mai fatto in precedenza ma che pensa possa essere molto bello. E così è! Ma come si suol dire.. la strada che porta in cima è ripida e piena di curve, ed abbiamo fatto talmente tanti tornanti in questo tratto, talmente tanto ripidi, che lo Stelvio in confronto mi è sembrato una passeggiata!! Dentro al casco ridevo e ridevo.. tipica risata isterica che vuole mascherare un po' di fifa!! 
Locarno vista dall'Alpe di Neggia

Però passata la tensione iniziale, più vedevo il paesaggio attorno a me, più vedevo il lago Maggiore che dall'alto diventava sempre più piccolo e risplendeva al sole come una gemma, incastonata tra le alture, più i colori autunnali dei castagni che ci circondavano ci regalavano delle meraviglie di sfumature dal giallo al rosso, il cadere delle foglie ad ogni folata di vento su di noi.. sembrava davvero di essere in un bosco magico di qualche film fantastico della Disney, ed il relax in me ha preso il sopravvento, la sensazione di stare davvero bene, nelle curve ormai mi sento un tutt'uno col mio pilota e con la moto, è un continuo ondeggiare al quale non oppongo alcuna resistenza, Max è sempre sicuro di sè, questo mi permette di abbandonarmi ad immergermi completamente negli splendidi scenari che ho attorno e nel godermeli appieno, di assaporare i profumi che entrano da sotto alla visiera, di attaccarmi salda ai fianchi del mio pilotone e sorridere girandomi e guardando tutto intorno lo spettacolo che mi si presenta di volta in volta.. beh credo sia questo il vivere la moto, ed è una sensazione che ormai riesco sempre a raggiungere e ad apprezzare appieno, ed in questo tratto di strada oggi ho raggiunto il top! 
Visioni dall'alto


Arriviamo su all'Alpe di Neggia, a 1395 metri, ammiriamo lo spettacolo del lago visto da qua sopra, che è qualcosa di incantevole, e ci rimettiamo in marcia per scendere in direzione Luino, i tempi sono quel che sono e dobbiamo rientrare verso sud se non vogliamo tardare al nostro appuntamento serale! Le stradine per scendere non sono fantastiche, sono molto strette e l'andatura deve per forza diminuire, in ogni caso è una bella discesa e ci fermiamo persino per fare castagne in una rientranza lungo la strada, Max non perde tempo ad insegnarmi come si aprono i ricci, ed un bel sacchetto di castagne è il nostro trofeo del pomeriggio!! Arriviamo quindi al nostro appuntamento mondano, e dimostriamo che la versatilità dev'essere un'altra caratteristica di bikers e zavorrine, infatti facciamo un cambio al volo nelle vicinanze del ristorante, et voilà, non più tuta ma giacca elegante e decolletè con tacco, la serata è presto servita!! 
Bauletto super organizzato per il cambio al volo serale!

Giusto 5 ore di sonno prima di ripartire per il giro domenicale organizzato con alcuni degli amici che già avevamo incontrato un paio di settimane fa, del gruppo V-Strommers Italia del quale Max fa parte, oltre ad altri nuovi bikers che avremmo presto conosciuto, alla volta delle langhe piemontesi!
Il viaggio di andata è a tratti per me arduo, infatti nel pavese troviamo dei fitti banchi di nebbia, ed una volta al loro interno l'umidità sembra volersi mangiare le nostre ossa, ma per fortuna durante la strada il sole fa capolino e non ci abbandonerà più per tutta la giornata!
Le langhe sono dei territori posti a sud del Piemonte, terra enogastronomica per eccellenza, cosparsa di dolcissime colline che in questo periodo ci hanno donato il loro migliore spettacolo, infatti le viti avevano dei colori che spaziavano dal verde, al giallo splendente, ad un rosso vivissimo, e che regalavano delle cartoline eccezionali tutto attorno a noi. 


Inoltre i vari borghi che si incontrano sono spesso arroccati sulle colline e in molti di essi svettano anche dei fantastici manieri, tutti egregiamente conservati, che io e Max ci ripromettiamo di tornare a visitare sicuramente con più calma perchè sicuramente meritano!


La giornata la passiamo prevalentemente in moto, su quella che è chiamata "La via del Barolo", queste strade si prestano benissimo alla guida, per tutti i nostri amici bikers sono sicura sarà stato puro divertimento oggi far scorazzare le loro due ruote su e giù per questi colli!  
Fantastico panorama
sulle Langhe Piemotesi

Ci fermiamo ad ammirare il panorama in diversi punti del percorso, l'ultimo dei quali nel paese di La Morra, dove da una balconata si può ammirare nella sua bellezza tutto il territorio circostante.

Sono stata contenta anche oggi di aver condiviso la giornata con altri bikers ed altre zavorrine, il clima con loro è sempre gioviale, e l'unione è tangibile, anche con persone appena conosciute ma con le nostre stesse passioni!
Questo è stato il nostro weekend motociclistico, e Max ancora non ci crede che la sera quando mi sono sdraiata nel letto, questo mi sembrava muoversi da sotto le gambe.. stavo ancora viaggiando a bordo della mitica V, che ancora una volta ha fatto egregiamente il suo dovere! Alla prossima avventura!!


Cry & Max



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26 - 27 SETTEMBRE 2015: "LAMBRUSCO, PROSCIUTTO & MOTORI", UN WEEKEND DI PASSIONI!




Itinerario: Gessate - Maranello - Fiorano - Castelvetro di Modena - Fidenza - Felino - Castello Torrechiara - Langhirano - Vigatto - Salti del diavolo - Colline parmensi - Gessate



Km percorsi: 600



La parola al pilota: ogni mese ha la sua caratteristica; se luglio è il mese delle gite fuori porta, agosto quello delle vacanze, settembre è il mese delle sagre. Quanto abbiamo scrutato tra le varie feste paesane che nel weekend di fine settembre ci sarebbe stata la festa dell'uva a Castelvetro, abbiamo costruito un evento attorno ad essa. 



La V-Strom davanti agli stabilimenti Ferrari di Maranello


Nel constatare che il borgo medievale di Castelvetro è nelle vicinanze di Modena, la prima tappa è subito decisa: Maranello, e più precisamente il museo Ferrari! Oltre al museo, abbiamo intenzione di passeggiare nel centro della città emiliana, patrimonio dell'Unesco. Il programma è denso, quindi per non perdere molto tempo imbocchiamo la TEEM (la tangenziale est esterna di Milano) che in pochi minuti ci permette di raggiungere la A1. Una volta arrivati all'uscita di Modena Nord, dopo un'oretta e mezza di musica della nostra playlist del cellulare, che tramite bluetooth viene sparata direttamente nelle cuffie dei nostri interfoni, prendiamo la SS724 e in un attimo ci ritroviamo a Fiorano. E ancor prima di entrare nelle strade el comune modenese ci si ritrova davanti ai cancelli della fabbrica del cavallino rampante: la Ferrari. 
L'ingresso al museo Ferrari

Qui i sensi dell'udito e della vista hanno un gran da fare. L'udito perchè si viene investiti da splendidi suoni dei motori delle macchine modenesi che entrano ed escono dalla fabbrica dove hanno preso forma e la vista perchè si rimane rapiti dalla scritta a lettere cubitali "Ferrari" posta sopra l'ingresso, dalle bandiere dell'Italia che sventolano a pochi metri, dalla struttura moderna della galleria del vento, dalla cura del verde intorno al fabbricato contornato da emblemi e sculture che rappresentano il cavallino in tutte le sue forme. Capisco subito che è un luogo dove si viene ammaliati dall'atmosfera del mito creato da Enzo Ferrari. La cosa non cambia quando parcheggiamo la moto davanti alla struttura moderna che ospita il museo, a partire dal gran numero di visitatori internazionali che si incontrano, al grande stemma, dalle sculture che si trovano davanti all'entrata e dall'arco con impresso il motto del museo "vivi il sogno", capisco così che davanti a me si stavano per aprire le porte di un tempio. Ed ' proprio così. Ancora una volta il senso della vista è messo a dura prova, ci si ritrova davanti a delle vere e proprie sculture, non si possono definire autovetture! Sono dei capolavori che si potrebbe stare ad ammirare per attimi interminabili. La prima delle cinque sale è dedicata all'attività sportiva con la quale fin dalla nascita del marchio, nel lontano 1948, il giovane Enzo si volle cimentare. Solo per le 166 - F2 del 1948 e la 553 F1 del 1953 si potrebbe riempire la memoria del telefono per il gran numero di fotografie che si scattano! Le altre: la F1 guidata da Villeneuve, quelle di Schumacher e dall'attuale di Vettel. 


Proseguendo nelle altre sale poi vengono svelati otto segreti del mondo Ferrari, raccontati attraverso filmati, dagli uomini chiave che hanno reso grande il marchio in tutto il globo, come Giorgetto Giugiaro, Paolo Pininfarina e lo stesso figlio Piero, che spiega come il padre non volle mai cimentarsi nella produzione di modelli di piccole cilindrate, anche se si possono notare due modelli creati con dei marchi dove Enzo non volle far comparire il proprio nome, e che infatti nominò Asa e Dino. Fino a questo punto ti ritrovi a passeggiare tra modelli unici e si viene catapultati in altre epoche, soprattutto guardando quelle sculture a quattro ruote che prendono il nome di 250 GT e GTO, ma solo quando si entra nella sala delle vittorie si capisce che non si è solo in un museo dove si celebra il marchio più celebre al mondo: qui, grazie alla presenza delle vetture che hanno vinto i mondiali costruttori, a tutti i trofei dei mondiali piloti con le loro foto ed i loro caschi, ad una musica coinvolgente, al susseguirsi del rombo del motore unico nel suo genere, ci si ritrova a respirare un'area densa di passione, una passione capace di trasformare una scuderia corse nel più vittorioso marchio F1 di sempre con ben 15 titoli piloti e 16 titoli costruttori. Rimango rapito, mi ritrovo emozionato nel centro della sala, sono in un tempio, nel tempio della passione.
Passati all'esterno della struttura, dopo aver ammirato nell'ultima stanza pezzi unici creati appositamente per gente facoltosa, continuo a pensare come con due ingredienti, ossia un grande uomo e la sua passione, sia stato possibile dare vita ad uno dei maggiori orgogli italiani.  

Ferrari 250 GT


Le strade che portano sia a Modena, ripercorrendo a ritroso la SS924, sia a Castelvetro con la SP569, sono solo strade rettilinee prive di qualsiasi emozione, ma che mi permettono di pensare e di sperare che per l'indomani la storia potrà cambiare. Infatti ci aspetta una bella gita nelle colline di Parma con alcuni membri di V-Strommers Italia, sempre se riusciremo a tornare sani e salvi dalla sagra dell'uva! 
Ferrari 553 F1


La mattina seguente riprendiamo l'autostrada del Sole per tornare verso nord, dove a FIdenza ci aspetta il gruppo per passare una giornata all'insegna del buon cibo ma soprattutto della buona strada. Fino a poche ore fa eravamo delle foto in una pagina facebook, dove ci scambiavamo opinioni, foto e battute. Ora invece eravamo uno di fronte all'altro, ognuno con la sua ben amata due ruote. Essendo un gruppo dedicato quasi esclusivamente alle mitiche V-Strom, sia 650 che 1000, oltre alla passione di bikers il nostro comun denominatore è la moto di Hamamatsu. 
Il gruppo di V-Strommers Italia (e non solo!)


E' stato un giro concordato all'ultimo momento quindi non c'era un vero e proprio programma, l'importante era ingranare le marce una dopo l'altra e seguire quella linea nera di asfalto che si sarebbe aperta davanti a noi, sperando che piano piano si sarebbe contorta come un biscione impazzito, non prima però di aver fatto colazione, infatti uno dei componenti è arrivato armato di piadina fatta la sera prima, e subito sparisce in un negozio di prelibatezze del luogo per tornare qualche istante dopo con prosciutto crudo e formaggio. Non male come inizio! Così con la pancia accontentata e sempre con lo sguardo rivolto verso l'alto per far cercare di allontanare, almeno con il pensiero, le nubi che fino ad ora, contrariamente ad ogni previsione, hanno fatto rimpiangere le calde giornate della settimana, ci dirigiamo verso Felino percorrendo la SP71, la SP 93, la 120 ed infine la SP 58. Proseguiamo verso Torrechiara per ammirare l'omonimo castello attraverso la SP 32 e la SP 665. 
Il passato e il presente si fondono
al museo Ferrari


Fino a questo punto non sono strade come ci saremmo aspettati, molti rettilinei, rotonde e asfalto reso umido dalla pioggerella che scende ogni tanto. L'andamento quindi non è vorticoso, ma guardare il biscione di moto dagli specchietti mi fa gasare un casino, sembriamo centauri alla conquista di qualche territorio. Ma l'unica cosa che conquistiamo sono le sedie del locale che ci ospita per il pranzo! Qui tra una risata e buoni piatti tipici della zona, finalmente fa capolino il sole che ci invita a riprendere le nostre compagne. Questa volta vogliamo raggiungere i salti del diavolo, che sono degli affioramenti rocciosi spettacolari che emergono dalla vegetazione circostante con forme imponenti, prendendo la SP 665 e la SP 15. Finalmente ora la strada prende la conformazione che piace più a noi: curve e controcurve da terza e quarta marcia, anche se il ritmo rimane basso per l'asfalto malconcio e per la presenza di alcuni cantieri che dimezzano la carreggiata ad una sola corsia. Dove però la V-Strong può, prosegue con una sicurezza disarmante, anche se siamo in due e perseguitati da milloni, in questi luoghi la nostra amica di sente a suo agio e non si sente proprio il bisogno di una cavalleria maggiore. Anche quando ci imbattiamo in una strada sterrata mi rendo conto di quanto sia divertente, promettendomi che devo impegnarmi nel futuro a cercare un itinerario più avventuroso. 
Vista sulle colline parmensi

La nostra meta si trova a qualche chilometro più a sud, a Berceto più precisamente, sempre proseguendo lungo la SP 15. Qui capiamo che la giornata è volta al termine, il tempo dei saluti e la comitiva si sgrana in gruppi più piccoli, ognuno dei quali ha una destinazione diversa. Un pizzico di tristezza mi assale, perchè anche se decido di tornare a casa con altri due compagni battendo ancora una volta le strade più tortuose, lasciandoci alle spalle la noiosa autostrada, vorrei proseguire il viaggio con tutti loro. Una vocina dentro di me li chiama: "Ma dove andate, Capo Nord è dietro l'angolo!", La strada del ritorno, consigliata dal nostro amico emiliano, è fantastica. E' la SP 62, qui l'asfalto è molto migliore e permette di pennellare di più le curve che si presentano in una sequenza imbarazzante e lo spettacolo del panorama è splendido: da una parte la pianura padana e dall'altra i colli emiliani. Le restanti strade sono solo le comuni provinciali che portano verso casa. Ma è proprio in queste strade più noiose che il mio pensiero vola alle ore trascorse in questi giorni, ai luoghi, ai sapori, alle persone e a quella grande emozione provata nella sala trofei nel museo Ferrari. Ora capisco che quei brividi provati mentre ero al centro di quel tempio, erano causati proprio perchè in quel momento stavo percependo la grande passione di un uomo scaturita poi in un mito mondiale.
Penso che tutti noi bikers abbiamo dentro di noi una stanza del genere, dove è riposto tutto il nostro passato motoristico, i suoni e i rombi delle nostre vecchie compagne e, perchè no, i nostri caschi e tutte le nostre piccole conquiste. Caratteristiche tutte diverse in ognuno di noi, ma con una vera e forte passione che ci accomuna tutti. La mia passione è quella del biker. Una passione viscerale che mi accomuna ad altre persone simili ai me. Ai bikers. Una famiglia fantastica fondata su valori come la lealtà, la fratellanza ed il viaggio. Ebbene, io sono un bikers, ed orgoglioso di esserlo.



Trofei nella stanza delle vittorie al Museo Ferrari

La storia Ferrari raccontata attraverso i modellini in scala





La parola alla zavorrina: ed eccoci di nuovo in pista per quello che si sarebbe rivelato un bellissimo weekend, insolito rispetto ai giri fatti finora perchè domenica avremmo fatto un giro in compagnia di altri bikers conosciuti da Max, ma come sempre abbiamo organizzato i nostri due giorni in sella cercando di amalgamare bene tutti gli ingredienti che piacciono a noi: tantissima moto, buon cibo e fantastici posti da vedere! 
Museo Ferrari


La nostra prima meta è stata Maranello, con visita al museo Ferrari. Fin da subito, arrivati nella zona industriale, vedere gli stabilimenti dove questi gioielli di macchine prendono forma, è un'emozione grandissima, e credo sia una di quelle (purtroppo poche attualmente, ahimè) cose che rende orgogliosi di essere italiani, questo è un enorme vanto per noi anche all'estero, è un'azienda che ormai è mito e storia!! Ci dirigiamo al museo, l'ingresso costa per noi 15 euro a testa, ma scopriamo che ci sono numerosi pacchetti, che con una decina di euro in più permettono di visitare anche la fabbrica Ferrari, oltre che la pista di Fiorano. Inoltre quando si arriva al parcheggio davanti al museo stesso, si viene avvicinati da alcuni ragazzi in tenuta Ferrari che chiedono se vuoi guidare uno dei bolidi, il costo che ci è stato proposto è stato di 60 euro per una ventina di minuti, però noi per stavolta abbiamo passato! 
Pezzi unici al Museo Ferrari

Il museo è veramente un gran bello spazio espositivo, dove si assapora tutta la storia del marchio del cavallino rampante, sin dai modelli più classici e datati, fino agli ultimissimi prototipi oltre che a rari pezzi unici, creati appositamente su commissione per rockstar o per qualche ricco petroliere! Tutti gli esemplari in mostra, lasciano senza parole, sono gioielli rombanti ed essere a pochi centimetri da ognuno di loro fa venire la pelle d'oca, vederne i dettagli, il colore rosso fiammante, sapere che molte sono state guidate da campioni, mette addosso adrenalina. Molto bella anche la sala delle vittorie, colma di trofei e coppe e dove si rivivono i trionfi sportivi avvenuti durante gli anni da questa mitica casa costruttrice.

La visita giunge per noi al termine, e siamo soddisfattissimi di aver scelto di venire qui, questo museo merita tantissimo! Ci dirigiamo ora verso Modena, città che ancora non abbiamo visitato e che siamo curiosi di vedere, già da diverso tempo! 
Il Duomo di Modena

Ci rendiamo sin da subito conto che questa è davvero una bellissima città emiliana, ci addentriamo nel suo centro storico e visto l'orario e gli stomaci che brontolano ci infiliamo in una tigelleria, dove assaporiamo delle gustosissime tigelle riempite in modo fantasioso e goloso, ne avremmo volentieri mangiate il doppio (ogni menu ne prevedeva 4 a testa!) ma abbiamo deciso di fermarci per poi magari gustare qualche altra cosa tipica.. in effetti abbiamo trovato di lì a poco una gelateria che subito ha attirato il nostro occhio, e mai scelta fu più azzeccata in quanto personalmente credo di aver mangiato uno dei gelati più buoni che io riesca a ricordare da qui a molto tempo addietro!! 
Continuiamo la nostra passeggiata nelle vie del centro modenese, rendendoci conto che anche qui, nonostante sia una grande città, si respira un'aria del tutto rilassata e diversa dalla Milano alla quale siamo abituati. Con un clima del tutto disteso, scopriamo e ci imbattiamo in monumenti e testimonianze medievali, come ad esempio il Duomo, imponente con il suo colore bianco che risalta tra gli altri edifici del centro. Al suo interno, ci rendiamo conto di come un tempo, fosse netta la separazione tra il popolo ed il clero, infatti l'altare era posto ad un piano superiore rispetto alle panche riservate ai cittadini comuni, ed il distacco tra chi dovesse essere in alto e chi in basso era lampante; stesso discorso vale per gli arredi e i decori, che nella parte alta e vicina all'altare erano ricchi e fastosi, mentre la parte popolare era priva di qualsiasi amenità. Successivamente è stato poi costruito un altare anche nella parte bassa del duomo stesso, per venire incontro ai mutamenti sociali che avvenivano col passare dei tempi.

