La via Francigena dietro la visiera

LA VIA FRANCIGENA DIETRO LA VISIERA CANTERBURY - ROMA


ON THE ROAD DAL 5 AGOSTO 2018!

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E' con grande entusiasmo che vi presentiamo il viaggio che ci vedrà coinvolti questa estate, a partire dal 5 agosto, quando percorreremo a bordo della nostra AFRICA TWIN il tracciato per moto da noi ideato, che solca le orme del tracciato originale dell'antico cammino della VIA FRANCIGENA, nel tratto che va da CANTERBURY sino a raggiungere ROMA!

Diamo un po' di numeri: 2 settimane, 4 nazioni, oltre 2000 Km, 2 #motopellegrini, 1 tenda, 1 Africa Twin!

Il nostro percorso avrà inizio dall'affascinante cattedrale di CANTERBURY, in Regno Unito, dalla quale ci dirigeremo verso DOVER, dove ammireremo le sue splendide scogliere bianche, lasciandocele alle spalle, mentre traghetteremo in direzione CALAIS. Da qui, attraverseremo la Francia da nord a sud, ripercorrendo il più fedelmente possibile il tratto francese dell'antico percorso, che ci guiderà a scoprire piccoli borghi nascosti, grandi città, distese di vitigni di Champagne, meravigliosi paesaggi dal sapore romantico, fino a che ci inerpicheremo sulle ALPI SVIZZERE dove incontreremo magici castelli e laghi incastonati tra le alte vette. Faremo il nostro ingresso in Italia attraverso il Passo del Gran San Bernardo, che ci condurrà sino in VALLE D'AOSTA dapprima, arriveremo successivamente in PIEMONTE fino a che non sconfineremo nella pianura LOMBARDA. Di lì a poco il paesaggio si farà più morbido allo sguardo sui colli piacentini, sino al nostro incontro con le ALPI APUANE che ci faranno da ingresso nella splendida TOSCANA, con i suoi borghetti ed i suoi centri maggiori, dopodichè lo scenario si farà incantevole tra i cipressi della VAL D'ORCIA dapprima e nella TUSCIA poi. Il cupolone di PIAZZA SAN PIETRO a ROMA ci dirà che la metà sarà stata raggiunta!

A differenza dei nostri viaggi precedenti lungo il tratto italiano, questa volta questo conterrà molti più tratti offroad, per la gioia di Max e dell'Africa Twin in primis!!!

Seguiteci in questa nuova avventura che ci attende, contiamo sul vostro tifo!!!

Buon viaggio insieme a noi,

Max & Cry

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LA VIA FRANCIGENA DIETRO LA VISIERA 2018 - VIENI CON NOI?

 Anche per quest'anno abbiamo lanciato l'invito ai nostri lettori di unirsi insieme a noi nell'esperienza di vivere la via Francigena sulle due ruote e i motopellegrini Stefano, Barbara, Lorenzo, Giuseppe, Pio e Gianni hanno risposto aggregandosi al team di "Il mondo dietro la visiera" in un magico ed intenso viaggio che ha avuto luogo dal 31 al 3 giugno 2018. Qui di seguito il diario di viaggio di queste giornate! Buon viaggio insieme a noi! 
Partenza da Corte Sant'Andrea


GIORNO 1. Il nostro viaggio in compagnia di altri 6 bikers ha avuto inizio da Corte Sant'Andrea nei pressi di Lodi nel luogo dove i pellegrini sin dall'antichità hanno la possibilità di
Punto tappa a Berceto
imbarcarsi per attraversare il fiume Po proseguendo verso sud la loro marcia. Lasciataci alle spalle la città di Piacenza e la pianura, il nostro percorso si è presto fatto più vivace una volta addentratici nelle colline emiliane dapprima e sul passo della Cisa poi. La Lunigiana ci ha accolti con i suoi magnifici borghi nascosti, Ponticello il più misterioso e stupefacente sulla nostra via. Nel tardo pomeriggio abbiamo visitato Sarzana, vivissima e colorata. In serata siamo arrivati alla nostra destinazione giornaliera ad Ortonovo dove ora ci attende una cena tipica del luogo. La compagnia è molto interessante e si fa affiatata ora dopo ora, la via Francigena ci sta coinvolgendo sempre più. A domani con la seconda tappa!

Al passo della Cisa
GIORNO 2. Questa mattina la giornata è iniziata percorrendo a bordo delle nostre compagne
Duomo di Lucca
a due ruote una meravigliosa e tortuosa strada panoramica nell'entroterra della Versilia : la strada dell'uva. I profumi ed i colori che ci hanno accolto lassopra ci hanno totalmente inebriati e ci hanno dato la carica per proseguire la nostra marcia dal sapore toscano. Lucca ci ha accolti con la sua tappa fondamentale per chi percorre la Via Francigena ossia la visita al Volto Santo ed al labirinto, che si trovano nel duomo della città. Il pomeriggio è stato una cavalcata attraverso le splendide colline toscane, con sosta nella panoramica San Miniato e nella città delle numerose torri, San Gimignano. In serata siamo arrivati con 160 km sulle spalle a gustare un'ottima cena tipica all'agriturismo Nerbona di Colle val d'Elsa. Domani ci aspetta una lunga tappa che ci porterà alle porte di Roma.. La via Francigena ormai è parte di noi. O meglio, noi siamo parte di lei!
Max alla guida del gruppo
GIORNO 3. Terzo giorno di viaggio per il nostro gruppo di motopellegrini che ci ha visti partire da
Partenza da Colle Val D'Elsa
Colle Val d'Elsa ed attraversare la magnifica Toscana, dove abbiamo sfilato lungo la città di Siena, sostando poi in uno dei borghi più belli d'Italia, Buonconvento, e poi passando attraverso le splendide colline coltivate a vigneti, ed attraverso le creste senesi col loro aspetto che caratterizza questa zona facendo innamorare chiunque passi di qui. Una volta arrivati in Tuscia la temperatura atmosferica si è fatta più elevata, facendoci compagnia fissa per tutto il pomeriggio, anche quando lo splendido scenario regalatoci dal lago di Bolsena dove abbiamo visitato l'omonimo borgo dappprima e
Davanti al monumento al pellegrino - Montefiascone
quello di Montefiascone poi. Qui, all'interno della rocca dei papi ci siamo impegnati in una delle ultime fatiche odierne, inerpicandoci fino in cima alla torre del pellegrino, dove si viene ripagati da una magnifica visione su tutti i territori circostanti oltre che da uno stralcio tratto dal cantico delle creature di San Francesco che vuole donare spunto di riflessione a chi ha avuto le forze di arrivare sin qui. 
I nostri quasi 300 km odierni sono terminati alle porte della nostra meta finale, a Formello, dove ci attendeva un vero e proprio "Angolo di paradiso", di nome e di fatto, dove abbiamo lasciato le nostre fatiche odierne alle spalle concedendoci un bagno nelle acque sorgive di qui.
Domani ci aspetta l'ultimo tratto di questa nostra personale via Francigena sulle due ruote, quella che ci porterà a coronare il nostro obiettivo ed il nostro viaggio.

GIORNO 4. I motopellegrini
La meta: piazza San Pietro a Roma.
hanno raggiunto la meta: piazza San Pietro a Roma! È una grandissima emozione provare ad immedesimarsi in ciò che sin da tempi antichi milioni e milioni di persone sentono arrivando in questa piazza dopo un faticosissimo viaggio a piedi. Noi, nel nostro piccolo, possiamo dire di provare una forte sensazione. Eravamo a bordo dei nostri mezzi moderni, questo si, ma la filosofia con la quale abbiamo affrontato questo viaggio, le emozioni suscitate dai magnifici luoghi attraversati, il gruppo che si è fatto forte attraverso imprevisti e difficoltà, ci fa dire ancora una volta di aver vissuto la nostra personale via Francigena.. La via Francigena dietro la visiera!

IL RIENTRO A CASA... Il tour "La via Francigena dietro la visiera 2018" è giunto alla sua conclusione questa mattina col nostro arrivo a piazza San Pietro a ROMA , ma potevamo rientrare a casa facendo il percorso più breve....? Assolutamente no!
Abbiamo deciso
Un ottima Amatriciana nella nuova Area Food di Amatrice
di percorrere la via Salaria per recarci a far visita nei luoghi terremotati tra i quali AMATRICE , GRISCIANO ed ARQUATA DEL TRONTO dove ci siamo davvero resi conto di quale sia la situazione da queste parti ancora ad oggi, rimanendone totalmente scioccati ed atterriti, e dove siamo stati felicissimi di trovare un simbolo di rinascita, l'area food, che racchiude un insieme di ristoranti e dove ci siamo concessi la migliore amatriciana della nostra vita. 
Da lì ci siamo diretti alla FORCA DI PRESTA tramite la sp89 e la sp477, evitando le strade t
A Castelluccio di Norcia
uttora chiuse, da dove poi abbiamo raggiunto la magnifica CASTELLUCCIO DI NORCIA , purtroppo anche questa gravemente segnata dal terremoto, con la sua piana che sta iniziando solo ora a fiorire. 
Passando da NORCIA siamo giunti a FOLIGNO , dove questa sera sostiamo in attesa di decidere domani quale strada ci porterà in direzione nord. Densi delle emozioni vissute anche oggi, contrastanti, intense, riposiamo giusto qualche ora per ricominciare a macinare km su km nella giornata di domani.


Dalla città di FOLIGNO dove ci trovavamo per la sosta notturna, abbiamo optato per l'attraversamento dell'Umbria,
In cima al Passo del Muraglione
dove subito abbiamo fatto visita al magico borgo di SPELLO, dove proprio lo scorso weekend si è tenuta l'infiorata, un evento che siamo sicuri l'abbia resa per qualche giorno ancor più spettacolare ed affascinante, attirando turisti da ogni dove. 
Abbiamo proseguito in direzione nord costeggiando il lago TRASIMENO, passando da CIVITELLA IN VAL DI CHIANA, da PONTASSIEVE, facendo poi divertire un po' il motore e la ciclistica della nostra AT sulla SS67 che porta al PASSO DEL MURAGLIONE, apprezzando le sue continue curve da risate dentro ai caschi. Per questa avventura che si conclude oggi ringraziamo i moto pellegrini che l'hanno vissuta insieme a noi, condividendo chilometri, emozioni, bellezze nascoste della nostra Italia, imprevisti ed ogni cosa che rende per noi LA VIA FRANCIGENA DIETRO LA VISIERA un viaggio unico nel suo genere.

Cry & Max

Rimanete connessi... Le nostre avventure proseguono!!!

Max & Cry

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LA VIA FRANCIGENA DIETRO LA VISIERA 2017 - VIENI CON NOI?