Molto bella poi è la piazza Grande, dove vi era un mercatino dell'antiquariato. Ci siamo poi imbattuti nel palazzo Ducale, attualmente sede dell'accademia militare, tra l'altro siamo capitati lì proprio in prossimità della visita settimanale dei parenti degli allievi ed è stato emozionante vedere come le famiglie attendessero orgogliose ed ansiose di rivedere, anche se per pochi istanti, i propri ragazzi! 
Il Mondo dietro la Visiera a
Castelvetro Modenese


Proseguiamo la nostra passeggiata modenese in tutta serenità, dopodichè torniamo verso la V-Strom che ci attende per portarci su in collina, più precisamente a Castelvetro di Modena, infatti siamo venuti qui anche per presenziare alla sagra dell'Uva: Castelvetro è famoso per il suo Lambrusco Grasparossa, che impareremo a conoscere bene nelle ore successive!! Infatti, oltre ad essere una sagra mangereccia, la particolarità di questa festa è quella di poter degustare diversi tipi di Lambrusco, dagli amabili ai dry, dai rossi ai bianchi (Pignoletto), di diverse aziende vinicole del luogo, per assaporarne le differenze da vitigno a vitigno. Noi non siamo propriamente intenditori.. ma abbiamo bocca buona!! Quindi non sapremmo dirvi le caratteristiche tecniche di ciò che abbiamo bevuto, come i migliori somellier, ma vi assicuriamo che erano tutti vinelli molto buoni, e che già dopo il quarto calice sono partiti i cori degli alpini, dopo il decimo abbiamo dato forfait, ci siamo persi per ritrovare la moto ma in compenso abbiamo vagato per tante viuzze molto carine del paesello! 
Il borgo di Castelvetro

Lambrusco a parte, abbiamo apprezzato questo borgo, tipico per le sue sei torri, simbolo di questo paese. Nella piazza centrale svetta la torre dell'Orologio, ed alle sue spalle si può godere di una bellissima visuale sulle colline circostanti, una postazione davvero romantica dove fare una rilassante e rigenerante sosta.
La giornata successiva, sarebbe stata per noi una girata diversa dalle solite, in quanto avremmo incontrato altri bikers conosciuti da Max, per lo più tutti appassionati V-Strommers!

Al nostro risveglio fuori dalla finestra ci attendeva un tempo cupo e grigio, infatti nel nostro percorso da Maranello a Fidenza abbiamo preso anche un po' di pioggia, ed abbiamo constatato per l'ennesima volta quanto i siti di previsioni meteo non siano affidabili, non davano pioggia nemmeno mentre pioveva!!! 
L'uva pestata con i piedi
come una volta


In ogni caso, ci siamo ritrovati con gli altri, ed abbiamo iniziato il nostro giro in compagnia in direzione Felino, Langhirano, con passaggio da Torrechiara, dove si trova uno dei castelli del Ducato di Parma e Piacenza, forse il più bello di quello da me visitati finora in zona, ma mi riservo di confermare il giudizio quando lo visiterò anche internamente; da fuori appare davvero magnifico, con le sue quattro torri angolari e le tre cerchie di mura che lo circondano, tra l'altro sembra essere conservato splendidamente. Proseguiamo poi verso Vigatto, la fame si comincia a far sentire ed uno dei nostri amici conosce un buon posticino dove mangiare qualcosa di tipico proprio lì, quindi andiamo a rifocillarci alla Trattoria del Grillo, dove tra ottimi tortelli, gnocco fritto con salumi, polenta e brasato, i morsi della fame sono più che placati, ma il sole che finalmente fa capolino dalle nuvole fa sì che a tutti vada di affrettare un po' i tempi per rimettersi presto in sella e godere finalmente di questi bellissimi posti dove far sfogare le moto, accompagnati anche da qualche raggio di sole! Presto partiamo quindi alla volta dei salti del diavolo, una catena rocciosa posta alle falde degli Appennini, dalle rocce che assumono particolari forme di artigli. Questo ha dato vita alla leggenda che in antichità, un eremita abitante tra i monti di questi luoghi, abbia messo in fuga da qui il diavolo, e che queste siano le orme da lui lasciate. 
Bikers in sosta per ammirare il panorama

Dopo questa visione, ci siamo inerpicati sulle colline parmensi e da qui secondo me è iniziato il tratto di strada dove Max si è più divertito alla guida della V. Siamo rimasti in tre moto, gli altri hanno optato per il rientro verso casa, e l'emiliano del gruppo ci ha guidati attraverso percorsi a lui familiari, scollinando attraverso dolci tornanti, e la visuale ad un certo punto era quella dell'intera pianura padana incorniciata dai colli emiliani.. visione mozzafiato, strade divertenti per la nostra V-Strom, e che dire, un egregio finale di questo weekend che ci ha regalato nuovi amici, nuovi posti da portare nel cuore, nuove sensazioni, che solo l'unione tra le nostre passioni è capace di farci vivere! Un ringraziamento speciale al mio super pilotone, Max, per la vita che mi sta regalando a manciate, fiera di essere la tua zavorrina! Alla prossima!

La V davanti alla fabbrica del mito Ferrari



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08/08/2015 - 22/08/2015 SALENTO, LA VACANZA DELLE 4 "M": TANTA MOTO, TANTO MARE, TANTO MANGIARE E TANTO aMMMORE!



Itinerario: Gessate - Pesaro - Tavullia - San Giovanni in Marignano - San Giovanni Rotondo - Andria -Veglie - Costa ionica salentina - Sternatia - Costa adriatica salentina - San Giovanni Rotondo - Manfredonia - Fano - Gessate 



Km percorsi: 3500



Costo carburante: 237 € 



Costo autostrade: 156 € 



La parola al pilota: sono davanti al cancello che si sta aprendo apparentemente più lento delle altre volte, guardo la luce gialla intermittente che accompagna l'apertura che squarcia il buio della notte.

La V-Strom carica e pronta per affrontare il viaggio!
Abbasso lo sguardo sul cruscotto illuminato alla massima lumoinisità, l'orologio segna le 4.30, le tacchette digitali del serbatoio di benzina sono tutte accese, la lancetta del contagiri si alza di pochi giri e frequentemente, a causa del mio polso destro che freme, mentre la spia della folle insieme alla "N" di neutral sono ben visibili. La visiera è aperta, è ancora notte ma i 30° che leggo nell'angolo sinistro del cruscotto non presagiscono niente di buono.
Accendo l'interfono, il tempo di collegarsi al telefono, alloggiato nel porta cellulare, che sento già nelle mie orecchie la voce della signorina che mi indica il tragitto. So che quando si spalancherà il cencello avrò da percorrere molti chilometri, sono carico e pronto per affrontare la strada, il caldo, certo, l'eventuale pioggia, la stanchezza, ma allo stesso tempo sono consapevole che mi aspettano luoghi meravigliosi da vedere e tanto tempo da trascorrere con le mie fedeli compagne; una è tra le mie gambe e a differenza delle avventure precedenti è più carica del solito.
La V a Santa Maria di Leuca
Abbiamo il bauletto, che abbiamo fatto fatica a chiudere per la tanta roba infilataci dentro e la borsa da serbatoio aperta alla sua massima capacità. Non abbiamo le consuete borse laterali, che di solito accompagnano questi lunghi viaggi, perchè abbiamo optato per la spedizione con corriere di un pacco contenente tutto il necessario per passare sereni i nostri giorni di vacanza. L'altra compagna è la Cry, la mia fedele zavorrina, la mia agenzia turistica privata, che con gran pazienza ha prenotato le varie tappe di avvicinamento alla nostra meta. So che la V-Strom saprà accompagnarci in qualsiasi posto vorremo con la sua solita disinvoltura, so che potrò contare su di lei, so che dietro di me c'è una persona che da una parte smania per questo nuovo tipo di avventura, ma d'altra parte avrà mille domande e timori sui futuri giorni, data la sua prima vacanza a due ruote. Io da canto mio penso che farò di tutto per trattarle nel migliore dei modi. Per una controllerò la pressione, la lubrificazione della catena, il livello dei suoi liquidi e per l'altra farò di tutto per metterla a suo agio, in modo tale da non sentirmi dire alla fine della vacanza: "bello, si.... ma la prossima volta... in macchina!".
Parcheggiati davanti la caletta di Torre Castiglione
Forse è meglio aprire bene gli occhi ora! Con la mente e con i ricordi fino a qualche istante fa ero davanti al cancello, pronto ad iniziare la vacanza in Salento, in realtà ora sono davanti ad uno schermo del computer, dove l'immagine di sfondo del desktop salvata pochi giorni fa mi fa venire in mente luoghi, sapori, odori indimenticabili. Sarebbe bello che lo schermo riuscisse a trasmettere a chi sta leggendo queste parole, le stesse sensazioni che abbiamo assaporato noi. E' impossibile, anche se non nego che mi piacerebbe che chiunque leggesse questo racconto, anche per qualche breve istante, riuscisse ad entrare insieme a noi dietro la nostra visiera. 
La cascata monumentale
a Santa Mara di Leuca
Non descriverò ogni singola strada che abbiamo percorso, perchè da questo punto di vista non è stata una vacanza degna di nota. A partire dalla famosa autostrada del sole (A1) , che arriva fino a Bologna praticamente lungo una linea retta. Anche dopo, le cose non cambiano di molto, quando la sigla si trasforma in A14. Solo dopo Pesaro, la situazione si evolve, ma solo perchè compaiono le prime gallerie, i viadotti, dove bisogna stare attenti alle raffiche di vento che investono la moto, alle lunghe salite, che ne l caso della presenza dei mezzi pesanti, fanno abbassare notevolmente la velocità media e del fantastico paesaggio che taglia a metà lo scenario che stiamo attraversando, da una parte un mare azzurrissimo e dall'altra il susseguirsi dei rilievi abruzzesi e marchigiani. In prossimità della Puglia poi tutto diventa più monotono, interminabili rettilinei, pianure intervallate da qualche avvallamento e con un paesaggio più povero di zone verdi e urbane. Oltre al gran caldo di quei giorni, soprattutto quello che ci ha investito nella regione salentina, abbiamo dovuto fare i conti col traffico, che ci ha accompagnato fin dall'inizio del nostro viaggio ed ai numerosi cantieri presenti sull'intera rete autostradale, soprattutto dopo Rimini dove l'allargamento della sede provocava numerosi ed improvvisi rallentamenti. Anche all'interno della regione le cose non cambiano molto. Le strade principali, la maggior parte delle volte, hanno grandi rettilinei con un bel manto stradale dove comunque qualsiasi voglia di correre viene frenata sia dai numerosi incroci a raso, da dove appaiono all'improvviso mezzi di qualsiasi tipo, sia da insignificanti "stop" che spezzano la monotonia per il passaggio di strade secondario. All'interno dei centri urbani invece, non bisogna mai abbassare la concentrazione.
Il magnifico mare blu salentino che accompagnava i nostri
spostamenti
La velocità si riduce a passo d'uomo, per cercare di assorbire tutte le buche che si presentano lungo le vie, dovute probabilmente ad una manutenzione inesistente, e per cercare di fermarsi prontamente agli incroci dove la segnaletica orizzontale è ormai invisibile, con la possibilità di ritrovarsi a saltare incroci inconsapevolmente. Un altro pericolo in agguato è la pioggia. Purtroppo quest'anno dopo un estate rovente nelle grandi città, ci siamo trovati ad evitare i numerosi temporali che vedevamo formarsi all'orizzonte. Quando non abbiamo potuto evitarli, ho constatato che le strade diventavano molto viscide, forse per la presenza della salsedine che si riposa sull'asfalto. Forse è proprio in questi casi che le nuove diavolerie tecnologiche, come il controllo della trazione, potrebbero avere un loro perchè anche su moto di queste cilindrate.
Ma la mia V non si è mai spaventata di nulla, ha sempre avanzato con una sicurezza invidiabile. A cominciare dai tratti autostradali, dove impostato il polso su velocità da codice, non ci faceva stancare per intere ore. Nessuna turbolenza strana, solo qualche piccola vibrazione alle pedane se si passava oltre la velocità consentita. E nei curvoni del centro Italia, il suo anteriore granitico, faceva prendere gusto impostando le curve per poterle percorrere più velocemente e guardare negli occhi degli automobilisti quel filo di invidia che ritrovavamo puntualmente nei lunghi serpentoni di coda, quando con un'agilità da naked riuscivamo a districarci senza problemi, anche grazie all'assenza delle borse laterali, in quanto l'ingombro laterale era limitato.

 E anche se le poche volte (per la scarsa presenza di centauri) venivamo sverniciati da moto più grosse, non ce ne preoccupavamo perchè sapevamo che molto probabilmente le avremo raggiunte nelle aree di servizio, in quanto anche se abbiamo un serbatoio più piccolo rispetto a loro, riuscivamo a colmare il gap grazie ai consumi molto ridotti.
Il mare di Fano sullo sfondo
L'unica cosa che sostituirei in queste lunghe tratte è la sella. Quelle after market più ergonomiche, potrebbero alleviare il dolore del mio lato B dopo le due ore in sella.
Fuori dalle autostrade, lungo le provinciali pugliesi e le strade costiere, la V-Strom è sempre lei. Confortevole, rassicurante e protettiva. E anche quando abbiamo provato a raggiungere calette lungo strade bianche o addirittura percorsi sterrati, ci ha fatto divertire, vedendo ancora una volta le invidiose quattro ruote che si parcheggiavano in luoghi molto più comodi e popolari.
Per un attimo chiudo ancora gli occhi e mi balenano in un lampo i numerosi luoghi visti dietro la nostra visiera: città, spiagge, borghi, calette, grotte, tutti posti meravigliosi che mi hanno fatto apprezzare questa terra ricca di storia, di acque stupende e di tante persone gentili pronte ad accoglierti e a coccolarti. In quindici giorni abbiamo percorso 3500 Km, non ci siamo mai fermati, nè con la pioggia, nè con il vento, nè con il caldo. CI bastava riempire il nostro bauletto, girare la chiave ed eravamo già in sella pronti per visitare posti che ci avrebbero lasciati a bocca aperta. Molti giorni erano più le ore che passavamo in sella che sugli asciugamani, anzi diciamo che è stato puramente un optional, se non era la sella era l'acqua del mare. In certi momenti mi preoccupavo che la mia V-Strong avrebbe potuto accusare il colpo,a ma invece è stata una grande. Molte volte nei parcheggi guardavo con un attimo di invidia le grandi, famose e blasonate moto di grossa cilindrata sognando un giorno di essere in sella ad una di esse, ma una volta che mi rimettevo davanti al mio protettivo cupolino non riuscivo a pensare a nessun'altra avventura senza la mia fedele V. 
Strada panoramica tra Fano e Pesaro
E poi.. la Cry. Mi preoccupavo perchè pensavo che dopo l'ennesima vestizione, l'ennesima chiusura del bauletto, l'ennesima treccina ai capelli (che usa farsi prima di partire), avrebbe preso le sue due magliette e si fosse buttata di testa dentro la prima macchina che fosse passata per riavere la giusta comodità. Invece no, sempre con il sorriso, sempre frenetica, sempre sveglia e pronta, inarrestabile come la sua amica V-Strom. Forse i profumi che ti investono, la libertà che sa darti solo il mezzo a due ruote, la brezza che entra nella visiera, ha fatto ammalare anche lei. Una malattia strana, non comune, contagiosa con dei sintomi strani, uno dei quali è quello che, dopo numerosi chilometri alle spalle, lati B doloranti, con la moto sul cavalletto, ci si guarda, un caloroso abbraccio, un altro sguardo al mezzo meccanico ormai a riposo e due sole parole: "E adesso??".
Questa è la malattia della moto, e del viaggiare!!!


Max in una delle numerose soste - foto ai panorami incantevoli salentini




La parola alla zavorrina: ed eccomi alle prese con "il Viaggio", il mio primo viaggio lungo in moto,


l'emozione è alle stelle, ce la farò? Sarò in grado di stare tanti giorni in sella alla V Strom senza essere un peso per il mio pilota? Ce la farò con i "pochi" vestiti a disposizione? Saprò affrontare una vacanza totalmente di diverso tipo rispetto a quelle alle quali ero abituata finora? Presto avrei avuto la risposta a tutte queste domande!
 Dietro a Max mi sono sentita sicura per tutto il tempo, sia nei giorni di viaggio lungo che in quelli di spostamenti più brevi, devo dire che ormai sono completamente a mio agio col suo modo di guidare, l'unica cosa che mi mette un po di ansia nello stare dietro, soprattutto quando in autostrada si trova coda, sono le macchine che si spostano repentinamente da una corsia all'altra senza mettere la freccia e soprattutto senza guardare lo specchietto, ma per fortuna il mio pilota ha l'occhio lungo e devo dire che è andato tutto davvero bene, sono stati viaggi per lo più tranquilli. Posso dire che il "lato B" non mi ha fatto praticamente mai male, anche dopo ore seduta nella stessa posizione, quindi un elogio alla V Strom ed al suo sellino, molto comodo per me! Gli interfoni sono davvero stati un'enorme compagnia, ascoltare musica nelle lunghe traversate delle regioni italiane ha aiutato molto a passare il tempo, anche se sarebbe passato comunque abbastanza in fretta perchè col diverso susseguirsi dei paesaggi l'uno dopo l'altro, gli occhi erano sempre impegnati a guardare a destra e sinistra lo scenario che cambiava.
Gli unici momenti che mi hanno messa un po' a dura prova sono stati, per quanto riguarda il viaggio di andata l'ingresso in Puglia, ed i 40 gradi che ho avvertito tutti, uno per uno, sulla mia pelle; l'aria calda saliva dall'asfalto e ci schiaffeggiava il viso, nel tratto tra la fine del Molise e Foggia quel giorno ci è mancato poco io avessi qualche visione mistica, fisicamente è stata davvero dura! Nello stesso tratto al ritorno invece siamo stati presi di mira dal vento, ed il collo e le scapole erano sottoposte alle continue sollecitazioni della spinta del vento stesso, che una volta scesa dalla moto mi sembrava essere stata presa a spintoni ripetutamente da un peso massimo. 
Ad ogni modo, a parte questi due inconvenienti tecnici dovuti dalle condizioni atmosferiche, per il resto tutto è filato liscio ed è stata davvero una splendida esperienza per me, di quelle che ti mettono si alla prova, ma una volta che vedi che ti piace il fatto di sapere che ogni mattina hai la moto fuori pronta ad aspettarti e a scorazzarti per ogni dove, senza programmi se non quelli legati al meteo, senza dover fare le file interminabili che invece le macchine erano costrette a fare visto l'alta stagione e visto che a quanto pare in tantissimi quest'anno si erano riversati in Salento, senza avere il problema di dover cercare parcheggio, riuscendo a scovare anche le calette più impervie grazie al fatto di poterci avventurare ogni tanto in qualche sterrato, e grazie all'assenza di tutti questi tipi di stress poterci permettere di vedere anche due o tre spiagge al giorno, ogni qual volta decidevamo che ci andava, è impagabile. Come impagabile è sentire i diversi profumi che salgono da sotto il casco, appena arrivati nelle campagne pugliesi l'odore della terra, della campagna, della macchia mediterranea si avverte fortissima ed è una compagna che non ci lascerà mai durante tutto il viaggio qui nel tacco d'Italia, caratterizzandolo piacevolmente, come il profumo fortissimo di fichi, che mi ha ricordato l'infanzia e le estati trascorse in Sicilia. L'unico "problema" col quale avevamo a che fare dopo ogni nostro spostamento, era quello di far incastrare a mò di tetris tutti gli oggetti che avevamo al seguito per farli rientrare nel bauletto, perchè ci dev'essere una formula matematica per la quale se la mattina ci è entrato tutto comodamente ed ordinatamente, dopo ogni spostamento gli oggetti sembrano raddoppiare di volume e rimetterli nel mitico Givi da 52 litri sembra un'impresa, ma ce l'abbiamo sempre fatta egregiamente e a giorni ci abbiamo fatto stare dentro quantità di cose notevoli (anche perchè avevamo sempre dietro, inseparabili, maschere e boccagli, che in questi mari sono d'obbligo, oltre che alle scarpette da scoglio, alle ciabatte normali, completi da pioggia, zainetti... e chi più ne ha più ne metta!).


La Cry si gode il panorama mozzafiato


Per questo viaggio, vi stilerò le mie classifiche, suddivise tra: spiagge e posti visti, città/cultura, posti nei quali abbiamo alloggiato e cibi tipici, eccole qui di seguito!



CLASSIFICA DELLE PIU' BELLE SPIAGGE E LOCATION MARITTIME VISITATE:



1) PUNTA DELLA SUINA: a sud di Gallipoli e dei suoi celebri lidi, si trova questa distesa di spiaggia mista a rocce dove si arriva dopo l'attraversamento di una pineta. Metto questo angolo di paradiso al numero uno tra le location marittime da noi visitate in particolar modo per i colori del mare che mi hanno letteralmente stregata e per lo spettacolo che mi si è presentato immergendomi in queste acque cristalline con maschera e boccaglio: un tripudio di pesci color arcobaleno, oltre ad un'enorme varietà di altri pesci e molluschi, il tutto visibile già praticamente dalla riva. La zona è gay friendly, ed il bar del lido offre gustosi pranzetti nonostante i prezzi medio - cari.


Il mare paradisiaco di Punta della Suina


2) GROTTA DELLA POESIA: in questo luogo da favola, sito sulla sponda adriatica del Salento, siamo capitati "per caso" un tardo pomeriggio, e rimasti abbagliati dal fascino di questo sito abbiamo deciso di tornarci la mattina successiva, abbastanza presto vista l'alta affluenza di gente che lo popolava a quell'ora, in occasione del compleanno di Max, quale luogo paradisiaco migliore per potersi riempire animo e occhi durante la propria giornata! E così è stato, siamo arrivati presto e siamo riusciti a piazzarci in uno di quelli che noi abbiamo definito "monolocali": eh si, infatti questa area, posta nel comune di Roca Vecchia, è sede di importanti scavi archeologici; una di queste zone è delimitata e vi si può accedere pagando il biglietto e visitandone appunto i reperti; l'altra area è aperta a tutti (e ancora ci chiediamo come mai, vista la bellezza e l'importante a nostro parere di certe rovine storiche che col passaggio dei turisti comunque si rovinano nel tempo) quindi la postazione dove abbiamo sostato noi durante questa giornata era essenzialmente una zona a picco su una roccia, con tanto di tavolo ricavato dalla pietra così come i sedili che lo contornavano, e raggiungibile attraverso degli scalini anche questi scavati nella roccia viva, praticamente eravamo in una casa di uomini dell'età del bronzo, davvero da brividi se ci si pensa. In questo fantastico posto ci sono due grotte carsiche alle quali sono crollati i tetti e che quindi formano delle piscine naturali belle da mozzare il fiato. I più temerari vi si tuffano dentro dalle alte pareti rocciose oppure si può accedere ad esse scendendo da un piccolo sentiero roccioso, io ho optato per questa seconda opzione vista la mia non predisposizione ai tuffi, mentre Max ha inaugurato i suoi 41 anni con una serie di strepitosi tuffi e persino con un'arrampicata per risalire al "monolocale" nella quale si cimentavano solo 20enni bene allenati, un applauso al nostro sportivo!

In definitiva, il mare che contorna questo sito ha dei colori pazzeschi ed è sicuramente uno dei posti più belli di tutto il Salento!


La location pazzesca della Grotta Della Poesia


3) TORRE CASTIGLIONE: l'unica caletta dove siamo tornati addirittura tre volte (le altre spiagge le abbiamo viste per lo più per qualche ora, o una mezza giornata e via, con la voglia di visitarne tante altre), quindi questo la dice lunga su quanto ci sia piaciuto questo posto! Trovata per caso, quando dalla spiaggia di Torre Lapillo abbiamo deciso di noleggiare per un'oretta una canoa, e voga voga, addocchiate delle barche ancorate tutte in questo posto, abbiamo deciso di raggiungerlo dal mare.. ne siamo rimasti subito incantati, nemmeno il tempo di posteggiare la canoa dietro alcune rocce e Max era subito in acqua, ed io subito dietro di lui. La fortuna di questo posto è che non è facilmente raggiungibile e non è segnalato da cartelli o altro, quindi se non la si conosce o se non ci si avventura per una stradina che sembra non portare a nulla, non la si trova! Quindi è molto poco affollata, addirittura noi ci siamo andati il giorno di Ferragosto ed era vivibilissima, scommetto che in molte altre spiagge dei dintorni molto più famose nemmeno si poteva piazzare l'asciugamano per terra! Il tramonto da questa caletta è spettacolare, e la sua conformazione permette di vedere un panorama che a 360° lascia a bocca aperta. Questa spiaggia ce l'ho nel cuore.




Panorama della baia a Torre Castiglione


4) ACQUAVIVA: caletta di acqua bella fresca e a tratti fredda, in quanto fonte sorgiva di acqua, posta a metà strada tra Otranto e Santa Maria di Leuca. Posto bellissimo, nascosto, dove se non lo si conosce o se non ne si è sentito parlare probabilmente nemmeno ci si ferma perchè dalla strada non si vede nulla. La spiaggetta è piccola ma ben attrezzata, noi ci siamo posizionati sulle rocce che la contornavano, con una vista dall'alto sulla location davvero straordinaria. Una volta immersi in queste acque abbastanza profonde, e dato uno sguardo a cosa avevamo sotto i piedi, lo stupore è stato enorme: branchi di numerosissimi pesci che ci nuotavano tutto attorno, e che al nostro avvicinarsi si spostavano tutti in mucchio per farci spazio, una cosa per me finora vista solo nei documentari alla Super Quark! Posto affascinante che merita una visita!


La fantastica caletta di Acquaviva


5) PORTO SELVAGGIO: splendida baia posta nel comune di Nardò e situata all'interno di un parco naturale protetto. Parcheggiata la moto nella strada antistante l'ingresso del parco stesso, abbiamo camminato per una mezz'oretta buona prima di raggiungere il mare, ma camminata che ne è valsa tutta la pena visto lo spettacolo che ci si è presentato davanti agli occhi non appena fatta la discesa del tratto finale di pineta che ci divideva dal mare. E' una piccola caletta dove non si trovano spiagge ma per lo più rocce e sassi, oppure ci si può posizionare nelle aree circostanti sotto la pineta, all'ombra di qualche albero. Una piccola piscina di acqua fredda sorgiva accoglie i bagnanti che vogliono rimanere nelle acque più basse mentre un mare cristallino e ricco di pesciolini si apre per lunghe e belle nuotate al di fuori di questa. Purtroppo abbiamo goduto di questa splendida località per poco tempo perchè il cielo tutto ad un tratto si è fatto nero, e giusto il tempo di raccogliere la nostra roba e scappare via (tra l'altro dall'ingresso sbagliato, nella fretta, raddoppiando così la strada che ci divideva dalla V-Strom!) ma sono certa che un posto del genere merita anche più di una visita, di una bellezza unica!


Porto Selvaggio in tutta la sua bellezza


6) TORRE SANT'ANDREA: luogo di una bellezza spettacolare, mozzafiato. Posta nella sponda che affaccia sul mare Adriatico, è una delle varie località balneari che fa parte del comune di Melendugno. I faraglioni bianchi che si ergono dal mare, formano un paesaggio al quale è difficile non fare un book fotografico per cercare di portarsene via un pezzettino con sè, oltre che nel cuore anche negli occhi. Acqua bellissima dal di fuori, per chi ama le immersioni un po' meno in quanto le rocce bianche calcaree lasciano un po' delle loro fini bricioline, quasi fossero borotalco, rendendole un po' torbide soprattutto in vicinanza degli archi formati dai faraglioni stessi. Luogo molto amato da chi pratica tuffi per la varietà di rocce, da qualsiasi tipo di altezza, dalle quali ci si può buttare in mare. Permanenza su asciugamani resa un po difficile dalla conformazione non molto comoda delle rocce che contornano questo paesaggio degno della migliore cartolina.


I faraglioni di Torre Sant'Andrea


7) TORRE DELL'ORSO: altra località balneare posta vicina a Torre Sant'Andrea e facente parte della marina di Melendugno. Qui vi si trova un ampia spiaggia, con diversi lidi molto bene organizzati. Nell'estremo sud di questa baia si possono ammirare nel mare due bei faraglioni denominati "le due sorelle" in quanto molto vicini e simili. Secondo la leggenda il nome deriva da due sorelle che un giorno decisero di sottrarsi alle fatiche quotidiane cercando refrigerio nel mare. Giunte a Torre dell'Orso, si tuffarono da una rupe nel mare in tempesta non riuscendo più a guadagnare la riva. Gli Dei, mossi a compassione, le tramutarono nei due suggestivi faraglioni. Noi in questa location abbiamo goduto per lo più di una caletta più a nord rispetto a questa lunga spiaggia, raggiungibile attraverso una specie di sottopasso un po' cupo e claustrofobico, ma al termine del quale lo spettacolo che ci si è aperto davanti agli occhi è stato impagabile. Questa è stata una delle svariate calette trovate per caso sul nostro tragitto, dove è bastato guardarci e dirci: ci fermiamo qui? Si, fermiamoci qui, aggiudicato! Caschi legati alla moto e via con una bella nuotata e col relax!


La caletta dove abbiamo trascorso del tempo a Torre dell'Orso


8) SANTA MARIA DI LEUCA: località che si trova nell'estremo sud del tacco d'Italia. Molto viva e piena di turisti, arriviamo qui dopo un viaggio di un'oretta in quanto era il punto più distante dalle località che ci ospitavano. Tra l'altro per arrivare fin qui vediamo di passaggio dalla sella della V-Strom, la famosa località denominata "le Maldive del Salento", ossia Pescoluse, e seppure non ci siamo fermati mi è sembrata una località turistica molto carina e con un mare degno di nota. Arrivati a Santa Maria di Leuca notiamo subito i numerosissimi gabbiotti che propongono gite in barca alle grotte e ne prenotiamo subito una, giro lungo di tre ore, che ci porterà a visitare grotte sia nel versante adriatico che in quello ionico. La gita è molto piacevole ed il nostro sapiente capitano ci guida illustrandoci le diverse cavità naturali che incontriamo. Notiamo che navigare nel mare Adriatico è più da tremarella, è sempre più mosso ed esposto alle correnti, mentre lo Ionio appare decisamente più tranquillo. Ci fermiamo anche per due soste bagni, in pieno mare aperto (dove io non ho mai nuotato, infatti in una delle due preferisco farmi dare il giubbottino salvagente per sentirmi più sicura) e sono dei bagni bellissimi, vedere il fondale sotto di me così lontano da una parte mi metteva un po' di timore ma non appena vedevo che mi bastava nuotare rilassata come sempre e stare un po' a galla, riuscivo a godermi lo spettacolo, emozionante ed impagabile. Max è anche entrato nella grotta del soffio, una grotta dove si entrava andando sott'acqua non appena l'acqua sbuffava fuori dal pertugio, e si è goduto quello spettacolo dal suo interno.

Nel paese, è stato molto bello ammirare dall'alto tutta la visuale sulla città dal piazzale del faro e della chiesa di Cristo Re, davvero una vista che ci ripagava della stanchezza della giornata e del fatto di essere cotti dal sole preso durante la giornata sulla barca. Ci è dispiaciuto non fermarci per quello che sicuramente dev'essere uno spettacolo molto bello da vedere e che durante agosto si tiene il venerdi sera, proprio il giorno durante il quale noi eravamo lì: la cascata monumentale, di solito vuota, viene riempita a pieno regime con l'acqua e la cascata, nel buio serale, viene illuminata.

La V-Strom domina dall'alto Santa Maria di Leuca




Visita alle grotte sul versante ionico di Santa Maria di Leuca


9) SAN FOCA: altra località facente parte della marina di Melendugno, la sua costiera è rocciosa e ricca di insenature che vi lasciano solo l'imbarazzo della scelta sul dove posizionarsi per prendere la tintarella; il mare è azzurro e cristallino e vi sono presenti diversi scogli a largo che se vi divertite a fare immersioni ed a raggiungerli, li troverete abitati da numerosi pesciolini variopinti.


Gli scogli in mezzo alle limpide acque di San Foca


10) TORRE LAPILLO: unica frazione di Porto Cesareo, era il punto marittimo più vicino al luogo dove abbiamo soggiornato nella prima parte del nostro viaggio salentino (Veglie) e quindi quello a noi più velocemente raggiungibile. Il paesino di per sè ci ha lasciati un po' sconcertati, così come la spiaggetta che si trova proprio alle falde del paese stesso, affollatissima, piccola e disordinata. Invece le spiagge appena fuori dalla cittadina sono molto più spaziose, di sabbia bianca, organizzate ed attrezzate con dei bei lidi, e l'acqua che li bagna è trasparente e molto bella. Sicuramente mi sento di consigliarla a tutti!




Vista sul mare dal "Togo" di Torre Lapillo


11) GROTTA DELLA ZINZULUSA: grotta naturale che si trova tra Santa Cesarea Terme e Castro, sul litorale adriatico. Per raggiungere il sito, si fa una piacevole passeggiata in discesa su un sentiero a picco sul mare, molto scenografico da vedere, fino a che non si raggiunge la cavità carsica per una visita. La denominazione della grotta deriva dal termine dialettale "zinzuli", stracci, ed è dovuta alle formazioni carsiche, in particolare stalattiti, che pendono dal soffitto come fossero stracci appesi. La guida che ci ha accompagnati era molto preparata, ma purtroppo la visita di per sè non era organizzata benissimo in quanto per consentire ai diversi gruppi di entrare ed uscire dalla grotta stessa, si veniva "parcheggiati" in alcuni anfratti della Zinzulusa, per poi venire "ripescati" successivamente dalla guida, trascorrendo così dei tempi morti al suo interno. Su diverse pareti, è possibile leggere nomi e date che sono stati scritti col guano dei pipistrelli dagli operai che negli anni 1940 ripulirono la grotta ricoperta per 7 metri dal guano (solidificato). Una cosa molto interessante è che al suo interno sono stati rinvenuti fossili viventi unici al mondo tra cui spugne ipogee Higghinsia ciccaresi, ed altri organismi preistorici albini.Un grosso consiglio: non scattate foto col Flash al suo interno!!!!!!!!!!!!! (vi rimando a Max per la spiegazione sul perchè....) :)


Grotta della Zinzulusa


12) QUATTRO COLONNE: Con l’indicazione “Le Quattro Colonne” ci si riferisce ad una porzione costiera che si estende da Santa Maria al Bagno a Lido Conchiglie.

Il nome deriva dalla presenza di quattro torrioni seicenteschi, costruiti per proteggere la costa dalle scorrerie di turchi e saraceni che minacciavano l’entroterra con le loro frequenti devastazioni.
Le quattro torri al momento visibili nei pressi di Nardò sono quel che resta della struttura protettiva, parzialmente crollata. Le Quattro Colonne conservano la loro maestosità, rivolte verso il mare cristallino e ben visibili nel contro abitato. L'acqua qui è davvero fredda, in quanto vi è una sorgiva, e stendersi è un po' difficile in quanto la costiera è composta prevalentemente da rocce e scogli.

Le quattro colonne (foto presa da internet)


13) PUNTA PIZZO:  spiaggia a sud di Punta della Suina, non mi ha particolarmente entusiasmato a livello di mare, forse perchè un temporale era in arrivo e l'acqua era molto agitata, però anche l'accesso al mare non era dei migliori, attraverso una passerella contornata da alghe scure. Qui siamo stati molto poco in acqua perchè con un occhio guardavamo sempre il cielo, nerissimo, fino a che non ci ha sorpresi un acquazzone durante il quale ci siamo rifugiati sotto la tettoia del bar del lido, però una volta passato il temporale abbiamo potuto ammirare lo spettacolo di un doppio arcobaleno sopra le nostre teste, e la luce surreale del sole che usciva a sprazzi dal cielo cobalto e che ha regalato al mare delle magiche atmosfere, facendo così da sfondo pittoresco al mojito che ci siamo concessi come aperitivo.



Cielo tempestoso a Punta Pizzo


14) PUNTA PROSCIUTTO: decisamente la spiaggia più affollata nella quale ci siamo imbattuti durante questi giorni salentini. Probabilmente è molto rinomata, quindi tutti si riversano su questa lingua di sabbia mista a rocce, posta a nord di Torre Lapillo. Io e Max pensavamo di aver trovato un angolo un po' tranquillo ed appartato, rispetto alla folla trovata non appena affaccatici su questo mare, ma giusto il tempo di andare a fare un po' di snorkeling, che tornando troviamo i nostri asciugamani occupati per metà da una famigliola napoletana, oltre ad avere due lettini di altri due turisti praticamente a meno di 5 cm dallo nostro spazio vitale. Siamo subito scappati da qui ma non prima di esserci fatti quattro risate guardando la gente che stazionava in piedi imperterrita cercando di capire se ed in quale posizione potersi stanziare con i propri ombrelloni e abbiamo visto gente che pur di stare qui, si è seduta su rocce appuntite, che devono essere state dolorosissime sui fondoschiena, ma con nonchalance erano comunque felici di aver trovato il loro angolino di sole a Punta Prosciutto.. per l'affollamento, personalmente la boccio! Da rivedere con quel centinaio di persone intorno in meno!


Persone che cercano di capire in quale centimetro quadrato potersi posizionare con l'asciugamano, a Punta Prosciutto



CLASSIFICA PIU' BELLE CITTA'/LUOGHI CULTURALI VISITATI:



1) LECCE: magnifica città d'arte che mi ha incantata e sorpresa, non avrei mai pensato fosse così bella. Passeggiare tra i vicoli del suo centro storico mi ha fatto respirare un'aria di rilassatezza ed armonia. Il suo centro storico è ricchissimo di monumenti, per lo più costruiti con la tipica pietra calcarea leccese di colore chiaro e dorato, che al calare del sole vengono illuminati dai fari gialli delle luminarie e che li fanno risaltare ancora di più nella loro bellezza ed imponenza. E' facile trovare testimonianze dell'epoca romana, rinascimentale e medievale. Girando per il centro ci si imbatte nel maestoso duomo di Maria Santissima Assunta, risalente al 1100, ed in numerosissime chiese, monasteri ed edifici di rilievo storico, che lasciano a bocca aperta da quanti particolari decorativi hanno sulle loro facciate.

Io e Max ci siamo addentrati e persi in questo groviglio di stradine antiche, in completo relax e serenità ci siamo lasciati avvolgere dall'aura di magia che si respirava, tra un musicista di pizzica improvvisato all'angolo di qualche viuzza, ed i profumi dei più svariati cibi che ci investivano. A me Lecce, seppur visitata per poche ore, è rimasta nel cuore!


La bellissima atmosfera leccese - Duomo


2) OTRANTO: bellissima città sita sulla costa adriatica della penisola salentina, riconosciuta a pieno merito quale uno dei borghi più belli d'Italia. Il colore bianco dei suoi edifici spicca sul bel mare cristallino che la bagna; non appena si arriva nel centro storico, spicca il Castello Aragonese, tra l'altro il litorale da nord a sud è cosparso di diverse torri che a suo tempo avevano funzione difensiva, quando Otranto doveva difendersi dagli attacchi saraceni che avvenivano anche via mare. Il centro è molto vivace, pieno di negozietti colorati e di turisti che li affollano, oltre che di artisti di diverso genere che intrattengono la gente mostrando le loro attrazioni fino a notte fonda. Tra l'altro molto tipiche sono le Api (Piaggio!) che si offrono di portare in giro i visitatori utilizzando il mezzo a mò di carretto, ed il pilota fa così anche da cicerone durante la passeggiata. Città molto carina che consiglio a tutti di visitare.


Panorama - Otranto


3) FANO: siamo passati da Fano sia nella nostra prima tappa di andata verso sud, che al ritorno, seppur soggiornando in posti diversi. La prima volta ci siamo goduti puramente il mare, andando nella spiaggia detta "Sassonia" (perchè fatta di ciottoli) che ci era stata consigliata, ed abbiamo apprezzato da subito il suo mare pulito. Nella tappa del ritorno, abbiamo visitato invece maggiormente il suo centro storico, e ci siamo stupiti da quanto fosse affascinante, non immaginavamo di trovarci davanti una cittadina di questo genere! Le testimonianze di epoca romana sono numerose, le mura circondano il centro di questa carinissima città e le conferiscono un'aria molto tipica, come gli edifici fatti per la maggior parte in mattoncini color cotto. Ci è piaciuto moltissimo il fatto che in una cittadina di mare, e tra l'altro con un bel mare, ci sia un centro da visitare, per alternare così la tipica vacanza marittima, a visite culturali ad esempio durante la sera. Ci è sembrata anche ricca di servizi e divertimenti per le diverse fasce d'età, quindi è una città che sicuramente ci appuntiamo per qualche futura vacanza da queste parti! (tra l'altro una nota di merito al mitico barman che ha saputo assecondare i gusti di Max in fatto di "aperitivo alla frutta ma alcolico", ci siamo incantati guardandolo mentre glielo preparava, sembrava uno scienziato pazzo alle prese con gli ingredienti di qualche pozione magica... e credo ne sia uscito il più buon aperitivo che il mio pilotone abbia bevuto da qui a molto tempo addietro!!). Quindi, Fano: ci rivedremo!!


Ingresso nel centro storico di Fano


4) CASTEL DEL MONTE: è stata una tappa decisa all'ultimo secondo, ci apprestavamo a partire da San Giovanni Rotondo e vedevo Max ravanare con qualche volantino turistico preso alla reception dell'hotel. Lo vedo che mi guarda e mi dice: ho una proposta da farti! Al volo gli dico di si, già immagino che mi vorrà portare in qualche bel posto che ha addocchiato su quei foglietti! Ed infatti mi dice che potremmo fare una deviazione, andando verso giù, e passare a visitare Castel Del Monte. Ho sempre visto questo castello in trasmissioni televisive tipo "Mistero", credo sia affascinante, e vista la mia passione per i castelli è ovvio che la mia risposta è positiva e si parte di lì a pochissimo con destinazione Andria. In effetti la storia di questo maniero a pianta ottagonale è molto misteriosa, incerte sono le sue origini e soprattutto incerta è quale fosse la sua funzione nell'antichità. Privo di qualsiasi elemento architettonico che ne denotasse funzioni militari e posto in una posizione non strategica, si differenzia per questo da tutti i castelli fortificati a quell'epoca. Non sembra essere nemmeno una residenza di caccia a causa dell'assenza di stalle. Quindi gli studiosi si stanno ancora scervellando su quale potesse essere stata la sua funzione. Una cosa però è certa: che chi l'ha costruita ha fatto un'opera grandiosa, sintesi di raffinante conoscenze matematiche, geometriche ed astronomiche. Inoltre tutto l'edificio è intriso di numerosi simbolismi, per questo l'ipotesi che prende maggiormente piede è che fosse una sorta di tempio. Sicuramente tutte queste ipotesi mentre si è al suo interno affascinano, peccato solo che al suo esterno l'area sia molto poco curata, insomma per un sito che è patrimonio dell'Unesco ci si aspetta molto di più a livello di cura e di promozione turistica del posto stesso.