La domanda che abbiamo fatto quest’anno ai nostri lettori è stata: “Vieni con noi?”. Ebbene si, 
questa volta abbiamo preso una grande decisione. Il nostro intento era quello di provare a far vivere ad altri bikers come noi la grande avventura nella quale ci eravamo cimentati esattamente un anno prima, ossia vivere il Viaggio con la “V” maiuscola, un viaggio che avrebbe coinvolto moto, animo e spirito, lungo il tracciato da noi ideato che abbiamo battezzato “La via Francigena dietro la visiera”. Questo magnifico percorso infatti segue uno dei più belli ed antichi tracciati storici presenti nel nostro paese, in particolar modo noi abbiamo scelto come punto di partenza il
piccolo borgo rurale di Corte Sant’ Andrea in provincia di Lodi, luogo dove i pellegrini attraversavano il fiume Po tramite imbarcazioni guadandolo, sino a raggiungere Roma. Sin dall’antichità infatti numerose persone si accingevano a compiere questo lungo viaggio partendo da diverse zone d’Europa alla volta di Roma e addirittura affrontando questo impegnativo viaggio dirigendosi verso Gerusalemme. Il primo a scrivere della Francigena fu Sigerico, arcivescovo di Canterbury, lasciando numerose testimonianze sul tracciato che egli percorse per compiere questo viaggio ed il tratto che abbiamo compiuto noi si riferisce proprio al cammino di Sigerico. La proposta che abbiamo lanciato quindi ai nostri followers, prevedeva di attraversare quattro splendide regioni italiane, percorrendo più di 700 Km su strade bianche ed asfaltate, incon
trando sul nostro cammino sia grandi città che piccoli deliziosi borghi. Chi ha dunque risposto al nostro appello decidendo di far parte di questa nuova avventura? Andrea, ex professore di biologia, Sonia sua compagna che ha solcato insieme a lui la strada verso Capo Nord, Massimo un instancabile macinatore di Km che ha visitato l’Europa in lungo ed in largo da Ovest ad Est, Ferro affezionato frequentatore degli Elefantentreffen ed Emilio viaggiatore instancabile a bordo della sua Africa Twin. Il gruppo si è dimostrato fin da subito affiatato, nonostante i diversi trascorsi, nonostante le diverse moto guidate, nonostante i diversi modi di essere motociclista. Ma abbiamo notato in tutto un grande entusiasmo ed una gran voglia di scoprire questo antico percorso ricco di storia, di mistero, di fede e così
il passo per mettersi in sella alle nostre moto per il favoloso viaggio di quattro giorni che ci avrebbe aspettato è stato molto breve. Il tragitto si è rivelato fin da subito piacevole, nelle sterminate campagne della pianura padana abbiamo attraversato grandi città come Piacenza e Fidenza; i cavalli delle moto lavoravano volutamente a bassi regimi, in modo tale da permettere ai centauri che le pilotavano di non perdersi nemmeno un particolare di ciò che li circondava. Poi, con l’iniziare delle colline parmensi, le strade sono diventate più tortuose e dalle dolci curve ed il gruppo, fermandosi per una sosta nella
Alta Valle di Taro, ha cominciato a porsi domande sul grande impegno fisico sostenuto da secoli e secoli dalle persone che, guidate innanzitutto da una grande fede, ha solcato quei territori prima di noi. Pensieri che si fanno sempre più insistenti man mano che ci si inerpica sul passo della Cisa: qui il dislivello si fa sempre più importante e l’immagine dei pellegrini impegnati ad arrampicarsi con le proprie forze ed energie in quei luoghi impervi ci dà modo di riflettere. Il gruppo di bikers attraversa con grande curiosità la Lunigiana, cosparsa di borghi come quelli di
Pontremoli ed Aulla, per arrivare in serata a far riposare la cavalleria delle proprie moto ad Ortonovo, in un ex convento dal quale si poteva ammirare una splendida veduta sul Mar Ligure e sugli svariati borghetti di montagna dei quali la zona è cosparsa, vista che ha ripagato gli sforzi di una lunga giornata di viaggio, conclusasi cenando in armonia ed ilarità. La mattina seguente i sei bikers al nostro seguito ancora non sapevano che avrebbero dovuto mettersi subito alla prova con un tratto tanto tecnico quanto suggestivo: la via dell’uva, che si snocciola nell’entroterra sopra Massa e Carrara.
Qui la vista delle vigne a picco sulle città dell’alta Toscana, il blu el mar Tirreno ed i profumi di fiori erano elementi che inebriavano i sensi e così gli amici motociclisti non hanno tardato a farci sapere che in effetti percorrere quel sentiero non era stato un gioco da ragazzi, ma che tutte le sensazioni che aveva regalato loro avevan fatto sì che ne fosse valsa assolutamente la pena! Tappa fondamentale del secondo giorno di viaggio è stata Lucca, dove non abbiamo mancato di far visita al Duomo di San Martino, dove anche i ragazzi sono rimasti colpiti alla vista del “volto Santo”, ossia il crocifisso ligneo che leggenda vuole che il suo volto, incompiuto da
Nicodemo, fu scolpito durante la notte da opera divina. Ormai la nostra via Francigena, quella vista da dietro la visiera, era nel suo clou, tutto i sei partecipanti al tour completamente immersi ed assorti dal viaggio. Il terzo giorno di viaggio ci avrebbe regalato splendide visioni: la mattina immediatamente col borgo fortificato di Monteriggioni, anche definito la “porta del Medioevo”, subito dopo con Siena, dove immancabile è stata la visita ad una delle piazze più belle d’Italia, Piazza del Campo,
dopodichè ci siamo avventurati negli splendidi scenari da cartolina offerti dalla Val D’Orcia: dolci colline, sterminati vigneti, coltivazioni di grano color oro, case rurali di campagna. Il pellegrino che si trovava a passare di qui sicuramente doveva sentire a questo punto i suoi sensi e la sua fatica in parte ripagata da cotanta bellezza per lo sguardo e per lo spirito, così è stato anche per noi. Il nostro intercedere era volutamente lento, per non dover mai abbandonare quei luoghi e per scattare ancora un
’ultima foto a quel paesaggio fatto di ginestre, così da non correre il rischio che questo si cancellasse mai dal cuore. Dopodichè è stata la volta della Tuscia, il gruppo era provato dal grande caldo e dai chilometri percorsi ma immancabile è stata la visita a Bolsena, città del miracolo eucaristico ed a Montefiascone dove, oltre a sostare nei pressi del monumento al pellegrino, alcuni di noi si sono cimentati nella salita alla Torre del Pellegrino, sita presso la Rocca dei Papi. Qui, una preghiera di San Francesco accoglie coloro che raggiungono la sommità di questa costruzione ed offre loro motivo di
spunto di riflessione sulla bellezza del creato dal quale si è circondati. Il gruppo si è soffermato così ad ammirare lo splendore del lago di Bolsena e di tutte le terre che lo contornano, fino ad intravedere da lontano i colli alle spalle dei quali sorge la meta, Roma. E’ stata dura distogliersi ognuno dai propri pensieri e dagli sguardi che vagavano alla ricerca dell’infinito, alla ricerca di risposte a domande incompiute, ma la strada aveva ancora una volta effettuato il suo richiamo e le nostre moto per l’ennesima volta erano lì, pronte a rispondere. L’ultima cavalcata
della giornata ci ha portati alle porte di Roma, dove ci siamo concessi momenti gioviali di svago, consci che quella sarebbe stata l’ultima serata insieme, consci che dal giorno della nostra partenza qualcosa era diverso in noi, una maggiore consapevolezza forse, una maggiore ricchezza interiore. All'alba del quarto ed ultimo giorno di viaggio sono stati pochi i Km che ci hanno separato dall’arrivo in piazza San Pietro, ma forse quelli che hanno reso ancor meglio rispetto ad altri momenti la grande gioia, la grande soddisfazione che può provare un pellegrino ad un passo dal raggiungimento del suo obiettivo. Ebbene, parcheggiate le fedeli compagne a due ruote, che hanno svolto l’egregio compito di portarci fin qui, ci siamo avviati per compiere
il tragitto finale, quello che ci ha portato ad entrare nella piazza dal grande cupolone a svettare al suo centro, con i cuori colmi di emozione. Non sappiamo con esattezza quali fossero le sensazioni ed i pensieri che affollassero le menti dei nostri compagni d’avventura, a questo punto l’esperienza diventa molto privata ed interiore ed ognuno sa con esattezza quali profonde immagini abbia in quel momento nel proprio “io”, sappiamo solo che ancora oggi, a distanza di giorni dal termine del viaggio, non abbiamo ancora interrotto la comunicazione tra di noi, che ci emozioniamo ogni volta che qualcuno ci mostra una foto ancora inedita, che i ringraziamenti e le frasi profonde di riflessione sui giorni passati insieme vengono tuttora espresse, siamo pertanto certi che Andrea, Sonia, Massimo, Emilio e Ferro abbiano visto ed interpretato nel migliore dei modi la nostra “via Francigena dietro la visiera”.



Considerazioni finali.

E’ stato un viaggio quello appena terminato di quelli che rimarranno per sempre impressi nel cuore e nella mente. Il caldo lo ha reso ancora più intenso e faticoso ed ha messo alla prova tutti i partecipanti di questa avventura, senza dimenticare che i km giornalieri da solcare per arrivare alla tappa serale erano numerosi. L’anno scorso abbiamo compiuto lo stesso tragitto io e la Cri e quando siamo arrivati alla conclusione in piazza San Pietro eravamo emozionati, consci di aver fatto un viaggio che ci avrebbe segnato per tutta la vita. Quest’anno invece nella piazza romana non eravamo più soli, nella foto di rito si vede un piccolo gruppo sorridente ed unito, ma le sensazioni erano inalterate, eravamo consapevoli di aver accompagnato delle persone che solo fino a pochi giorni prima non si conoscevano, persone diverse l’una dall’altra, eppure già dai primi chilometri capaci di unirsi per creare una carovana con l’intento di compiere insieme il Viaggio. Ed è proprio il viaggio che secondo me riesce ad unire persone grazie alla condivisione di paesaggi mozzafiato, di intensi profumi, di strade asfaltate che si perdono all’orizzonte e tra dolci pendii, ma anche di stradine bianche polverose capaci di catturarti ad ogni metro e perché no, anche per gli inconvenienti che nascono lungo la tratta. Siamo stati contenti di vedere piano piano i “pellegrini” conoscersi e amalgamarsi, facendo nascere il suono delle prolungate chiacchierate, delle risate, davanti ad una pompa di benzina qualsiasi per il rifornimento o davanti ad un buon bicchiere di vino. Suoni che ci sono mancati fin da subito dopo l’ultimo saluto ma che ancora riecheggiano dentro di noi. Ci sentiamo di ringraziare Sonia, grande centaura su e giù dalla sella, che ha dato prova della sua tenacia ad affrontare qualsiasi tipo di percorso con la sua Monster 796 ed anche alla sua simpatia; Andrea, una di quelle persone che staresti ad ascoltare per ore mentre ti racconta le sue avventure in giro per il mondo; Massimo, silenzioso ma pratico, instancabile a macinare Km, felice ogni qualvolta ci si rimetteva in sella; Emilio, un uomo che non si ferma mai, capace di seguirti in capo al mondo, bastava leggergli lo sguardo per capire che è un uomo buono e generoso e poi Ferro, l’uomo di Cantù, sempre con il sorriso in bocca e capace di regalarne molti a chi lo circonda.

Ragazzi, dal profondo del nostro cuore vi vogliamo ringraziare per avere creduto in noi, per aver condiviso un pezzetto di vita e per essere stati dei veri e grandi MOTOPELLEGRINI!

Max & Cry




LA VIA FRANCIGENA DIETRO LA VISIERA 2016

PARTE 1.

PREMESSA. Ci ha sempre attratto l’idea che nel mondo esistano tracciati che collegano città piene di storia e luoghi incontaminati, attraverso sentieri percorribili a piedi. Fin dall’antichità sono stati percorsi per ogni fine, ma in particolar modo venivano solcati dai pellegrini che volevano raggiungere le mete sacre per espiare colpe, per voti o per atto di fede. Il più famoso è il cammino di Santiago di Compostela, che percorre la Francia meridionale, attraversa i Pirenei e poi lungo la Spagna del nord, arriva al santuario dove si trova la tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore.
Un tratto di via Francigena
E’ lungo circa 800 km e per arrivare alla meta ci vuole almeno un mese. Ma anche noi in Italia abbiamo un cammino: la via Francigena. In realtà parte da molto più a nord, da Canterbury in Inghilterra e arriva in Italia dopo aver spezzato in due la Francia, attraversando poi il passo del Gran San Bernardo per poi percorrere mezzo Stivale ed arrivare alla meta per eccellenza per i cristiani, piazza san Pietro, nella città del Vaticano. E’ meno conosciuta, è vero, ma non è da meno perché attraversa l’Italia del nord e del centro (anche se ultimamente è stato scoperto il prolungamento che arriva fino a Brindisi come ultima tappa italiana per poi dirigersi verso un altro luogo sacro: Gerusalemme) divorandosi città importantissime e luoghi completamente immersi nella natura. In alcune nostre avventure effettuate nel nord-ovest del nostro Paese, l’abbiamo incrociata per piccoli tratti, soprattutto nelle città piemontesi e valdostane, come ad esempio ad Ivrea; lì ci ha ammaliati talmente tanto da decidere di seguirla per tutto il centro storico, scoprendo angoli incantevoli, ma densi di significato storico e spirituale, fino ad arrivare all’ostello che ospita i pellegrini in viaggio.
Max con uno dei numerosi cartelli
che segnalano la presenza della Via
Ci aveva talmente catturati che ci siamo messi subito a studiarla capendo che è un sentiero che passa nelle regioni della Valle d’Aosta, del Piemonte, della Lombardia, dell’Emilia, della Liguria, della Toscana e del Lazio, solca tratti scoscesi tra le montagne e colline, tra città importantissime e conosciute e borghi rurali, passa su sentieri impervi, e piste battute, ma anche su strade asfaltate provinciali e non, con un tracciato dedicato esclusivamente al viaggio lento, come quello che può essere fatto a piedi e uno per chi vuole cimentarsi con le due ruote a pedali. Ci ha letteralmente incantati, tanto da pensare di immergerci in questo fantastico mondo, ma alla nostra maniera. Perché non creare un tracciato fatto appositamente per le moto cercando di avvicinarci il più possibile, incrociarlo e magari anche sovrapporlo per cercare di vivere appieno le sue emozioni? Come prima cosa ci siamo imposti di non interferire nel cammino dei pellegrini, ma solo affiancarli nei tratti dove l’asfalto ce lo consente e concederci qualche divagazione in sterrati aperti al traffico. Max ha iniziato subito il lavoro di tracciamento del percorso, mentre Cry incominciava a prendere contatti con associazioni e strutture per organizzare al meglio questa nostra avventura. Giorno dopo giorno ci siamo ritrovati catapultati in un mondo che ci ha catturato per la sua storia, per il suo significato, per la sua importanza, per la sua bellezza e per il suo spirito tanto da ritrovarci intrepidi per la partenza che è avvenuta in concomitanza della festività del 2 Giugno 2016. 
 

Tutto organizzato e tutto pronto, la “V” (questo è il nomignolo col quale chiamiamo affettuosamente la nostra moto, una Suzuki V-Strom 650), l’occorrente per passare quattro giorni lontani da casa, telefoni, interfoni, navigatore (“Tom”) nel quale abbiamo caricato il nostro tracciato ed anche l’immancabile camera che accendiamo per testare le sue capacità: 

“Oh finalmente, ero proprio stanca di stare spenta nel cassetto. Io sono stata concepita per catturare al mio interno foto e video di momenti importanti di chi mi custodisce, quindi non mi piacciono le volte che sono spenta. Chissà questa volta Max e Cry dove mi porteranno, cosa il mio occhio vedrà, sono proprio curiosa. Ma cosa vedo, sembra proprio un tracciato ed è pure bello lungo. La prima parte sembra anche divertente è molto articolata, mentre la seconda e più rettilinea, sarà la solita noiosa autostrada. Cosa leggo? 1500 Km? Wow! Non vedo l’ora, partiamo. 

La camera sul casco di Max è la narratrice fantastica di questo viaggio
L’alloggiamento che mi ha dedicato il mio proprietario sul suo casco mi piace molto, da qua riesco a vedere tutto quello che si apre davanti alla sua moto, in pratica sono il suo terzo occhio. Quella che ho davanti a me ora è la tangenziale esterna di Milano, probabilmente i miei amici si vorranno avvicinare il più velocemente possibile al luogo di partenza, infatti come prevedevo siamo usciti da quello stradone molto battuto, e corriamo lungo strade molto meno trafficate con bei rettilinei e curve dolci, protagoniste per la loro posizione rialzata rispetto ai campi utilizzati come risaie. Da quello che vedo dal tracciato che scorre sul navigatore siamo molto vicini al letto del fiume più lungo d’Italia, peccato che non sono dotata di olfatto perché altrimenti sentirei il suo profumo. Adesso stiamo proprio passando sopra sul ponte che ci porta alla prima città: Piacenza. Certo che è un po’ insolita, sarà perché sono le prime ore del mattino ma è alquanto calma e poi che strana quella piazza con al centro il monumento della lupa, chissà se Cry ne sa qualcosa a riguardo? 

Cry: “Ma certo, vi illumino io con vero piacere. Dovete sapere che quest’opera fu commissionata nel 1938, in occasione della proclamazione di Vittorio Emanuele ad imperatore di Etiopia. Il potestà di Piacenza De Francesco fece arrivare da Roma una copia della lupa capitolina e incaricò l’architetto Pietro Berzolla di realizzare il basamento. Sotto di essa vi compare la scritta S.P.Q.R. insomma anche in questa città del nord Italia vi troviamo un pezzettino di Roma, la destinazione del nostro viaggio!”
Piazza Roma a Piacenza
Ecco la prima sosta l’abbiamo fatta, ora dai via che dobbiamo rispettare la nostra tabella di marcia, altrimenti non ci arriveremo mai al luogo che ci ospiterà per la notte. Stiamo tagliando tutta la bassa padana, ora le risaie hanno lasciato il posto a campi di grano affiancati da grosse fattorie e piccoli centri abitati. Ma cosa vede il mio occhio, quella davanti a noi è una strada non asfaltata, forse abbiamo sbagliato, probabilmente faremo un’inversione a U, invece no, Max ci entra sicuro. Vai che bello anche la ghiaia, questa sì che è un’avventura, bene continuiamo così. Vedo davanti a noi anche una coppia con bastone a piedi, li affianchiamo e la Cry domanda loro se sono dei pellegrini e dove sono diretti. Sono felici e molto gentili,  rispondono che effettivamente hanno intenzione di percorrere un tratto della via Francigena, nei suoi occhi si legge una vivacità insolita, si percepisce che anche per loro è un’avventura che li coinvolge in pieno. Ci salutano entusiasti dopo aver saputo che anche noi eravamo degli insoliti pellegrini e proseguiamo cercando di seguire gli ordini che ci vengono impartiti dalla voce femminile del navigatore, anche se mi rendo conto che lungo il tracciato ci sono molti cartelli stradali che indicano la direzione da seguire per il cammino. Non siamo da molto in movimento che percepisco la volontà di fermarci un’altra volta, anche se vedo la titubanza dei miei compagni d’avventura davanti ad una strada pedonale, che non li fa desistere dallo scattare altre foto.

C: “Siamo arrivati a Fidenza; qui ammiriamo la magnifica cattedrale dedicata a San Donnino Martire.  La sua facciata è un palcoscenico di sculture di grande livello esecutivo che, come piccole vignette di un immenso fumetto, raccontano la storia in maniera minuziosa. Vi dirò qualche curiosità su questa città: lo sapete che è chiamata la città dei miracoli, in quanto san Donnino sembra ne abbia compiuti molto in questo luogo? Uno dei quali coinvolge proprio dei pellegrini che stavano camminando sulla via Francigena ed una volta giunti su di un ponte, questo crollò, ma tutti rimasero misteriosamente e miracolosamente indenni! Riguardo invece la cattedrale, avete notato che sul suo muro esterno è presente la figura di San Pietro che indica la strada per Roma, come segnale per chi stava percorrendo la Via Francigena? A volte si utilizzava questo curioso "cartello stradale", riportato anche in altre chiese, in cui un pellegrino-San Pietro indicava, la strada per andare a Roma... era un messaggio sicuro e non ci si poteva sbagliare, dopotutto come non fidarsi delle indicazioni di San Pietro?”
La Cry ammira il panorama
Ora la strada incomincia a salire, la pianura sta lasciando il posto alle prime colline, ma intanto stiamo sempre attenti all’orizzonte, perché nubi minacciose sembrano aspettarci sui rilievi degli Appennini emiliani, e visto che ormai si sta avvicinando il momento del pranzo approfittiamo per una sosta in un paesino molto caratteristico che grazie al suo ampio parcheggio fornito di bagni, doccia calda, prese per camper e perfino il Wi-fi ne approfittiamo per consumare i buoni tramezzini preparati dalle mani femminili della nostra zavorrina. 
Max ed il suo entusiasmo!
Ormai le nuvole grigie sono sopra di noi, ma non ci importa, io sono impermeabile ed invece loro hanno intelligentemente indossato le tute antipioggia, per prepararci alla conquista del passo Cisa. Molti sono i ciclisti che hanno il nostro stesso scopo, quindi proseguiamo con cautela sia per la loro presenza, sia per l’asfalto umido, probabilmente la pioggia ci ha preceduto. Certo questo è un luogo che per i motociclisti è un must per la strada piena di curve e per il buon manto stradale, ma oggi Max mi sa che ormai è immerso nello spirito della via Francigena e prosegue gustandosi maggiormente i panorami. Mancano pochi chilometri allo scollinamento ma siamo inghiottiti da un paese con una piccola chiesa e vie lastricate in pietra. Come si fa a non fermarsi in posti caratteristici come questi? E’ bello camminare in queste strade dove probabilmente gli stessi ciottoli sono stati calpestati fin dall’antichità da numerosi pellegrini e scopriamo che nelle vie pedonali le indicazioni per non perdersi sono numerose, i segni di colore rosso e bianco caratteristici di questo cammino sono impressi su pali e muri. 
Berceto
C: “Siamo a Berceto, avete notato la statua in pietra che raffigura un pellegrino, posta all’angolo di quella piazza? E’ qui non a caso, infatti Berceto costituisce una tappa della via Francigena. Da qui sono infatti transitati secoli di storia, hanno sostato viandanti, pellegrini, eserciti, cortei. Siamo in provincia di Parma, al confluire della Val di Taro con la Val Baganza. Il borgo ha nel Duomo di San Moderanno il suo centro spirituale, culturale e storico. Fu costruito nel 719 d.C. dal re longobardo Liutprando, come chiesa di un monastero benedettino, che veniva a trovarsi prossimo al valico appenninico della strada del Monte Bardone, che costituiva il principale collegamento tra Emilia e Toscana.”