Castel del Monte


5) TAVULLIA: parlando col gestore del b&b che ci ha ospitati la prima notte a Pesaro e chiedendogli cosa poter visitare nei dintorni, tra i diversi nomi di paesini sui colli marchigiani/emiliani ecco spiccare Tavullia. Vedo Max che sgrana gli occhi: Tavullia? Quel Tavullia?? E' qui vicino?? Bene, stasera già sai dove andiamo!! Ed eccoci di lì a breve nella patria di Valentino Rossi. In effetti questo paesello è posto ai confini tra Marche ed Emilia, quindi di lì a poco lo raggiungiamo, ed immediatamente vediamo alla nostra destra il ranch di The Doctor, Max mi spiega che qui Vale invita spesso altri piloti e amici per correre e per sfidarli direttamente in casa sua! La pista però in questo momento è vuota, anche perchè questo weekend è weekend di GP! Proseguiamo quindi per il centro del paese, dove ogni angolo è un richiamo al campione, fino a che non arriviamo davanti al suo Fan Club ufficiale, dove tantissime sue gigantografie regnano sovrane e dove motociclisti provenienti da tutto il mondo arrivano fin qui quasi in pellegrinaggio verso la patria del loro idolo! Se siete appassionati e da queste parti, un giretto ci sta!!!


Max davanti al fanclub di The Doctor


6) SAN GIOVANNI IN MARIGNANO: siamo capitati in questo delizioso borgo dopo la visita a Tavullia, che da qui dista davvero poco, e notati i begli edifici antichi in stile romanico abbiamo deciso di fermarci al volo per una visita. Il centro storico è piccolo ma davvero bello, le mura lo circondano e passeggiare al loro interno è davvero un piacere. Un susseguirsi di ristorantini e di enoteche ci ricordano che qui siamo in una terra dove si mangia davvero bene, infatti i locali sono tutti gremiti e trovarvi un posto è davvero arduo. (andando fuori dal centro storico invece è molto più facile mangiare e noi con 9 euro a testa abbiamo gustato un ottimo fritto misto!!). Questo paesino è famoso per la "notte delle streghe", manifestazione che rievoca le tradizioni popolari, i riti della Notte di San Giovanni e le celebrazioni legate al solstizio d’estate quando, si racconta, le streghe facevano sosta a San Giovanni in Marignano nel loro viaggio verso Benevento, quindi se passate a giugno da queste parti una sosta per vedere questa festa non può mancare!


San Giovanni in Marignano (foto presa da internet)


7) MANFREDONIA: nella nostra tappa di ritorno verso nord, a San Giovanni Rotondo, decidiamo di visitare questa città in quanto è tra le più vicine alla tenuta dove siamo ospiti, e a questo giro siamo un po' stanchi, io in particolare, per il gran vento che ci ha tenuto compagnia durante il viaggio della mattinata. Il suo centro non mi ha particolarmente colpita, ma è stato comunque carino farci una passeggiata. Anche in questa cittadina regna sovrano un castello, il castello svevo - angioino - aragonese, posto proprio di fronte al porto. Camminiamo per la sua via pedonale in tranquillità ma a breve ci sorprende una pioggia improvvisa, quindi riprendiamo di lì a poco la V-Strom che ci aspetta, ma prima andiamo a fare un giro sul lungo mare e dobbiamo dire che vedere il mare, anche se non più quello del salento, col cielo scuro a fargli da contrasto, con la luce del tramonto che vuole uscire imperterrita dalle nubi minacciose, regala allo specchio d'acqua una colorazione incantevole, che restiamo per un po' ammirati a guardare prima di tornare verso la nostra base.


il Castello di Manfredonia


8) STERNATIA: è una piccola cittadina della Grecia Salentina, che ci ha ospitato nei nostri ultimi quattro giorni di Salento. Senza saperlo, ci siamo trovati qui proprio in corrispondenza della festa del paese, così abbiamo potuto ammirare le famose e tipiche luminarie che da queste parti usano accendere durante le serate di festa, e tra l'altro qui le abbiamo viste in opera, accendendosi a ritmo di musica. Dopo di ciò, tutto il paese si è spostato verso un'area più verso la campagna, dove c'è stata una gara di fuochi d'artificio, e mai avevo visto sparare dei fuochi con questo ritmo forsennato. Se siete in vacanza in Salento, non perdetevi almeno una festa di paese, vi farà immergere ancor di più negli usi e costumi di questa fantastica terra!!


Le tipiche illuminazioni salentine


CLASSIFICA DEI B&B CHE CI HANNO OSPITATO:



1) TENUTA SANTA LUCIA SAN GIOVANNI ROTONDO: bellissimo agriturismo con piscina che ci ha ospitati sia nella tappa intermedia all'andata che in quella del ritorno. Le stanze erano di discrete dimensioni e pulite, site un un piccolo residence che dominava dall'alto di una collinetta tutta la tenuta. Ci hanno colpito in particolare modo l'ospitalità e la simpatia della ragazza addetta al ristorante che la sera ci accoglieva con grande entusiasmo e che ci ha fatti sentire davvero come fossimo a casa nostra. Con 15 euro a testa era possibile cenare, per noi che eravamo ospiti dell'hotel (altrimenti per quelli venuti dall'esterno si cenava alla carta) ed in questo prezzo erano compresi antipasto, primi di pasta fresca a scelta, secondi (tra i quali sempre anche il pesce, ma una nota speciale alla scamorza alla griglia che abbiamo assaggiato, accompagnata da speck.... di una bontà commuovente!!), dolce, frutta, caffè, vino e acqua a volontà. Cosa chiedere di più?? Ottima e ricca anche la colazione, con enormi brioche calde, torte e molto altro. Non è difficile indovinare come mai molti pugliesi scelgano questa location per i loro eventi e le loro cerimonie, è molto ben curata e davvero spettacolare. Voto complessivo 9/10!




La V-Strom nella campagna antistante la tenuta Santa Lucia


2) B&B STELLA DEI CAMPI STERNATIA: bel bed & breakfast situato in posizione davvero strategica per girare il Salento, ad un passo c'è l'imbocco della strada provinciale che in 15 minuti porta a Lecce ed in 20 minuti in località turistiche come Torre dell'Orso, Sant'Andrea e da lì in poi a tutti i vari paesi della costa adriatica pugliese. Camere molto ben arredate, moderne e pulite. I padroni di casa, Peppino e Marilena, hanno fatto di tutto per farci sentire a nostro agio, sono stati persino miei complici il giorno del compleanno di Max, comprandomi un'ottima torta ricoperta di pasta reale e presentandogliela a sorpresa a colazione con tanto di candelina e di canzone di buon compleanno di sottofondo! Colazioni ricche e di gran varietà di scelta, ci siamo davvero trovati bene qui! Voto complessivo 8/10!


il b&b La Stella dei Campi


3) B&B PREMA DHAM PESARO: bed & breakfast in stile orientale, i padroni di casa oltre che utilizzare questa location come loro abitazione e come affitta camere, sono prima di tutto gestori di un'associazione che pratica meditazione, yoga ed altre discipline orientali, il tocco di questa loro passione è evidente perchè tutto è arredato con questo stile, molto caratteristico. Stanze grandi (la nostra aveva tre letti) ed un bagno in comune molto grande, ben arredato e pulito. Una piccola piscina era a disposizione di noi ospiti, molto gradita, ed il silenzio e la pace regnava sovrana grazie alla posizione un po' appartata di questa bella casetta. La posizione di questo b&b permette di arrivare molto facilmente in località marittime come Pesaro e Fano (non più di 20 minuti) o di girare l'entroterra, in particolar modo da qui noi ci siamo spinti in Romagna alla volta di Tavullia, ma di borghi e paesi da visitare qui intorno ce n'è davvero molti! Voto complessivo 7/10!


b&b Prema Dham (foto presa da internet)


4) COUNTRY HOUSE ISOLA BELGATTO FANO: hotel/ristorante con una vista davvero spettacolare sul mare marchigiano, posto su una collina che permette di vedere dall'alto un panorama che sembra una cartolina. Camere in stile rustico molto belle e ampie. Quel che però ci ha lasciato perplessi è stata l'accoglienza del probabile proprietario, che ci ha dato frettolosamente le chiavi della stanza senza spiegarci nulla (dove si sarebbe tenuta la colazione la mattina dopo, gli orari, qualcosa riguardo una possibile cena..) quindi la sera abbiamo optato per cenare a Fano e non qui, non sapendone nulla. Al nostro rientro, la stanza si è rivelata essere però rumorosa in quanto al piano inferiore c'era il ristorante, e oltre a sentire fino a tardi il rumore delle stoviglie, abbiamo sentito anche le voci dei bambini che fino all'1 di notte hanno giocato nel prato antistante la nostra finestra. Peccato anche per piccolezze come: colazione in giardino con sovrapprezzo di 3 euro. Insomma la stanza già non è regalata, cosa cambia fare colazione due metri più in là, godendo della vista panoramica che c'è, saranno i 3 euro a fare la differenza? Quindi in definitiva location bellissima, posizione e stanze idem, ma qualità del sonno ed accoglienza scarsi. Voto complessivo 6/10!


La bellissima vista della quale si godeva da Isolabelgatto



CLASSIFICA DEI CIBI TIPICI SALENTINI ASSAGGIATI:



1) RUSTICO LECCESE: io avrei tranquillamente vissuto i giorni salentini cibandomi esclusivamente di questa delizia.. tanto semplice quanto di una stratosferica bontà!!! Essenzialmente è un saccottino di pasta sfoglia ripieno di sugo, besciamella e formaggio. Da urlo!!!!


Il rustico leccese


2) FRISE: il piatto nazionale salentino sembrava essere la frisa, e meritatamente aggiungerei, in ogni ristorante compariva ai primi posti nei menu. Oltre che con i consueti pomodorini, spesso erano condite anche con capperi, mozzarella, alici, e con qualsiasi altra cosa a fantasia dei vari posti. Ne abbiamo provate tante diverse e tutte da leccarsi i baffi!!!


Le superlative frise!



3) PITTULE: frittelle composte da un impasto di acqua, farina, lievito e sale con al suo interno qualsiasi cosa a gusto e piacere dei commensali. Quelle che abbiamo mangiato noi erano ripiene di cotto e sottilette, e di mortadella. Il procedimento per farle sembra molto semplice in realtà bisogna indovinare la giusta consistenza dell'impasto, fantastiche sia come antipasto che come secondo, anche quando si hanno ospiti a casa!!!!



4) PUCCIA: le pucce salentine sono dei panini tipici ripieni, spesso il pane è fatto con l'impasto della pizza. Semplici e sfiziosi per un pranzo tanto veloce quanto sostanzioso!! (noi eravamo soliti chiederle con dentro cotto, mozzarella, pomodoro e rucola)



5) FOCACCIA DI PATATE: una mattonella fatta di patate e prosciutto, si trova in ogni panificio, un rettangolino di questa prelibatezza è capace di saziare per un pranzo intero!



6) PANZEROTTI: fritti o al forno (ovviamente fritti sono più golosi), ripieni del classico sugo, mozzarella e prosciutto, ma finchè non li si assapora non si è in grado di capire la bontà di queste mezzelune che sanno regalare puri attimi di felicità!!!



7) PASTICCIOTTI: dolci tipici salentini composti da pasta frolla farcita di crema e cotti poi al forno, a forma di plumcake. Mangiare un fagottino di questi bello caldo la mattina a colazione, assicura il buonumore per il resto della giornata!



8) DOLCI DI PASTA REALE: la più buona assaggiata durante questo viaggio è stata senza dubbio la torta per il compleanno di Max, interamente ricoperta di questa glassa di pasta di mandorle, ma ne abbiamo assaggiati anche altri durante i vari giri nei paesini. Qui, la pasta reale, non ha nulla a che vedere con quella che troviamo da noi nei negozi e pure io, che non sono un'amante delle mandorle in generale, questa l'ho apprezzata moltissimo: dolce al punto giusto e col sapore di mandorla al punto giusto, nè troppo marcato nè troppo scialbo, da amatori!!


La torta ricoperta di pasta reale per il compleanno di Max



9) PANE: per il pane del meridione ci sarebbe da scrivere un'intera enciclopedia di elogi, ma come si sa bene il sapore delle materie prime da queste parti è più accentuato, più genuino, e quel che ne può venire fuori con del semplice pane è magia allo stato puro, lo mangeresti senza mai fermarti!!


Cry & Max



In conclusione posso definire questo viaggio in moto in Salento un'esperienza indelebile, molto forte e significativa per me, sia perchè ho capito che per vivere la bellezza che ci circonda a volte basta davvero molto poco, gli oggetti sono di poca importanza, quali possono essere i 100 vestiti che una ragazza è abituata a portarsi in vacanza per vanità, o quali possono essere le scarpe col tacco, e quant'altro di suprefluo. Ho testato anche la mia resistenza fisica, che pensavo essere più bassa, invece la sera spesso ero stanca più che altro perchè alle 6 del mattino, ogni giorno, i miei occhi erano sempre spalancati perchè non vedevo l'ora di fare nuove avventure, quindi la sera era normale che per le 23 mi calasse la palpebra.. ma per il resto ho capito che quando si vive un'esperienza con convinzione, con entusiasmo, con una persona di fianco con la quale si ha la stessa filosofia di viaggio, di vita, tutto avviene  con la massima spontaneità e con la massima naturalezza, quel senso di libertà di guardarsi da sotto le visiere e di dire: ci fermiamo qui? ti piace? .. si, aggiudicato! oppure: no, ripartiamo! senza vincoli, senza obblighi di ogni sorta, è qualcosa di impareggiabile. La libertà che solo una vacanza vissuta su due ruote, in posti incantevoli, e con la persona che ami al tuo fianco, ti può regalare.


 



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11 E 12 LUGLIO: WEEKEND SULLO STELVIO E MOLTO MOLTO ALTRO!!!!!!




Itinerario: Gessate - Bormio - Passo dello Stelvio - Curon Venosta - Resia - Austria - Svizzera - Livigno - Gessate



Km percorsi: 600



La parola al pilota: prima dei grandi eventi, faccio fatica a dormire. E anche quella notte era una di quelle. Sapevo che al risveglio mi aspettava una nuova uscita, un nuovo giro. Questa volta ho deciso di portare le mie compagne d'avventura sullo Stelvio. 

Il versante più divertente dello Stelvio
Una volta preparato l'occorrente per passare due giorni lontani da casa, e ingrassato la catena della V-Strong, mi accingevo a girare la chiave per l'accensione, ma questa volta invece del solito check delle varie spie nel cruscotto, mi sembrava, piuttosto di leggere i numeri che indicavano il chilometraggio, di leggere la scritta: INSERT COIN. Perchè quello che stavamo per fare era percorrere il passo dello Stelvio, la giostra per noi motociclisti. Prima di fare questo però, per avvicinarci, imbocchiamo la SS35 che ci porterà fino a Colico. Fino a Carate Brianza la statale è una strada a tre corsie, dopo si restringe a due e nei giorni festivi è molto trafficata, soprattutto per i lavori presenti per l'adeguamento della sede stradale e alla prossimità del capoluogo di Lecco. Come nostra consuetudine appena c'è la possibilità di percorrere una strada più interessante, mettiamo la freccia e usciamo dalle carreggiate a più corsie. Anche in questo caso decidiamo di saltare il tratto pieno di gallerie tra Lecco e Colico, per gustarci la SP72 che costeggia tutto il lago di Lecco. Anche questa, come tutte le vie lacustri, è bella e rilassante. Qui non ti viene voglia di correre, si gusta il paesaggio, i profumi che ci investono e anche se in molti casi il percorso è filante con belle curve scorrevoli, brevi rettilinei e un manto stradale il più delle volte in buono stato, ci si ritrova a passeggiare tra i numerosi paesini e le gallerie scavate nella roccia. Dopo Colico la statale 38 diventa una banalissima strada a doppio senso, tranne per il nuovo primo corto tratto a due corsie. E oltre che banale, il più delle volte ti ritrovi a superare per diversi chilometri le macchine ferme per traffico intenso: di solito dopo Morbegno la situazione cambia, il flusso di vetture diminuisce, ma il percorso rimane sempre lo stesso; lunghissimi rettilinei intervallati da qualche rotonda e pochi semafori. In questo caso si apprezza la musica, che spezza la monotonia, che proviene dai nostri interfoni. Si passa Sondrio, Tirano, e dopo Sondalo (il paese che ospita il famigerato motoraduno dello Stelvio) inizia un tratto di strada con numerose e lunghe gallerie. L'ultima delle quali, lunga 8 Km, è la porta principale per Bormio. Ci fermiamo per prendere fiato e per rifocillarci sulle rive di un ruscello, che grazie a Google maps, scopriamo che non è nient'altro che l'Adda. Ma i miei occhi non fanno altro che guardare le cime circostanti perchè tra poco so già che mi inerpicherò su uno dei passi più belli, più emozionanti, più spettacolari del mondo. 
La V-Strom al Passo dello Stelvio
Quando lasciata Bormio si affronta la prima curva dove si presenta il cartello del passo che ne indica l'apertura, allora proprio in quell'istante capisci che la giostra sta iniziando. Non è la prima volta che percorro questo passo, questa è la terza, le prime due sono coincise con il motoraduno di qualche anno fa. In quelle occasioni bisognava stare attenti per il numero considerevole di moto che sfrecciavano in entrambi i sensi. Questa volta invece posso assaporare di più il paesaggio e il tracciato, il quale inizialmente si apre tra i boschi di confine, tra curve medie veloci e brevi rettilinei. Poi a mano a mano che si sale, il paesaggio cambia, gli alberi sono più radi in modo tale da permettere di scrutare lo spettacolo di paesaggio che si apre intorno a noi. Anche la strada cambia, iniziano i primi tornanti e le gallerie con le pareti a roccia viva, che sanno di altri tempi. Qui bisogna stare attenti sia per il manto stradale sempre bagnato, sia per le corsie molto strette, sia per le curve cieche. A metà salita si può sostare per fare un book fotografico, grazie alla cascata che scende e al meraviglioso panorama delle Alpi. Una volta messa via la macchina fotografica, si sgranano di nuovo in sequenza le marce per qualche tornantino, per poi arrivare al tratto finale dove la media oraria si alza, perchè ora i rettilinei si stendono in sequenza intervallati da curve brevi e veloci dove far scorrere la moto. Devo dire che qui la V-Strom dà grandi soddisfazioni, se solo avesse qualche cavallo in più, soprattutto nelle salite più ripide, starebbe dietro alle più grosse cilindrate,a ma poi del resto ti accorgi di avere fra le gambe un gran bel mezzo, con un anteriore preciso, un'escursione ridotta in frenata e accelerazione, un bel freno motore che ti aiuta nelle frenate più decise. Quando si arriva in cima e si scorge il cartello Passo Stelvio m 2758 è una grande soddisfazione, dove una sosta per foto quasi obbligatoria. Certo, non credevo di trovare così tante moto, sembrava di essere ad un motoraduno internazionale! Il mio consiglio è di continuare a salire verso la baita dove si scorge un paesaggio da togliere il fiato. Le scorse volte a questo punto mi preparavo per tornare indietro, rifacendo la stessa strada, questa volta invece per raggiungere la nostra terza e ultima tappa a Curon Venosta, proseguiamo nel versante opposto per raggiungere Prato dello Stelvio. E qui mi accorgo che il vero Stelvio è proprio questo versante. Non faccio altro che ridere dentro il casco, è un susseguirsi di brevi rettilinei e tornanti stretti da seconda ma talvolta da prima, con una pendenza da paraboliche. E' quasi impossibile passeggiare e anche se qui l'asfalto è molto più rovinato del versante opposto, ti viene un prurito al polso destro da paura: prima, seconda, terza, staccata, percorrenza curva e di nuovo prima, seconda e così via per ben 48 tornanti. Questa è la vera giostra, è questo il guidare! Una volta arrivati più a basse quote, la strada si allarga, riprendi fiato, metti la marcia più alta e fai scorrere la moto. Così fino allo scorgere del lago alpino con annesso il campanile immerso nelle acque. 
Il campanile che emerge dal Lago di Resia
Altro book fotografico! Il b&b che abbiamo prenotato si trova in un paesino all'interno poco distante, ormai di Km ne abbiamo snocciolati quanto basta, ma ancora una volta mi ritrovo in una strada dove non fermeresti mai la tua fedele compagna a due ruote, se non fosse per la fame e per la stanchezza. 
Il giorno seguente, dopo una sana e rigenerante dormita, ci ritroviamo ancora davanti alla moto con una smania di riprendere il viaggio,più grande della mattina precedente, sarà per i paesaggi meravigliosi visti, per le strade percorse, ma ci troviamo a velocizzare tutta la vestizione anche se è ancora mattino presto. Di nuovo in sella, stavolta verso il confine austriaco perchè abbiamo intenzione di raggiungere Bormio passando dalla Svizzera. Passato il confine, per noi che era per la prima volta, sarà per la giornata metereologicamente stupenda, rimaniamo a bocca aperta dal paesaggio che ci circonda. Andiamo a passo d'uomo gustandoci lo splendore che ci circonda, la strada è molto lineare e sembra un biliardo da quanto è perfetto il manto stradale, poi sulla diramazione per St. Moritz cambia di nuovo, si incomincia a fare nuovamente tortuosa e piano piano il sorriso che mi aveva accompagnato il giorno precedente prende forma. Si scende nella valle che solca il fiume Inn per raggiungere il confine svizzero attraverso un'altra giostra. Manto stradale perfetto, sede stradale larga, brevi rettilinei intervallati da tornanti ampi da seconda piena, il tutto avvolto da una folta pineta con intensi profumi. Una volta passata la dogana svizzera il tracciato si ammorbidisce, scompaiono i tornanti per lasciare posto a curve molto più dolci dove è un piacere lasciar andare la nostra bicilindrica. 
Claustrofobico tunnel de La Schera
Qualche foto, qualche sosta forzata dovuta ai numerosi interventi di manutenzione delle strade svizzere, anche qui perfette, e ci ritroviamo davanti al La Schera: un tunnel a pagamento che mette in comunicazione la Svizzera con l'Italia. La particolarità di questo passaggio, oltra ai 12 € che servono per attraversarla, è che è ad una corsia a senso unico alternato. Ogni 15 minuti si accende la luce verde e una volta entrati ci si trova in una galleria claustrofobica con pareti di roccia a vista con una sola piccola curva alla fine. Dopo 3 Km si sbuca davanti al lago di Livigno, altro spettacolo. Da qui. fino alla bella città si viaggia praticamente dentro ad una galleria aperta su un lato dove si può scorgere la distesa d'acqua. Purtroppo si capisce subito che abbiamo lasciato la Svizzera a causa dell'asfalto che adesso lascia alquanto a desiderare; ma non fa nulla perchè la nostra gloriosa V-Strom anche in questo caso si comporta benissimo, assorbendo tutte le asperità con disinvoltura.