Il navigatore torna presto a far sentire la propria voce, il passo che divide le due regioni dell’Emilia Romagna e della Toscana è vicino, ce lo fanno capire i tanti ciclisti che
Arrivati al passo della Cisa
immortalano il loro momento di gloria sotto il cartello stradale che identifica l’inizio del passo; anche se non è situato molto alto, siamo intorno ai 1000 metri, il suo carisma ci inghiottisce tanto da riusare per l’ennesima volta il cavalletto per parcheggiare e visitare questo luogo che con questi nuvoloni bassi acquisisce più misteriosità. Quando poi scopriamo che siamo anche
La porta toscana della via
Francigena, passo della Cisa
in luogo importante per la via che stiamo percorrendo, per la presenza di un santuario che è situato su un’altura che domina tutto il passo e che per raggiungerlo bisogna percorrere una rampa di scale, allora il tutto diventa anche mistico e non ci facciamo perdere l’occasione di visitare quel gioiellino. Qui scopro quanto quest’avventura sta prendendo forma e importanza in Cry e Max. Li vedo attratti da quello che ormai li circonda, in effetti sembra un posto magico per il silenzio, per il panorama e per la misticità della chiesetta. Per la prima volta vedo i due centauri emozionati, increduli della magia che li avvolge, sono in silenzio e persi in questo fantastico luogo. Incomincio solo adesso a capire cos’è la via Francigena.

C: “Ma lo sapete che la bellissima chiesetta della quale ci siamo innamorati è dedicata alla Madonna della Guardia che è considerata la patrona degli sportivi di tutto il mondo? E’ per questo motivo che al suo interno si trovano numerose maglie donate dai più grandi campioni dello sport: dal ciclismo al calcio, all’atletica in segno di devozione alla Madonna e soprattutto come ringraziamento alla stessa per le vittorie conseguite e per la brillante carriera avuta e vissuta. Il primo a donare la propria maglia fu Vittorio Adorni, vincitore del Giro d’Italia nel 1965, da allora numerosi campioni seguirono il suo esempio.”
La Chiesetta della Madonna della Guardia, passo della Cisa
Proseguiamo in silenzio, nessuno dei due parla, secondo me sono ancora rimasti con la mente al luogo appena visitato, mi sa che sarà uno dei luoghi che gli rimarrà impresso per tutta la vita. La strada non cambia, anche se ora siamo in discesa, curve di tutti i tipi ci vengono incontro una dietro l’altra tra una folta vegetazione, come anche il paese di Pontremoli dove ci addentriamo nel suo centro per immortalare il nostro passaggio e per assaporare questo paese arroccato sulle sponde del fiume Magra.

C: “Ebbene ragazzi, siamo giunti fino a questo paese che è da sempre stato considerato la porta dell’Appennino in Lunigiana, in quanto è il primo centro abitato che si incontra una volta scesi dal passo della Cisa. E’ sempre stato un centro molto importante per la sua posizione strategica che occupa lungo la via Francigena. Ma avete notato quanti ponti la attraversano? Ne conserva ancora alcuni di impianto medievale, in particolare i due sul Verde (a monte il Ponte della Crësa; a valle il Ponte del Casotto o ponte stemma, simbolo della città) e quello sul Magra nei pressi del vecchio ospedale.”
Max e la "V" a Pontremoli
Il percorso è magnifico come del resto tutti i paesi che troviamo sul nostro tracciato ma il tempo scorre velocemente, quindi vedo spesso Max controllare l’orologio nel display della “V” per gestire i tempi di percorrenza. Dice che il mare è vicino ma che siamo un po’ in ritardo nella tabella di marcia, quindi niente più pit-stop fino alla prossima tappa posta sulla costa. Non ha finito di terminare gli ordini che vedo che frena di colpo, si guarda intorno e poi svolta in una strada non contemplata nella linea azzurra del tracciato. Subito “Tom” cerca una soluzione, ma Max imperterrito continua nel suo intento. Siamo già pronte a prenderlo in giro, perché la strada da lui imboccata è senza uscita infatti termina in un cortile. Si ferma, posteggia la “V” sotto un porticato e ci fa scendere. Dice che ha riconosciuto il posto ricordando di averlo già visto quando stava tracciando il percorso sul computer. Il ghigno della Cry scompare quando guardandosi intorno si accorge di essere dentro ad un mondo fantastico. Siamo nel borgo di Ponticello. Sono impazziti, uno che corre da una parte, l’altra che lo chiama da non so dove, sono diventati degli esploratori rapiti da viuzze con volte e cortili agghindati con fiori di ogni colore.

C: Camminare tra i vicoli di questo antico borgo è davvero un’esperienza mistica, è come fare un salto a piè pari nel passato, il silenzio regna sovrano ed incute quasi timore emettere qualsiasi tipo di suono, anche il solo rumore emesso dai nostri stivali mentre camminiamo sul lastricato sembra rimbombare talmente è la quiete. Questo borghetto risale al XIV-XV secolo e si trova a circa 3 chilometri da Filattiera. E’ caratterizzato da numerosi archi che collegano le vie e le abitazioni; perfettamente conservata è la casa torre risalente al X-XII secolo, una tipica abitazione fortificata a 3 locali sovrapposti con entrata situata al primo piano, a cui si accedeva con una scala a pioli retrattile, mentre attraverso alcune botole si passava agli altri vani interni dove venivano custoditi acqua e riserve alimentari. Qui il tempo sembra davvero essersi fermato.
Particolare a Ponticello
Ora si è fatto davvero tardi, bisogna recuperare, il bellissimo borgo non era nei piani quindi Aulla diventa una rapida sosta e poi dritti fino a Sarzana. La strada ormai scende vertiginosamente verso la costa ed è un colpo al mio chip vedere all’improvviso il mare all’orizzonte e Max scendere dalla moto al volo per ammirare questo spettacolo e alzare le braccia al cielo in segno di conquista.  Ancora una volta guardo i due centauri prepararsi per continuare il percorso a piedi nella zona dove i veicoli a motore sono vietati. Entrare nel centro della città lunigiana ci lascia intontiti, c’è molta gente nelle vie ed è la prima volta dall’inizio del nostro viaggio che ci tuffiamo nella mondanità, finora siamo stati abituati a convivere solo con la natura e poco più. Ma facciamo presto ad abituarci perché dopo le fatiche degli Appennini un sano rilassamento è quello che ci vuole prima di ricominciare l’avvicinamento al nostro pernottamento nell’entroterra della costa. 

C: “Ed eccoci a passeggiare nel centro storico di Sarzana, infatti la via Francigena qui passava proprio nelle attuali vie centrali della cittadina. Sarzana ha origini antiche, ricordata già nel primo millennio e una storia affascinante, dominata da più signori e città, Castruccio Castracani, Spinetta Malaspina, i Pisani, i Visconti, i Genovesi e i Fiorentini e persino Dante vi soggiornò. La città conserva ben due castelli, la fortezza Firmafede, di origine pisana e la fortezza di Sarzanello, antica residenza vescovile. Oggi il borgo murato cinquecentesco è quasi rimasto intatto, con le mura e quattro torrioni. Il centro storico si sviluppa lungo le vie Bertoloni e Mazzini, tra Porta Parma e Porta Romana, nell’antico tratto della Via Francigena. Su queste vie e si affacciano numerosi palazzi e chiese come il palazzo Remedi, il palazzo Podestà Lucciardi il palazzo Municipale la chiesa di Sant’Andrea, l’edificio sacro più antico della città, il palazzo Picedi Benettini, il palazzo Vescovile, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, nata sui resti della pieve di San Basilio, il teatro degli Impavidi e molte opere in ferro battuto, caratteristica della città. Ed è proprio attraverso queste vie e ammirando questi monumenti che ci regaliamo una bella passeggiata a piedi alla scoperta del cuore di questo luogo.”

Sarzana
Per noi le grandi vie di comunicazione sono vietate, appena ci inoltriamo in una di queste,
Il mare si staglia all'orizzonte
subito una deviazione nell’interno ci richiama all’ordine. Anche in questo caso sarebbe facile percorrere la provinciale che costeggia il mare, ma pur incominciando a sentire i primi segni di stanchezza nei due viaggiatori, ci addentriamo in percorsi interni alla costa, dove veniamo inghiottiti dalle colline e dalle loro strade imperfette, dove l’asfalto si mischia con la terra, dove rivoli di acqua scorrono copiosi, attraversando molte volte la sede stradale, facendo concentrare Max maggiormente alla guida. La Cry invece è un susseguirsi di emozioni, con la coda del mio occhio vedo che stringe forte il suo pilota nei tratti più duri per poi abbandonarsi agli splendidi panorami che dona questa strada sconnessa ed ai vigneti che ci circondano, contrariamente al folle guidatore che dietro la sua visiera gongola come un ragazzino sulle giostre. Ci ritroviamo senza accorgerci a Massa, dove ci fermiamo un attimo per prendere fiato.

C: “Guardate che maestoso il Duomo che si vede laggiù in fondo alla piazza, con quella facciata di splendido marmo bianco che fa rimanere abbagliati talmente è chiaro! Dovete sapere che al suo interno si trovano numerose opere, tra cui un presepe realizzato da Benedetto Buglioni in terracotta colorata, dipinti del Pinturicchio (una Madonna con Bambino) e del Maratta, oltre agli altari marmorei eseguiti dai Bergamini e a un'ancona di Andrea e Tommaso Lazzoni. C’è anche un fonte battesimale ottagonale realizzato nel Quattrocento dal Riccomanni. Tutte opere di grande prestigio! Avete notato poi tutti questi profumatissimi alberi di aranci in questo luogo? Questa piazza, denominata per l’appunto piazza Aranci, è uno dei simboli di questa città, oltre ad essere il suo cuore pulsante, il centro ed il principale luogo di ritrovo.”
Massa
Ormai è tardi è quasi ora di cena, all’ostello del pellegrino di Valpromaro ci aspettano, e le nuvole grigie sopra di noi si fanno davvero minacciose, così siamo costretti a nostro malincuore ad accelerare e passare velocemente nella città di Pietrasanta e Camaiore, in più veniamo a conoscenza che in giornata il maltempo ha causato numerosi problemi alla viabilità. Adesso capiamo il motivo di tutta quell’acqua per strada e di quanto siamo stati fortunati oggi a prendere solo qualche goccia. Non ci troviamo neanche sorpresi quando addirittura siamo costretti ad attraversare veri e propri guadi. Grande “V”! L’ostello del pellegrino è una piccola unità di due piani, nel centro del piccolo paese di Valpromaro. Siamo pronti ad entrare ma con qualche piccola riserva, sappiamo che all’interno ci sono dei veri e propri pellegrini, non riesco a immaginare come verranno accolti gli ormai stanchi centauri.
La casa del pellegrino
di Valpromaro
Ce li ho proprio impressi nella mia scheda memoria gli sguardi increduli degli ospiti, tutti seduti a tavola pronti per bere il caffè, che ci guardano sbigottiti come se fossero protagonisti di una candid camera. Con una battuta, neanche tanto azzeccata Max spezza la tensione. Subito i volontari ci accolgono, ma devo dire che ho ringraziato la Cry e la sua organizzazione fatta nei giorni precedenti, perché per un attimo ho creduto che avremmo dovuto trovare un’altra sistemazione. Ci sediamo subito a tavola insieme agli altri commensali di molte nazionalità, e mentre uno dei volontari distribuisce doni (tra i quali i braccialetti colorati del pellegrino, dei quali i nostri protagonisti faranno fatica a separarsene anche alla fine del viaggio) ed informazioni sulla struttura, il simpatico Salvatore ci prepara la cena. In queste strutture bisogna osservare alcune semplici regole come aiutare nello sparecchiare e proprio nell’impegnarci nei nostri compiti ne approfittiamo nel conoscere meglio i nostri compagni d’avventura. La stanza da letto è in comune con altri pellegrini ed è formata da letti a castello, neanche troppo comodi, si respira - dice Max - un’aria da caserma. Con noi ci sono tre signori che la giovane recluta interroga. Scopriamo che siamo in presenza di veterani del cammino di Santiago, scatenando Max a fare loro una domanda dietro l’altra. E’ estasiato a sentire i racconti di questi pellegrini, starebbe tutta la notte ad ascoltare i loro aneddoti, ma la stanchezza fa da padrona soprattutto sui tre che hanno camminato gran parte della giornata sotto il diluvio. Si fa fatica a dormire, purtroppo la camerata ha anche i suoi lati “rumorosi”, ma per fortuna vedo che i miei due eroi sono pimpanti e carichi in questo nuovo giorno. Fuori piove a dirotto, ma questo non spaventa Max e Cry, li vedo vestirsi velocemente, per affrontare con grande forza di volontà questa nuova giornata. 

TO BE CONTINUE.....

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PARTE 2

Siamo pronti a partire, non è passato molto tempo da quando è suonata la sveglia, ringraziamo tutti per l’ospitalità e per la colazione e ci tuffiamo sotto la pioggia copiosa. Molti pellegrini a piedi, a causa del maltempo desistono dal proseguire nei sentieri più interni, contrariamente a questi incoscienti motociclisti. Infatti, decidono di proseguire con il tracciato originale, senza piegare su provinciali più facili, e senza farsi scoraggiare dalla pioggia abbondante. Tra le colline circostanti veniamo inghiottiti dalle nuvole, entrando in un mondo quasi invernale. Per fortuna che la città di Lucca non è molto lontana, le mura della città vecchia ci fanno capire di essere davanti ad un altro luogo importante. Grazie al permesso che ci ha concesso il comune di Lucca ci spingiamo all’interno della cinta e dell’area sottoposta agli occhi vigili delle mie colleghe telecamere. Vogliamo raggiungere piazza S. Angelo per parcheggiare la moto davanti al santuario e dedicarle un book fotografico. Secondo il mio punto di vista se lo merita proprio.

           
C: “Ed hai proprio ragione, è un duomo imponente ed affascinante, al suo cospetto si rimane a bocca aperta! Lo sapevate che nel passato, il suo porticato era spesso occupato da banchi di cambiavalute che trafficavano coi numerosi pellegrini che passavano da Lucca?
Max davanti al Duomo di Lucca
Questa città era infatti una delle principali tappe sul percorso della Via Francigena. Una iscrizione monumentale ricorda ai cambiavalute l'impegno assunto a non frodare i clienti e invita questi ultimi a fidarsi della protezione del clero della cattedrale e di San Martino. Su di un lato della porta sinistra si trova una riproduzione della originale lapide con la datazione della cattedrale. Su una delle pietre del pilastro addossato alla base del campanile si trova scolpito un labirinto affiancato da un'iscrizione che ricorda il mito di Teseo e Arianna. Il genere di labirinto, per la similitudine con quello maestoso sul pavimento della Cattedrale di Chartres e l'affresco recentemente scoperto in Alatri, ha fatto pensare ad una classe di opere artistiche dovute ai templari. In ogni caso, il labirinto rappresentava figurativamente gli ostacoli che si incontrano lungo il percorso della vita, ed il raggiungimento dell’uscita dal labirinto stesso significava metaforicamente l’aver espiato i propri peccati. All’interno della cattedrale, vi è conservato un crocifisso ligneo denominato “Volto santo” ed era una meta molto importante per i pellegrini in cammino lungo la via Francigena,
Il labirinto presente sulla
facciata del Duomo
che arrivavano sin qui per raccogliersi in preghiera dinnanzi questo crocifisso. La leggenda narra dell'arrivo a Luni, e successivamente a Lucca, nel 742, di una immagine scolpita da quel Nicodemo che, con Giuseppe d'Arimatea, depose Cristo nel sepolcro. La leggenda riporta anche che Nicodemo si sarebbe trovato di fronte all'impossibilità di riprodurre il volto del Messia e che l'immagine sarebbe stata da lui ritrovata già scolpita in modo miracoloso. La storia continua raccontando che per sfuggire alla minaccia di distruzione essa venisse posta su una nave priva di equipaggio, lasciata libera di navigare a tutti i venti, che infine giunse nel Tirreno, di fronte al porto di Luni. La nave avrebbe resistito ad ogni tentativo di abbordaggio da parte dei lunensi, salvo poi approdare spontaneamente a riva dopo l'esortazione del vescovo di Lucca Giovanni I, giunto nel frattempo nella zona dopo essere stato avvisato in sogno della presenza sulla nave del Volto Santo.  Una volta portato a terra, il crocifisso fu ancora disputato da lunensi e lucchesi, ma altri segni divini vollero che il crocifisso venisse condotto a Lucca, e alla fine i lunensi furono costretti a rinunciare al possesso della reliquia, ricevendo in compensazione un'ampolla del Sangue di Cristo prelevata da dentro il crocifisso. Tale reliquia è ancora venerata a Sarzana, essendovi giunta dopo l'abbandono di Luni. I lucchesi accolsero immediatamente con grande venerazione il crocifisso del Volto Santo, il quale fu posto nella Basilica di S. Frediano. Al mattino seguente però, il Volto Santo era sparito. Fu però ritrovato in un orto nelle immediate vicinanze della Cattedrale di S. Martino: individuato come un "segno" miracoloso, il Crocifisso del Volto Santo resta tutt'oggi nel Duomo di Lucca. Ed eccovi spiegato il motivo per il quale per i fedeli questo crocifisso ha un valore molto particolare.” 
           
Il viaggio continua, ci inoltriamo nelle terre toscane e subito siamo catapultati dentro una cartolina.
Scenari da cartolina in Toscana
Ci troviamo tra dolci pendii dove domina il colore giallo del frumento, spezzato da campi con fiori, da odori molto vivaci, filari di alberi che formano linee geometriche tracciate da qualche architetto divino e con borghi medievali arroccati sulle cime più alte come per essere ammirati da ogni punto cardinale per dare sfoggio alla loro bellezza. Peccato che i colori cupi caratteristici del maltempo portino via un po’ di magia, con il sole i video e le foto assumerebbero tutt’altro valore. Non solo la sola ad essere concentrata sul paesaggio, dall’andatura di Max, credo che si stia gustando anche lui questo scenario e per descrivere l’entusiasmo della Cry basta vedere la gestualità delle sue braccia, che si muovono impazzite indicando punti all’orizzonte uno di seguito all’altro. 
Il panorama da San Miniato
Da lontano scorgiamo uno di quei borghi descritti prima. E’ lui ad attrarre ormai l’attenzione, non se ne riesce a fare a meno, è il protagonista di questo scenario in movimento. I nostri occhi sono puntati sul mio collega “Tom” per sperare che ci stia portando da lui. Si avvicina sempre di più. Anche in questo incrocio seguiamo la punta del cartello marrone con il nome del borgo. Ormai non ci sono più dubbi, la strada comincia a salire e davanti a noi fotografo l’insegna a lato della strada con inciso “San Miniato”. Siamo tutti contenti, vedremo da vicino questo magnifico paese tipico di ogni cartolina toscana. Anche se Max si lamenta continuamente della cattiva luce che regna oggi, questo non lo fa desistere dal fare una sequenza di foto per catturare la pace che regna su questo promontorio, mentre la Cry si diverte a scoprire le curiosità storiche.

il Duomo di San Miniato

C: “Ed è davvero un borgo fantastico, posto in cima ad un colle dal quale ci si ritrova a godere della valle dell'Arno, laggiù nel piano, dove il fiume scorre lento e silenzioso. Avete notato che aria intrisa di magia che si respira ad esempio qui in Piazza del Duomo?  Guardate lassù, sulla facciata della cattedrale. Avete notato che su di essa vi sono inseriti degli inserti ceramici disposti come le costellazioni dell'Orsa? Ma venite con me nella piazza del Seminario, leggiamo un po’ quel che c’è scritto sulla sua facciata! Ci sono tante scritte latine, delle massime di moralità, fanno riflettere! Dopo questa bella passeggiata in questo gioiello toscano dobbiamo tornare a riprendere la nostra V, abbiamo ancora un po’ di strada da fare, ehi ma dove l’abbiamo lasciata? Proprio davanti la scalinata che dal Palazzo Comunale porta al santuario del SS.mo Crocifisso circondata dalla Torre di Matilde di Canossa e dalla Torre di Federico II, non sembra anche a voi un luogo da film? Con queste bellissime immagini negli occhi, è giunto però il momento di rimetterci in cammino.”

Vista da San Gimignano

Soddisfatti della scorpacciata di scorci e di bei panorami catturati dall’altura di San Miniato, siamo ancora una volta in viaggio. Sono curiosa di sapere quale altro gioiello riuscirò ad immortalare,
San Gimignano
sempre se ci arriviamo, perché ogni scusa è buona per fermarsi ed immergersi nei luoghi circostanti. Più ci cibiamo di questi fantastici luoghi e più ci viene fame di vederne altri. Anche se oggi è una tappa corta, comunque noto che le azioni usuali che portano alla vestizione prima di ogni accensione sono veloci e frenetiche, tutti abbiamo una gran voglia di metterci in moto per rituffarci in questo fantastico paesaggio. La prossima tappa della via Francigena, se leggo bene il tracciato, è San Gimignano, a pochi chilometri da dove siamo ora, ma è impossibile arrivarci senza fare qualche sosta; quelli che ci circondano sono scenari meravigliosi e ci ritroviamo spesso a fermarci e gustarceli con i nostri occhi di questi dipinti naturali dove a noi piace comparire come comparse. Anche quando da lontano vediamo comparire le torri della città patrimonio Unesco, le cose non cambiano. Vorremmo essere già catapultati nel suo centro storico ma come fare a privarci di questo spettacolo degli immensi terreni di vigneti intervallati da campi di papavero con lo sfondo di uno dei paesi simbolo della nostra Italia? All’interno delle mura, insieme a molti turisti ci sono numerosi pellegrini, perché oltre ad essere un luogo bellissimo, è importante anche per il ruolo che occupa nel cammino spirituale che porta a Roma.

Il profilo delle celebri torri di San Gimignano
visto da lontano
C: “Passeggiare nel centro storico di San Gimignano significa tuffarsi nel Medioevo, in un suggestivo assaggio di come doveva essere la città più di settecento anni fa. Il borgo è racchiuso dalle mura del Duecento, attraversato da due strade principali che si incrociano in due splendide piazze. Torri e case-torri, che appartenevano all'antica aristocrazia dei mercanti e dei finanzieri, si affacciano imponenti sulle strade e si elevano al di sopra degli altri edifici. La fortuna della città fu la via Francigena che la attraversava. Sigerico, l'arcivescovo di Canterbury, l'aveva percorsa a piedi fra il 990 e 994 da Roma verso l'Inghilterra. San Gimignano fu la diciannovesima tappa del suo viaggio e nelle sue memorie il religioso la chiamò “Sce Gemiane”, all'incrocio della strada tra Pisa e Siena. Nei secoli seguenti la Francigena fu percorsa da migliaia di pellegrini che si recavano a Roma per visitare le tombe dei martiri. Per dare loro ristoro, lungo il percorso sorsero taverne e ricoveri che fecero crescere il commercio, portando ricchezza e benessere. A causa del suo famoso profilo ricco di torri, si è guadagnata il soprannome di Manatthan del Medioevo!!”