A malincuore, dopo la sosta a Livigno, ci ritroviamo ancora una volta a rivestirci, ma questa volta con volti oltre che un po' stanchi, anche un po' tristi, perchè sappiamo che la prossima tappa sarà il box di casa. L'unica consolazione per me è che per tornare nell'afa della pianura dovrò attraversare un altro passo: il passo Forcola. Un altro bel tracciato, tipico di quelli fatti in precedenza, ma dato l'elevato traffico di moto e di macchine ci si ritrova a viaggiare ad una media poco consona a questo tipo di percorso. Per usare il sinonimo usato finora, sembra una giostra malfunzionante.
Il confine Italiano 

Purtroppo il flusso di automobili aumenta fino a diventare un serpentone unico su tutta la statale 38, fino a diventare quasi insopportabile sulla statale 36 dove ci si ferma spesso in galleria. L'ultimo tratto infatti ci sfianca più di tutti i 500 Km percorsi sui manti alpini. Mi ritrovo ancora una volta davanti al cancello di casa, ormai come un robot compio le solite azioni per parcheggiare la moto nel box. Mai però come questa volta mi accorgo che nel momento che giro la chiave per zittire la V, mi pare ancora una volta di scorgere un'altra scritta: GAME OVER.

E mai come questa volta mi sembrava più appropriato. Abbiamo visto paesaggi a dir poco meravigliosi tanto da farci commuovere, percorso strade che ogni motociclista sogna di solcare, cantato e sorriso dentro il casco dalla felicità. Guardavo con grande soddisfazione le mie due compagne, sapendo di quanto ci abbia arricchito questo viaggio. Un filo di malinconia mi assale, ma guardo bene la V, mi avvicino e stavolta mi sembra di leggere "INSERT COIN".. 


La mitica V sulle Alpi svizzere




La parola alla zavorrina: ogni volta che si parla di "Motoraduno", Max mi dice sempre che come quello sullo Stelvio non ce n'è, è impagabile!! Lo scorso weekend però eravamo impegnati, ma abbiamo deciso di fare un giro sullo Stelvio il weekend successivo rispetto al famosissimo ritrovo, perchè in ogni caso in quanto a strade e paesaggi mozzafiato, era un posto da includere assolutamente nei nostri giri, io ero curiosissima di vedere finalmente questa location e quindi eccoci pronti ad organizzare un bellissimo giro della bellezza di 600 Km da percorrere in due giorni, toccando ben 3 stati diversi, passando così anche dal famoso passo!

Partiamo da casa entusiasti, la strada sarà lunga ma abbiamo già idea di quale sarà la ricompensa quindi la strada scorre abbastanza velocemente. 
Arrivati in Valtellina il paesaggio che ci circonda cambia completamente, le montagne intorno a noi si fanno più alte rispetto a quelle che vedevamo costeggiando la sponda est del lago di Lecco, ed il verde ci circonda. 
Alla sorgente del Fiume Adda
Facciamo la prima tappa a Bormio, dove accaldati bagniamo i piedi in quella che scopriamo essere la sorgente del fiume Adda, il fiume che scorre a due passi da casa nostra, ed il piacere di immergerci in quelle acque gelide è da lasciare senza fiato per chi come noi proviene da una settimana di caldo torrido milanese! L'acqua è limpida e ghiacciata e non vorremmo mai andarcene da questa piccola oasi di pace che fa sfondo al nostro pranzo frugale. Ma di strada da fare ancora ce n'è un po', quindi tutti in sella, alla volta di quel posto che, scoprirò successivamente, sarà capace di emozionarmi e lasciarmi senza parole.
Per salire su al passo si affronta una strada tutta curve, che a me entusiasma da matti, non so più da che parte scattare foto e video, e sento Max dentro al casco che se la ghigna ed è tangibile sentire come si diverte a guidare.
Arriviamo su in cima, a 2700 metri, e la vista lì è davvero impagabile, sembra di essere in una sorta di paradiso terrestre, la natura regna sovrana, così come i motociclisti che si sono spinti fin qua sopra per godere delle emozioni che questa strada, inclusa tra le prime cinque strade più belle al mondo (e ne apprezzo ora appieno il perchè!!) è capace di regalare.
Scopro che qui ci sono dei ghiacciai perenni, infatti ci sono sportivi che vengono fin qui apposta per praticare lo sci estivo.
Max e le nevi perenni dello Stelvio
Godiamo più che possiamo della bellezza del paesaggio, prima di rimetterci in sella per quella che Max chiamerà la "Gardaland dei motociclisti", 48 tornanti in discesa che per un centauro penso siano il massimo dei divertimenti, io... diciamo che mi aspettavo giusto quei "due" tornanti in meno.. insomma dall'alto sembravano essere una decina si e no... al quarantesimo ho chiesto al mio pilotone di accostare un attimo per poter riprendere fiato, sono stata messa a dura prova, ma è stato davvero bello!!!! Un'esperienza indelebile ed emozionante!!!
Ci dirigiamo ora in direzione Curon Venosta, dove abbiamo prenotato una camera in un piccolo agriturismo per quella sera, il Padohellof. I paesaggi che si susseguono sono quelli tipici del Trentino, montagne e tantissimo verde, viti, meli, laghetti, un altro vero piacere per gli occhi! 
Proprio affianco a Curon Venosta, c'è il lago di Resia, dove ci fermiamo attratti dalla sua particolarità: un campanile affiora dalle acque dello specchio d'acqua, ed è una cosa molto strana che il plastico posto sulla riva del lago ci spiegherà nella sua motivazione che in effetti ha origini in una tragedia, accaduta proprio qui: Un tempo presso il Passo Resia si trovavano tre laghi naturali: il lago di Resia, il lago di Curon (anche detto lago di Mezzo) e il lago di San Valentino alla Muta. Con la costruzione di una grande diga nel 1950 i tre laghi vennero unificati provocando la completa sommersione dell’antico centro abitato di Curon che venne trasferito più a monte.
Lago di Resia e il famoso campanile
 I lavori di costruzione iniziarono già nel ’39 con l’intento di sfruttare i tre laghi per la produzione di energia idroelettrica. Le attività furono sospese solo durante il conflitto mondiale per poi riprendere nel ’46, nonostante le difficoltà economiche e la mancanza di materie prime. Grazie ad alcuni investimenti svizzeri fu possibile importare alcuni materiali dall’Argentina, dalla Sila (Calabria) e dal resto del Nord Italia e dare seguito quindi ai lavori. Furono circa 7.000 gli operai che presero parte all’impresa e 25 miliardi di lire i soldi spesi.
La costruzione della diga causò non poche polemiche fra gli abitanti del posto che tentarono di rivolgersi addirittura al papa per scongiurarne la realizzazione. Purtroppo ogni tentativo fu invano e le acque dei tre laghi presto sommersero 163 case e 523 ettari di terreni coltivati. Fra questi vi era anche un’antica chiesa del ‘300, a testimoniarlo è il suo campanile che ancora oggi emerge dalle acque del lago di Resia.
Nonostante le cause del suo essere in mezzo al lago ci impressionino un po', è un colpo d'occhio fortissimo vederlo lì ed infatti sono numerosissime le persone che si fermano per fotografarlo e ne capiamo appieno il perchè.
Dopo aver dedicato un po' di tempo a questo posto pieno di storia, ci avviamo stanchi verso il b&b che ci aspetta, a dieci minuti di moto da qui. Il posto è molto carino, una casetta immersa nella natura, a gestione famigliare, dalla stanza sentiremo solo il suono del fiume a farci compagnia, davvero impagabile e rilassante! 
La vista dalla nostra camera
 Alla sera andiamo a mangiare dei buoni canederli, che talmente è la fame che abbiamo in corpo che ne chiediamo una variante bella carica col ragù, normalmente queste palline di pane raffermo sono condite o con burro o in brodo, ma la fame è tanta e la variante carnivora è azzeccata per placare i nostri stomaci che brontolano!
Uno sguardo su internet alle strade che percorreremo il giorno dopo, ci aspetta ancora un bel giro degno di nota che toccherà persino l'Austria e la Svizzera, uno sguardo al cielo stellato che da qua sopra, senza nemmeno una luce a fare da sfondo, è nitido e magnifico da ammirare, e ci facciamo prendere da Morfeo. Alle 6.30 del mattino io già non sto nella pelle di risalire in sella, Max mi tiene buona dicendomi che è presto, di pazientare ancora un po', ma vedo che anche lui nonostante i km macinati nella giornata precedente non vede l'ora di tornare a pilotare la sua V che ci aspetta di sotto, tra le mucche che si apprestano a fare la passeggiata mattutina! 
La V in territorio svizzero
Salutati i padroni di casa e fatta una veloce colazione, ci apprestiamo a fare un giro che già sappiamo ci piacerà da matti.. espatriamo presto in Austria e subito dopo in Svizzera, le strade da queste parti sono un vero sogno, i tipici paesaggi da cartolina, infatti abbiamo fatto delle foto degne di sfondi desktop! Stamattina inoltre incroceremo tantissimi centauri, di tante nazionalità diverse, e noto con piacere che oggi in tantissimi rispondono al nostro saluto, quindi contenta mantengo le pr mentre Max è impegnato a fare piega dopo piega. Tra l'altro oggi lo sento proprio ridere dentro al casco, abbiamo percorso dei tratti che l'hanno fatto divertire come un matto a guidare, curve dolci, o anche più frequenti, su delle strade liscissime e senza buche, credo sia la goduria per eccellenza del motociclista doc!
Questa mattina ci eravamo prefissati come destinazione Livigno, ed è lì infatti che siamo diretti, e scegliamo il percorso che passa tramite il tunnel della Schera, ma che accorcia il giro di un'oretta buona, d'altronde di strada da fare ne abbiamo ancora tanta.  
Fantastici paesaggi austriaci
Arriviamo a Livigno dopo aver percorso la sponda del bellissimo lago di colore verde che porta il nome della località dell'Alta Valtellina che ci attende, parcheggiamo e cominciamo a girare per negozietti che in questa località, essendo zona extradoganale, non fanno pagare l'IVA su molti articoli, quindi con gioia io corro all'impazzata da un negozio di vestiti all'altro mentre Max si dedica di più a quelli con tema tecnologico!
E' molto bello vedere che gli impianti, ora senza neve, che arrivano proprio alle falde del paese, sono utilizzati per quello che sembra essere uno sport proprio divertente, ossia le discese in mountain bike! Max vorrebbe provarlo ma l'abbigliamento non è quello più adatto, quindi credo che questa sarà un'altra avventura nella quale ci immergeremo più avanti!
Facciamo rientro verso casa nel pomeriggio, per la sera è previsto temporale da queste parti ed infatti il cielo presto si annuvola, diciamo pertanto ciao a questi luoghi magnifici che ci hanno ospitato per due giorni, che ci hanno saputo regalare tantissime emozioni e tutte positive, che ci hanno arricchito mente e spirito e ci hanno caricato le pile per affrontare le prossime settimane che verranno pre-vacanze, forse le più dure lavorativamente parlando per lo stress accumulato durante tutto l'anno che ci portiamo in serbo, ma nonostante la stanchezza ci sentiamo talmente rilassati, talmente felici, talmente vicini per aver condiviso questa ulteriore avventura a due, anzi "a tre", perchè la protagonista è sempre la nostra grandissima V, che ci scorazza a destra e sinistra in maniera più che eccellente, che archiviamo questo weekend trascorso, come uno dei più belli dei giri finora fatti insieme. Alla prossima!!

Cry & Max sullo Stelvio
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27 e 28/06/2015 UN WEEKEND DI PURA ADRENALINA!!!!




Itinerario: Gessate - Orta San Giulio - Campertogno - Gerenzano - Sesto Calende - Mottarone - Gessate



Km percorsi: 520



La parola al pilota: Il lavoro frenetico, il traffico, le code, lo smog, i ritmi forsennati. Sono le cose con le quali abbiamo più a che fare nella vita di tutti i giorni. E come fare per lasciarsi tutto alle spalle? Semplice! Organizzare un fine settimana alla "Max & Cry"! Sembra un messaggio promozionale, ma in effetti quello che abbiamo fatto in due giorni, si può annoverare uno tra i weekend più adrenalinici di sempre. 

Lago D'Orta - 
Partiamo dal sabato.. imbocchiamo la nostra fedele A4 per raggiungere le zone del lago Maggiore. Questa volta, a differenza delle volte precedenti, siamo indaffarati a manipolare i nostri caschi, non perchè in preda a strani tic, ma perchè abbiamo due nuovi compagni di viaggio: i due nuovi interfoni della Cellularline (per il montaggio e le caratteristiche vi invito nella sezione "tecnica"). Impegnati con le funzioni dei nuovi prodotti, ci ritroviamo all'uscita di Busto Arsizio, dove decido di allungare il tragitto passando per delle strade più interessanti e adrenaliniche rispetto all'autostrada. Infatti il nostro obiettivo della giornata è raggiungere Campertogno (Vc) per una discesa nelle acque del Sesia, facendo rafting! L'appuntamento è nel pomeriggio, quindi decidiamo di fare una deviazione verso il lago D'Orta.

Dopo aver imboccato l'uscita di Busto Arsizio, percorriamo la SS336, che non è nient'altro che la statale che porta all'aeroporto di Malpensa. E' una strada che a me piace molto perchè va ad imbattersi nella SS32, ma prima di far ciò corre in mezzo alla cittadina di Somma Lombardo, per poi scendere verso il fiume Ticino, costeggiandolo per un tratto fino a passarci sopra attraverso una bella diga. Il percorso è abbastanza veloce, sia per il buono stato dell'asfalto, sia per le sue curve e taglia una parte del parco del Ticino. Intrapresa la SS32, la percorriamo fino allo svincolo per Borgomanero per imboccare la SS32DR fino ad arrivare alla città citata poco fa e deviare per la SP229 che porta direttamente a Gozzano, il primo paese che affaccia sul caratteristico lago piemontese. Il tratto che unisce Gozzano a Orta S. Giulio, uno dei borghi più belli d'Italia, è corto ma bellissimo. I profumi del lago, le acque verdi, una curva dietro l'altra, il manto stradale perfetto, ti verrebbe voglia di percorrerlo tutto fino alla città più a nord, Omegna. Ma non abbiamo tempo, infatti il tempo di un panino, di una visita veloce al borgo, un caffè e siamo pronti a riaccendere i nostri interfoni per raggiungere la nostra vera meta. 
Da Eddyline a Campertogno

Il navigatore segna circa un'ora e tutti i minuti trascorrono attraverso paesini che costeggiano il fiume Sesia e la sua valle, lungo la SP8. La strada è molto lineare, con numerosi borghi abitati, uno vicino l'altro, che fanno ridurre di conseguenza la velocità media. La SP76, battuta subito dopo il lago, è entusiasmante, veloce, da terza - quarta marcia, con tratti di asfalto appena posato, dove si può far correre le nostre amiche due ruote. Parcheggiata la moto davanti al "campo base" dell'Eddyline, in pochi minuti ci ritroviamo trasformati da centauri delle due ruote a centauri delle acque vorticose del fiume, armati di una pagaia e di una muta. E' un'avventura fantastica, dove l'adrenalina ti fa compiere azioni di forza e di coraggio, insieme ad amici o a persone sconosciute fino a pochi minuti prima (come nel nostro caso), ma che secondo me sono quegli eventi che bisogna provare almeno una volta nella vita. Per il ritorno scelgo la strada più breve e veloce, perchè ormai è tardi e le tre ore a pagaiare e a lottare contro le correnti del Sesia si fanno sentire. Ci sentiamo forti di un'impresa titanica, ma la voglia di autotrasportarci prima davanti ad un tavolo e poi sopra ad un letto, ci portano a percorrere a ritroso la SP 299 fino a raggiungere la A26 che a sua volta ci porterà verso la A8 e poi alla A4. 
Pagaiando lungo il Sesia
 Il tavolo ben rifocillato, come del resto un bel letto, lo troviamo da amici che ci ospitano per la notte, che trascorre velocissima.  

Il trillo della sveglia non serve perchè siamo più pronti di lei, perchè per quella giornata siamo già carichi per una nuova avventura adrenalinica! Un giro per i boschi del parco Ticino, con i quad. Per fare questo riprendiamo nuovamente l'autostrada A8 per raggiungere nel miglior tempo possibile la città di Sesto Calende, dove per le 9.30 ci aspettava un bel quad quattro tempi 330 della Polaris. Mezzi non potentissimi ma capaci di districarsi perfettamente nelle stradine tortuose dei boschi. Un'altra trasformazione: ci ritroviamo ancora sopra una sella, ma questa volta sotto di essa c'è un mezzo a quattro ruote con un manubrio da motocross ed un acceleratore a leva. Infatti per far muovere il quad non serve roteare la manopola destra ma pigiare la leva posta sotto di essa. Su asfalto non sono molto divertenti (almeno non con queste coperture e con questi motori) perchè raggiungono velocità poco superiori ai 40 Km/h, vibrando parecchio e in curva bisogna dosare bene l'acceleratore, perchè non è difficile trovarsi su due ruote, ma non appena si lasciano le strade comuni per quelle più tortuose, come in questo caso quelle dei boschi, le cose cambiano. Le quattro ruote motrici spingono su qualsiasi tipo di sentiero. Sassi, radici, massi, guadi, fango, erba, sabbia.. per le quattro ruote tassellate è un gioco da ragazzi farsi strada anche nelle situazioni più impensabili: certo, bisogna prendere la mano per il gran freno motore, per i trasferimenti di peso da un lato all'altro, per i freni quasi inesistenti, ma una volta prese le misure non è difficile trovarsi di traverso nelle curve. 
Max a bordo del quad
 E' ovvio che tutto si svolge in modo del tutto sicuro, sotto lo sguardo attento delle guide, perchè lo scopo di queste uscite non è l'agonismo ma la scoperta di bei luoghi rispettando l'ambiente circostante.
Una volta tornati alla base, cambiamo sella e rimontiamo su quella più intima della V-Strong, con il fine non di tornare a casa ma di raggiungere la vetta del Mottarone, per usufruire del buono di Groupon per delle discese panoramiche al parco Alpyland. Il Mottarone è il monte che divide il lago Maggiore e il lago d'Orta e per conquistare la vetta lo si può fare da entrambi i fronti. Noi scegliamo di arrampicarci dal versante del lago Maggiore e per fare ciò bisogna raggiungere la magnifica località di Stresa attraverso la SS33. Un'altra strada stupenda dove ti ritrovi a costeggiare il lago lungo strade che potrebbero essere dei buoni banchi di prova per testare le cavallerie che abbiamo sotto di noi, ma prima il paesaggio e poi i frequenti controlli e ci si ritrova a passeggiare assaporando questi angoli stupendi del Piemonte. Una volta arrivati a Stresa, ci si ritrova subito ad arrampicarsi lungo le strade del monte, ma la peculiaretà di questa è che è sottoposta a pedaggio. Le moto pagano € 4,50 per percorrerla e nonostante ciò ci si ritrova sopra ad un manto in pessime condizioni, solo alcuni tratti sono stati riasfaltati, ma per la maggior parte ci si ritrova a schivare buche, sabbia e sbalzi. E anche se è più corto rispetto al tracciato del versante opposto, io lo sconsiglio vivamente. Una volta arrivati in cima si scopre che è un luogo battuto da molti motociclisti, tanto che si fa fatica a trovare parcheggio. Dopo un book fotografico fatto allo spettacolo del paesaggio che regala il Mottarone, 
Vista impagabile mentre si sale sul Mottarone
troviamo il sentiero che porta all'ultima attrazione del nostro weekend adrenalinico: l'Alpyland, che non è nient'altro che un pseudo bob dotato di freno che scende lungo dei binari molto simili a quelli delle più famose montagne russe. Anche il tracciato è simile, curve mozzafiato, discese repentine, cambi di direzione destra - sinistra strettissimi, ma con la differenza del magnifico panorama e della presenza del freno che può far cambiare la discesa in una tranquilla passeggiata panoramica o in una vera e propria discesa adrenalinica. Più non si tocca il freno, più il bob acquista velocità. Il coraggio sta nell'affrontare le diverse situazioni senza mai toccare il freno. Una volta scesi e ancora un po' frastornati ci rimettiamo in moto, questa volta per ritornare a casa, ma scendendo dall'altro versante, quello più amato. Infatti a differenza dell'altro versante, qui l'asfalto è tenuto bene ed è un susseguirsi di curve lente, veloci, sembra di essere ancora sul bob dell'Alpyland.Qui la V si trasforma e comincia a divertirsti anche lei. Prima di imboccare l'autostrada A8 percorriamo la SP43, la 111 e la 33, tutte strade molto belle dove non si fa altro che far scorrere la propria moto. 
Difficile trovare parcheggio la domenica sul Mottarone!
Sono stanco, ho qualche dolore muscolare, ma con la musica nelle orecchie, grazie ai nuovi interfoni, non faccio altro che sorridere ed essere felice per i due giorni appena trascorsi. Numerosi flashback ripercorrono la mia mente, sia riguardo i paesaggi mozzafiato del Sesia, del panorama del Mottarone, sia per le persone con le quali ancora una volta abbiamo avuto a che fare, dalla simpaticissima guida Pelos del gommone, a Marco per i quad, ai compagni d'avventura, alle risate con gli amici, e alle scariche di adrenalina per le rapide superate, per le derapate con i quad e per le discese vertiginose del bob che sembra essere sospeso nell'aria.
Certo, questa volta ho messo a dura prova il coraggio della Cry, alla fine dell'ultima discesa, un grido divertito di: BASTAAAAA diceva tutto, ma è stato uno di quei weekend che come diceva un famoso cantante: "basta un giorno così, a cancellare centoventi giorni stronzi"! Beh, nel nostro caso sono stati due i giorni. Proprio un bel weekend di adrenalina!!!