Arcobaleno all'orizzonte

Questa pioggia non vuole mollare, vedere togliere e mettere le tute antipioggia ai due moto-viaggiatori ogni volta sembra un’agonia, ma penso che sia l’ultima volta questa almeno per oggi, ben presto si riposeranno presso l’agriturismo Nerbona di Colle Val D’Elsa dove potranno distendersi dopo la giornata umida. In effetti questa struttura sembra essere molto rilassante, è dotata di piscina, di angolo dove poter fare il barbecue ed è immersa in uno splendido parco verde, anche se è molto distante dall’atmosfera più collettiva e conviviale dell’ostello dei pellegrini di Valpromaro. In questo progetto Cry e Max hanno voluto provare e valutare i principali modi di vivere la notte del pellegrino: quello vero e proprio cercherà riparo negli ostelli gestiti da volontari e dalla curia, ma altre soluzioni più comode potrebbero essere vagliate da una cerchia più turistica, come per l’appunto un agriturismo o magari altri alloggi forniti da privati.
La"V" all'agriturismo Nerbona di Colle Val D'Elsa

TO BE CONTINUE...
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PARTE 3

A differenza di ieri, quello di oggi sarà un bel tappone, sia per i chilometri che dovremo macinare, sia per gli importanti luoghi che dovremo visitare. Quindi anticipata la partenza, ci ritroviamo a danzare nuovamente tra le colline toscane. Il cielo è sempre grigio, ma abbiamo una speranza che viaggiando verso sud, il sole torni a farci visita. Neanche il tempo di rendercene conto e veniamo inghiottiti da un altro fantastico borgo con le classiche mura esterne e le sue immancabili porte d’accesso. E’ molto presto ed anche se è sabato, l’orda turistica non è ancora in movimento quindi Cry e Max ne approfittano per un rapido giro e per scattare una sequenza di foto con la loro amica “V”, sfruttando la calma insolita del posto.

La "V" davanti all'ingresso di Monteriggioni

 C: “Siamo in un piccolo, delizioso borgo che si trova in cima ad una dolce collina dalle pendici coltivate a vigne e olivi: Monteriggioni. Sin da lontano è possibile ammirare la sua cinta muraria, composta da 14 torri. Queste mura tra l’altro erano le stesse che cingevano l’Italia sulle vecchie 100 lire, chi se le ricorda? Il castello venne fondato nel secondo decennio del Duecento dalla Repubblica di Siena, con il principale scopo di difendersi contro la rivale Firenze. Varcando la soglia delle grandi porte situate all’interno delle mura, sembra di fare un salto indietro nel Medioevo: ci si apre davanti lo spettacolo della pieve di Santa Maria Assunta, diversi edifici antichi di pietra tutto intorno ad una piazza con al centro un pozzo.  Ci si guarda attorno meravigliati da ciò che quelle mura conservino in maniera intatta dopo tanti secoli.”

Max davanti al simbolo del pellegrino a Monteriggioni
La prossima bomboniera toscana è a poca distanza ed un velo di tristezza nasce sul volto della Cry: anche lei ormai si diverte con il suo pilota ad accompagnarlo ed assecondarlo tra le curve di questo tracciato  da paese dei balocchi e sapere che i tempi in sella sono brevi è una cosa che vorrebbe cambiare, magari deviando e prolungando quelle belle sensazioni che prova nello stare sul sellino rialzato della V. Max e “Tom” sembrano leggere i pensieri della loro compagna di viaggio e ci avventuriamo così nelle fantastiche terre che circondano Siena. E’ fantastico, bellissimo, qui la parola noia dovrebbe essere cancellata dal vocabolario. Stiamo percorrendo strade con un continuo susseguirsi di curve, di cambi direzione, con salite e discese con pendenze anche importanti, dove molte volte sembra di spiccare il volo perché l’asfalto svanisce all’orizzonte, il tutto sempre condito da uno scenario da quadro dipinto da uno dei migliori pittori rinascimentali, con prati fioriti, boschi e campi di frumento. Conoscendo Max starà sogghignando dietro la sua visiera per questa giostra contrariamente alla Cry, in apnea per cercare di sperare che ci sia un domani al di là di quella linea che separa cielo e terra. Quando il nastro d’asfalto coincide anche con la via Francigena, porta su strade piene di sorprese e caratteristiche, come quella che stiamo percorrendo fatta di muretti in breccia di pietra e una porta a volta che ci dà il benvenuto nella città toscana famosa per il suo palio. Parcheggiamo la nostra "V" all’interno della parte antica per percorrere a piedi il tratto che porta sino a piazza del Campo. A Siena si respira un’aria di un’altra epoca, se si fa viaggiare l’immaginazione è facile trovarsi ai tempi dove il suono degli zoccoli dei cavalli riecheggiava per le vie lastricate in pietra tra gli sfarzosi palazzi. Entrare poi nella piazza che ospita l’antica gara dei rioni, lascia a bocca aperta.  

Piazza del Campo a Siena 
C: “Questa piazza è definita “una delle più belle del mondo” e guardate con i vostri occhi il perché! E’ assolutamente unica per la sua particolare e originalissima forma a conchiglia, è rinomata per la sua bellezza e integrità architettonica, nonché per essere il luogo in cui due volte l'anno si svolge il Palio di Siena. Vi farò notare un particolare: avete visto quante statue e richiami alla lupa ed a Romolo e Remo troviamo qui? Eppure non siamo a Roma.. sapete qual è il motivo di questo simbolo onnipresente? Secondo la leggenda questa città fu fondata da Senio, figlio di Remo, ed è per questo motivo che troviamo i mitici fratelli rappresentati in diversi angoli senesi.“

Max vorrebbe visitare e scoprire ogni angolo di questa splendida città ma contrariamente a quello che avviene di solito è la Cry che lo rispedisce verso la moto, forse sa che la via Francigena oggi ha ancora molto da regalarci.

La "V" immersa nelle splendide colline toscane
Una volta in sella noto che questa volta le parti metalliche della “V” sono più lucenti, le polveri metalliche contenute nello smalto, tipico dei colori metallizzati, stanno donando una lucentezza al suo colore nero che in questi giorni era rimasta offuscata. La luce del sole finalmente sta regalando i giusti toni e la giusta luminosità a questi paesaggi. Ora le immagini che di solito prendono posto sui desktop dei computer, le abbiamo davanti ai nostri occhi dal vivo. Un paradiso terrestre sia per il movimento articolato del tracciato, sia per il paesaggio. Qui la via Francigena vera e propria corre tra sentieri in mezzo alle colline, alimentando l’invidia di poter assaporare ancora di più questi luoghi. Certe volte riusciamo anche noi a far coincidere le due vie, ma è soprattutto in quelle sterrate che capiamo quanto sia coinvolgente il cammino dei pellegrini muniti di bastone. Sappiamo che questa meraviglia prima o poi finirà, ben presto le curve del terreno saranno molto più dolci, anche se prima bisognerà risolvere i problemi che affliggono i miei amici e cioè quello della fame e quello delle nuvole che si sono fatte minacciose per l’ennesima volta sul monte Amiata. La soluzione la risolve il borgo di Radicofani, che ci ospita per una pausa culinaria a base di panini e salumi tipici della Val D’Orcia, condita dalla simpatia dei suoi abitanti e per un riparo dalla pioggia ormai vicina.

Splendidi paesaggi toscani
C: “La possente Rocca di Radicofani svetta da più di mille anni dalla cima di una imponente rupe di 896 metri, dalla quale domina tutto il territorio posto fra il Monte Cetona, la Val d'Orcia e il Monte Amiata. Ai piedi di questo piccolissimo borgo passava per l’appunto un antico passo della via Francigena e fu senza dubbio questo a determinare la sua nascita e la sua storia, in una zona che altrimenti sarebbe rimasta un po’ impervia ed isolata.”

Alla fine la pioggia ci ha graziato, forse la visita nella chiesa di Sant’Agata ci ha portato un po’ di fortuna, quindi ben consci della scampata noia delle tute antipioggia ci tuffiamo nei territori laziali. Per fortuna il paesaggio che ci ospita è molto simile a quello di qualche chilometro fa, i dolci pendii fanno ancora da sfondo al nostro viaggio così come le belle strade articolate. Prendiamo respiro ad Acquapendente sostando nella sua bella piazza, dove fremono i preparativi alla maratona della via Francigena che si terrà domani, con partenza proprio da qui.

Radicofani
C: “Qui ci troviamo a 132 km a nord di Roma lungo la Via Cassia, una tappa fondamentale sulla Via Francigena. Il pellegrino che la visita non può non soffermarsi nella suggestiva cripta romanica, risalente al XII secolo, che racchiude al suo interno l'edicola del Santo Sepolcro, la copia più antica rimasta in Europa dell'originale di Gerusalemme. Sapete inoltre per cosa è famosa questa cittadina? Per i pugnaloni! Mai sentiti nominare? Sono degli stupendi mosaici di petali di fiori e foglie, sono il principale elemento folcloristico della festa della Madonna del Fiore che si celebra ad Acquapendente la terza domenica di maggio. Questa festa è antichissima ed unica nel suo genere. Chissà se ricapiteremo mai da queste parti in quest’occasione, mi piacerebbe proprio vedere queste opere d’arte floreali!”
         
A Max e Cry piacerebbe respirare l’atmosfera di gioia che aleggerà nel bel paesino il giorno dopo, ma mi sa che in quel momento saranno concentrati a controllare tutti i buoni sentimenti che scaturiranno in piazza San Pietro. Infatti più si avvicina il luogo dove terminerà il loro viaggio e più ne parlano, realizzo quindi che la loro voglia di arrivare aumenti ad ogni metro che percorriamo. Ma cosa succede? Max si ferma di sorpresa allertando la Cry e svegliandomi dal mio torpore, dice di tenerci pronti perché davanti a noi potrebbe aprirsi uno scenario bellissimo da un momento all’altro. Io vedo solo il cielo azzurro all’orizzonte che inghiotte la dritta strada davanti a noi, un’istantanea al quale ormai mi sono abituata. Ma appena riparte e percorsi pochissimi metri la strada riprende forma ed ora il cielo viene accompagnato da un altro azzurro più scuro, quello del lago di Bolsena. Mi impegno a mettere a fuoco il cambio luce che è avvenuto, donando la giusta visuale su questo spettacolo che ci si è aperto davanti. Costeggiamo il lago per un tratto anche se non è direttamente visibile perché la vegetazione copre lo specchio d’acqua. Ma non è un problema, anche qui continuiamo a guardare il mondo che ci circonda perché è tutto nuovo quello che incontriamo. Anche il borgo medievale a picco sul lago attira la nostra attenzione, le case e le torri di un castello si ergono maestose su questo tratto di costa. Scopriamo con sorpresa che quella è Bolsena, così come dei magneti attratti da una grossa calamita conquistiamo la vetta del promontorio dove si apre un panorama strepitoso. Mangiare i prelibati panini presi a Radicofani nel piazzale davanti al castello con davanti le acque di colore azzurro intenso è un momento da assaporare boccone dopo boccone. Max e Cry non riescono neanche a parlare da quanto sono assorti da questo spettacolo. Scopriamo per di più che questo non è il solo protagonista, infatti anche l’interno del borgo non è da meno con i suoi scorci e le sue vie adornate con una miriade di vasi di fiori.

Scorci floreali a Bolsena
C: “Lo sapete che questa cittadina, della quale mi sono letteralmente innamorata, è importante per la Chiesa in quanto qui sarebbe avvenuto nel 1263 il “miracolo eucaristico”? Accadde che mentre un sacerdote stava celebrando la messa, al momento della consacrazione l'ostia avrebbe sanguinato. Le prove del miracolo furono portate a Orvieto e consegnate al papa Urbano IV, che dopo aver preso visione delle tracce del miracolo, istituì la festa del Corpus Domini, l'anno seguente.”

La Rocca dei Papi a Montefiascone
Abbiamo fatto proprio fatica ad abbandonare Bolsena. Un altro luogo che non conoscevamo ma che ha lasciato un frammento nei nostri cuori. Non si riesce a prendere fiato, questo è un territorio pieno di sorprese che regala dietro ogni curva un nuovo, magnifico scenario. I due strani pellegrini con stivali ed abbigliamento tecnico per viaggi in moto sanno di essere completamente in balia del mondo della via Francigena. Il cartello stradale che indica la distanza degli ultimi 100 chilometri da Roma ed il conto alla rovescia sul navigatore che segna il tempo che ci metteremo ad arrivare alla meta finale ormai ci fa pensare mentalmente allo scenario che si aprirà domani mattina davanti ai nostri occhi. Finora abbiamo visto paesaggi, città e borghi di una spettacolare bellezza, consci di avere il meglio del viaggio alle spalle. Anche quando risaliamo le strade del colle Volsini che portano a Montefiascone, siamo pronti a fotografare la “V” davanti ad un altro bel borgo caratteristico, ma rimaniamo sconcertati quando issiamo la nostra due ruote sul cavalletto. Nel parcheggio che porta alla Rocca dei Papi, l’intero lago di Bolsena ed i territori ad esso circostanti si apre davanti a noi. Max e Cry riprendono a piedi a fatica la strada che porta alla rocca, la stanchezza incomincia ad impadronirsi di loro, hanno percorso tanta strada sia in moto che a piedi quindi anche la più semplice salita incomincia a diventare un miraggio del posto dove passeranno la notte. Quando scoprono poi che la Rocca dei Papi, altra tappa fondamentale per la via Francigena, e che tra l’altro costituirà l’arrivo della maratona che si terrà domani, è solo uno spaccato di ciò che era un tempo, rimangono un po’ delusi. Ma è la torre del pellegrino ad attrarre la loro attenzione ed anche se per conquistare la cima bisogna affrontare diversi gradini, gli indomiti pellegrini decidono di gustarsi il panorama dall’alto. Una volta arrivati in cima veniamo accolti da un passo del cantico delle creature di San Francesco, “Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui..” Max e Cry riprendono fiato, gli stivali che indossano non sono molto adatti per compiere certi sforzi fisici, soprattutto dopo una lunga tappa come quella di oggi. La luce del sole dà loro il benvenuto, così recuperano lucidità ed iniziano a guardarsi attorno. Rimangono ancora una volta impietriti, pensavo che non li avrebbe meravigliati più niente, invece il panorama a 360° che li avvolge ha dell’incredibile. Il vento che soffia pigro, le nuvole simili a piccoli cumuli di panna montata nel cielo azzurro, rendono questo posto ancor più magico. Da qui sopra si ha il pieno controllo visivo sulle terre circostanti: il lago di Bolsena, le colline laziali, ma anche sulla cattedrale di Santa Margherita e su tutta la città di Montefiascone. “Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento...” Io sono un oggetto creato dall’uomo per adempiere ai suoi fini e quindi non so chi sia davvero responsabile di tutto ciò. So solo che leggere queste parole e vedere l’emozione impressa nei volti dei miei amici mi fa sentire il dovere di essere davvero fortunata a vivere questi momenti e questi luoghi.
La discesa verso la terraferma avviene in silenzio, i volti di Cry e Max sono persi in chissà quali pensieri. Ce ne andiamo da questo posto meraviglioso passando davanti ad una scultura in ferro che rappresenta delle sagome di due pellegrini con zaini e bastoni, non resistiamo a scattare delle foto con a loro fianco la nostra fedele “V”. Secondo noi questo accostamento non è azzardato, anche lei a nostro modo è stata una pellegrina che ha saputo conquistare chilometro dopo chilometro il valore delle sue azioni, accompagnandoci in questa avventura su qualsiasi percorso e con qualsiasi condizione meteo.
La "V" come una vera pellegrina davanti al monumento ad essi dedicato
C: “Questa volta vi darò una notizia enologica su questo fantastico paese! Lo sapete che grazie alla diffusa coltivazione d'uva da vino, qui si producono i pregiati vini EST! EST!! EST!!!? E sulla eccezionale qualità del vino locale si intrecciano storia e leggenda. Nel 1111 il barone tedesco Giovanni Defuck, al seguito dell'imperatore Enrico V, appassionato degustatore di vini prelibati aveva mandato in avanscoperta il suo servitore a Montefiascone con il compito di assaggiare il vino locale contrassegnando la locanda, ove se ne individuasse di buona qualità, con la scritta EST. Il messo fu così convinto della bontà del "Moscatello" locale che contrassegnò il luogo ripetendo tre volte il segnale EST. Il barone tedesco tanto apprezzò la qualità del vino da soggiornare a Montefiascone e tanto ne bevve che ne mori nel 1113, lasciando i suoi beni al Municipio con precisa clausola che ogni anno, sulla sua tomba doveva essere versato un barile di quel vino che tanto aveva apprezzato in vita. Peccato non esser riusciti ad assaggiarne un calice!”

Magnifica vista sul lago di Bolsena
Siamo solo a 20 chilometri da Viterbo, l’ultima città degna di nota sul nostro percorso. E vista l’ora ormai tarda i due “ragazzotti” decidono di addentrarsi direttamente nella città medievale, dove scopriamo subito quanto sia difficile districarsi tra le numerose piccole stradine a senso unico della città laziale. E’ facile perdersi ed abbandonare la nostra traccia originale, ma con il nostro ormai fidato “Tom” è ancor più semplice ritrovare la retta via perché lui è bravissimo a rielaborare il percorso più idoneo per tornare sui giusti passi. Ci rilassiamo tra le vie e le piazzette pedonali del borgo caratterizzato da edifici di pietra, avvicendati da torri e chiesette, il tutto immersi in un profumo intenso di gelsomino, che spesso fa da “carta da parati” su molti muri creando degli scorci da favola.
  
C: “Ed eccoci a Viterbo, non vedevo l’ora di arrivare qui per visitare il famoso quartiere medievale di San Pellegrino, un pezzo di storia rimasto perfettamente conservato sino ad oggi, entrando infatti nelle sue vie ci si aspetta solo che qualche cavaliere o qualche dama dell’epoca faccia capolino da dietro l’angolo. Avete visto i tipici “profferli”? Questo è il nome particolare col quale sono chiamate le scale esterne che conducono al pianerottolo di accesso delle dimore. Poi guardate le "case a ponte", vedete, quel tipo di abitazione che unisce due fabbricati, separati dalla strada, all'altezza del primo o del secondo piano, creando questi magnifici e suggestivi passaggi coperti. Sembra di essere davvero ripiombati in un’altra epoca ma presto, il nostro cavall..  ehm.. la moto ci attende per portarci alla volta della nostra tappa finale di quest’oggi.”

Il quartiere medievale di Viterbo
Con le mura di Viterbo alle spalle, siamo consapevoli che Roma è alle porte e che purtroppo il nostro vero viaggio sta per concludersi. Siamo concentrati solo ormai a schivare le numerose buche che si presentano nel manto stradale presenti nella maggior parte di carreggiate laziali, anche se sento le imprecazioni di Max e della Cry ed il lavoro delle sospensioni della “V”, capisco che nell’ultimo tratto romani la situazione è peggiorata. Gli animi si distendono una volta entrati in un tratto di Aurelia che sembrava essere scavata nella roccia. Ci sembra di essere catapultati in un borgo di montagna per quanto questi muri di roccia ci abbiano inghiottiti. Non riusciamo a credere ai nostri occhi, tanto da ripercorrere la strada più volte da quanto sia avvincente. Il quartiere romano è ormai alle porte, ma prima di entrare nelle frenetiche strade della capitale passiamo dal parco Vejo, dove è situato il santuario della Madonna del Sorbo, situato su una collina e percorrendo strette vie in un fresco bosco. E’ un posto incantevole e molto intimo, se non fosse che oggi oltre a noi ci sono decine di persone tutte vestite nei migliori dei modi per celebrare un matrimonio. Quale migliore occasione per consumare l’ultimo panino del nostro delizioso e tipico pranzo al sacco su una panchina all’ombra di un maestoso albero? Ci rimettiamo in marcia cercando di essere più silenziosi possibili, perché capiamo che il borbottio della “V” può essere poco apprezzato per quella situazione. Ci rituffiamo nel mondo caotico e frenetico tipico delle strade provinciali come può essere l’Aurelia, ma sappiamo che durerà molto poco questa sofferenza, perché presto ci abbandoneremo nel luogo che catturerà i nostri sogni della notte. Infatti no tardiamo molto a lasciare la strada trafficata per inoltrarci all’interno del quartiere dove fuori da una graziosa villetta ci aspettano i proprietari che per questa notte ci ospiteranno in uno delle loro stanze. Infatti come ultimo pernottamento abbiamo voluto provare la soluzione dell’affitta-camere, cioè la condivisione di una parte di una casa privata. In questo caso facciamo conoscenza di una coppia molto socievole e simpatica, amante anche loro di viaggi in tutto il mondo, che ci hanno trattenuto con le loro avventure nelle parti meno conosciute del globo. Ci hanno spiegato che sono molto felici, inoltre di aver preso la decisione di mettersi a disposizione dell’associazione della via Francigena, perché in questo modo stanno avendo l’occasione di conoscere tanti pellegrini.