La vista mozzafiato dal Mottarone




La parola alla zavorrina: e così a questo giro ci avrebbe aspettato uno di quei weekend che spaccano, ma non avevo ancora idea di quanto!!!!

Max mi porta a vedere, il sabato mattina, lo splendido borgo di Orta San Giulio, sull'omonimo lago, ed in effetti è uno di quei paesini che affascinano, con una bellezza di altri tempi. Il suo centro è caratterizzato da viuzze strette e molto pittoresche e dal lungolago si può ammirare l'isola di San Giulio. 
Orta San Giulio
Ci ripromettiamo di tornare da queste parti per dedicare una giornata esclusivamente a questo lago, che sembra essere ricco di bellezze, quindi dopo non molto tempo partiamo alla volta della prima delle attività adrenaliniche che ci avrebbero atteso!
Da Eddyline un gruppo di ragazzi simpaticissimi e fuori di testa quanto basta, ci ha accolti con allegria e professionalità e ci ha guidati in un'esperienza che ci rimarrà impressa per sempre, il rafting lungo il fiume Sesia! Personalmente all'inizio ero un po' timorosa, non sapendo di preciso cosa mi aspettasse, e la sfida più grande che ho dovuto affrontare è stata quella della prova di acquaticità, ossia di dovermi tuffare nel fiume da una roccia posta ai suoi margini, senza questa avventura non credo che avrei mai fatto una cosa del genere (che poi non è nulla di che, ma si sa che ognuno sa e conosce i propri limiti e le proprie paure!). Ho quindi disconnesso il cervello e mi sono buttata in acqua, e ne sono stata felice perchè un piccolo mio limite è stato oltrepassato. Da lì in poi mi sono completamente immersa nel ruolo avventuriero/sportivo caratteristico del rafting, il mio intento era quello di domare il fiume insieme ai miei compagni di avventura, la guida Pelos ci istruiva dandoci comandi ben precisi e spiegandoci  di volta in volta quali caratteristiche avrebbe avuto la parte di corso d'acqua che avremmo affrontato subito dopo, ed è stata un'enorme soddisfazione vedere che insieme agli altri riuscivamo a navigare le correnti, le rapide ed i tratti più impervi del Sesia. E' un'esperienza che consiglio a tutti di fare, apre la mente e ci si rende conto che.. con spirito di avventura e di squadra, tutto si può fare!!!! 
Max&Cry intenti a domare il Sesia
Stanchi ma entusiasti proseguiamo verso Gerenzano, dove ci rimpinzeremo e riposeremo, sapendo di avere ancora una lunga domenica di avventure da affrontare.
La mattina dopo infatti partiamo presto alla volta di una nuova esperienza, per me, mentre Max l'aveva già provata diverse volte, ma non in questa location. A Sesto Calende infatti ci attende il preparatissimo Marco, di Quadventure,
Col mitico Marco di Quadventure
che ci fa un briefing su cosa ci avrebbe attesi da lì a breve, dopodichè tutti in sella e si parte per un'avventura di tre ore circa sui quad nell'affascinante parco del Ticino! Non appena ci si immerge nella natura, sorprende come questi mezzi a quattro ruote riescano a superare gli ostacoli più disparati! In alcuni tratti sembra di essere in una giungla, talmente è fitta la vegetazione che ci viene incontro, scavalchiamo tronchi, sassi, pozzanghere, il tutto per un'oretta abbondante fino ad arrivare dalla gentile moglie di Marco che ci ha preparato un ottimo spuntino di metà percorso! Riprendiamo i quad per la seconda parte della nostra escursione e per una decina di minuti lo guido anch'io.. che weekend di prima volte!! Manovrarlo in effetti è più semplice di quanto potessi immaginare, ma una volta arrivati nel parco del Ticino, dopo poco decido di ripassare la guida al mio pilotone preferito, sicuramente lui si diverte di più alla guida ed inoltre non avrebbe fatto come me che per guadare un fosso ci avrei messo il doppio del tempo necessario!! Ma ammetto che anche se breve, è stata carina anche la mia esperienza alla guida! Molto bello percorrere questi spazi verdi in lungo e in largo seguendo il quad di Marco, i campi di grano si susseguono a fitte distese di alberi, fino a raggiungere brevi percorsi cittadini. Ed anche questa esperienza giunge al termine, ed anche questa mi sento di consigliarla a chiunque voglia staccare dal solito tran tran cittadino e quotidiano per svagarsi un po' in un modo differente e divertente, a contatto con la natura!!!
La Cry alle prese col quad



Ma il nostro weekend non finisce qui, noooo, perchè ci eravamo ripromessi di andare in direzione Mottarone per fare un giro sui bob di Alpyland e così è stato! 

La discesa su questa giostra è molto veloce e divertente, possono farlo sia i bimbi da soli che gli adulti, ed ognuno decidendo la sua andatura fa si che il gioco si faccia più da brividi o più rilassato in velocità da crociera! Noi ovviamente abbiamo spinto un po', e nell'ultima discesa pensavo che Max avesse dimenticato che esistesse una leva denominata "freno", ma è stato tutto davvero molto entusiasmante, anche perchè da lassopra la vista sui laghi lombardi è impagabile, una magnifica cartolina!!
In particolare la vista del Mottarone, appena giunta in cima, mi ha emozionata, non avevo mai visto la cima di un monte così da vicino, ed arrivare lassù  e vedere la vegetazione completamente diversa a quella alla quale sono abituata, dei pascoli verdi, di un verde talmente acceso e perfetto che sembravano quasi dipinti, ancor prima mentre salivamo verso l'alto, passare in moto attraverso abeti altissimi tra i quali filtrava la luce del sole, e sotto la visiera sentire quel profumo di bosco, delicato e pungente al tempo stesso, mi ha dato un senso di pace e di serenità che poi la vista dall'alto sul lago Maggiore, sul lago D'Orta e sugli altri specchi d'acqua, con un cielo terso a fare loro da sfondo, hanno coronato egregiamente.
La mitica "V" in cima al Mottarone
 Ecco questa è stata forse l'unica nota rilassante, della nostra due-giorni che sono stati emozionanti all'inverosimile, che mi hanno spinta oltre ad alcuni limiti che credevo di avere e che invece sono stati oltrepassati ed abbattuti (perchè il vero limite è esclusivamente quello che abbiamo noi nella nostra testa!), mi sono divertita, immersa nella natura, fatto sport, e cavalcato in lungo ed in largo la fedelissima V-Strom insieme al mio pilotone Max, splendido compagno di avventure, e nonostante la sera fossi cotta, ne sono uscita completamente rigenerata, un po' diversa, e sicuramente arricchita interiormente dall'esperienza vissuta! Alla prossima!! 


Vista da cartolina dal Mottarone

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12 e 13/06/15 giù lungo il Trebbia sino alla Liguria!



Itinerario: Gessate - Stradella - Rivergaro - Travo - Bobbio - Sestri Levante - Gessate



Km percorsi: 475



La parola al pilota: uno dei must per noi milanesi centauri è quella di divertirci per molti Km tra curve e saliscendi per poi arrivare alla fine della corsa a sentire l'odore di salsedine che entra nel casco. E cosa c'è di meglio della SS45 cioè la famosissima "Val Trebbia"? E' la statale che collega Piacenza con Genova, passando per paesi caratteristici (il più famoso, Bobbio) lungo il fiume Trebbia. E' una strada bellissima sia per il paesaggio, perchè per un lungo tratto oltre a costeggiare il fiume corre su un lato del crostone del burrone che forma il Trebbia - un piccolo Grand Canyon - e sia per il tipo di tracciato, perchè è costituito da un'infinità di curve e contro curve, tutte da terza/quarta, intervallate da brevi rettilinei.

Di solito, per divertirmi di più, arrivo a Bobbio passando per il passo Penice, un altro tratto di strada che sembra più un ottovolante che una normale strada (spero di raccontarla in un altro episodio). Questa volta cambiamo itinerario. Partiamo subito finita la giornata di lavoro con lo scopo di raggiungere Stradella, dove ci aspetta un bell'aperitivo in un locale di un mio amico. Percorriamo dapprima la SP17, per poi prendere la SP235. Tutte strade di pianura scorrevoli con lunghi rettilinei e pochi semafori, come anche le successive SP191, SP199 e la SP10 che porta direttamente a Stradella. 
Aperitivo all'Osteria del Monaco
Dopo la sosta di piacere ci dirigiamo a Rivergaro, dove ci attende una bella cena di piatti tipicamente piacentini (così dice il tagliando preso su Groupon). Lasciamo Stradella percorrendo la già citata SP10, per poi prendere la SP 412R e la SP11. Ma invece di percorrerla interamente come ci dice il navigatore come via più breve, opto per il tragitto dove noto un tracciato più movimentato. E infatti la SP7 è fantastica, segue i pendii delle dolci pendici collinari coltivate da vigneti e frumento, con curve dolci una dietro l'altra.
La cena placa di gran lunga la nostra fame, ma non la corsa verso il riposo. Ci aspettano altri 15 minuti lungo la SS45, che riprenderemo poi il giorno seguente. Questo tracciato lo percorro sempre di giorno e assicuro che vien voglia di assaggiare le doti telaistiche delle proprie moto, ma ora la situazione è diversa. Ora è buio e non ci sono i lampioni delle grandi città; le uniche luci sono quelle delle poche macchine che ci vengono incontro, le luci agli incroci, qualche luce che proviene da qualche locale sulla strada e il fascio di luce della V-Strong che compie egregiamente il suo lavoro, solo la luce abbagliante potrebbe essere un po' più potente. Al rientro penso che mi documenterò meglio sull'applicazione dei fari supplementari; in questi casi dovrebbero essere utili, anche perchè, come ci spiegheranno in seguito i proprietari del b&b,non è raro incrociare lungo queste strade e soprattutto nelle ore notturne, qualche "abitante" della zona come cinghiali, cervi che con nonchalance attraversano queste strade. 


Bobbio

Finalmente si possono chiudere gli occhi, ma il mio ultimo pensiero è già rivolto al giorno seguente dove vedrò paesaggi stupendi, lungo un percorso da favola. 
Paesaggi lungo il Trebbia
E così dopo una ricca colazione riprendiamo la SS45 che porta a Bobbio per scendere fino a Genova. Noi però all'altezza di Marsaglia deviamo per la SP586 con destinazione Chiavari.Questa strada la faccio quasi ogni anno, ma quest'anno sono rimasto un po' deluso perchè l'ho ritrovata molto deteriorata e in più forse per qualche goccia nella notte, nei tratti d'ombra, molto umida. Quindi ho dato maggiore importanza al paesaggio che alla guida. Certo, le Scorpion Trail si sono comportate benissimo, ma quando la presenza di umidità e sabbia si fa persistente anche loro mi fanno capire che il limite si abbassa. Attenzione poi ai tratti dove la strada si restringe dove sia l'altezza, sia i piccoli e vecchi parapetti, aumentano lo stato di tensione delle zavorrine. 
Lungo la SS45 che costeggia il Trebbia
Quando poi ci si avvicina alla meta e piano piano si scorge la superficie azzurra e si incomincia a sentire l'odore di salsedine è una magnifica sensazione. Il nostro viaggio di andata si ferma a Sestri Levante con un magnifico bagno nelle sue bellissime acque, ma alle prime gocce di pioggia nel pomeriggio, decidiamo di rientrare. Prendiamo l'autostrada e indossiamo le nostre tute da pioggia e facciamo bene perchè non passa molto tempo che inizia a piovere. Facciamo quasi tutto il viaggio sotto la pioggia, ma mi ritrovo tranquillo perchè devo dire che anche in questo caso la mia V-Strong diventa una compagna di viaggio inseparabile. Mi sento sicuro e protetto per essere su un mezzo a due ruote. Sento solo le spalle e gli arti inferiori battuti dalla pioggia, oltre naturalmente al casco, ma il resto del corpo è ben protetto.
Anche questa avventura arriva al termine, non prima di testare la nuova tangenziale esterna aperta da pochi giorni. Devo dire che l'ho trovata comoda perchè fa risparmiare un sacco di tempo per chi si vuole collegare all'A4, anche se è un po' costosa.
Posteggiata la moto nel box, tolto il casco, nello specchietto vedo ancora una volta il mio sorriso che indica un'altra avventura finita all'insegna della libertà, della scoperta di nuovi posti e di tanta serenità. Quello che mi fa più piacere è che anche il profilo delle labbra della Cry formano un bel sorriso e anche se questa volta la pioggia e la fatica sono state protagoniste, mi piace vedere la mia stessa espressione sul suo viso. Forse perchè come me è consapevole che anche se quando giro la chiave in senso antiorario ci rimangono impressi nella mente tutti i paesaggi visti, i profumi, i gusti assaporati. Ma anche le persone incontrate, conosciute, che arricchiscono il nostro viaggio e lo rendono unico ogni volta. Questo è il nostro viaggiare. Un saluto particolare a Gianluca e ai proprietari della Staccata.

La nostra compagna inseparabile di viaggi




La parola alla zavorrina: una settimana dalle previsioni meteo in continua evoluzione (in peggio) non ci ha scoraggiati dallo svignarcela dal lavoro per metterci in sella alla V-Strom, completi da pioggia al seguito, questa volta avevamo in programma di fermarci fuori una notte e di scendere lungo il Trebbia, passando dal piacentino, per poi arrivare l'indomani mattina in Liguria, e così è stato!

La prima tappa di questo nostro giro prevedeva di passare dall'enoteca di un amico di Max, l'Enoteca del Monaco a Stradella, lungo la strada solo 5 minuti di pioggia che non ci hanno distolto dal nostro intento, ed infatti poco dopo eccoci seduti al bancone di questa carinissimo locale posta proprio nel centro cittadino, a sorseggiare un ottimo vino rosato del Salento, accompagnato da gustosi salumi piacentini oltre che da un salmone che si scioglieva in bocca! Inoltre la compagnia di Gianluca, il titolare, e dei ragazzi che lavorano per lui è proprio piacevole. Niente male come inizio del nostro viaggetto, ma dopo la sosta godereccia ci rimettiamo subito in sella, questa volta seguendo la direzione verso Rivergaro, qui ci aspettava  l'agriturismo Cascina Bosco Gerolo dove da tempo avevamo prenotato una cena con  un buono di Groupon. L'agriturismo è discretamente grande, all'arrivo vediamo molte mucche che stanno per essere munte dagli addetti ai lavori, vediamo una bella piscina, ma noi ci accomodiamo sotto un fresco patio, dove mangiamo davvero in abbondanza, l'unico appunto che ci sentiamo di fare è che il coupon prometteva piatti tipici piacentini, invece ci vengono proposti piatti da menu di "tutti i giorni" di osteria qualunque, nulla da dire sulla bontà e quantità degli stessi ma il coupon prometteva benaltro. In ogni caso, belli satolli, riprendiamo la V-Strom che ci porta verso la location che ci avrebbe ospitato a dormire, il b&b La staccata, a Travo, un rifugio situato proprio sulla statale dove la scritta "bikers welcome" ci dà il benvenuto! Capiamo subito che i padroni di casa sono appassionati di due ruote, ogni cosa all'interno del locale è un richiamo alle moto (oltre ad averne due in esposizione, una Bmw ed una Guzzi d'epoca) e molto gentilmente ci fanno parcheggiare giù nel loro box, dove troviamo altre moto di ragazzi spagnoli che avrebbero fatto compagnia alla V per la nottata! 
Il Duomo di Bobbio
Le stanze sono molto semplici ma carine, e con mio enorme stupore, dalla finestra che affaccia sulle colline buie, si vedono le lucciole, spettacolo che non vedevo da un'infinità di tempo, da quando ero bambina!!! Mi incanto a guardarle per un po, poi Morfeo si impadronisce di noi. La mattina lo spettacolo fuori dalla finestra è un paesaggio davvero rilassante, le morbide colline verdi del piacentino infatti ci danno il buongiorno, e non piove nemmeno, un timido sole ci incoraggia ad alzarci e a consumare la buona colazione che ci viene offerta, scambiamo due parole con i titolari della Staccata, ci ripromettiamo di passare a trovarli la prossima volta che saremo da queste parti, dopodichè su in sella verso Bobbio!
Bobbio è un carinissimo paese ai piedi del monte Penice, ricca di chiese e abbazie, che incontriamo passeggiando per le vie cittadine dove di sabato mattina è giornata di mercato. Si vede, vagando per la cittadina, che questa è ricca di testimonianze del periodo medievale, edifici antichi si alternano ad altri di epoca più recente, ed un bellissimo duomo sovrasta l'omonima piazza circondata da antichi palazzi nobiliari, dal palazzo vescovile e dal vecchio seminario, tutti conservati in maniera perfetta.
Paesaggi da cartolina lungo
la SS45
Dopo questa bella passeggiata, ci rimettiamo i caschi, ci aspetta da percorrere una strada dove so già che Max si divertirà da matti a guidare la sua fidata V-Strom, avevo intravisto il suo andamento tutto-curve su Maps il giorno prima!! Quindi ben attaccata ai maniglioni posteriori.. si parte! Ed in effetti sono una novantina di Km, un paio di orette di strada, che lasciano estasiata anche me. 
Il Trebbia
Durante alcuni tratti ero un po' in tensione, lo ammetto, le strade a volte sono davvero strette e guardare giù dal burrone alla mia destra incuteva un po' di timore, ma lasciata questa sensazione alle spalle, e fidandomi ciecamente del mio pilotone, mi sono lasciata andare a guardare il paesaggio mozzafiato, il Trebbia che in certi punti ci guardava da vicino, in altri era davvero lontano giù in fondo alla vallata, un susseguirsi di colline verdi, di ponticelli, di piccoli paesini costituiti solo da chiesa, e quattro case, tutta questa visione mi ha davvero riempito gli occhi e lo spirito! Ogni tanto Max si fermava in alcuni punti un po' più sicuri durante il tragitto in modo tale da poter assaporare insieme appieno di questi paesaggi da cartolina, dopodichè riprendevamo col percorso ad "esse"!
Terminato questo bell'intermezzo, arriviamo in Liguria e ci dirigiamo verso Sestri Levante, la città dei due mari, chiamata così perchè grazie alla sua conformazione affaccia su due baie, quella delle favole e quella del silenzio. Noi ci fermiamo su degli scogli dalla parte della baia delle favole e ci godiamo un bellissimo bagno, il primo della stagione, in un acqua fresca e cristallina che è un vero piacere! 
Le acque limpide di Sestri Levante
Un certo languorino non tarda a farsi sentire e ci fermiamo a pranzo al ristorante La Mainolla dove gustiamo due fantastici primi piatti, spaghetti allo scoglio per Max e spaghetti con le vongole per me, da leccarsi i baffi!!
Il cielo comincia però a scurirsi e qualche scroscio di pioggia ci ricorda che magari è il caso di pensare a rimetterci a malincuore sulla via del rientro, che sarà quasi tutta sotto l'acqua, ed io in futuro mi rendo conto che mi dovrò attrezzare per tenere i miei piedi all'asciutto, che alla fine è stata l'unica cosa che mi si è bagnata, ma a parte questo sentivo Max tranquillo di guidare anche sotto la pioggia, a velocità più ridotta, ed io tranquilla, serena e soddisfatta di questo giro motociclistico che ci ha arricchito per l'ennesima volta di sensazioni e ricordi che ci porteremo dietro ripensando a questi due bei giorni! Alla prossima! 