TO BE CONTINUE....
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PARTE 4

Finalmente è giunto il giorno tanto desiderato, tra pochi minuti saremo in piazza San Pietro, luogo dove termina il cammino del pellegrino. Max e Cry sono contenti,
Ed eccoci arrivati in Piazza San Pietro
perché questo è il coronamento del loro progetto e del loro cammino, ma sanno anche che con questo si chiuderà un’avventura che li ha segnati profondamente, infatti dopo la celebrazione della Santa Messa prenderanno la via del ritorno verso casa. Percorriamo l’Aurelia e poi il viale Trionfale che ci fa vedere dall’alto lo spettacolo della Città del Vaticano. Posteggiamo la moto in una via limitrofa alla piazza per poi incamminarci verso di essa. Sul vialone che conduce alla Basilica c’è un fiume di gente, i pellegrini rispetto ai tanti turisti sono davvero pochi ma si fanno riconoscere per la tenuta da trekking, gli zaini ed i bastoni. Più ci avviciniamo al colonnato e più notiamo la maestosità di questa opera e non mi accorgo neanche che i due centauri, ormai appiedati, hanno un passo sostenuto,
La folla della domenica in piazza San Pietro
vanno proprio a mille. Superiamo i tornelli e contrariamente alle aspettative non c’è coda e veniamo subito catapultati all’interno di questo luogo. Vedo Max che appena viene inghiottito dall’area aperta si ferma sbigottito, è la sua prima volta e lo si vede dal suo sguardo. E’ fermo, si guarda intorno in questo ampio spazio ammirando tutta la meraviglia che gli sta intorno. Le grandi colonne che cingono la piazza, le due fontane, l’obelisco al centro, la facciata della basilica dove fa capolino la cupola più importante al mondo. Il suono etereo ed angelico che arriva dal palco davanti alla basilica, costruito per la celebrazione della S. Messa prodotto da un’orchestra, rende tutto ancor più emozionante. Gli occhi di Max sono lucidi, sembra trattenere un turbinio di emozioni, ma allo stesso tempo gli si legge in faccia una felicità ed una serenità invidiabile.
Numerose guardie svizzere in piazza
San Pietro
Anche Cry è emozionata ma lei forse è più intenta a cercare di essere più concreta, provando a capire cosa stia succedendo e per comprendere come ci si possa avvicinare all’altare per vedere la funzione religiosa. Capisce che sono capitati in un giorno importante, sia perché oggi verranno proclamati due santi e sia perché sarà Papa Francesco in persona a celebrare messa. E’ un’emozione incredibile infatti assistere a questo rito tutto cantato, fa caldo, il sole picchia sulla piazza, ma l’aria serena che si respira in quel momento fa passare in secondo luogo tutti i disagi. 
Termina la messa e siamo pronti per tornare alla nostra “V” per celebrare anche con lei la vittoria di questa avventura che si sta concludendo, d’altronde anche lei è stata protagonista, ma non riusciamo a raggiungerla, veniamo fermati dalla sicurezza perché probabilmente il Santo Padre farà il giro della piazza. Pochi minuti di incredulità e dagli schermi giganti posti negli angoli del colonnato e dal boato delle migliaia di persone assiepate capiamo che Papa Francesco sta salendo sulla Papa-mobile per regalare ai fedeli una sua benedizione. I due pellegrini sono increduli, quando sono arrivati continuavano a guardare la finestra da dove si sarebbe celebrato l’Angelus,
Papa Francesco
ma con somma gioia hanno scoperto che avrebbero assistito alle parole del Sommo Sacerdote e addirittura l’avrebbero ora visto da vicino per avere il suo saluto. Il tripudio della piazza è assordante, tutti chiamano ed osannano Francesco.  Le bande cittadine suonano a festa, cappellini e bandierine sventolano giubilanti. Al passaggio di Francesco gli occhi dei miei due amici si rivelano, ma è la Cry che si sfoga in un lungo pianto di gioia, tenendo abbracciato il suo compagno d’avventura. Sono stati quattro giorni densi di ogni sensazione: ha assaggiato la felicità di vedere posti meravigliosi, di aver riso e scherzato con Max, di aver conosciuto tanta gente meravigliosa, ma ha anche assaporato momenti più ansiosi come il viaggiare sotto una pioggia pungente e percorrere strade per lei non congeniali. Solo adesso forse sta capendo quanto la via Francigena può essere sconvolgente!
Ora ci aspetta solo un ritorno lungo l’interminabile autostrada, ma la pacca di grande orgoglio sul serbatoio che Max dà alla “V” la dice lunga di quanto sia lusingato si averli portati fino a qua. E per dar prova della sua gratitudine cosa c’è di meglio di qualche foto con lei nel ruolo di protagonista sotto il magico Colosseo?
La "V" sotto al Colosseo
 
Il traffico di Roma ed i tanti turisti tengono Max e Cry concentrati sulla guida, anche se intravedono storia e gloria scorrere intorno a loro. Sentono che Roma dev’essere un luogo davvero speciale e che quindi sarà protagonista di un episodio di qualche loro prossima avventura. Ora è il tempo della musica sparata dagli auricolari del casco e di calarsi nel ruolo di mangiatori di chilometri. L’avventura è davvero finita, l’asfalto delle strade a più corsie ci inghiotte e con un silenzio questa volta
Book fotografico davanti al Colosseo
malinconico guardiamo lo schermo del nostro fedele “Tom” impostato con il nome della città meta del nostro ritorno. Il viaggio è davvero lungo, a complicare le cose ci sono gli improvvisi acquazzoni ed il tanto traffico, ma non me ne accorgo nemmeno e mi ritrovo davanti alla rampa del cancello di casa. So che oltre quelle porte metalliche, oltre alla rampa, si aprirà per me la basculante del box che segnerà il mio spegnimento. Lo vedo già il dito di Max che si avvicina al tasto OFF, ma non posso farci niente, però se fosse per me e se avessi il dono della parola lo convincerei a fare marcia indietro per riprovare tutte le sensazioni che abbiamo vissuto in questi giorni.
Ma a pensarci bene, la parola la userei per ringraziare lui e la sua amica di avermi fatto condividere con loro questa meravigliosa avventura, rendendomi orgogliosa di essere stata utile ad immortalare emozioni, posti e paesaggi che tante mie colleghe potranno anche non vedere mai! GRAZIE!

Cry & Max


EPILOGO.

Questo è il racconto della nostra avventura; lo abbiamo voluto narrare da un punto di vista un po’ insolito e fantastico, quello di un obiettivo, per descrivere quel che succedeva intorno a noi.
Speriamo di essere riusciti nel nostro intento di far rivivere questo magnifico viaggio a chi lo vorrà leggere.
Ancora oggi, costruendo il racconto, mettendo insieme immagini e video, rimaniamo sorpresi di quanto ancora questi siano capaci di emozionarci.
Capiamo di aver vissuto quattro giorni intensi, di aver compiuto “il Viaggio”, quello che molti sognano per tutta la vita.
Abbiamo raggiunto il nostro scopo di arrivare sino in piazza San Pietro; ci immaginavamo quanto sarebbe stato intenso per la tanta strada da percorrere, per il possibile maltempo, ma quello che non ci immaginavamo era quanto questa via Francigena ti possa entrare dentro.
Noi non ci paragoniamo ai pellegrini che arrivano a Roma con le proprie forze e con le proprie gambe, anzi abbiamo capito quanto sia ancora più intenso lo sforzo da parte loro, la caparbietà, la volontà, ma anche quanto sia grande la soddisfazione di compiere questo arduo cammino.
Tanta stima per loro, anzi speriamo prima o poi di poter essere come loro; ci piace pensare che anche seppur alla nostra maniera abbiamo vissuto il significato che vuole dare la Via.
Io, Max, l’ho intesa come il cammino della vita: è faticosa, ma se abbiamo forza e tenacia essa ci può regalare gioie e sensazioni da togliere il fiato. La puoi compiere da solo o in compagnia, io ho avuto la fortuna di condividerla con una persona alla quale tengo moltissimo, assaporando gioie e dolori che anche la vita di tutti i giorni ci può dare. Ma con lo stesso intento: quello del raggiungimento della Serenità alla fine del cammino.
Io, Cry, concordo appieno col mio compagno di viaggio, sono molto orgogliosa di lui, del lavoro che ha svolto per la preparazione di questo tracciato, con dedizione ed impegno, posso dire di essere fiera di avere una persona come lui accanto nel cammino che abbiamo intrapreso insieme, quello di condivisione della vita.
Insomma, se volete fare un viaggio a piedi, in bici, a cavallo, ma anche in moto, che vi entri nell’animo, allora percorrete la VIA FRANCIGENA!


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Cos'è la via Francigena?

E' un meraviglioso percorso, un reticolo di vie, che attraversa l'Italia, ed anche oltre, infatti il percorso completo parte da Canterbury ed arriva sino a Roma. Questa strada era percorsa fin dall'antichità dai credenti che volevano recarsi in pellegrinaggio a Roma. Il pellegrinaggio a Roma, in visita alla tomba dell'apostolo Pietro, era nel Medioevo uno dei tre pellegrinaggi principali, insieme alla Terra Santa e a Santiago di Compostela, da effettuare in segno di devozione.
Per questo l'Italia era percorsa continuamente da pellegrini di ogni parte d'Europa. Molti si fermavano a Roma, gli altri scendevano lungo la penisola fino al porto di Brindisi e da lì si imbarcavano per la Terra Santa. 
Nei nostri viaggi, abbiamo incontrato numerose volte il simbolo del pellegrino, indicazione che di lì a breve avremmo incrociato un tratto di questa via, e la cosa ci ha da sempre stuzzicato la curiosità e la voglia di saperne di più a proposito di questa risorsa storica importantissima che ritroviamo in molte zone della nostra bella Italia. Informandoci, abbiamo appreso che, per lo più, questo cammino viene intrapreso anche ai giorni nostri o percorrendolo a piedi, oppure esiste un tracciato per le biciclette.
E da lì ci siamo detti.. perchè non poter ripercorrere questo tracciato storico, avvicinandosi ad esso il più possibile, col nostro mezzo preferito, ossia la moto?
E provare a rivivere, anche se con un mezzo moderno, parte delle sensazioni vissute da milioni di persone prima di noi, che hanno solcato quei lastricati, che hanno attraversato colli, strade pianeggianti e monti
con qualsiasi condizione atmosferica, fermandosi a sostare in locande ed ostelli, oltre che in conventi ed oratori, che da sempre ospitalità ai pellegrini, creando così il percorso della "via Francigena dietro la visiera", vivendolo noi in prima persona, e raccontandolo a chiunque voglia cimentarsi a seguirci in questa avventura e, chissà, a ripercorrere un giorno questa via sulla scorta delle nostre indicazioni e della nostra esperienza! 
Il primo tour che effettueremo, lo vivremo nei giorni che vanno dal 2 al 5 giugno prossimi, percorrendo un tracciato che ci porterà dalla provincia di Milano sino a Roma, attraversando parte di Emilia Romagna, Toscana e Lazio, alternando il viaggio in moto a visite a piedi di tratti focali dove vedremo testimonianze di quel passato che sono rimaste ed arrivate fino ai giorni nostri,
oltre a percorrere certi tratti a piedi, per cercare così di vivere la nostra personale via Francigena, in moto, rispettando la sua funzione originale. Seguiteci in questa avventura, che documenteremo raccontandovi dei posti, dell'ospitalità, di questa risorsa culturale, ed il tutto a nostro modo.. da dietro la visiera!

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IL MONDO DIETRO LA VISIERA SU RADIO FRANCIGENA

Abbiamo raccontato la nostra avventura, giorno per giorno, sulle onde web di Radio Francigena, potete riascoltare i poadcast a questo link:


Buon ascolto!


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4 commenti:

  1. esiste una webradio che si chiama radiofrancigena e che si occupa di tutti i cammini, Francigena in testa. Si occupa di tutte le modalità di viaggio, moto compresa. Perché non mettersi in contatto con loro? Su facebook oppure radiofrancigena.com

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  2. vi ho sentiti a radio francigena, bravi!

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  3. Il link con il podcast è cambiato quando abbiamo rifatto il sito..
    Questo è quello nuovo.
    http://radiofrancigena.com/viaggiatori/massimo-cristina-moto-sulla-francigena/

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