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31/05/2015 Bergamo Historic Gran Prix




Questa domenica mattina, sfidando i nuvoloni che minacciavano pioggia, siamo andati a Bergamo per assistere alla prestigiosa manifestazione "Bergamo Historic Gran Prix", gara di auto e moto d'epoca nel bellissimo circuito ospitato dalle mura di Bergamo alta. Questa corsa ha origine nel 1935. In quell'anno le auto da corsa che si cimentavano su circuiti cittadini in Italia non erano molte, ma Bergamo ebbe il privilegio di annoverare tra i suoi partecipanti il mitico NIVOLA, ovvero il mantovano volante, Tazio Nuvolari e la storia narra che avrebbe dovuto esserci anche il suo antagonista di sempre , Achille Varzi, il pilota immacolato, per la tuta bianca che ha sempre portato durante le sue corse in tutto il mondo; chissà forse partecipò sotto mentite spoglie perchè si seppe poi che alla gara si iscrisse un pilota che firmò con una croce.

Insieme a loro si iscrissero il famoso conte Carlo Felice Trossi, il mitico Carlo Pintacuda recente vincitore del massacrante Giro d'Italia in 3 giorni e tre notti del 1934, con il pilota bergamasco Franco Comotti che, pur correndo in casa, non fini la sua gara a causa di un guasto meccanico che lo lascio a piedi proprio sotto casa sua. Ma l'eco della gara di Bergamo fu talmente grande che arrivò la francese Helle Nice, l'unica donna " corritrice" ( cosi la chiamavano) che implorò il Cav. Reich di ammetterla alla gara dicendo " C'est magnifique. C'est pour moi. Faisez moi ce grand cadeau". Ma a quanto pare, il Cav, un po' maschilista, non la accontentò!

Circuito della Bergamo Historic Gran Prix


Arriviamo fino alle porta di Bergamo alta e ci appostiamo sulla curva S. Agostino, quasi subito parte la 1° manche della Moto GP. Sfilano davanti a noi moto antiche, d'epoca, ma anche qualcuna più nuova è stata ammessa agli iscritti.
Dopodichè assistiamo alla gara delle GTS CAR e subito dopo la manche delle F1 CAR.

Le gare sono molto emozionanti, i piloti di ogni fascia d'età, ed è un brivido vedere sfilare mezzi non più giovanissimi su un percorso così vario e ricco di emozioni, curve, tornanti, discese, e lunghi rettilinei dove prendono il massimo della loro velocità! Facciamo parlare qualche foto al posto nostro, in conclusione possiamo dire di aver visto proprio una bella gara!












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01/05/2015 alla sagra della Galeina Grisa!




Itinerario: Gessate - Pianello Val Tidone - Rezzanello - Gessate



Km percorsi: 277



La parola al pilota:



La parola alla zavorrina: venerdì primo maggio! Festa dei lavoratori! Ma non dei viaggiatori! Il tempo non promette benissimo, e sulla nostra mappa del meteo l'unica zona dove poter andare a fare gita in giornata che promette una timida nuvoletta senza pioggia è il piacentino..un po' dubbiosi e preoccupati di prendere acqua al rientro, decidiamo comunque di partire, è da troppo tempo che non facciamo prendere aria alla V-Strom e ci manca!! Quindi completi da pioggia al seguito, si parte!

Leggendo un po' quà e là su internet, avevo visto che proprio durante questo weekend, nel piacentino, c'era in programma "La sagra della galeina grisa", quindi ho proposto al mio pilota di andare lì, tanto si sa che se c'è da unire il buon cibo ai bei posti, noi non ci tiriamo mai indietro! Quindi partiamo alla volta di Pianello Val Tidone!

Il viaggio è piacevole anche se un occhio è sempre rivolto al cielo, che è quasi perennente grigio e dei minacciosi nuvoloni ci accompagnano per tutta la strada, ma arrivati sui colli piacentini un raggio di sole sembra darci il benvenuto! Bene, meglio così! 
La magnifica cornice dei colli piacentini

Arrivati alla festa della Gallina grigia, facciamo un giro per il centro cittadino dando un'occhiata alle numerosissime bancarelle, e arrivati allo stand gastronomico, tra l'altro organizzato molto bene, ci gustiamo un panino col cotechino, delle costine e dei buonissimi salumi piacentini, il tutto accompagnato da quell'ottimo vinello rosso della Val Tidone che già avevamo imparato ad apprezzare nel nostro precedente viaggetto in questa zona!! 
Ad ogni modo ci chiediamo come mai questa festa si chiami proprio "della gallina grigia", in quanto di galline nemmeno l'ombra.. se non una disegnata sul palco dove la sera avrebbe suonato qualche orchestra di liscio!! Ma il mistero è presto svelato.. grazie a google ovviamente!! Le origini di questa festa si perdono nella notte dei tempi e si possono probabilmente collegare all'antico mito della gallina dalle uova d'oro! E' Certo che l'uovo, simbolo di vita, dà alle feste di Calendimaggio un valore propiziatorio collegato alla fertilità della terra e all'abbondanza delle messi. In Valtidone la notte del 30 Aprile gruppi di giovani si riuniscono e si inoltrano nelle campagne verso frazioni e casolari. Giunti nelle aie intonano la tradizionale "maggiolata" propiziatoria.
Durante questo canto la padrona di casa si affaccia a donare le uova e riceve in cambio la strofa di ringraziamento e di buon auspicio, ma se non si affaccia c'è una apposita strofa che prevede disgrazie per chioccia e pulcini.
Spesso i cantori vengono invitati in casa per una bevuta, ma presto il giro prosegue verso altri casolari e così fino alle prime luci dell'alba. Le uova raccolte vengono cucinate dalla compagnia. E' sempre interessante scoprire queste tradizioni popolari!!
Con lo stomaco pieno, partiamo alla ricerca di qualche castello da visitare, che da queste parti abbondano e che non faticheremo a trovare! 

Nella ricerca, Max si diverte a guidare sulle curve dei colli piacentini, avverto da dietro quanto gli stia piacendo pilotare la V-Strom in questi percorsi, ma il più bello viene quando si addentra in una strada sterrata..
La V-Strom
sullo sterrato

i dettagli ve li ha raccontati lui, ma devo dirvi che anche io sulla parte posteriore del sellino mi sono divertita da matti!!!! 

Lungo questo percorso troviamo un castello disabitato e ci addentriamo nel suo giardino per curiosare un po'.. fa un po' effetto maniero-fantasma, e ci allontaniamo quasi subito per paura che ci crolli qualche calcinaccio in testa!! 
Il castello
disabitato


Vagando, capitiamo al castello di Rezzanello , che già dall'esterno dà un colpo d'occhio eccezionale! E' molto grande e sembra ben tenuto. Degli uomini che lavorano proprio di fronte al suo ingresso ci consigliano di provare a citofonare, per sentire se i proprietari sono disponibili per farcelo visitare.. bene, perchè no! Ci viene detto che la guida, essendo probabilmente il primo maggio, non è disponibile, ma che ci avrebbe accompagnati comunque qualcuno di loro nella visita, e così è stato.

Il castello è veramente magnifico, gli attuali proprietari lo curano in modo eccezionale e non c'è da stupirsi se sia meta di cerimonie e banchetti!  Risale all'anno 1000 circa ed ha una pianta trapezoidale con ai suooi angoli quattro magnifiche torri circolari.  Praticamente più che una visita culturale/storica, veniamo scambiati probabilmente per una coppia interessata ad organizzare lì un possibile ricevimento di nozze, infatti ci vengono illustrate le varie sale dove è possibile intrattenersi con i propri ospiti, ma è tutto talmente bello che lasciamo fare ed io in particolare ho gli occhi che mi luccicano quando vedo un salone con al di fuori la piscina a sfioro...fantastica!!!! 
Piscina del castello
di Rezzanello
Alla fine della visita delle varie sale, veniamo lasciati liberi di girare per il parco, anche questo enorme ma ancora in fase di manutenzione e preparazione per la stagione, ci fermiamo davanti ad una grotta con una madonnina dopodichè torniamo sui nostri passi per recuperare la nostra amica a due ruote e per rimetterci in viaggio direzione casa, infatti con questa visita abbiamo tardato un po' e la preoccupazione è quella di prendere acqua sulla strada del rientro, ma ormai siamo in ballo quindi qualsiasi cosa succeda.. balleremo!!
Detto fatto, eccoci per strada, tutto sembra reggere ma all'arrivo al casello di Melegnano inizia a piovere, e non poco!!!
Io onestamente sono riparata da Max e me ne accorgo solo per le gocce sulla visiera ma lui lo sento un po' preoccupato e mi dice che appena possibile ci fermiamo per indossare i completi da pioggia. In effetti, durante la sosta vedo lui inzuppato mentre io ho solo gli stivali bagnati.. ecco quindi chi mi riparava dall'acqua!! Grazieeee.. :)
Completi indossati, eccoci provare per la prima volta sotto la pioggia la V-Strom che anche qui si comporta egregiamente e ci riporta a casa un po' bagnati ma tranquilli e soddisfatti come sempre!!! Alla prossima!!!
Castello di Rezzanello


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28/03/2015 una splendida giornata per costeggiare mezzo Lago Maggiore!!

Itinerario: Gessate - Arona - San Carlo - Belgirate - Stresa - Intra - Laveno Mombello - Eremo di Santa Caterina del sasso - Angera - Gessate



Km percorsi: 237


La parola al pilota:



La parola alla zavorrina: ci svegliamo questo sabato mattina entusiasti perchè le previsioni promettevano per questa giornata un tempo splendido ed affacciati alla finestra vediamo che sono state mantenute!!! Nemmeno una nuvola, cielo azzurrissimo e temperatura già tiepidina al mattino presto.. le premesse per un'ottima giornata sulle due ruote ci sono!!!! 

Per questa volta abbiamo programmato di fare un giretto sulle sponde del Lago Maggiore, toccando varie località, la maggior parte delle quali sono già note a Max, invece io non sono mai stata da quelle parti quindi per me sarà tutto nuovo!
La prima tappa, a sud ovest del lago stesso, è Arona. Ci fermiamo sul lungo lago e ci godiamo lo spettacolo delle acque tranquillissime e ci prendiamo il teporino che il sole ci regala.  Le moto parcheggiate non sono ancora moltissime, ma nel quarto d'ora di relax che ci regaliamo qui, vediamo che man mano i centauri cominciano ad arrivare! Bene, siamo in buona compagnia!! 
La V-Strom davanti
al "San Carlone"

Dopo questa prima pausa proseguiamo verso la famosissima statua di San Carlo, chiamata affettuosamente "San Carlone",

e saliamo fin sul terrazzo dal quale ammiriamo una vista splendida del panorama che ci circonda. Da vicino il colosso fa impressione, vedere gli enormi lastroni con i quali è stato costruito fa un certo effetto, d'altronde sono 35 metri di statua! Parliamo un po' con "il guardiano" che probabilmente non vede spesso gente, la stagione d'altronde è ancora all'inizio, ed ha una gran voglia di scambiare qualche parola, così ci dà qualche notizia e curiosità sul monumento che abbiamo davanti.. a suo parere, l'idea della statua della libertà di NY è stata presa proprio traendo spunto dall'architettura di questa di San Carlo, sarà vero? Potrebbe anche essere, chissà! E tra l'altro ci fa notare che essendo fatta questa in rame, ha uno strato d'ossido che la riveste e che tra l'altro non fa imbruttire col passare del tempo e con le intemperie, invece la statua statunitense va pitturata ogni anno non essendo di questo materiale, quindi anche qui secondo lui è un elogio alle tecniche made in Italy!

Vista dalla Rocca di Arona
Concordiamo, scattiamo una miriade di foto e torniamo sulla nostra V-Strom che ci aspetta scalpitante di macinare altri km, per tornare indietro verso Arona in quanto leggendo quà e là su internet avevo visto ottime recensioni sulla sua Rocca, andiamo quindi alla sua ricerca!
Purtroppo il castello di per sè è un rudere, in quanto si possono ammirare solo i suoi resti, seppur suggestivi in questo contesto, infatti l'esercito di Napoleone la bombardò e distrusse nel 1800. In compenso tutto attorno a ad essi sorge un parco molto bello, ricco di piante di ogni genere tra l'altro catalogate con dei cartellini che illustrano il nome di ogni diversa specie, ma la cosa veramente degna di nota e per la quale consigliamo a tutti di salire fin qua sopra è la balconata dalla quale si può ammirare una splendida vista a 180° sul lago. Poi col cielo sereno di oggi riusciamo a vedere tutte le vette delle montagne anche lontane che fanno da cornice a questa vista già da cartolina di per sè, fantastico davvero!!!!
Ci rimettiamo in sella e proseguiamo la cavalcata lungo il lago in direzione nord, Max addocchia al volo un posticino che lo ispira, siamo in quel di Belgirate, e ci fermiamo a mangiare un pezzo di pizza seduti su delle panchine in riva allo specchio d'acqua, sotto ad un bel pergolato, col rumore delle onde che si infrangono sotto di noi da relax totale.. lo so che il mio pilota ha occhio per il trovare al volo da dietro la sua visiera dei posticini pittoreschi, ed anche stavolta è stato così, bravo Max! 
L'Isola Bella vista da Stresa
Arriviamo finalmente a Stresa, piena di turisti da ogni dove, nel parcheggio lungo il lago si viene subito bonariamente assaliti da personaggi dotati da cappellino da marinaio che cercano di fare la migliore proposta per la navigazione fino alle Isole Borromee, solo che oggi non andremo a visitarle, solo quelle crediamo che meritino almeno una mezza giornata piena, quindi sarà per un'altra volta! In ogni caso, anche viste dalla riva, queste tre isole sembrano davvero magnifiche, l'Isola dei Pescatori è l'unica delle tre abitata, ed è un romantico susseguirsi di casupole e vicoletti, l'isola Bella e l'isola Madre ospitano giardini e palazzi voluti dai Borromeo, delle meraviglie architettoniche uniche nel loro genere.
Ci inoltriamo nei vicoletti di Stresa e ci mangiamo un ottimo cono gelato (che qui usano fare a forma di petali di fiore, mai visto così!!!) e ci rimettiamo in sella alla volta di Intra, per imbarcarci sul traghetto che ci porterà nella sponda est del Lago Maggiore, direttamente a Laveno Mombello.
La V-Strom sul traghetto
Arrivati qui vediamo una marea di centauri.. sono tutti su questa sponda oggi???? Proseguiamo in direzione sud e Max fa una deviazione lungo la strada non appena vede il cartello che da indicazioni per l'eremo di Santa Caterina del sasso.. e l'ho detto io che lui ha sempre le illuminazioni giuste sui luoghi, perchè quello che oggi ho visto in questo posto mi ha emozionata, e secondo me il fine del viaggio dev'essere anche questo, emozionarsi vedendo paesaggi spettacolari che aprono cuore e mente!!!!
Per arrivare in questo bellissimo posto, si scendono parecchi gradini nella parete praticamente a picco sul lago, nella vegetazione che si fa sempre più folta e ricca, si cominciano ad intravedere degli scorci scendendo che danno il presagio di quanto di bello ci aspetti in fondo a questa discesa..
Eremo di
S. Caterina
 fino a che non si arriva all'ingresso di questo eremo, un porticato incornicia il lago blu da dove si intravede l'isola madre e sulla sponda opposta Stresa, e la vista da qui è davvero da togliere il fiato!!! Ci riempiamo gli occhi di questo bellissimo panorama ed entriamo a visitare la chiesa, nella quale riposano le spoglie del beato Alberto Besozzi, che è stato il fondatore di questo monumento, e che fece edificare una cappella dedicata a Santa Caterina d'Egitto, tuttora visibile sul fondo della chiesa, torniamo fuori per guardare questa opera pazzesca scavata nella roccia, da più angolazioni possibili, e torniamo al parcheggio dalla nostra Suzuki molto soddisfatti per aver fatto quella che probabilmente è stata la tappa più bella e significativa di tutta la giornata!!!
Vista dall'Eremo
di S. Caterina
Torniamo a sud verso Angera, che sembra essere un borgo molto carino, e dove tra l'altro c'è una splendida rocca, ma siamo a pomeriggio inoltrato e decidiamo di tornare qui quando potremo dedicare del tempo ad una visita approfondita di questo castello, che dal suo esterno sembra meritare molto!
Prendiamo la strada verso casa, con negli occhi ancora i diversi blu che una giornata come oggi è stata capace di regalarci, alla prossima!


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14/03/2015 Girando tra castelli e colli piacentini!



Itinerario: Gessate - Chignolo Po - Rivergaro - Rivalta Trebbia - Gessate



Km percorsi: 258



La parola al pilota: per raggiungere i favolosi colli piacentini, opto per percorrere le strade extraurbane, non perchè la nostra compagna a due ruote disdegni le strade a più corsie, anzi a dire la verità la V-Strong, come mi piace chiamarla, si adatta loro molto bene. Mi dà grandi soddisfazioni, da questo punto di vista, anche ad alte velocità, non mi ha mai dato grandi disturbi di turbolenze, figurarsi alle velocità di codice dove ho sempre viaggiato con surplaise.

Contrariamente alle voci che sento girare nei vari blog, dove uno dei pochissimi difetti che emergono di questa moto sembrano essere proprio le turbolenze che si avvertono nella zona casco.
A dire la verità questo problema l'ha riscontrato la mia zavorrina, che nelle prime uscite mi ha parlato di vortici che la infastidivano proprio nella zona sopra citata.
Così ho deciso di cercare di diminuire questo fastidio provando ad alzare il cupolino nella posizione più alta (leggete nella pagina dedicata alla tecnica come avviene questa operazione!).
Quindi ero anche curioso di sentire l'opinione della mia compagna dopo la modifica effettuata, ma nonostante ciò decido comunque di escludere dal navigatore strade con pedaggi per vivacizzare il percorso.
Purtroppo la pianura padana, a meno che non la fai tutta su monoruota, non offre molte emozioni; le statali come la SP01 e la SP25 per raggiungere Lodi sono strade ampie, quasi totalmente formate da lunghi rettilinei e le poche curve che ci sono, si presentano ampie e di lunga percorrenza.
L'unica cosa alla quale bisogna prestare attenzione è il manto stradale che a volte lascia desiderare, oltre alle probabili postazioni dei velox.
Le cose cambiano solo quando ci si avvicina ai colli piacentini, lasciandosi alle spalle Castel San GIovanni, e lasciando la SP 142 R per addrentarsi lungo la SP 33 nella "periferia" del paese del buon mangiare, dei castelli, del paesaggio incantevole ma soprattutto dalle strade che ammaliano noi centauri!
E' un susseguirsi di curve, sali scendi il più delle volte accompagnato da bei manti stradali. Il terreno dove secondo me si esalta la mia V-Strong! Che qui tira fuori i suoi muscoli.
Dopo la pausa mangereccia a Rivergaro, riprendere la moto per costeggiare il Trebbia e vedere le indicazioni per Bobbio è una sofferenza terribile, come ripiegare verso Rivalta per la visita del castello. Avrei continuato fino a sentire il profumo del mare entrare all'interno del casco! Ma sono sicuro che questa sarà un'altra avventura.. prima di terminare questa, non restava che fugare i dubbi nati sui fruscii e sulle turbolenze, quindi manopola del gas costante per percorrere l'autostrada A1.
Ebbene, il pollice rivolto verso l'alto della mia compagna di viaggio, mi faceva capire che i problemi erano risolti e che più che mai la V-Strom è la nostra moto!!



La parola alla zavorrina: Ed eccoci arrivati in men che non si dica ad un nuovo sabato, fino a venerdì il meteo per questa giornata era incerto quindi cartina metereologica alla mano, abbiamo scelto direttamente venerdì pomeriggio quale sarebbe stata la nostra meta motociclistica del giorno successivo, e dato che promettevano tempo migliore spostandoci un po' a sud, ci siamo mossi in direzione Piacenza! Comprato buono su Groupon per il pranzo, del quale vi parleremo più tardi, siamo partiti da casa verso le 10 del mattino, percorrendo tutta la bassa pianura padana, senza prendere autostrade per questo viaggio di andata, e incontrando sul nostro percorso cascine su cascine (per caso in questo periodo stanno concimando i campi?? perchè in caso positivo, ce ne siamo STRA- accorti!!!), i dettagli stradali ve li darà Max nella parte "la parola al pilota". Arrivati a Chignolo Po, vediamo dalla strada il primo dei diversi castelli che incontreremo durante questa giornata e decidiamo di fare una piccola sosta, nonostante sia ancora chiuso (apre ad aprile) la vista è molto bella anche dall'esterno, e leggiamo qualche informazione su wikipedia: si tratta del castello Procaccini, 

La mitica V-Strom
davanti al
Castello Procaccini
che risale addirittura al 740 d. C; durante il corso degli anni venne ampliato ed arricchito ed addirittura è conosciuto nel mondo come "la Versailles della Lombardia"! Da fuori sembra molto imponente ma ci riserviamo di confermare questo appellativo per quando un giorno lo potremo visitare anche al suo interno!
Proseguendo per la strada verso l'agriturismo dove pranzeremo, notiamo diversi cartelli che indicano il percorso della "via Francigena" e incuriositi decidiamo di fare una deviazione dal nostro percorso perchè vorremmo vederla! Sapevate che questa via è stata dichiarata dal 1994 "Itinerario culturale del consiglio d'Europa" assumendo, al pari del cammino di Santiago di Compostela, una dignità sovranazionale? In effetti, per chi non sapesse in cosa consiste questo percorso, è un reticolo di vie molto antiche, che i pellegrini percorrevano per raggiungere principalmente l'Europa centrale, infatti molti di essi giungevano in Italia attraverso queste strade per raggiungere Roma. In effetti dopo 5 minuti buoni di ricerca, la incrociamo proprio lungo il fiume Lambro, ed è emozionante vedere una strada lastricata di sassi che risale a così tanti secoli fa!! Soddisfatti per la nostra scoperta, ci rimettiamo in carreggiata verso il ristorante che ci aspetta, ed è bellissimo da qui in poi cominciare a vedere i colli piacentini dalle curve dolci che ci accompagnano nel tragitto. Inoltre spesso si vedono lungo la strada dei castelli, infatti da qui in poi sorgono i famosi castelli del Ducato di Parma e Piacenza, molti dei quali aprono ai visitatori ad aprile, ma nel pomeriggio noi riusciremo a visitarne uno molto bello, quello di Rivalta! 
Castello di Rivalta e chiesa
Arriviamo puntuali al nostro appuntamento all'agriturismo Il poggio cardinale di Rivergaro, dove facciamo una pausa ristoro di tutto rispetto, assaggiando degli ottimi salumi della zona accompagnati da gnocco fritto, pisarei e fasò per Cry, tagliatelle al ragù di cinghiale per Max, stracotto di manzo con polenta per entrambi e dolce! Il tutto accompagnato da un ottimo vinello rosso frizzantino della zona che apprezziamo molto! La proprietaria ci dice che le piacerebbe farci un video, da quanto abbiamo mostrato di apprezzare e di ripulire fino all'ultimo i loro piatti... ci siamo fatti riconoscere come al solito!!! 
Pausa pranzo terminata, ci rimettiamo in sella lungo il tratto di strada che per questa gita abbiamo apprezzato maggiormente rispetto ad ogni altra: la statale 45 che costeggia il fiume Trebbia, da qui c'è una vista impagabile sul corso d'acqua, che ci accompagna lungo tutto il bellissimo tratto di curve, attraversiamo il Trebbia stesso all'altezza del borgo di Travo dove notiamo che stanno preparandosi per una sfilata in costume d'epoca, ma non ci fermiamo in quanto i preparativi sembrano essere ancora lunghi e proseguiamo verso il castello di Rivalta che ci eravamo promessi di visitare. 
Borgo di
Rivalta
Arrivati qui, scopriamo che Rivalta è un delizioso borgo medievale, che oltre al castello comprende una chiesa, un ristorante, un hotel, due negozietti e diverse casette, ne rimaniamo affascinati perchè è davvero un gioiellino!! Arriviamo giusto in tempo per la visita guidata delle 15.20, che durerà circa un'ora e mezza, ed una simpaticissima guida locale ci accompagna per diverse stanze del maniero (tra l'altro ancora abitato dai proprietari, i Landi, infatti nella sala da pranzo si sente ancora l'odore di carne arrostita del loro pranzo!!) raccontandoci aneddoti e curiosità, tra le quali la leggenda del fantasma del cuoco Giuseppe, un affascinante uomo che col suo charme faceva molte conquiste a corte, tra le quali la moglie del maggiordomo dal quale fu colto con le "mani nel sacco"!
Particolare vista
sulla corte del
castello
 Fu quindi condannato a morte e da quel dì, visto che non gli fu concesso un funerale nè tantomeno una sepoltura dato che la sua morte fu fatta passare come suicidio, si dice che infesti ancora il castello divertendosi ad accendere e spegnere luci, oltre a mettere in funzione elettrodomestici, tra l'altro si divertì in questo modo anche durante l'ultima visita della principessa Margareth d'Inghilterra, facendole prendere una fifa blu!!
La visita guidata comprende anche la salita fino in cima alla torre, oltre che l'accesso al museo delle armi, delle divise e d'arte sacra.
Consigliamo a tutti di fare un giro in questo borgo, ne vale sicuramente la pena!!
Ci ripromettiamo di tornare presto da queste parti, per visitare molti altri posti interessanti dei dintorni, e contenti di questa giornata moto-culinaria-culturale, ce ne torniamo a casetta al calare del sole..
..alla prossima avventura!! 


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07/03/2015 al Brianza Motor Show: una giornata di prove memorabili!

Itinerario: Gessate - Erba - Lago del Segrino - Gessate



Km percorsi: 110


La parola al pilota: la decisione di visitare il Brianza Motor Show l'abbiamo presa solamente la sera precedente, quando su un sito leggevo che ci sarebbe stata la possibilità di provare la gamma Harley grazie ai demo ride.
Ero già stato ad un "The legend tour" di qualche anno fa, quindi ho fatto tutto il viaggio per Erba lungo la statale 36 per poi seguire la SP 41, completamente assorto nello sfogliare mentalmente tutta la gamma H-D medio bassa. Lo stupore invece di vedere le migliori moto della casa di Milwaukee schierate nel piazzale del complesso fieristico di Erba, mi ha lasciato letteralmente senza parole! Road King, Street Glide, Elettra Glide Ultra Limited, Road Glide.. non credevo ai miei occhi! Ammetto che non sono il mio genere, ma chi è che non ha mai sognato almeno una volta di fare un giretto su queste icone americane?! Al massimo avevo provato le loro sedute ai vari saloni milanesi dell'Eicma, ora invece avevo anche la possibilità di provarle. 
Provando l'Electra Glide sul
Lago del Segrino
Dopo aver compilato lo scarico di responsabilità, la mia scelta cade su un'Electra Glide nera ultra limited, bellissima! Il solo sedersi, mettere la chiave in tasca, accendere lo schermo touch screen e schiacciare il tasto di accensione è un'emozione incredibile. E poi le vibrazioni del motore che ti scuotono.. è come entrare in un mondo parallelo. Si parte.. la moto cambia da mastodontico pachiderma, si trasforma in una moto agile e prontissima. Solo quando ci si arresta agli stop si ha un po' di timore per domare la sua mole, ma è solo questione di tempo per far svanire anche quella sensazione. Gran motore elastico e pronto a tutti i regimi, la sua precisione nello scendere in curva e stare in traiettoria. E' incredibile come il gusto di guidarla anche a 20 Km/h ascoltando musica, contornati da un bel paesaggio come quello del lago del Segrino. Ed è qui che il sorriso dietro la visiera prende corpo. Non saremmo mai voluti scendere da quella moto, ti invoglia a non fermarti mai. Sono sicuro che le sue concorrenti potrebbero essere ancora migliori, ma vi assicuro che il fascino di questa moto è impareggiabile.
Scesi dal mondo Harley, tutto il resto assume un tono diverso: anche nel padiglione interno dedicato alle due ruote faccio fatica a tornare con i piedi per terra. Mi aiutano a farlo la visione dei diversi modelli enduro stradali (i miei preferiti) delle varie case. 
Harley Davidson Electra Glide

Con mio stupore mi accorgo che ogni marca propone la prova delle ultime uscite, così a breve mi trovo con un nuovo scarico responsabilità da firmare, questa volta per la Ktm 1090.
Un altro mio sogno, anzi il "vero sogno"! Che giornata!! Faccio fatica a stare dietro le spiegazioni sull'elettronica della moto, sulle varie impostazioni, rapito dal rumore del suo pompone. Questa volta non ho più alle mie spalle una poltrona che trattiene la mia compagna. Devo stare attento perchè la risposta del motore è prontissima, ho una gran voglia di spalancare il gas, ma l'apri pista mi sa che non ha gran fretta. Riesco però a percepire la sua leggerezza, la sua elasticità e la sua prontezza a scendere in piega in curva. Mi riprometto di provarla nuovamente ai prossimi orange day.
Il resto degli altri due padiglioni e delle aree esterne dedicate soprattutto alle auto e tempo libero è una serena passeggiata. 
Sia nella sosta sul lago del Segrino, questa volta con la nostra V-Strom, sia nella strada del ritorno, penso alle due grandi prove, sperando che sarebbe bello un giorno entrare nel box per salire su una di esse. E perchè no, magari su entrambe!! ..perchè sognare non costa niente..!!




La parola alla zavorrina: a questo giro Max mi porta al Brianza Motor Show, non sono mai stata al Lario Fiere nè tanto meno ad Erba e sono curiosa di vedere un salone differente da quello dell'Eicma di Milano, quindi pronti via per una nuova interessante avventura!!

Arriviamo ad Erba proprio in apertura del salone, per le 10, e rimango affascinata dal paesaggio che ci contorna, Erba è proprio carina, non pensavo ci fosse un così bello scenario da quelle parti!!
Max nemmeno finisce di parcheggiare la V-Strom, che corre già allo stand harley per scegliere la moto che proveremo e devo dire che ha fatto un'ottima scelta, mi sono innamorata anche io dell'Electra Glide, per me di una comodità imbarazzante, e poi mai e poi mai avevo provato la sensazione di viaggiare su un divano a due ruote, musica a palla, la gente che guarda affascinata il tuo bolide... ma che figata questo mondo H-D!!!!! Dico al mio pilota che su questa moto farei il coast to coast anche subito, ti invoglia proprio al viaggio lungo e senti che non ti stancheresti mai, anzi sarebbe puro piacere, e penso che chissà, magari prima o poi si potrebbe fare questo mega viaggio negli USA e noleggiarne una lì per fare la famosa traversata?? Io dico: never say never!!! 
Proviamo successivamente la nuova Ktm, che dalla nostra visita all'Eicma era risultata la nostra moto preferita per eventuali viaggi che ci piacerebbe fare, caspita però mi dimentico di non avere quel morbidissimo schienale alle mie spalle come poco prima, infatti sono molto rilassata di addominali, Max parte in quarta ed io quasi volo via ahah gli inconvenienti di passare dalla prova di un Electra Glide ad una moto completamente diversa, con tutto il rispetto per la Ktm!!! Anche questa ci piace molto, peccato non poterla provare al massimo delle sue capacità, però per quel poco del quale ne abbiamo potuto godere siamo concordi sul fatto che ci piace molto!!
Visitiamo anche i due padiglioni dedicati alle auto, ma in effetti le due ruote sono molto più affascinanti.. nel primo pomeriggio decidiamo di andarci a rilassare un po' sul lago del Segrino, 
Lago del Segrino
lo scenario che ha fatto da contorno alle nostre prove moto mattutine, davvero un bellissimo specchio d'acqua, di mattina era ancora più bello perchè vi si specchiavano tutti gli alberi che lo contornavano colorandolo di verde, ora di pomeriggio ha assunto dei toni più sul dorato, ed è bello stare lì in pieno relax a guardare i paracadutisti e gli alianti sulle colline di fronte a noi.
Rientriamo a metà pomeriggio a casa, per Max stasera è un'altra serata su due ruote.. questa volta sulle pit bike!!!!
Alla prossima!!!


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28/02/2015 Prima uscita ufficiale dell'anno: Gessate - Como - Argegno - San Fedele d'Intelvi - Gessate.


Itinerario: Gessate - Como - Argegno - San Fedele d'Intelvi - Laglio - Como - Gessate




Km percorsi: 197



La parola al pilota (in questo spazio il pilota non farà altro che entrare più nel particolare tecnico dei percorsi effettuati, nel cercare di descrivere quello che solo il pilota può catturare maggiormente!):



la "passeggiata" sul Lago di Como è uno dei must per noi centauri milanesi, così come prima vera uscita per scaldare le gomme decido di far vedere il "balcone d'Italia" alla mia zavorrina, sottovalutando però il maltempo dei giorni precedenti.

Così imbocco l'autostrada Milano - Laghi per poi piegare sulla Como - Chiasso, prestando attenzione ai disagi per i lavori dell'Expo all'altezza di viale Certosa dove si incontrano cambi di corsie e rallentamenti.
per rendere poi un po' più interessante il tragitto esco a Lomazzo nord, dove attraverso la statale si arriva a Cadorago. Bella la strada che sale dal paese per andare ad inforcare la SS 35 per Como, con belle curve veloci che invogliano a scaricare i cavalli a terra.
Quindi arrivati a Como, sosta sul Lungo Lago Trieste, dove un tempo si faticava a trovare un posto per parcheggiare la propria moto, ora invece con i lavori dovuti al nuovo Lungo Lago le numerose moto hanno lasciato posto a papere e cigni!
..e poi via verso le rive d'occidente, attraversando la bellissima Cernobbio, con la sua Villa d'Este, Moltrasio, Carate Urio, Laglio, Torriggia, Brienno per arrivare alla sosta obbligatoria di Argegno.
Fin qui la strada è di quelle dove far scorrere la moto, con curve veloci, brevi rettilinei, contornata da un paesaggio magnifico.
Ma attenzione a non farsi prendere troppo dalla scorrevolezza del percorso, perchè soprattutto nelle domeniche è terra di autovelox, quindi occhio a non far ingrassare i comuni comaschi.
Dopo Argegno si lascia la SS 340 per imboccare la SP 13, dove si inizia a salire e dove bisogna stare attenti ai primi tornanti e a non distrarsi troppo per la vista spettacolare. La strada poi diventa quella tipica di montagna, quella dove incominci a sorridere sotto la visiera, con curve da terza, seconda marcia e accelerazioni su brevi rettilinei.
In più in questo tratto devo stare attento ai rivoli d'acqua dovuti alla neve accantonata al bordo strada.
Dopo la sosta mangereccia decidiamo di tornare verso Como, per cestinare a mio malincuore la tappa verso il balcone d'Italia, sopra Lanzo d'Intelvi.
Purtroppo per il peggioramento sia del meteo sia dell'asfalto per la tanta neve, anche dovuto alla consapevolezza di avere le coperture prossime alla sostituzione (...) scendiamo verso valle per tornare verso il capoluogo lariano, ma questa volta percorrendo la ben più lenta strada litoranea, Regina Teodolinda, da percorrere tutta a bassa velocità per le vie anguste, ma contornata da splendide ville e terrazzi.
Tornando verso la via di casa, questa volta senza spendere un soldo di pedaggio, ripercorrendo con la mente i km percorsi, mi ritengo soddisfatto per la prima uscita, anche vedendo il sorriso della mia zavorrina per i magnifici paesaggi visti.



La parola alla zavorrina: E' tutta la settimana che guardiamo ansiosi le previsioni del tempo sperando che per sabato diano bel tempo ed una temperatura decente per fare il nostro primo giretto di questo 2015, ed arrivati a venerdì sembra che diano sulla Lombardia "sole con nuvoletta" ed una temperatura massima di 13°... ottimo, si va!!

Max pianifica un giretto sul lago di Como dove lui è già stato più volte, Cry al contrario in certe zone non è mai stata, decidiamo che come prima uscita va benissimo, e con l'occasione compriamo anche un buono su Groupon per pranzare in un posticino a San Fedele d'Intelvi di cui vi parleremo in seguito!!
Ci vestiamo con diversi strati, in previsione di salire un po' su di altitudine, il magico navigatore sull'Huawei di Max (da noi ribattezzato Hawaii, ne sentirete parlare un po' anche più avanti..!) prevede 1 ora e mezzo di percorso sola andata, alle 10.30 del mattino siamo pronti, giacche nuove fiammanti indossate, e si parte!! Le previsioni in effetti non è che ci abbiano azzeccato molto perchè di sole ne vedremo ben poco, se non addirittura zero, la giornata è stata quasi sempre nuvolosa e cupa, però una volta spostatici fuori dal milanese, le montagne si stagliano nitide davanti a noi e nonostante la mancanza del raggio di sole che ci avrebbe scaldati un po' di più (oltre a rendere le foto scattate più belle!) ci va benissimo anche così.. basta che non piova! 
Lungo Lago di Como



Sosta sul Lungo Lago di Como, quasi nessun motociclista in giro questa mattina, siamo in pochissimi temerari!! Durante la sosta concordiamo che le giacche sono state davvero un ottimo acquisto, riparano benissimo dal vento e dalle temperature ancora fresche.





 Ci rimettiamo in cammino, la tappa successiva prevista è nel delizioso borgo di Argegno, davvero un gioiellino, Max dice che dalla primavera in poi è una tappa d'obbligo per i centauri che vengono a fare un giro in zona ma questa mattina nel parcheggio di fronte al lungo lago siamo solo in quattro moto!! La vista dal Lungo Lago di questo borgo è spettacolare, infatti si spazia guardando a nord il promontorio di Bellagio e a sud fino a Nesso.


Argegno



Ripartiamo alla volta di San Fedele d'Intelvi,

l'appuntamento al ristorante è per le 13, ci siamo
quasi! Andando su la temperatura si fa più fresca ed ai bordi delle strade c'è una discreta quantità di neve.. è la prima volta che la V-Strom percorre un paesaggio innevato!!







Ed eccoci arrivati puntuali al Ristorante Vittoria,

dove con un coupon Groupon da 29,90 € mangiamo un ottimo pranzetto, dall'antipasto al dolce, porzioni generosissime e cucina assolutamente casalinga.. decisamente il rifornimento che ci voleva a questo punto della gita!! 
Ottimo brasato con polenta
Usciamo fuori belli zavorrati e decidiamo per un cambio di programma, ne parlerà Max qua sotto nello spazio dedicato al pilota, torniamo quindi verso Como e girarci il nuovo lungo lago pedonale ed il centro medievale, passando stavolta per Laglio a vedere da fuori la famigerata villa Oleandra di Clooney!!
Arrivati a Como, parcheggiamo vicino ad un edificio che ricorda un po' il Pantheon, la Cry ne è incuriosita e Max la illumina dicendole che è il Tempio Voltiano, che ospita sia originali che ricostruzioni degli strumenti scientifici di Volta, sembra interessante ma in quel momento è chiuso!
Ora, chi sapeva che Como avesse un centro storico di tipo medievale?? La Cry non di certo, ed infatti rimane affascinata dalle viuzze che si diramano nel centro pedonale, all'interno delle mura l'atmosfera è proprio quella del pieno medioevo, molto affascinante ed inaspettato, vi si possono trovare i negozi più moderni accanto ad edifici che testimoniano la storia di questa città! 
 In centro a Como ci fermiamo a vedere lo spettacolo di un bravissimo mangiafuoco, in più proprio vicino al duomo ci sono diversi giochi antichi da provare, e ci divertiamo a cimentarci con qualcuno..altro che le moderne Wii e Play!! La cattedrale di Como sorge non lontano dal lungo lago, ed è ritenuta, a nostro parere giustamente, uno degli edifici più importanti e ragguardevoli del nord Italia; è imponente, sia come mole, sia dal profilo artistico, merita senz'altro una visita.  
Terminiamo la passeggiata mangiando un ottimo gelato alla frutta della Gelateria Lariana, e ci accingiamo a ritornare alla base, soddisfatti di questa prima uscita motociclistica!!
La nostra mitica Suzuki V-Strom








4 commenti:

  1. Cry e Max, già la Monument Valley sempre lì ad occhieggiare come una signorina del viale è una grossa attrattiva, ma poi il vostro modo di raccontare è delizioso. Tanti auguri di buona strada e buoni racconti.

    Giulio

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  2. Eccome se lo è!! Grazie mille Giulio, a risentirci a presto su queste pagine o sulla tua, buona strada anche a te!

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  3. ciao ragazzi bello proprio bello il vostro modo di raccontarvi e ancora più bello il racconto del raduno di Lignano tornerò a leggere queste pagine a presto - Vick

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  4. ciao Vick, ti ringraziamo per queste parole che sono di grande incoraggiamento per noi, speriamo di ritrovarti presto da queste parti!! :)

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